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Capitolo 11

Eppure quella parola non mi era per niente nuova.
Per qualche strano motivo, una volta che Thomas la disse, mi vennero i brividi lungo tutto il corpo.
Perché?
Nella mia testa non c'era niente al riguardo. I miei pensieri erano... privi di senso logico.
Seppure mi stessi veramente sforzando di ricordare qualcosa, riguardo una possibile radura, i miei pensieri slittavano direttamente altrove.
Era come se stessi correndo verso un punto preciso, ma dovessi frenare per colpa di un dirupo scivoloso, che però mi trascinava comunque giù poiché inevitabile.
Perché? Perché non riuscivo a ricordare proprio niente del mio passato? Avevo un passato? Com'era?
Thomas schioccò le dita a pochi centimetri dalla mia faccia, riuscendo perfettamente a catturare la mia attenzione con quel piccolo gesto.
Mi sorrise in modo dolce, compassionevole.
Io non volevo la compassione di nessuno.
‹‹ So come ti senti. Tutti eravamo così all'inizio ›› disse con un tono tenero, per poi darmi una pacca sulla spalla.
‹‹ Uhm? Una fagiolina? ›› una delle tre persone all'interno dell'edificio finalmente, si era degnata di notarci.
Era una ragazza con i capelli a caschetto. Quasi saltellava alla nostra vista. Ad occhio e croce, avrà avuto circa 10 anni. Si lanciò contro Thomas, abbracciandolo in modo così forte da darmi un senso di claustrofobia solo a guardarli.
‹‹ Iseul? Che ci fai qui? ›› chiese Thomas, senza scomporsi più di tanto. Poggiò la mano sulla sua testa, accarezzandola come se fosse sua sorella.
E data l'evidente differenza dei due, non lo erano certamente.
‹‹ Teresa mi ha fatta venire qui dicendomi che aveva bisogno di un medicale in più. I feriti sta volta sono veramente troppi, e non bastano nemmeno tutti e 23 medicali esperti... ››
Thomas storse leggermente il braccio, poi fece spostare la bambina – che già cominciò a farlo da sola – ‹‹ comunque, lei è la nuova fagiolina, giusto? È un'altra "pive speciale"? ››
Accennai un sorriso, interdetta su come comportarmi.
Non sapevo perché, ma avevo una strana sensazione mentre la guardavo negli occhi.
Aveva un viso tondo, le guancia arrossate, come se qualcuno le avesse tinte e disegnate, e dei grossi occhioni castani, pieni di innocenza rubata ed ingenuità ‹‹ Io mi chiamo Iseul! ›› disse con fin troppo entusiasmo, porgendomi una mano.
La presi con delicatezza, quasi col terrore di spezzarla, tanto che era fine.
‹‹ Sì ›› rispose infine Thomas ‹‹ lei è uno dei pive speciali. Il soggetto A6 ››
‹‹ Soggetto A6, uhm? ›› sollevai di scatto la testa. Non mi ero resa conto che un altro ragazzo, affiancato da una ragazza, si erano avvicinati.
Lei aveva un'aria distrutta, i capelli neri arruffati e la fronte imperlata di sudore. Era poggiata al braccio del ragazzo, tenendogli occhi chiusi. Anche lui aveva la fronte imperlata dal sudore, ma sembrava essere decisamente meno affaticato di lei.
‹‹ Quindi un numero in meno del mio ›› disse il ragazzo, girando poi lo sguardo nella mia direzione.
Il mio cuore fece un balzo di gioia. Gli occhi a mandorla scuri, ma pieni di vitalità, mi diedero un'improvvisa sensazione di sollievo. E non era la prima volta. Mi sentii quasi a casa.
Quasi. Anche se non avevo idea di come fosse casa mia.
Mi porse la mano ‹‹ io sono Minho. Sono uno degli intendenti dei ragazzi ››
‹‹ Un'intendente? ›› domandai, girandomi verso Thomas. Lui si grattò la nuca, arricciando il naso
‹‹ Ah, sì, beh... non ti ho spiegato bene questa cosa.
