Capitolo 9
SARAH
Qualche mese dopo. 31 dicembre.
«Quindi non è successo più niente?» scuoto il capo decisa, fissando Filippo. Gli metto davanti una tazzina di caffè fumante e mi siedo di fronte a lui, stringendomi nella mia stupenda vestaglia di pile rigorosamente rossa, in perfetto tema natalizio.
È la mattina del trentuno dicembre e Filippo mi è piombato in casa all'alba, sudato dalla corsa e col fiatone.
«Non mi credi, per caso?» chiedo piccata. «Non vedo Joseph da mesi, in quel senso» specifico. Sì, perché in realtà lo vedo spesso. Ogni giorno. Stando stabilmente a Napoli non è poi così strano. Ormai vivo qui. Ho preso un piccolo appartamento in affitto, perché vivere con i miei stava diventando snervante. E perché, dopo averli trovati nudi sul divano, credo di non volere altre sorprese. Non posso biasimarli, comunque. Abbiamo tutti cambiato abitudini, negli anni, e sono stati fin troppo clementi, quando gli sono piombata in casa senza avvertirli e a tempo indeterminato. Loro avevano trovato un equilibrio. Avevano smesso da tempo di fare i genitori, da quando io e mio fratello avevamo deciso di trasferirci, io a Milano e lui con Clarissa. Avevano ricominciato a vivere da fidanzatini, a godersi la vita. Non voglio distruggere equilibri, non sono tornata per questo.
Così ho optato per un appartamentino. Nel palazzo di Joseph. Ma è stato un caso, lo giuro! Qui non c'è molta scelta, in pochi affittano e io non posso permettermi nulla più di questo.
Quindi sì, ci vediamo spesso. Per questo e perché io ho ripreso a uscire con i miei vecchi amici. Con i suoi amici. Non volevo, all'inizio. L'imbarazzo era palpabile e, come dicevo, non sono tornata per sconvolgere equilibri. È stato Filippo, aiutato dagli altri, a convincermi. O, meglio, a costringermi. Una sera, mi ero appena trasferita, mi sono piombati in casa e mi hanno trascinata fuori di peso.
Siamo sempre i soliti: io, Filippo, Diego, Gianluca, Daniele, Matteo, Joseph e Viviana, per forza di cose. Io e lei continuiamo a non avere molto da dirci, non parliamo affatto. Ci sopportiamo, a stento. Nemmeno con Joseph, ormai, ho molto di cui discutere.
Filippo, al contrario, è la mia ancora di salvezza. Siamo amici, tanto. Mi tratta come fossi una principessa, con quell'occhio di riguardo sempre rivolto a me e che, negli ultimi tempi, mi era mancato davvero. Sono una spigliata, socievole, logorroica a tratti, eppure a Milano, nonostante gli anni, non sono mai riuscita a crearmi una vera cerchia di amicizie. Più conoscenze superficiali, compagni di bevute, gente con cui condividere la solitudine. Mi era mancato tutto questo.
Credo che Jo sia geloso. Parecchio geloso. Sento spesso i suoi occhi puntati su di me, o che rimbalzano da me al biondo, da me al suo migliore amico. Finalmente, però, ha capito che tra noi non c'è alcun secondo fine, niente di non detto. La nostra è solo una semplice e stupenda amicizia.
«E stasera?» borbotta. Lo guardo, scuotendo il capo confusa.
«Cosa? È una serata come un'altra» minimizzo. Ride, con un certo scherno nei miei confronti. Aggrotto la fronte, guardandolo male.
«Sì, come no. È capodanno, e a capodanno si beve. E Sarah Toscano non è una che si tira indietro»
«A proposito», fingo di ignorarlo, «ricordami dove andiamo»
«In montagna, da Diego. Saremo i soliti più qualche ragazza» spiega, fingendo indifferenza. Lo fisso, invitandolo a continuare. «Ci saranno anche Martina, la ragazza di Diego, con la sua migliore amica, Melissa, la tipa di cui parla sempre Gianluca. Valeria e Veronica, le ragazze di Daniele e Matteo, e Sofia» sussurra infine. Strabuzzo gli occhi.
«Io non vengo» esclamo categorica.
«Perché no?» sbuffa.
«E me lo chiedi?» urlo, alzandomi dalla sedia e andandogli vicino con un dito puntato contro di lui. «Siete tutte coppie! So la voglia che hai di scoparti Sofia, e tra Gianluca e l'amica di Martina è praticamente fatta. Io non reggo candele a nessuno»
«Ma ti pare? Sei tu, io ti voglio a capodanno»
«E chi se ne frega» urlo ancora. «Non passerò la serata circondata da coppiette felici mentre tu sei impegnato a rimorchiare»
«Sei una palla, Sa'» si lamenta. Incrocio le braccia al petto e sposto lo sguardo, fingendomi offesa.
«Non vorresti esserci nemmeno tu nella mia situazione» continuo. Lui si stringe nelle spalle.
«Porta qualcuno» mi suggerisce, come dovessi portarmi dietro un cane.
«E chi? Non conosco nessuno». Mi interrompe, attirato dal suono del suo cellulare. Lo estrae dalla tasca e risponde.
«Ah, come mai?» chiede al suo interlocutore. Attimi di silenzio e attenzione, prima di riprendere la parola: «Beh dai, magari è meglio così! Ti fai un capodanno da single. Ah, senti, passa tu a prendere Sarah, visto che sei di strada. La avviso io». Dopo avermi organizzato la serata, chiude la chiamata e torna a concentrarsi su di me. Le sue labbra carnose disegnano un sorriso grande e malizioso che mi provoca una strana ansia addosso.
«Martina ha dato buca per stasera?» chiedo, pregando fosse Diego quello oltre la cornetta.
«No, cara, molto meglio!» afferma vittorioso. «Viviana stasera non viene. Non hai scuse»
«Sei impazzito?» grido e raggiungo la prima sedia disponibile. Sto per svenire!
«Sarah, goditi la vita» mi sprona. «E poi, ricordati, chi scopa a capodanno...» pontifica.
«Non lo voglio sapere», lo blocco, «e smettila di parlarmi come se fossi uno dei tuoi amici cazzoni, sono una ragazza! Usa un linguaggio più gentile, altrimenti parlerò io con Sofia». Mi guarda, in un misto di disperazione e terrore.
«Ma se dici più parolacce di me» si lamenta allibito.
«Dettagli»
Si alza dalla sedia, finisce l'ultimo sorso di caffè e si avvicina a me, stringendomi in un abbraccio sudato e appiccicaticcio. «Che schifo» sussurro. Lo sento ridacchiare.
«Io devo andare. Stasera passa a prenderti Joseph, non puoi dire di no» afferma categorico. Sbuffo, sciogliendo l'abbraccio e incrociando di nuovo le braccia. Lo guardo male ma a lui sembra non importare. Quel sorrisino soddisfatto glielo infilerei... ok, basta essere volgare. Sono una donnina, io!
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