Capitolo 17
SARAH
Mentre guido per Milano, continuo a ignorare le chiamate di Filippo. Sì, alla fine sono tornata a Milano. La situazione con Joseph non era più sostenibile ed io non avevo le forze per una guerra. Ho salutato Napoli con il cuore spezzato, senza dire ciao a nessuno, se non ai miei genitori, confusi dalla mia decisione improvvisa. Ci ho messo due ore a fare i bagagli, a disdire l'affitto, a chiedere un trasferimento e qualche giorno di ferie, e a mettermi in macchina.
Sono a Milano da tre giorni e, adesso, mi concentro su trovare un nuovo appartamento.
All'ennesimo squillo infinito, decido di rispondere. Non mi darà pace, finché non gli parlerò.
«Sarah! Finalmente. Ma che cazzo hai combinato?» urla, quasi rimproverandomi. Penso di essere abbastanza adulta da decidere per me stessa, ma non glielo faccio pesare.
«Ciao anche a te, Fil. Comunque, niente. È finita». Lo sento ridacchiare. Gliel'ho detta così tante volte, questa frase, che è scontato non mi creda. «Non scherzo. Sono tornata a Milano, tre giorni fa» spiego.
«Lo so...» ammette. Inutile girarci intorno, mia madre e sua madre sono come sorelle, scontato che già sapesse. «Mi dici che ti passa per la testa?» mi supplica.
«È ancora innamorato di me. Gli ho detto di sposare Vivi e sono partita» dico telegrafica. Lo sento sospirare.
«Lo sapevi, che fosse ancora innamorato». Adesso il suo rimprovero lo sento tutto, e mi sento in difetto, come quella volta che ha Natale, per rubare un po' di pandoro prima di cena, ho fatto cadere tutta la pentola col sugo di pesce, costringendo l'intera tavolata a mangiare spaghetti col burro. Credo mia madre non me l'abbia mai davvero perdonata, quella. «E tu? Sei ancora innamorata?» La sua domanda, così semplice e diretta, mi riscuote e mi paralizza.
«Ha importanza?» Ridacchia amaro, per quella mia scontata risposta.
«Fai come vuoi, Sarah, ma sappi che stai sbagliando». Mi stringo nelle spalle, nonostante non possa vedermi, e lo saluto velocemente, tornando a concentrarmi sulle strade milanesi.
***
Milano continua a non piacermi. Anzi, dopo i mesi passati a Napoli, inizio davvero a odiarla. Gente schiva, frenetica, che sorride poco. Cielo grigio, smog, tutti che corrono. Eppure sono qui, da tre giorni. Il mio capo non ha fatto storie per le ferie e per un nuovo trasferimento, dopo pochi mesi. Sono una delle migliori, lì dentro, e a lui poco importa su che zona lavoro. La fortuna dei secchioni, direbbe mio fratello.
Mentre cerco un appartamento all'apparenza introvabile, mi ospita Andrea, l'ex tronista. No, non è successo nulla tra noi, ovviamente, ma abbiamo capito che, come amici, funzioniamo alla grande. Lui, tra l'altro, sembra aver trovato la sua anima gemella. Una modella, perché a entrambi i cliché piacciono troppo.
Gli ho raccontato quello che è successo in questi mesi. Avrei evitato, ma mi sono presentata alla sua porta a notte fonda, con gli occhi gonfi, il naso gocciolante e le mani tremanti. Avevo decisamente bisogno di sfogarmi, e lui mi ha ascoltata in silenzio, un po' comprensivo e un po' titubante. Ovviamente, come tutti, mi ha detto che ho sbagliato, che sono una cretina, una stupida, una codarda che scappa per paura di soffrire.
Ormai queste parole le conosco a memoria, talmente tanta gente me le ha rivolte. Parole che nemmeno riesco a definire insulti perché so che Andrea, Filippo, Sofia, i miei, mio fratello, parlano così per il mio bene. Vogliono il meglio per me, e pensano che Joseph sia quel meglio. Ma come fanno a saperlo loro, se non so nemmeno io cosa sia davvero meglio per me?
«Sono tornata» urlo entrando in casa e sbattendo la porta forse con troppa veemenza. «Anche questa giornata è stata inutile. Viviamo in una delle città più grandi d'Italia, con una popolazione di non so quanti milioni di persone, ma trovare un appartamento decente sembra impossibile. Milanesi del cazzo» mi lamento.