Nella radura non ci sono molte regole, ma solo tre e sono strettamente necessarie per mantenere un equilibrio:
Fai la tua parte, nessuno deve rimanere con le mani in mano! Tutti dobbiamo lavorare, senza nessuna eccezione; rispetto per i tuoi compagni, maschi e femmine, qui trattiamo tutti allo stesso modo senza fare sessismo... ma la regola più importante è quella di non oltrepassare mai quelle caspio di mura che ci circondano. Mai. Per nessuna ragione. Solo i velocisti ed i ricercatori sono autorizzati ad uscire ››
‹‹ Ed io sono il velocista capo dei maschi ›› aggiunse Minho, con aria fiera ed un sorriso sgargiante ‹‹ io metto alla prova i pive che sembrano essere degni di fare il velocista ››
‹‹ E tu cosa sei? ›› domandai, rivolgendomi a Thomas
‹‹ Te l'ho detto, io sono a capo del gruppo dei pive speciali. Al di fuori di questo, però, sono l'intendente degli intendenti. ››
Annuì, pronta a fare un'altra domanda, ma la ragazza poggiata al braccio di Minho si svegliò e cominciò a fissarmi in modo ambiguo.
Minho abbassò lo sguardo su di lei, incuriosito da quel modo di fare, ma prima che potesse chiederle il motivo, lei si spostò e m'indicò in modo quasi accusatorio.
Ma nel suo sguardo non c'era traccia di rabbia, o qualcosa del genere.
Era rilassata, ma incuriosita.
Cominciò a scuotere l'indice, poi lo fermò di nuovo ‹‹ Io ti conosco! ›› squittì una voce allegra.
Quel suono, quella voce, mi diedero una sensazione di Déjà vu.
Tirai appena indietro la testa, come se mi avesse tirato un cazzotto sul muso.
‹‹ Ehm... ›› In effetti non era un volto nuovo. Ma se dovevo essere sincera: fino ad ora, nessuno dei volti visti era nuovo.
‹‹ Sì... cioè, non proprio. È una sensazione, okay? ›› mi sembrava di aver già sentito tutte quelle parole.
‹‹ Credetemi, pive, non mi stupisce la cosa ›› s'intromise Thomas, dando un finto colpo di tosse.
‹‹ Già, è così per tutti ›› aggiunse Minho, poi indicò Thomas ‹‹ e comunque continui a sembrare uno scemo quando usi il gergo della radura ››
Thomas ridacchiò, scuotendo la mano per fargli intendere che non gli interessava.
‹‹ Comunque, io sono Evangeline. L'intendete delle velociste ›› mi porse la mano, e per un attimo ebbi la sensazione di crollare dalle nuvole.
Sempre in quell'attimo, qualcosa scattò nella mia testa, mentre allungavo la mano per afferrare quella della ragazza.
‹‹ Eva? ›› mormorai. Cosa stavo dimenticando? Perché vedere quella ragazza mi dava una così strana sensazione di gioia mista a preoccupazione?
‹‹ Sì? ››
‹‹ No... niente ›› mormorai. Cosa potevo dirle?
C'era qualcosa che stavo tralasciando.
‹‹ Okay... ›› lei sembrò essere più inquietata di me.
‹‹ Comunque, Eva oltre ad essere l'intendente dei velocisti, adesso, è anche la ragazza capo. Quella che ti ho accennato prima ››
Evangeline annuì, sbadigliando pochi istanti dopo ‹‹ ragazzi, scusatemi, ma io vado a riposarmi un po'. Tenere fermi i ragazzi in preda alla mutazione mi ha stancato parecchio. Oggi erano più di dieci... Iseul, vieni con me? ››
‹‹ Oh, sì! ››
Non sapevo di cosa stesse parlando, ma anche quelle parole mi provocarono i brividi.
La testa mi faceva tremendamente male, tanto che non avevo nemmeno badato alle ultime parole di Evangeline, mentre questa abbandonava la stanza assieme alla bambina.
Minho poggiò una mano sulla mia spalla, accennando un sorriso rassicurante.
‹‹ Ehi, è tutto okay. Ti capisco ›› e non avevo ancora detto niente ‹‹ tutti noi abbiamo questa sensazione di déjà vu continuo. Piano piano ti ci abituerai. Pensa ad un fatto comico. Io sono qui da poco e sapevo già di essere un intendente dei velocisti. Fortuna – per me – vuole che il vecchio intendete è deceduto due giorni prima del mio arrivo ››
‹‹ Com'è morto? ››
‹‹ È stato morso da uno di quei cosi che ci sono lì fuori ›› rispose Thomas, indicando l'esterno del casolare.
Presumibilmente, stava indicando le mura che circondavano la radura.
