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Capitolo 15

‹‹ È qui ›› disse Newt, continuando a fare strada in maniera quasi totalmente inutile. Non per altro, ma perché camminavamo in cerchio, senza sosta e senza trovare quel maledetto albero.
Dopo averlo visto, andammo a chiamare Evangeline, che sembrava essere parecchio scocciata da quel camminare in cerchio. In effetti, sembravamo un serpente che si mordeva la coda ininterrottamente.
Camminavo accanto alla ragazza, e le sue espressioni di noia riuscivo a vederle chiare e tonde. d
Era bianca cadaverica, ancora in ansia per il non ritorno di Minho e Thomas, ed ormai era palese che cercava di arrampicarsi sugli specchi pur di non credere a quel dato di fatto.
Alla fine, stufa, Eva si fermò, battendo un piede sul terreno per attirare l'attenzione ‹‹ fermati, Newt. Che diavolo mi vuoi mostrare? ››
‹‹ Il caspio di albero che abbiamo trovato prima io e Liz ›› disse lui, fermandosi a sua volta ‹‹ era qui, ne sono certo. Solo che... ››
‹‹ Che, cosa? Gli alberi non si spostano, e qui non c'è niente ›› era innegabile quel dato di fatto, ma allora, perché prima lo abbiamo visto? ‹‹ te lo sarai sognato ›› aggiunse, scuotendo le spalle.
‹‹ No... no! Non posso averlo sognato. Vorrebbe dire aver avuto un sogno di coppia, ed è impossibile! ››
‹‹ È vero... l'ho visto anche io ›› dissi, affiancando Newt. Riuscii a vedere una nota di gratitudine nel suo sguardo, ed incrociò le braccia.
‹‹ Beh... fatto sta che ora non c'è. Per cui, come me lo spiegate? Gli alberi non camminano ›› non era poi così complicato immaginare un albero camminare da quelle parti, considerando che c'erano degli esseri enormi e mostruosi che giravano tranquillamente fuori da delle mura labirintiche, in un posto che era tutto fuorché normale, no?
Poggiai una mano sulla fronte, grattandola in maniera nervosa. Eva scosse le spalle, infilando le mani in tasca ‹‹ sentite, non sto dicendo che non vi credo. È anche possibile che abbiate visto qualcosa del genere, ma al momento, capite da soli che ci sono problemi ben più grossi di una placca metallica su un albero. Anche vedendola cosa vi aspettate che faccia? Che dia l'ordine di abbattere l'albero ed esaminarlo? Con quale strumentazione, poi? ››
Alzai lentamente lo sguardo verso Newt. Gli ballava la mascella dal nervoso, ed inspirò profondamente in un tentativo di recuperare la calma.
‹‹ Hai... ragione. Scusa Eva ›› mormorò
‹‹ Non c'è niente per cui chiedere scusa, ma... vi prego, se dovete cercare l'albero, fatelo da soli e cercatemi solo se avrete le idee chiare su cosa fare ›› e, detto questo, girò e si allontanò.
Forse era stata un po' rude e brusca, ma... alla fine, sapevamo il motivo di quelle risposte così fredde.
Non avevamo tempo da perdere in ricerche inutili, considerando com'era fragile la situazione.
E poi, era indubbiamente ancora in ansia per i due radurai lì fuori.
Newt, comunque, non si dava per vinto. Non appena Eva fu lontana, cominciò a toccare tutti gli alberi attorno a lui, in cerca di quello che avevamo visto prima.
‹‹ Newt... ››
‹‹ Aiutami ›› disse lui, con un tono fermo.
‹‹ È inutile, non è qui! ››
‹‹ Ma deve essere qui, Liz! Gli alberi non camminano! ››
‹‹ E se avessimo sbagliato zona? ››
‹‹ No, sai benissimo anche tu che eravamo qui! ›› e, in preda ad un improvviso attacco d'ira, diede un pugno contro la corteccia dell'albero davanti a sé. La sua mano divenne immediatamente rossa, e le nocche delle mani si spaccarono, ma lui non sembrò provare dolore.