«Sarah... non arrabbiarti» esordisce lui, ignorando i miei borbottii. Lo guardo confusa, arricciando appena le labbra. Sono esausta, di che parla? Non ho le forze di arrabbiarmi. Gli chiedo con gli occhi di spiegarsi ma lui non apre bocca. Si limita a spostarsi un po', rivelandomi Filippo dietro di lui. La faccia imbronciata del mio migliore amico che mi guarda, esausto.
«Fil, che fai qui?» chiedo, incredula.
«Ammetto che trovarti non è stato facile, e che mio padre è fuori di sé per questi pochi giorni di ferie che l'ho obbligato a darmi. Mi sono girato tutte le agenzie di modelli milanesi, per trovare lui» spiega, indicando Andrea. «Sono a Milano da due giorni, ho dormito in macchina. Puzzo, vorrei lavarmi e tornare a Napoli. Quindi ora ti siedi e mi ascolti» aggiunge, duro. Annuisco e continuo a guardarlo.
«Potevi chiamarmi»
«Chiamarti? Ti chiamo da giorni e ti sei degnata di rispondere solo due ore fa. Io ho provato a chiamarti, da quando sei partita. Per la cronaca, sono partito dieci ore dopo di te. E le tue idee non sono per niente geniali»
«Sei venuto a dirmi questo? Che ho idee di merda? Perché non sono fatti tuoi» ribatto piccata, alzando il naso.
«Sono venuto a dirti che sei una stupida bambina. Anzi, due stupidi bambini, tu e quell'altro. Dico, sei impazzita? Scappi come avessi dodici anni? Ma che ti dice il cervello, Sa'?» Andrea lo osserva ammirato, mentre Filippo continua a sputarmi addosso tutta la sua verità.
«Affari miei» dico secca.
«E no, bella mia. Questi non sono solo affari tuoi. Lo hai lasciato sotto un treno, di nuovo. Ti ha detto che ti ama e tu lo hai lasciato. Ma che problemi hai? Perché continui a fare così?» Sento le lacrime pungermi gli occhi. Mi sta mettendo davanti a una verità a cui non voglio dare risposte.
«Non lo amo» sussurro, e non so se voglio convincere lui o me stessa.
«Davvero? Quindi sei una stronza senza sentimenti che ha deciso di scoparsi l'ex con cui è stata anni, fregandosene di quel legame, solo per una ripicca? Chi volevi ferire? Lui? Viviana? Hai così poca considerazione di ciò che avete passato insieme?»
«Non ti azzardare» lo minaccio.
«Mi azzardo, invece» risponde tranquillo. «Perché sei andata per mesi a letto con un uomo che non ami, fregandotene dei suoi sentimenti. Sentimenti che conosci alla perfezione, che conoscevi anche prima di quel ti amo. Quindi? Sei una cinica stronza? Perché io non credo, ma tu non fai nulla per dimostrare il contrario»
«Non sai un cazzo» urlo. Le lacrime ormai scendono copiose e indisturbate, e lui sembra quasi soddisfatto. Come se quelle lacrime siano in realtà una risposta più esaustiva delle mie parole.
«Dici? Perché in realtà credo di sapere più cose di quanto immagini. Sai che non mi piace intromettermi. Non l'ho mai fatto, in anni e anni. Ma ora non ci riesco proprio, a starmene zitto, mentre i miei migliori amici si scavano la fossa da soli. Cresci, Sarah. Cresci, una buona volta, e riprenditelo» mi guarda serio, quasi implorante. Non aspetta nemmeno una mia risposta, prima di continuare. «Non voglio sapere niente, non sono venuto a riprenderti, non mi aspetto che torni con me. Voglio solo che tu rifletta, lucidamente. Che pensi bene a cosa stai perdendo. Che ci pensi come una persona adulta, e non come un'adolescente. Tutto qui» e si avvicina lasciandomi un bacio prolungato tra i capelli. «Ora vado, perché mi aspettano ore di viaggio e un altro bel discorsetto». Mi saluta definitivamente, stringe la mano ad Andrea, ringraziandolo, e sparisce oltre la porta.
Il mio ex e ora temporaneo coinquilino mi guarda, con qualcosa sulla punta della lingua che sta per uscire fuori. Mi alzo dal divano e lo fermo con una mano.
«Non dire niente» sussurro semplicemente, chiudendomi nella mia stanza.
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