‹‹ Cosa c'è là fuori? ››
‹‹ Ci sono dei cosi che i creatori hanno chiamato "dolenti". Quelli sono pochi e rari. Ne ho visto qualcuno di sfuggita, ma sono il male minore e ce ne sono di due tipi. Quelli relativamente piccoli, e quelli enormi che fanno quasi fatica a muoversi tra quelle mura claustrofobiche.
Poi, ci sono i vermoni, che i creatori hanno chiamato Goemul... so è Coreano e significa mostro.
I Goemul vivono nel labirinto, strisciano e fanno parecchio rumore, ma sono veloci e voraci. Una volta alla settimana spariscono per un po', poi tornano e dormono per due o tre giorni. Non sappiamo dove vanno, ma stiamo organizzando un gruppo di ricerca tra i velocisti ed i ricercatori ››
‹‹ Cosa sono i ricercatori? ››
‹‹ Sono un gruppo di ragazzi che esplorano ogni singolo angolo della radura, in modo da sapere perfettamente com'è strutturata e se c'è una via d'uscita. Loro, come detto prima, sono autorizzati ad uscire, ma solo ed esclusivamente con i velocisti. Ora però basta con le domande, finiremo solo con l'incasinarti la testa. Stai assimilando troppe informazioni e tutte insieme, finirai con l'impazzire. ›› sentenziò infine Thomas, lasciandomi con un senso di amaro in bocca.
Volevo sapere ogni cosa di quel posto. Ero affamata di conoscenza.
Tuttavia, annuii, abbassando lo sguardo sulla punta delle mie scarpe.
‹‹ Comunque, ti ho portata qui per un buon motivo, ricordi? Devo portarti da un pive ›› riprese a parlare, dando poi un finto colpo di tosse, facendo cenno, poi, a me e Minho di seguirlo.

Attraversammo un lungo corridoio, ricco di piccole stanze.
La struttura non era perfetta, ma vivibile, anche se parecchio affollata. Pensare che quelli erano tutti pive speciali, come me, quasi mi fece sentire sollevata. La maggior parte di loro non erano visi conosciuti, altri sì, anche se non sapevo dar loro un nome preciso.
Le pareti del casolare erano irregolari, con alcuni buchi. Era tutto interamente fatto in legno, e tra me e me, mi domandai quanto tempo c'era voluto per mettere in piedi quella struttura.
Mentre camminavamo, Minho mi metteva al corrente di come funzionavano lì le cose.
I vari settori lavorativi, i nomi degli intendenti, i nomi delle zone ed una spiegazione generale della radura.
I nomi dei lavori erano particolari, e dentro di me ero piuttosto sicura che non me li sarei mai ricordata. Ma piuttosto, io in cosa potevo essere brava? E quando avrei cominciato a cercare il mio posto nella radura?
‹‹ Ci siamo ›› disse Thomas, fermandosi di fronte ad una porta rovinata, dalla quasi fuori usciva un piccolo alone di luce giallastra.
Minho si grattò la nuca, inspirando profondamente.
‹‹ Perché siamo qui? ›› domandai.
Sapevo che se anche me lo avessero detto, probabilmente non avrei capito.
Minho fece le spallucce, facendo scivolare la mano che aveva riposto dietro la nuca, giù per la spalla ‹‹ ricordi che ti ho parlato dei Medicali, giusto? ›› certo che lo ricordavo, è stata l'ultima figura lavorativa di cui ha parlato. Annuì, guardando il ragazzo ‹‹ ecco. Dietro questa porta c'è una ragazza, di nome Teresa, che è stata assegnata come intendente dei medicali dei pive speciali ››
‹‹ Oltre che essere una ricercatrice ›› precisò Thomas, poi aprì appena la porta e ci lasciò fuori, senza darci una spiegazione precisa, ma Minho non sembrò esserne preoccupato.
‹‹ E con lei ci sono altri medicali. Ovviamente ci sono anche molti – troppi – radurai in pessime condizioni ››
‹‹ Mi avete portata qui per farmi fare una prova come medicale? ››
‹‹ Questo non lo so, fagio ›› assunsi un'espressione stupita di fronte a quel termine.
Minho scosse la mano, in modo assai poco virile, e ridacchiò tra sé e sé ‹‹ fagio è l'abbreviazione di fagiolino e fagiolina. Lo usiamo per i ragazzi novellini ›› accennai un sorriso. Sapevo il significato di quel termine anche senza che lui lo dicesse, e non ne sapevo il motivo.
Tuttavia, lasciai cadere quel fatto, per concentrarmi sul possibile motivo per il quale eravamo di fronte a quella porta. Cominciai a torturarmi le mani, in preda ad un po' di ansia.
