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Capitolo 12

Thomas mi aveva fatto fare un giro per il casolare e per la radura, mostrandomi i vari luoghi e spiegandomi le loro "funzioni".
A dire il vero erano cose che già sapevo, o, per meglio dire, sospettavo. Ma Thomas era stato così gentile che proprio non me la sentivo di dire di no a quel giro turistico. Così, semplicemente, annuivo e fingevo di essere totalmente stupita da quel posto.
Anche se, sotto sotto, lo ero.
Aveva un bel paesaggio, parecchio verde e l'aria sembrava essere così pulita che i miei polmoni sembravano cantare di gioia.
Non sapevo se prima di allora avessi mai visto un posto del genere, ma ero felice di vederlo ora.
‹‹ Allora... ›› cominciò Thomas, mentre mi riaccompagnava al casolare.
Era notte, ormai, ed avevamo finito totalmente quel giro enorme del posto.
Ora stavamo attraversando un sentiero delineato da delle piede, che ci avrebbe condotti al centro della radura, dove poi avremmo imboccato la strada per andare al casolare.
‹‹ Allora...? ›› lo istigai a continuare, e lui si schiarì la voce con un finto colpo di tosse
‹‹ Conoscevi Newt, prima di questo posto? ››
‹‹ A dire il vero... non lo so. L'hai detto anche tu, no? Non recupererò la memoria... ››
‹‹ Vero, giusto ›› sul suo volto si dipinse un velo di tristezza, e rivolse uno sguardo sul terreno.
Gonfiò le guance come un bambino, poi le sgonfiò ed inspirò profondamente ‹‹ a volte dimentico questo dettaglio fastidioso. Noi pive speciali sappiamo di essere legati da un unico filo conduttore – o, almeno, è quello che sospettiamo – ma la cosa fastidiosa è che non abbiamo la benché minima idea di quale sia. Siamo come.... anime in pena ››
Mi passai una mano sul collo, poi annuì.
Anche io avevo quella sensazione sin da quando avevo incrociato gli occhi di Thomas, e dentro di me, sapevo che c'era qualcosa di profondo a legarci.
E poi, quel pive... Newt, che sapeva il mio nome senza che io glielo dicessi.
‹‹ Comunque, perché ti interessa? ›› domandai, per poi vederlo storcere il naso.
‹‹ Semplice curiosità, non preoccuparti ››
‹‹ Ti piace Newt? ›› domandai ancora, di getto. Thomas si fermò sul posto, quasi si pietrificò, e le sue guance avvamparono.
‹‹ Cosa? No! Oh, Dio, che caspio... ›› si tastò le guance, bofonchiando qualche altra parola apparentemente priva di senso.
Ridacchiai sotto i baffi. Ci avevo preso?
‹‹ Oh, andiamo, non preoccuparti ››
‹‹ No, giuro che non è così! Ma questo genere di domande m'imbarazzano ›› brontolò. Poggiai una mano di fronte alle labbra, nascondendo un sorrisetto divertito. Avevo la sensazione che quella non era la prima volta che affrontavo un discorso del genere.
Eppure, sempre dentro di me, avevo la sensazione di chiusura dello stomaco.
Come se quella fosse... gelosia? Nei riguardi di Thomas o nei riguardi di Newt?
Perché, sotto sotto, volevo piangere di fronte a quella reazione?
Mi spensi. Non avevo più voglia di ridere. Decisi, però, di far finta di nulla. Semplicemente abbassai lo sguardo, mantenendo un sorriso fintissimo sulle labbra.
‹‹ Comunque, sono felice che sei arrivata tra noi ›› disse Thomas, ripredendo a camminare. Lo seguii, con un passo un po' più lento di quello di prima.
‹‹ Perché? ››
‹‹ Perché ora ho la sensazione che siamo di nuovo tutti insieme, anche se non so cosa facevamo prima. Io e Teresa, inizialmente, ci sentivamo totalmente persi. Ci siamo svegliati insieme dentro la scatola, ma eravamo così confusi e spaventati che l'unica cosa che siamo riusciti a fare, durante la salita, è stato guardarci con aria terrorizzata. Teresa è bellissima. Anche da spaventata. Aveva gli occhi di una cerbiatta di fronte ad un cacciatore ››
E non sapendo cosa fosse una cerbiatta, ipotizzai fosse un animale dall'aria innocente.
‹‹ Oh, allora è Teresa, quella che ti piace ›› mormorai, acchiappando una ciocca di capelli.
