Capitolo 13
Il tempo sembrava scorrere terribilmente lentamente. Avevo provato a trovare il mio posto nella radura, ma l'unica cosa in cui sembravo non andare totalmente male, era la cucina.
Non che non mi piacesse passare il tempo rinchiusa tra quattro mura, sostanzialmente a lavorare per poche ore al giorno, ma...forse era stata semplicemente la mia testardaggine a prendere il sopravvento, perché quella era stata la mia prima scelta sin dalla spiegazione dei vari intendenti.
Ma, comunque, non mi avevano lasciata cominciare subito, perché Evangeline riteneva più opportuno che cominciassi a prepararmi dalla mattina a ciò che mi avrebbe aspettata la sera.
Ma come avrei dovuto prepararmi? Fissando, tutta la sera, il grandissimo movimento che c'era fuori dal casolare? Perché non avevo fatto altro in tutto il giorno.
E non era poi così divertente fissare le persone.
Anzi, mi aveva dato fin troppo tempo per pensare, cercare di ricordare e riflettere su quella situazione. Era tutto troppo confuso, tutto un enorme Déjà vu a cui non sapevo dare né una collocazione nella memoria, né una spiegazione logica.
Sapevo solo che vedere Minho, Evangeline, Teresa e gli altri, fuori dalla finestra, mi rendeva più tranquilla. Tranne la vista di Newt, che mi faceva accapponare la pelle e contorcere lo stomaco. Cos'erano quelle emozioni? Non ci avevo fatto caso fino al momento in cui mi ritrovai rinchiusa lì, a pensare. Perché Newt mi inquinava così tanto il cervello? E lui, poi, non sembrava nemmeno calcolarmi. A parte quel piccolo attimo in cui mi fece promettere di non mettere piede nel labirinto.
Cosa che, comunque, non avevo alcuna intenzione di fare. Non mi piaceva l'idea di lasciarci la pelle.
Le ore passarono ancora, ed ormai era calata la notte all'interno della radura. Dovevo ammettere che in quell'atmosfera così festosa, ero quasi riuscita a scordare totalmente che, tutto sommato, ci trovavamo imprigionati da delle mura enormi.
I radurai avevano fatto un ottimo lavoro addobbando quel posto, e nella mia testa risuonava la parola "festa di halloween", per via di quei colori che si altalenavano tra il buio notturno e l'arancione delle lanterne appese qua e là, per illuminare quel posto.
Lo spettacolo era veramente stupendo, e tutti ridevano e chiacchieravano, come se fossimo tutti un'unica famiglia.
Anzi, forse, ormai quella era effettivamente una famiglia.
Alcuni radurai suonavano degli specie di strumenti musicali costruiti a mano, altri cantavano. In ogni caso, tutti intrattenevano tutti come meglio si poteva.
Anche in quell'occasione ognuno aveva il suo ruolo, ma sta volta era diverso. Era tutto mirato all'unione, a passare una piacevole serata tutti assieme.
‹‹ Ehi, festeggiata! Dai, bevi! ›› mi spronò Evangeline, dopo avermi messo una coroncina di fiori in testa. Simbolo che io ero il nuovo "raggio festeggiato".
Era stata lei a trascinarmi fuori dal casolare, assieme ad altre ragazze coreane.
Mi avevano finalmente permesso di guardare il mio volto, cicciotto per i miei gusti.
Finalmente avevo potuto scoprire quale fosse il mio aspetto.
E... non mi piacevo.
I miei occhi azzurri mi ricordavano qualcosa di finto, il mio volto lo vedevo cicciotto, il mio naso mi ricordava un... carlino, forse si chiamava così quel cane con naso schiacciato – e non avevo nemmeno la benché minima idea di dove avessi mai visto un cane simile –, i capelli castano scuro era troppo... scuro, ma non erano nemmeno neri.
Insomma, probabilmente ho trovato più di mille difetti in pochi secondi.