In tutta onestà, non volevo avere a che fare con i malati o con i feriti. Non mi trovavo a mio agio con quell'idea.
Erano troppe cose in troppo poco tempo, e forse Thomas aveva ragione: tutte quelle informazioni in così poco tempo non stavano giovando alla mia salute mentale.
Onestamente parlavo, volevo solo chiudere gli occhi e sperare di risvegliarmi in un posto differente da quello.
‹‹ Spero non sia così ›› mormorai, e Minho, in risposta, scrollò le spalle.
La porta si aprì, e Thomas ci fece cenno di entrare.
Con un po' di titubanza, feci piccoli passi, fino a varcare la soglia della porta.
La stanza era illuminata da una sola lampadina che pendeva dal soffitto irregolare.
Era ampia, ma affollata. Ad occhio e croce, c'erano una decina di letti, tutti separati da... delle specie di tende – mi pare chi chiamino così, quelle specie di tele appese ad una sbarra di ferro incrinata – tra un letto e l'altro.
Non vedevo se sopra c'erano delle persone o meno, ma davo per scontato di sì, dati i gorgoglii rivoltanti.
Di fronte a noi, seduta su una sedia, c'era una ragazza che reggeva in mano un foglio giallastro e mordicchiava il tappo di una penna.
Thomas era di fronte a lei, ma rivolgeva lo sguardo a noi.
La ragazza era veramente bella: aveva una pelle pallida, anche se con qualche graffio in faccia, e dei lunghi capelli nero corvino.
Le labbra rosee ed uno sguardo intenso e concentrato sul contenuto del foglio che reggeva tra le mani.
Dietro Thomas c'era un mucchio di vestiti, probabilmente di qualche paziente gravemente ferito, dato il sangue presente sugli indumenti, visibile anche da lontano.
‹‹ Teresa, lei è la fagiolina di cui ti ho parlato ››
La ragazza sollevò rapidamente lo sguardo dal foglio, e mi rivolse un sorriso ampio, come se avesse aspettato una vita intera per vedermi arrivare.
‹‹ Ehi! ›› esordì, alzandosi dalla sedia e venendomi incontro. Allungò la mano, ed io l'afferrai.
Aveva la pelle morbida e liscia. Sembrava di toccare una bambola. L'ennesimo oggetto di cui ricordavo di più il nome che la forma.
‹‹ Mi chiamo Elizabeth ›› mormorai, messa in soggezione dallo sguardo di lei.
Non era malvagio, ma quegli occhioni azzurri erano così magnetici da mettermi quasi a disagio.
Sperai con tutta me stessa di avere degli occhi simili.
‹‹ Teresa. Soggetto A1. Tu sei il soggetto A6, giusto? ››
‹‹ Sì... mi pare di sì ›› risposi, guardando Thomas per chiedergli conferma. Lui annuì, grattandosi sotto il mento.
Teresa inclinò appena la testa, guardando con la coda dell'occhio Thomas ‹‹ avevi ragione. Mi sembra di conoscerla ››
‹‹ Te l'avevo detto ››
corrugai la fronte. Era circa l'ennesima volta, in un giorno, ma prima che potessi proferire parola, la mia attenzione venne catturata dal rumore della porta in fondo al corridoio, che si aprì con un cigolio fastidioso.
Chiunque l'avesse aperta, l'aveva letteralmente sbattuta, in modo piuttosto violento, contro la parete accanto. Probabilmente anche involontariamente. Era un ragazzo, fasciato dal collo fino all'addome, che camminava in modo piuttosto difficoltoso e a testa bassa, tenendo una mano sulla nuca mentre si grattava. Era calato il silenzio totale mentre si avvicinava.
La pelle imperlata di sudore, le vene del braccio sporgenti ed evidenti.
Nella mia testa, in fondo, conoscevo quei dettagli. Non ricordavo il motivo, ma sapevo che non erano niente di buono.
Lui sollevò la testa, ma teneva gli occhi chiusi. Mancavano pochi passi per raggiungere il lettino accanto alla quale ci trovavamo.
Aveva le labbra violacee, delle profonde occhiaie.
Il mio cuore fece un balzo, e mi venne un groppo alla gola. Perché?
Si fermò. Aveva raggiunto il lettino.
Si grattò ancora una volta dietro la nuca, poi si voltò nella direzione di Teresa ed aprì gli occhi.