Thomas accennò un mezzo sorriso, poi scrollò le spalle ‹‹ diciamo che io e lei sentiamo di avere un legame profondo. È più complicato di ciò che sembra. In ogni caso, direi che non abbiamo il tempo per pensare a questo genere di ragazzate ›› si passò una mano tra i capelli, poi sospirò ‹‹ e comunque, ora Teresa si deve preoccupare di Newt. Fino ad ora è stato il pive messo peggio, dopo Minho ››
‹‹ Cioè? ››
‹‹ Quando è arrivato Minho, era semplicemente pieno zeppo di colpi di frusta... o comunque segni di quel tipo, lui non sapeva da cosa fossero causati. Ma comunque non era niente di irrimediabile, facili da curare. Evangeline è stata l'unica persona che, per qualche strano motivo, ha voluto accanto durate tutto il periodo di guarigione. Si sono trovati subito in sintonia, quei due.
Mentre invece Newt... beh, era pieno di fori di sparo lungo la schiena e il petto. Nessun proiettile, quindi abbiamo dato per scontato si trattasse di semplici proiettili-sedativi, di quelli che non arrivano tanto in profondità da ammazzarti, ma il tanto giusto per addormentarti. ››
‹‹ Come fai a sapere che erano proprio quel tipo di proiettile? ››
Scrollò le spalle, ed abbassò lo sguardo verso il terreno. Il suo sguardo si rabbuiò, e mantenne il silenzio, mentre fissava con aria assorta la punta delle scarpe, man mano che camminava. Il suo sguardo era assorto.
Poi prese un respiro profondo, risollevando la testa, ma senza fissare un punto preciso di fronte a sé ‹‹ non lo so. Io, semplicemente, so cose che gli altri non sanno, ma non so come faccio a saperle, e perché. O meglio, le riconosco. Per esempio, so che i dolenti sono creature pericolose, enormi, e vivono fuori dalla radura, all'interno del labirinto che c'è lì fuori ›› indicò con un cenno del capo le mura dietro di noi ‹‹ ma non ho idea del loro aspetto. So che esiste una cura contro la puntura dei dolenti, che viene spedita attraverso la scatola dai creatori, e so che ha effetti collaterali.... ›› poi si zittì, sfregandosi una mano contro gli occhi ‹‹ ma onestamente non so nemmeno se tutte queste cose che ricordi a mala pena, sono o meno collegate a questo posto. Non sono l'unico a saperle. Teresa sa le mie stesse cose ››
‹‹ Allora... ›› socchiusi appena gli occhi, fermandomi. Mancavano pochi metri al casolare.
Poggiai una mano sul collo, sospirando in modo frustrato. Thomas si fermò a sua volta, poggiando le mani sui fianchi.
‹‹ Allora...? ›› m'istigò a continuare, sollevando un sopracciglio
‹‹ Allora, quando hai detto che non sarebbe tornata la memoria, mentivi? ››
‹‹ In parte sì ed in parte no. È vero che non torna la memoria, ma i pive come noi sembrano ricordare alcune sfumature del passato, anche se in modo molto superficiale. Minho, ad esempio, ricorda gli orari di apertura e di chiusura delle mura del labirinto e – ››
‹‹ Aspetta... cosa? Mi stai dicendo che quei caspio di muri si aprono e si chiudono da soli? ››
Thomas corrugò la fronte, poi annuì.
Io, quando parlava di "velocisti che corrono fuori", pensavo esistesse una sorta di porticina o qualcosa del genere, non che le mura potessero aprirsi e chiudersi a loro piacimento.
M'irrigidì.
‹‹ Ma... se le mura si aprono, non c'è il rischio che quei mostri vengano nella radura? ››
‹‹ Hanno orari precisi, e apparentemente non sono interessati ad invaderci ›› indicò di nuovo le mura, sta volta con l'indice, ed accennò un sorriso rassicurante ‹‹ in ogni caso, le mura sono così strette che fanno quasi fatica a passare. Verso l'entrata per la radura persino i velocisti ci passano in fila indiana perché è troppo stretta. Le mura, poi, sono così alte che a quanto pare non hanno voglia di arrampicarsi ›› accennò un altro sorriso, abbassando la mano e riprendendo a camminare verso il casolare, facendomi cenno di seguirlo ‹‹ la radura è totalmente sicura. ››
Quelle parole, in teoria, avrebbero dovuto rassicurarmi.
Eppure io avevo la sensazione che sì, quel posto era sicuro, ma quelle parole mi erano familiari e sapevano troppo di "le ultime parole famose".

Pareti ricoperte di edera, strette, lunghe, alte. Terribilmente alte. Non si vedeva la fine, e non passava nemmeno così tanta luce in quel posto. L'edera rampicante ricopriva la maggior parte della parete.
Immagini sfocate, ansimavo. Di fronte a me vedevo un cartello arrugginito: Catastrofe Attiva Totalmente: Test Indicizzato Violenza Ospiti.
Un corridoio infinito, ed un odore intenso di erba. Rumore metallico, grida strane, inumane, che mi provocarono la nausea. Ero affaticata. Stavo correndo.