Poggiò le mani alla testa, stringendo i pugni tra i capelli ed abbandonandosi ad un lamento, che doveva essere un grido soffocato. Il suo volto divenne rosso, e le vene del suo collo si gonfiarono in una maniera che non credevo fosse possibile.
‹‹ Newt! ›› lo richiamai, avvicinandomi di più a lui.
Istintivamente, presi le sue mani, facendogliele spostare. Aveva gli occhi chiusi, ma li aprì lentamente non appena le mie mani si poggiarono sulle sue.
Per pochi, pochissimi attimi, fui certa di aver visto le sue pupille dilatarsi. Aveva gli occhi lucidi, la fronte corrugata. Era come se stesse lottando contro sé stesso, e qualcosa stesse gridando di voler uscire. Cosa stava succedendo dentro la sua testa?
‹‹ Calmati... ›› mormorai, con un tono di voce basso.
Il suo volto riprese lentamente un colorito umano, e le sue mani, tese fino a poco fa, sembrarono rilassarsi, e lasciò quindi cadere le braccia lungo i suoi fianchi.
Annuì lentamente, poi, lentamente, avvicinò il volto al mio. Non mi mossi nemmeno di un centimetro, ma sentii il mio cuore cominciare a battere molto più velocemente del normale.
Poggiò la fronte contro la mia, come se quello fosse un gesto naturale da parte sua, ma a me mandò in tilt il cervello e il cuore.
Quella sensazione... quel vuoto. Perché improvvisamente sentii un groppo alla gola? Perché non riuscivo a ricordare chi fosse la causa di quel vuoto nel petto?
‹‹ Io... non ce la faccio più. Mi sento impazzire ›› mormorò, mentre le sue mani si poggiarono sulle mie spalle.
‹‹ A.. fare cosa? ››
‹‹ A sopportare tutto questo ›› poi arretrò all'improvviso, rendendosi conto di quel gesto ‹‹ mi... mi sento impazzire. Ogni giorno che passo qui, sento che qualcosa non va. Tutto questo è sbagliato.
Il fatto che non ricordi questa persona, il fatto che i miei migliori amici siano dispersi nel labirinto e, oh, non illudiamoci... sono certo che non torneranno indietro vivi! Lì fuori nessuno sopravvive, ed Evangeline si sta solo illudendo come una scema, se spera di rivedere Minho. Stessa cosa vale per Teresa. E pure tu, se credi che rivedrai quelle facce da sploff! Anzi... anzi... ›› si passò la mano tra i capelli, poi la spostò, osservandola con attenzione. Aveva cominciato a sanguinare. Il colpo di prima, indubbiamente, gli aveva recato di tagli.
Sospirai e, con delicatezza, gli presi la mano ‹‹ dobbiamo andare a farla vedere dai medicali. Questo è sicuramente il posto meno ideale dove ferirsi ›› era arrossata, sanguinante e gonfia.
Doveva aver messo tutto l'odio che aveva in corpo, per farsi un taglio simile solo con un pugno
‹‹ Sto bene, è solo un taglietto ››
‹‹ No, non stai bene! ›› sollevai lo sguardo, corrugando la fronte ‹‹ non stai bene. Non mentirmi, Newt! Odio quando mi menti! ››
‹‹ Ehi, non ti ho mai mentito, quindi non dirlo come se mi conoscessi da chissà quanto tempo! ››
Già... era quello il punto. Gli lasciai la mano, stringendomi nelle spalle.
Il silenzio fu il suono dominante di quel posto per qualche attimo. Fu quello che ci circondò, ma nella mia testa c'era il caos. La scena di Newt, con quel nervoso in corpo, regnava sovrana e cercava di richiamare qualcosa alla mia mente.
L'unica cosa che riuscivo a ricordare vagamente, fu... il buio. Delle luci lontane, e qualcuno che parlava e fumava nel buio della notte. Qualcuno di importante.
Qualcuno per la quale avrei dato la vita.
Perché, però, ci pensavo ora?