Ma, comunque, cercai di non demoralizzarmi... per quanto Evangeline fosse mille volte più bella di me. Ed anche Teresa. Forse tutte.
‹‹ Allora? Ne vuoi? ›› mi spronò Eva, scuotendo di fronte alla mia faccia un bicchiere con una bibita dalla provenienza piuttosto sconosciuta.
A dire il vero, reggeva in mano due bicchieri: uno palesemente per me, e l'altro per lei.
Era un ragazzo di colore – che, se la memoria non m'ingannava, il suo nome era Frypan – che stava distribuendo quelle bibite, ed erano alcolici dai dubbi ingredienti preparati da lui.
Oltretutto, quello era il mio intendente.
‹‹ No, grazie. Non mi va ››
‹‹ Non accetto un no! Sei la festeggiata. Quindi tieni ›› affermò con tono sicuro, passandomi la bibita. Allora perché me l'aveva chiesto? Formula di cortesia, forse.
Osserva la bibita, storcendo il naso in modo abbastanza schifato.
Il colore era ignoto, scuro, e ricordava vagamente una pozzanghera. Ma Evangeline sembrava mandarlo giù senza problemi, quindi decisi di fidarmi di lei, provando a berne un sorso.
Anche il sapore ricordava il fango.
‹‹ Fa schifo, eh? ›› disse lei, senza assumere un espressione particolare.
‹‹ Sì. Come caspio fai a berla? ››
‹‹ Abitudine! ›› il suo sguardo era perso nel vuoto.
Almeno, apparentemente. In verità era puntato di fronte a noi.
Lì, c'era un ragazzo, apparentemente coreano, che stava cucinando su una sorta di barbecue improvvisato. Ma lei stava guardando oltre lui
C'era un falò, non troppo distante da noi, proprio dietro quel ragazzo.
Minho era lì, seduto attorno al fuoco, assieme ad altri radurai. Reggevano anche loro dei bicchieri, ridevano e scherzavano.
‹‹ Non sono carini? ›› chiese lei, incrociando il mio sguardo poco dopo ‹‹ così spensierati... e pensare che domani tornerà tutto normale. Vorrei che, serate di questo genere, ci fossero tutte le sere. Siamo tutti amici, in fondo, chi più chi meno ›› il suo tono di voce divenne quasi nostalgico, ed anche il suo sguardo cambiò.
Si spense, praticamente.
‹‹ Ma se ci fossero tutte le sere, questa non sarebbe più un occasione speciale, no? ››
‹‹ Sì, appunto ›› storse il labbro ‹‹ non dovrebbero esistere le occasioni speciali. Penso che, dal momento che siamo qui, tutte le sere siano speciali, considerando che siamo vivi ››
quella frase... sentii come una fitta al petto, nel sentirla pronunciare.
Quante persone erano morte, prima di me?
In effetti, dato che c'era stato bisogno di allestire l'angolo "facce morte", probabilmente.... fin troppe. Chissà quante persone, poi, erano morte nel labirinto.
Decisi di distrarmi, guardando di nuovo il fuoco.
‹‹ Ti piace qualcuno di quei pive? ›› chiese Eva, notando il mio sguardo fisso. In verità stavo fissando il fuoco, ma, guardando meglio, attorno al falò non c'era solo Minho, ma anche Thomas e Newt.
‹‹ Uhm... no, nessuno in particolare ›› mormorai, imbarazzata, sentendo lo sguardo della ragazza addosso.
‹‹ Che ne dici di Newt? ›› mi morì la saliva in gola.
‹‹ No ››
‹‹ Thomas? Thomas è bello. E sembra che tra voi due ci sia intesa. No? Sbaglio? ››
‹‹ Caspio, Eva! Penso che sia impegnato con Teresa, poi ›› brontolai, guardando il ragazzo moro.
Era seduto accanto a Newt, muovendo il bicchiere. Sorridevano entrambi, e, dovevo ammetterlo, avevano dei sorrisi veramente stupendi.