Provai a guardarmi alle spalle Non c'era niente, al momento, ma sapevo che stavo scappando da qualcosa di pericoloso. Qualcosa di mortale.
‹‹ Corri! Seguimi! ›› gridò la persona di fronte a me. Mi voltai di nuovo. Erano Minho.
Annuì. Non sapevo perché stavamo scappando, ma ero sicura che quel momento l'avessi già vissuto. Mi fermai, cominciando a tastare l'edera che camminava lungo il muro.
Un'idea geniale barcollò nella mia testa. Levai l'edera attorno ai polsi, poggiai un piede sulla parete e cominciai a far leva per salire. Forse mimetizzarmi nell'edera, o almeno provarci, avrebbe aiutato in qualche modo ‹‹ Minho, vieni, ho un piano! Correre è inutile! ››, insistetti.
Il ragazzo, che si era fermato ma continuava a correre sul posto, scosse la testa e rise in modo isterico. Ero certa, certissima di aver già vissuto qualcosa del genere. Sentivo che il pericolo era vicino.
‹‹ È inutile anche arrampicarsi sul muro, ti sei rincaspiata tutta d'un botto? Non hai visto che si arrampicano sul muro come se nulla fosse! Corri caspio, prima che ci raggiungano del tutto! ››.
Chi? Da cosa stavamo scappando? Annuì, perché sapevo che aveva ragione.
Alzai lo sguardo verso l'alto. Il muro era altissimo. Che posto era quello?
‹‹ Il labirinto ›› sussurrai tra me e me, rispondendo da sola. L'edera si spaccò, prima ancora che io potessi provare a scendere, e cominciò la mia caduta verso il basso. Sembrò essere eterna.
Il pavimento sotto di me era scomparso, e le mura del labirinto sembravano estendersi verso l'infinito. La luce del sole brillò in modo così intenso da abbagliarmi.
Le grida. Quelle erano le grida dei dolenti? Perché risuonavano così limpide nella mia testa?
Perché quella scena mi sembrava di averla già vissuta? Forse era in modo differente, però. Anzi, ero certa che le cose non fossero andate esattamente in quel modo.
Quando toccai finalmente la fine di quel buio nella quale stavo cadendo, la mia schiena si scontrò col pavimento duro del casolare. Mi svegliai, circondata da persone di cui a stento ricordavo il nome. Non ero l'unica sveglia: anche Newt lo era, ed era poggiato alla parete, mentre guardava fuori dalla finestra. Forse fissarlo in quel modo era veramente da maleducati, ma lui non stava prestando attenzione a me. Aveva un espressione persa, mentre guardava fuori da quella finestra.
Era tutto buio, ma la luce della luce gli illuminava il volto, donandogli un'aria misteriosa.
Aveva le braccia incrociate sul petto, che si muoveva in modo regolare ad un ritmo dettato dai suoi respiri.
Più lo guardavo, più ogni dettaglio di lui mi dava una strana sensazione al petto.
Sempre quella nostalgia immotivata.
Il silenzio che c'era nella stanza – silenzio per modo di dire, dato che qualche ragazzo russava – venne interrotto da un suo sospiro pesante, mentre si girava totalmente nella mia direzione e cominciò a camminare, scavalcando le persone che dormivano.
Poi si rese conto che lo stessi fissando, ma sembrò non darci nemmeno peso. O meglio, mi fissò per qualche secondo, e quasi sbuffò. Mi odiava, forse?
E dentro di me ricomparve la stessa domanda di sempre: che tipo di passato avevamo?
‹‹ Non riesci a dormire, fagio? ›› chiese, una volta che ormai mi aveva totalmente oltrepassata.
‹‹ Ho fatto un incubo ›› tagliai corto. Parlare con lui continuava a mettermi a disagio. Chiusi gli occhi, cercando di auto-provocarmi di nuovo il sonno.
Il mio cuore batteva all'impazzata per l'agitazione causata dall'incubo, se poi buttavamo in mezzo anche il fatto che stessi parlando con Newt... beh... la cosa di certo non aiutava.
‹‹ Capisco ›› rispose, poi sentii dei passi nella mia direzione, che si fermarono a pochi centimetri dalla mia testa.
Aprii gli occhi, e il volto di Newt era a pochissima distanza dal mio. Si era chinato sulle ginocchia.
Riuscii quasi a sentire il suo respiro sfiorarmi la fronte. Ringraziai infinitamente il buio del casolare ed il fatto che la luce lunare non sfiorasse nemmeno di un millimetro la mia pelle, perché ero piuttosto sicura di essere arrossita.
‹‹ Dobbiamo parlare, fagio ›› disse, praticamente con un sussurro inudibile.