‹‹ Liz...? ››
Perché non riuscivo a ricordare qualcuno di così importante?
Dov'era adesso? Perché mi aveva lasciata da sola?
‹‹ Liz? ››
Era forse morto? Avevo fallito miseramente nel mio tentativo di proteggerlo?
Che fosse questa la vera ragione per la quale il mio cervello aveva una sorta di blocco?
Forse... forse, era morto per colpa mia. Forse....
‹‹ Liz, ehi! ›› le mani di Newt furono attorno al mio volto, come se stesse tenendo tra queste qualcosa di fragile. Il ciclo dei miei pensieri, improvvisamente si fermò, ma il mio respiro... il mio respiro, era così pesante da darmi la sensazione di soffocare ‹‹ che c'è? perché stai piangendo? ››
il suo sguardo era così preoccupato da provocarmi i sensi di colpa.
Però, sensi di colpa o no, non riuscivo a parlare. Avrei voluto gettarmi tra le sue braccia, in cerca di un conforto che probabilmente non sarei riuscita a trovare così facilmente.
Eppure, quel gesto minuscolo, riuscì comunque a bloccare la mia testa.
Certo, il vortice di pensieri era ancora presente, ma si era calmato rispetto a prima.
‹‹ Non sei l'unico che odia questo posto ›› fu l'unica cosa che riuscii a dire. Praticamente era la metà della metà della metà delle ragioni, ma... non era tenuto a saperle tutte, e probabilmente nemmeno gli interessavano.
‹‹ Vuoi uscire da qui...? ››
‹‹ Non preoccuparti per me ›› poggiai delicatamente le mani sulle sue, spostandogliele ‹‹ pensiamo, piuttosto, ad andare dai medicali per farti vedere questi tagli ››
accennò un sorriso all'angolo delle labbra, ed inclinò la testa ‹‹ non preoccuparti per me ›› rispose, ironizzando sulla mia risposta di poco fa.
Sorrisi a mia volta, ed abbassai lo sguardo, lasciando andare le sue mani ‹‹ non farmi il verso, sono seriamente preoccupata per te. Non voglio che ti faccia infezione ›› cominciai a camminare nella stessa direzione dalla quale eravamo arrivati, e lui mi seguii
‹‹ Non dovresti farlo ››
‹‹ Mi viene naturale ›› mormorai, intimidita ‹‹ non so perché ››
‹‹ Magari, prima di trovarti qui, eri qualcosa come un'infermiera ››
‹‹ No... non credo ››

Nella radura i lavori di ristrutturazione non si erano ancora fermati.
Con le mai così tagliate, decidemmo di riposarci un attimo, e di chiuderci dentro la cucina.
Tanto, i miei "colleghi", non avrebbero fatto storie.... anche perché non erano lì.
Restammo seduti sul tavolo, subendo per qualche minuto gli sbuffi di Frypan, che intanto si lamentava del fatto che fossimo entrati lì dentro con le scarpe sporche di terra.
I medicali avevano curato e disinfettato i tagli di Newt, sostenendo che non fosse niente di grave, ma di evitare di aggravare la situazione toccando terra o cose del genere.
‹‹ Scusa ›› disse Newt, spezzando quel silenzio pesante.
‹‹ Uhm? Per cosa? ››
‹‹ Non penso veramente quelle cose. Ciò che ho detto prima, riguardo Minho e Thomas ››
‹‹ Ah, quello... beh, tranquillo ›› scrollai le spalle. Era semplicemente preso dal nervoso, dire certe cose era più che normale ‹‹ è okay, lo capisco. Lo stress e le cose così... non devi chiedere scusa, Newt ››
‹‹ Loro sono forti. Sopravvivranno. Probabilmente, io morirei lì fuori ››
‹‹ Tu sei forte, Newt ›› dondolai le gambe. I miei piedi non toccavano il pavimento, quindi mi sentivo come una bambina su un'altalena. E non sapevo nemmeno cosa fosse un'altalena.