Uno sguardo stanco.
‹‹ Come ti senti? ›› chiese lei
‹‹ Dopo aver fatto una bella doccia, ed essermi cambiato di nuovo le bende, decisamente meglio ›› rispose lui ‹‹ anche se, in tutta onestà, non vedo l'utilità di rimanere bendato. Non sanguino. Sono solo cicatrici ormai ››
‹‹ È per sicurezza, per prevenire eventuali infezioni o riaperture ››
‹‹ Dubito che accadano ››
‹‹ Prevenire è meglio che curare, no? ›› rispose lei, incrociando le braccia contro il petto.
Lui sollevò gli occhi al soffitto, gonfiando le guance in modo capriccioso.
Ed i miei occhi continuavano a scrutare quel ragazzo in ogni minimo dettaglio.
Non aveva badato a noi. Forse per distrazione, o forse non gli interessava proprio.
Forse ormai era abituato al classico via vai, e quindi non pensava che potesse esserci qualcuno in più. Qualcuno di nuovo, come me. Poi si girò. Sgonfiò le guance e posò lo sguardo su di me. Sgranò appena gli occhi.
‹‹Lei è la fagio ›› disse Thomas, facendo un cenno con la testa nella mia direzione ‹‹ è una di noi. Soggetto A6, si chiam– ››
‹‹ Elizabeth? ›› disse con un tono sorpreso e sollevato allo stesso tempo.
Non sapevo come reagire. Come faceva a conoscere il mio nome? Chi era?
Indietreggiai appena con la testa, ma senza spostarmi di un solo centimetro.
Sentirlo dire il mio nome mi aveva fatto uno strano effetto, e non ero nemmeno sicura che fosse una sensazione buona o meno. Il mio stomaco si era attorcigliato, ed il mio cuore aveva cominciato a battere all'impazzata.
Sì, aveva anche lui un'aria tremendamente familiare. Una buona parte di me voleva andare lì ad abbracciarlo, ma non avevo una ragione precisa per farlo. Così, semplicemente, rimasi ferma a guardare la figura di quel ragazzo biondo.
Lui stesso sembrò sorpreso di quella frase, e cominciò a mordersi nervosamente il labbro inferiore.
Thomas sollevò un sopracciglio ‹‹ Come fai a – ››
‹‹ Non lo so ›› tagliò corto, senza permettergli di finire la frase.
Minho tamburellò un piede per terra, poi batté le mani sulle gambe ‹‹ Beh, comunque lui è il soggetto A5, Newt ››
Newt. Perché mi faceva quello strano effetto?
‹‹ Piacere ›› riuscii a dire, semplicemente.
Lui fece un piccolo cenno col capo, poi, apparentemente, deglutì, riportando lo sguardo su Teresa.
‹‹ Lui è il pive dalla quale dovevo portarti ›› disse Thomas. Newt lo guardò con la coda dell'occhio, incuriosito ‹‹ lui è il secondo in comando. È arrivato molto recentemente, in tutta onestà. Il secondo in comando – quello che c'era prima – è morto pochi giorni prima del suo arrivo, e Newt sapeva già che quello era il suo ruolo ››
‹‹ Come per Minho ›› mormorai tra me e me. O almeno, pensi dai averlo fatto tra me e me. In verità mi avevano sentita tutti.
‹‹ Esatto ›› rispose Minho, infatti, mettendomi un braccio attorno alle spalle. Già tutta quella
confidenza? Eppure lo lasciai fare, stringendomi nelle spalle ‹‹ che bello, sembriamo una vecchia famiglia riunita! Ma ci pensate? Tutti, bene o male, abbiamo avuto la sensazione di conoscerti già da appena incontrati! ››
Teresa annuì, alzando lo sguardo verso Thomas. Forse pensavano che quella non era una cosa così positiva. Per me, sotto sotto, lo era. Ma volevo sapere perché.
Volevo sapere cosa stava succedendo, e volevo sapere, sopratutto, il perché non riuscivo a ricordare cos'era successo prima di finire lì. Perché non riuscivo a ricordare quale tipo di legame c'era con quelle persone, se le conoscevo?


{Angolo dell'autrice}

Siete giustificati nell'odiarmi per non aver mantenuto la parola.

Chi dovrà andare al Sassari cosplay e al 
Lucca Comics avrà l'onore di farlo dal vivo!
Ci sarò tutti i giorni del Lucca. Più avanti vi darò tutte le informazioni
su come individuarmi (?)

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