‹‹ Di cosa? ››
Mi porse il lembo di un lenzuolo, preso probabilmente da una delle "mensole" che c'erano in fondo alla stanza, che erano piene di coperte e cose del genere ‹‹ Seguimi e lo scoprirai ››

Ero totalmente avvolta nel lenzuolo, mentre camminavo fuori dal casolare, affiancata dal biondino. Per quanto nel casolare ci fosse caldo, probabilmente per via di tutte le persone al suo intero, lì fuori c'era più fresco del previsto. Ed io che mi lamentavo di non volermi coprire.
C'era qualche raduraio buttato sul prato, apparentemente ubriaco, ma per il resto il posto era abbastanza tranquillo.
‹‹ Di cosa mi vuoi parlare? ›› domandai, mentre sollevavo il bordo del lenzuolo per permettermi di camminare senza inciampare.
Newt s'infilò le mani in tasca, tenendo lo sguardo rivolto verso il cielo
‹‹ Tu sai qualcosa riguardo noi? ›› il suo tono di voce era totalmente assorto, perso. Come se la sua testa fosse altrove, mentre il suo corpo era presente in quella situazione. Mi sentivo una cretina senza averne motivo.
‹‹ Non so niente, se parli di me e di te... per quanto riguarda ricordi generali, so solo che sicuramente ci siamo incontrati tutti, prima di venire qui ›› anche se avrei voluto sapere qualcosa in più. Lo avrei voluto con tutta me stessa.
Sapevo che eravamo tutti legati da qualcosa. Qualcosa di profondo ed importante.
Ma forse doveva rimanere un mistero. Forse, in verità, era decisamente meglio così. Magari tutto quel rapporto che sentivo di avere con loro, era solo frutto della mia fantasia.
Lui annuì, anche se la mia risposta, sicuramente, non era quella che voleva sentire.
‹‹ Sì, quella sensazione è una cosa che proviamo tutti ›› cominciò, spostando la mano con un gesto secco ‹‹ comunque, sta notte non sei l'unica ad aver avuto un incubo. Per questo sono sveglio. In ogni caso, penso sia dovuto alla sensazione di oppressione che ho da quando mi sono risvegliato all'interno di quella scatola. ›› si passò una mano tra i capelli, in modo più che frustrato, con tanto di sospiro.
Capivo quella sensazione. Fino ad allora non ci avevo mai fatto caso. Beh... d'altronde non era passato poi così tanto tempo dal mio risveglio...
‹‹ Nel mio incubo... ›› riprese, afferrandosi un braccio e sfregandoselo, come per scaldarsi ‹‹ fuggivo dai dolenti. Avevano appena invaso la radura. Ero in ansia per qualcuno. Dovevo portarlo in salvo. ›› chiuse gli occhi, poi scosse rapidamente la testa, come se volesse cancellare quel pensiero ‹‹ alla fine del sogno, però, avevo trovato un nascondiglio e mi chiudevo dentro con una persona. È sempre lo stesso incubo, ma ancora non riesco a vedere a faccia della persona con me. So solo che sto bene quando vedo che è lì vicino ›› parlandoci in modo così tranquillo, Newt sembrava essere una persona veramente d'oro.
‹‹ Nel mio incubo, ero assieme a Minho. Fuggivamo da qualcosa, ed eravamo nel labirinto ››
Newt accennò un sorriso, voltandosi nella mia direzione.
Sembrava un bambino che aveva appena fatto un dispetto ‹‹ questo, probabilmente, è perché hai parlato con Thomas delle regole della radura ››
‹‹ Probabile. Non è mia intenzione entrare nel labirinto, in ogni caso ››
‹‹ Non puoi andare, anche volendo ›› divenne improvvisamente serio ‹‹ a questo proposito, mi devi promettere una cosa ››
‹‹ Che cosa? ››
Mi indicò, poi sollevò l'indice, come se volesse puntualizzare le parole che stava per dire
‹‹ Non dovrai mai, per nessuna ragione, cercare di entrare nel Labirinto. Sopratutto da sola. ›› disse, infine, con un tono serio.
Déjà vu.
‹‹ Okay... ›› riuscii solo a rispondere.
Non era mia intenzione farlo, comunque.... ma dopo quelle parole, ne avevo ancora meno intenzine.
Fece una faccia strana, poi poggiò una mano sulla mia spalla, dandogli un leggero colpetto.
‹‹ Forza... torna dentro. Domani si festeggia il tuo arrivo ››
‹‹ Una festa? ››
Newt annuì sbadigliando ‹‹ ogni volta che arriva un nuovo fagiolino lo si festeggia. La chiamano "la festa del raggio". La radura è il centro del sole, ed ogni raduraio è un raggio. Un modo come un altro per definirci una grande famiglia, o come qualcosa d'importante ››

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