‹‹ Come puoi dirlo? ››
‹‹ Beh, lo sai... sono sicura che, prima di ritrovarci qui, io e te avevamo un rapporto speciale ›› annuii con convinzione ‹‹ compagni di squadra, o robe così ››
Lui annuii, sollevando lo sguardo al soffitto ‹‹ sì, lo penso anche io ›› poi accennò quel suo sorriso sarcastico, ed inclinò la testa nella mia direzione ‹‹ o qualcosa di più ››
sgranai gli occhi, corrugando la fronte ‹‹ cioè? ››
‹‹ Magari eravamo amanti, o – ››
‹‹ Newt! No! Figurati! Oh, caspio, ma come diavolo ti viene in mente una cosa del genere?! ›› mi tastai le guance. Incredibile: ero arrossita come una cretina.
Scoppiò a ridere in una risata fragorosa.
Io non ci trovavo niente da ridere, anzi... volevo dannatamente affondare sotto il tavolo.
‹‹ Dai, sto scherzando! ›› disse, vedendomi scendere dal tavolo come se qualcuno mi avesse appena lanciata giù ‹‹ credo che me la ricorderei una cosa del genere, no? ››
‹‹ E io che ne so! ›› risposi di getto, dandogli le spalle. Mi poggiai al mobile della cucina, sperando vivamente che Newt non decidesse di raggiungermi, o avrebbe visto le mie guance rosse come i pomodori pelati che avevo di fronte, chiusi dentro un barattolo di vetro.
Maledizione, il mio cuore... di nuovo quella tachicardia. Ma sarebbe mai passata?
‹‹ Beh, fatto sta che c'era qualcuno nella mia vita, e ne sono certo ›› sospirò ‹‹ non so se era qualcosa di ricambiato o no, però... sono certo che esisteva. E sono certo ch – ››
‹‹ Avresti dato la tua vita, per questa persona? ›› provai ad anticiparlo.
‹‹ Sì... e che ho combinato un casino, prima di perderla. Ma non so cosa, ed è questo quello che pi mi distrugge... spero che, qualsiasi cosa fosse, non sia qualcosa di irrecuperabile ›› concluse, poi inspirò ‹‹ ed, in ogni caso, il mio obbiettivo è di trovarla. Voglio uscire da queste mura, in qualche modo. E voglio cercarla ››
‹‹ Vuoi cercare qualcuno di cui non ricordi nemmeno il volto? Come farai? ››
‹‹ Non lo so. Mi lascerò guidare dal mio istinto ››
In un certo senso... capivo il suo ragionamento, quindi annuii.
‹‹ Ti capisco ›› mormorai, cominciando a giocare con le mie dita. Sentii Newt balzare giù dal tavolo. Ormai non ero più così rossa, e quindi non mi misi per niente il problema
‹‹ È così anche per te? ›› annuii, ancora, e quando mi girai, Newt era esattamente di fronte a me. Molto vicino.
‹‹ Sono certo che lo ritroverai ›› disse, poi il silenzio per qualche attimo.
Attimo strano, particolare e già vissuto. Almeno, in parte.
Non era un momento imbarazzante ma... particolare. Il rossore era tornato, nel momento in cui i nostri sguardi rimasero fissi l'uno nell'altro, come se ci stessimo guardando dentro, leggendo chissà quale particolare storia.
La malinconia di quell'attimo, nei suoi occhi, quella voglia di trovare una verità nemmeno lui conosceva.
Poi, la sua mano scivolò sulla mia guancia. L'accarezzò.
‹‹ Smetti di piangere, fagio ›› sussurrò.
Piangevo? Sul serio? Abbassò di più il volto, fino a raggiungere la mia altezza.
Che fare? Che stava succedendo? Mi sentito totalmente pietrificata.
Ma forse non c'era niente a cui pensare. Non più. Depositò un bacio sulla mia guancia, ma il suo volto rimase vicino al mio.
‹‹ S-scusa... ›› mormorai, imbarazzata. Lui annuì, in mia risposta, e si allontanò lentamente, e fece per parlare, quando sentimmo le mura del labirinto aprirsi.