Ad un certo punto, Minho disse qualcosa. Data la risata che scappò ad entrambi, probabilmente era una battuta. Poi, i loro sguardi s'incrociarono. I loro sorrisi sembrarono non voler sparire, ed i loro occhi assunsero un'aria particolare. Onestamente, sembravano due fidanzatini.
‹‹ O... gay? ›› e, mentre Eva diceva quella frase, i due avvicinarono i volti, e le loro labbra si incontrarono. Si stavano seriamente baciando.
Ad Eva scivolò il bicchiere dalle mani, finendo, chiaramente, col rovesciare l'intera bibita per terra.
Io, invece, per un attimo sentii il terreno scivolarmi via da sotto i miei, ed istintivamente si formò un nodo nella mia gola. Strinsi i pugni, digrignando i denti. Gelosia?
Sentii la rabbia esplodermi nel petto. O forse era delusione? Perché, Thomas, stava baciando Newt?
Volevo esserci io al posto di uno di loro?
‹‹ Oh cazzo ›› sussurrò Eva ‹‹ io... li shippo! ››
‹‹ Eh? ›› mi girai di scatto nella sua direzione. Che diavolo voleva dire quella parola?
‹‹ Niente, lascia stare, però, caspio, guardali! Non sono carini? ›› si buttò su di me, prendendo il mio viso e puntandolo in quella direzione. Voleva proprio che fissassi la scena.
Fortuna volle che le loro labbra si fossero già staccate, ed ora stessero ridacchiando come due vecchi innamorati.
‹‹ No. ›› sbottai, spostando la mano della ragazza.
‹‹ Oh, oh... sento puzza di gelosia! ››
‹‹ Ebbene, senti male ›› No, no... ci sentiva benissimo.
‹‹ Oh, dai, vuoi un bacio anche tu? se vuoi ti bacio io! ›› gettò le braccia dietro il mio collo, assumendo un espressione da cucciola. Era ubriachissima.
Sporse le labbra nella mia direzione, schioccando un bacio all'aria, poi rise.
‹‹ Sei tanto bella, e Thomasino non capisce niente! ››
‹‹ Ti ho detto che sicuramente è impegnato con Teresa ››
‹‹ Beh, beh, non sapevo che Teresa avesse un pene e fosse biondo ›› sbuffai, spingendola via. Fortuna volle che Eva fosse dotata di un buon equilibrio.
Lei dondolò un po', decidendo, poi, che fosse un'ottima idea trascinarmi tra di loro.
Afferrò il mio polso e mi tirò con sé, mentre saltellava nella loro direzione.
Era proprio l'ultima cosa che volevo fare, onestamente. Sentivo il mio petto vuoto, e la mia testa era per aria. Non capivo, sinceramente, perché me la fossi presa tanto a cuore.
E non capivo nemmeno se ero più offesa con Newt o con Thomas. Ma, la risposta silenziosa, arrivò inconsciamente, quando lo sguardo di Newt s'incontrò col mio.
‹‹ Ehi, Teresa! Vieni qui con noi! ›› la ragazza era parecchio distante da noi, priva di bicchiere e priva di divertimento. Il suo sguardo era piatto, preoccupato, e quando sentii la voce del ragazzo si precipitò verso di noi.
‹‹ C'è qualcosa che non va ›› disse lei, ricavandosi un posto tra due radurai.
Onestamente ero talmente concentrata sulla scena del bacio gay, che a stento mi resi conto che, attorno al falò, c'erano anche altri tre sconosciuti.
‹‹ Rovina feste! Bevi e non pensarci! ›› disse Eva, porgendole uno dei tanti bicchieri pieni sparsi attorno al falò.
‹‹ No, no, pive, sul serio, c'è un grosso problema! ›› solo Thomas, in quel momento, sembrò crederle.
Il suo sguardo divenne serio, incrociando gli occhi azzurri della ragazza. Sembrò essersi fatto passare la sbornia in meno di un secondo solo per ascoltare le sue parole.