Ci guardammo, poi, come se qualcuno ci avesse dato la scossa, corremmo fuori.
Tutti, dal primo all'ultimo, corremmo nella stessa direzione: le mura principali, ma io e Newt cominciammo a spintonare tutti pur di stare in prima fila, riuscendoci senza troppa fatica.
Accanto a noi c'erano Eva e Teresa, che si tenevano le mani pronte a consolarsi a vicenda se, per disgrazia, qualcosa fosse andato storto.
Aspettammo qualche minuto, prima di riuscire ad intravvedere due persone correre lì fuori.
Minho e Thomas erano vivi, ma gravemente feriti.
Si reggevano a vicenda, e del sangue incrostato sporcava la loro fonte. I loro vestiti erano logori, ma da quella distanza non erano visibili eventuali ferite troppo gravi.
Era visibile, però, che le mura stavano già cominciando a richiudersi.
‹‹ È normale? ›› domandai, girandomi verso Newt
‹‹ Che le mura si stiano chiudendo? No ›› disse, contraendo la mascella, poi cominciò a gridare per incoraggiare i suoi amici. Di quel passo, non sarebbero mai riusciti ad uscire in tempo.
Ecco perché, prese dall'ansia, Teresa ed Eva cominciarono a correre nella loro direzione.
Li raggiunsero, nonostante le grida da parte degli altri radurai, che cercarono di convincerle a tornare indietro prima che fosse troppo tardi.
Anche Thomas gridò per provare ad allontanarle, ma entrambe erano troppo testarde per dar loro retta, e li raggiunsero in non troppo tempo.
Teresa prese il braccio di Thomas, Eva quello di Minho, e cominciarono a correre tutti insieme, sotto i continui lamenti dei ragazzi su quanto fossero entrambe delle irresponsabili sconsiderate.
Che poi, era buffo un tale rimprovero da parte loro, considerando il loro sacrificio.
Diedero una spinta finale verso l'ultimo, con una corsa che li condusse, poi, a cadere stremati a terra. Poco dopo, le mura si chiusero.
Thomas stese a pancia all'aria, respirando con la bocca aperta, per riprendere fiato, e accanto a lui c'era Teresa, che in poco tempo si raggomitolo contro il fianco del ragazzo, senza dire niente.
Thomas, allora, notando quel gesto, si girò per circondarle la vita con un braccio e stringerla contro di sé.
Minho ed Eva, invece, si limitarono a guardarsi negli occhi e a recuperare le energie. Era come se stessero discutendo telepaticamente.
Attorno a noi c'erano solo grida e fischi, ma probabilmente nessuno avrebbe festeggiato il loro ritorno. C'era davvero da festeggiare? Forse, in altre occasioni, sì. Ma lì...
‹‹ Fate spazio, forza! ›› brontolò uno dei medicali, mentre si avvicinava ai due velocisti. Il primo che controllò, fu Minho. Visto da così vicino, era parecchio visibile un taglio che scendeva dal collo e arrivava fin sotto la maglietta. Thomas aveva sangue sulla fronte, ma apparentemente non aveva niente di grave... almeno, così ad occhio nudo.
‹‹ Riprendetevi, poi venite a farvi controllare... ›› ordinò il medicale, e Thomas annuì, facendo le veci anche di Minho.
Il ragazzo si mise seduto, e Teresa fece la stessa cosa, senza scollarsi da lui. In altri casi, probabilmente non sarebbe stata così "appiccicosa". La folla attorno a noi si diradò molto velocemente, e... era strano. Era stato molto strano.
‹‹ Ci avete fatto preoccupare, razza di pive spericolati ›› disse Newt, infilandosi le mani in tasca.
‹‹ Ne siamo consapevoli ›› rispose Thomas, accarezzando i capelli di Teresa ‹‹ perdonateci, ma... ››
‹‹ Abbiamo trovato una cosa molto interessante, nel labirinto. Oltre che avere rischiato le nostre fantastiche chiappe ››
‹‹ Che cosa? ›› chiese Eva
‹‹ Mentre eravamo fuori e scappavamo dai dolenti, abbiamo trovato una parete finta ››
‹‹ Una parete finta? ›› Eva corrugò la fronte, poggiandoci una mano sopra ‹‹ cioè? Come una sorta di passaggio segreto? ››
‹‹ Circa ›› Minho poggiò il dito sul terreno e cominciò a disegnare, man mano che spiegava ‹‹ mentre cercavamo, appunto, di scappare per salvarci le chiappe, Thomas ha pensato di arrampicarsi sull'edera delle mura. Ebbene, l'edera si è spezzata e Thomas ha rischiato di dover richiedere ai creatori una protesi per il sedere. Ma, a parte questo, abbiamo notato che il pezzo che si è staccato nascondeva sotto del muschio ››
‹‹ Muschio? ›› Newt corrugò la fronte, incrociando le braccia mentre ascoltava il suo amico, che annuì
‹‹ Muschio. E questo ha reso la parete particolarmente scivolosa. Quando Thomas si stava arrampicando, durante la caduta ha raschiato via un po' di muschio, ed ha svelato sotto un– ››
‹‹ Una placca metallica ›› anticipò Newt, poggiandosi una mano sulle labbra, mentre guardava me con la coda dell'occhio ‹‹ e se fossero collegate? ››
‹‹ Di cosa state parlando? ›› domandò Minho, tirandosi su ‹‹ che avete scoperto? ››
‹‹ Mentre andavamo alle facce morte... abbiamo visto un albero con del muschio, che copriva una placca metallica ››
‹‹ Questo, però, sicuramente era un intero muro, non una placca e basta ››
‹‹ Però a ragione ›› cominciò Thomas, alzandosi lentamente, seguito da Teresa. La ragazza aveva gli occhi arrossati e il volto gonfio, da un pianto silenzioso alla quale si era abbandonata. Non era intenzionata a lasciar andare il ragazzo, ed anche quando lui fu in piedi le sue braccia si legarono immediatamente attorno alla sua vita ‹‹ potrebbero essere collegati. Pensaci bene, Minho: ogni cosa qui dentro ha una sua funzione. Non do per scontato che l'ipotesi di Newt sia errata ››
‹‹ Sì, ma... anche se fosse, qual è lo scopo? Qual è la funzione? ››
‹‹ Beh... questo dobbiamo ancora scoprirlo ››
‹‹ Ma quando Newt mi ha portata a vedere questa famosa placca, non c'era nessun albero con tale aggeggio attaccato ›› fece notare Eva ‹‹ per cui, anche se avesse chissà quale funzione mistica, probabilmente non lo scopriremo mai ››
‹‹ Ma gli alberi non camminano ›› disse Minho, corrugando la fronte. Questa cosa che gli alberi non camminano era stata ripetuta sin troppe volte in troppo poco tempo.
‹‹ Ma questo posto è capace di far sparire qualcosa del genere ›› Thomas poggiò una mano sotto il meno, arricciando il naso.
‹‹ Non avete preso in considerazione una cosa ›› intervenne Teresa
‹‹ Che cosa? ››
‹‹ È ovvio che l'albero non sia sparito... ma, questo non toglie che potrebbe essere stato coperto di nuovo dal muschio ›› scrollò le spalle ‹‹ quindi, io propongo di andare a cerca di nuovo per indagare. Siamo in sei, è più facile dividerci per cercarlo, no? ››
‹‹ E anche dopo averlo trovato, cosa faremo? ››
‹‹ Agiremo di conseguenza ››
Eva non sembrava per niente convinta dalle parole della ragazza, e quindi cercò l'approvazione da parte di Minho. Ma lui, a sua volta, sembrò cercare l'approvazione da Newt.
‹‹ Io ci sto ›› rispose lui ‹‹ non ho niente da perdere ››
‹‹ Allora perfetto. Se siamo tutti d'accordo, andiamo, no? Ma prima... andiamo dai medicali ››

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