‹‹ Che succede? ››
‹‹ Le porte delle mura non sono totalmente chiuse. Me ne sono accorta adesso. Stavo andando verso i bagni, quando ho notato le porte erano socchiuse. Mi sono detta "okay, forse è solo colpa dell'alcool", ma per sicurezza mi sono avvicinata per controllare meglio e... no, non era la mia immaginazione. Ad ogni minuto che passa, le mura si aprono di qualche centimetro. ›› disse tutto d'un fiato, come se qualcuno le stesse puntando una pistola addosso ‹‹ questo significa che tra qualche ora potrebbero essere totalmente aperte. E mi chiedo: possibile che qui nessuno si sia accorto di niente? Siamo solo noi ad accorgerci di questi dettagli? Voglio dire.... voi siete scusati, d'altronde siete lontani, ma... non sono l'unica ad essere passata accanto alle mura! ››
corrugai la fronte, guardando gli altri. Avevano assunto tutti un espressione pensierosa.
‹‹ Aspetta... ›› cominciai, riflettendo a voce alta. Sollevai l'indice, poi, cominciando a scuoterlo nervosamente, mentre cercai di organizzare le parole per esprimere una preoccupazione che mi era appena barcollata per la testa ‹‹ ma se le mura si stanno aprendo... Vuol dire c– ››
‹‹ Attenzione, cade dall'alto! ›› gridò qualcuno, non troppo distante da noi. Poi un tonfo a terra, che fece vibrare il terreno sotto i nostri piedi. Persino il fuoco davanti a noi vibrò, rilasciando scintille che toccarono il terriccio attorno ad esso.
Il grido particolare, artificiale ma assordante, interruppe il suono degli strumenti musicali, poi attorno a noi si generò il panico.
Scattammo tutti in piedi nel sentire quel suono, e Teresa e Thomas si scambiarono uno sguardo d'intesa. Il petto della ragazza si muoveva avanti ed indietro velocemente, ed i suoi occhi azzurri erano sgranati come quelli di un gatto
‹‹ Questo era – ››
‹‹ Un dolente ›› disse Thomas, terminando la sua frase.
Era appunto quella la mia paura. Le mura ci salvaguardavano dai pericoli esterni, no? E se le mura erano aperte, allora loro avevano libero accesso, no?
Il problema era che quel coso era praticamente piovuto dal cielo. Aveva scavalcato per balzare lì dentro?
Le mie poche informazioni e convinzioni erano state asfaltate in pochi secondi.
Ora come avremmo fatto? C'era un modo di salvarsi, tra quelle quattro mura?
‹‹ Ne arriva un altro! ›› gridò qualcun altro, e poco dopo, ecco un altro scossone del terreno.
Un altro grido metallico. Poi, da lì, altre grida.
Tutti avevano cominciato a correre in preda al panico, mentre quelle creature cominciarono a muovere, facendo tremare il terreno.
I loro ganci, lunghi e appuntiti, si muovevano in modo circolare, colpendo tutto ciò che c'era accanto a loro. Ne arrivarono altri, che appena entravano, si appallottolavano e giravano in torno, colpendo e distruggendo tutto ciò che incrociavano anche per sbaglio.
Avevo già visto qualcosa del genere, ne ero certa.
‹‹ Come nel mio incubo ›› mormorò Newt, corrugando la fronte.
‹‹ Correte! ›› ordinò Minho, afferrando il braccio di Evangeline mentre si avviavano nel casolare.
Newt si sporse in avanti, cercando di afferrare l'amico, ma lui era più veloce ‹‹ Pive, fermi! Non vi salverete lì dentro! Quei cosi si – ››
neanche il tempo di finire la frase, che uno dei dolenti balzò sul casolare, perforando le pareti con i bracci metallici.
Quando li estrasse, trascinò fuori i corpi – trapassati da parte a parte – di due radurai. Uno per braccio.
Poi spalancò quella che, in teoria, doveva essere una bocca, ed i cadaveri scivolarono all'interno di questa.
‹‹ Oh... Oh caspio! ›› balbettò Minho, fermandosi nella sua corsa. Persino Evangeline s'impalò di fronte a quella scena. Entrambi sembrarono sbiancare.
‹‹ Non avevano mai mangiato nessuno, prima d'ora ›› mormorò Teresa, stringendosi nelle spalle. Lei e Thomas non avevano cominciato a correre, come se anche loro sapessero che i dolenti erano in grado di arrampicarsi. A dire il vero, era una cosa abbastanza scontata, dal momento che si trovavano lì. Quando feci per commentare, il terreno tremò un'altra volta.
Sta volta in modo molto più forte di prima.
Dell'aria, alle nostre spalle, mosse i miei capelli, ed un suono pesante ed assordante mi trapanò i timpani.
Mi girai in direzione di quel suono, e la prima cosa che vidi, furono le mura del labirinto che si spalancavano ad una velocità impensabile, data la loro grandezza.
Ma non fu quello a colpire la mia vista ed il mio stupore, quanto quell'enorme creatura che, apparentemente, somigliava a quei dolenti che avevamo visto fino a poco fa. Ma era molto più grande, e molto più particolare.
Era lievemente piegata in avanti, e scuoteva quella che doveva essere la sua testa, come infastidita da qualcosa. Aveva degli enormi denti appuntiti.
‹‹ Che cos'è questo?! ›› domandò Thomas, indietreggiando assieme a Teresa.
Quel mostro, qualunque cosa fosse, spalancò la bocca ed emise un suono simile ad una sorta di ruggito metallico, attirando l'attenzione degli altri dolenti, che risposero con un suono simile, ma più leggero. Poi, finalmente, cominciò a muoversi.
Ero pietrificata. Si muoveva nella mia direzione, e non sembrava avere per niente buone intenzioni.
Non riuscii a muovermi. Cercavo di ricordare dove avessi già visto quella creatura.
Eppure, nonostante l'aspetto minaccioso ed il fatto che non sembrasse esattamente un cucciolo pronto a giocare col padrone, non riuscii ad avere paura. Ero pietrificata, sì, ma non per la paura nei suoi confronti.
‹‹ Liz! ›› gridò Newt, ed attirò la mia attenzione come se fosse un campanello d'allarme.
Mi girai di scatto, e lo vidi correre verso di me, ma si fermò prima di raggiungermi.
Quella creatura ormai mi aveva raggiunta.
Il suo muso era così vicino al mio volto da permettermi di sentire la sua puzza.
Nonostante avesse i denti fuori, in modo minaccioso, non sembrava volermi fare qualcosa.
Sembrava incuriosita.
‹‹ Tu... ›› mormorai, e sentivo che qualcosa cercava di uscire dalla mia testa. Il ricordo vago, un dolore allo stomaco.
Quella cosa, di fronte a me, emise un verso che ricordava vagamente il lamento di un cucciolo, ed uno dei suoi enormi ganci si fece lentamente avanti verso di me. Non era minaccioso, ma sembrava quasi un invito ad essere accarezzato. Premettendo che quel coso era più grande della mia mano.
Titubante, avvicinai la mano per sfiorarlo.
‹‹ Liz, vieni via da lì! ›› sbraitò Newt. Mi girai a guardarlo, e la stessa cosa la fece quell'essere, mentre il ragazzo correva nella mia direzione, pronto a spingermi via in caso di un attacco da parte di quell'essere.
Ma il dolente, nel vederlo arrivare, non mosse nemmeno un gancio. Anzi, sembrò piegare la testa per una sorta d'inchino, quasi intimorito dalla presenza del biondo.
‹‹ Ma che... che caspio succede? Si può sapere cosa avete fatto, voi due?! ›› sbraitò Minho, sbalordito della reazione da parte di quella creatura.
Bella domanda. Non sapevo nemmeno io cosa diavolo stesse succedendo.
Newt osservava quella creatura, ed i suoi occhi ricordavano vagamente sue scanner. Sembrò fissarla così intensamente da riuscirne a vedere lo scheletro.
Non ne era spaventato, in quel momento, sembrò aver riconosciuto in lei qualcosa del passato.
‹‹ Che c'è? ›› sussurrai, notando la sua espressione stupita. Aveva notato qualcosa di particolare.
‹‹ La scritta ›› mormorò, facendo qualche passo in avanti ‹‹ ha una scritta su una delle "zampe" ›› senza timore, ormai, avanzò ancora. Sorprendentemente, quella creatura di permise di avvicinarsi senza nessun problema. Anzi: quando Newt indicò la zampa "incriminata", lei stessa la avvicinò, come un cane ammaestrato, sotto lo stupore dei "nostri amici".
‹‹ Che c'è scritto? ›› chiesi, assottigliando lo sguardo per cercare di vedere meglio.
Newt si girò di scatto nella mia direzione, assumendo uno sguardo confuso e, allo stesso tempo, quasi accusatorio ‹‹ D2MH.... e il tuo nome ›› l'ultima frase, fu quasi un sussurro. Forse non voleva essere sentito dagli altri.
Di colpo, la creatura si agitò, sollevando i ganci e le braccia metalliche. Non era colpa di Newt.
Praticamente ci scavalcò, ed assunse una posizione di attacco.
Entrambi capimmo dopo il motivo: Thomas si era fatto avanti, e il... D2MH, non sembrò accettare quel gesto.
‹‹ No, fermo! ›› gridai, ma sembrò non volermi ascoltare. Affondò i ganci nel terreno, cercando di colpire Thomas, ma lui fortunatamente li evitò.
‹‹ Fermo! ›› gridai ancora, correndo nella sua direzione. Thomas, nel correre via, incrociò i gli altri. Spinse via Teresa, lontana da lì, perché lei stava cercando di stare al suo passo, non volendo lasciarlo da solo nei guai. La ragazza cadde col muso verso il terreno, chiamandolo con fare disperato, e si rimise in piedi.
‹‹ Razza di rincaspiato, te l'avevo detto di non fare niente! ›› sbottò lei, cominciando a corrergli dietro.
Poi si fermò, sgranando gli occhi quando notammo che direzione aveva preso.
‹‹ Thomas! ›› gridai anche io, lanciandomi all'inseguimento. Fu Newt a fermarmi, sta volta riuscendo ad afferrarmi.
Era un suicidio. Un vero e proprio suicidio. Non riuscivo a rimanere con le mani in mano, impalata, con quelle radici immaginarie piantate nel terreno.
‹‹ Non andare! ›› sbottò lui, e temendo che potessi liberarmi, legò le braccia attorno alla mia vita.
Il D2MH ruggì – se così si poteva chiamare quel verso – richiamando a sé anche gli altri dolenti.
‹‹ Vado con lui ›› gridò Minho, cominciando a correre.
‹‹ Vengo con voi! ›› disse Eva, facendo per seguire il ragazzo
‹‹ No, tu sta qui! Vado io! Devi rimanere qui per mantenere l'ordine e far partire i lavori di ricostruzione. Chiaro? Non ti muovere da qui! ›› la riprese Minho, continuando a correre.
La ragazza sgranò gli occhi, incerta su cosa fare, e guardò Teresa. Lei non aveva parole. Riusciva solo a guardare Thomas e Minho, che correvano verso il labirinto inseguiti dai dolenti, mentre le mura si richiudevano velocemente.
‹‹ Moriranno lì fuori ›› fu l'unica cosa che riuscì a dire Eva.
Ed in cuor mio, avevo la stessa ed identica convinzione.
{Angolo dell'autrice}
Sì, son viva.
No, non uccidetemi.
E niente, volevo informarvi che sarò presente al Lucca Comics per tutti e cinque i giorni.
Se volete, potremo incontrarci e fare quattro chiacchiere tutti insieme!
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