Ricordo quel giorno, non lo dimenticherò mai. Era un sabato di maggio, il sole si preparava a splendere per la stagione estiva, i fiori sbocciavano e il nostro amore appassiva.
"È finita" mi dicesti fredda, dall'altro lato del telefono, gelandomi. Non c'era bisogno di dire altro, avevi chiuso ormai, tagliato la testa ad un amore che agonizzava da troppo tempo.
Dopo tutti questi mesi capisco che però, in fondo, non avevi tutti i torti. Eravamo troppo diversi per essere felici, troppo uguali per essere innamorati. Devo ammettere che sei stata coraggiosa, molto più di me. Io non sarei mai riuscito a lasciarti, ti amavo troppo, ovviamente.
Ricordo poi una settimana dopo, l'ultimo giorno di scuola. Mi ubriacai di brutto, e camminai per più di un'ora. Quando arrivai di fronte al palazzo nel quale abitavi, proprio lì dove ci eravamo dati il primo bacio sei mesi prima, in una notte fredda di gennaio, ti vidi scendere dalla macchina e venire verso di me. Com'eri bella, indossavi una gonnellina a fiori e una canottiera nera, i tuoi meravigliosi occhi erano stupiti di vedermi li, mi guardavano con un'espressione curiosa e un po' scocciata. "Per favore" dicesti "è finita". Mi abbracciasti. Ricordo ancora l'odore dei tuoi capelli, ricordo ancora te. "So che è difficile" mi sussurrasti all'orecchio "ma a volte hai bisogno di una pugnalata al cuore per essere più forte". Ti voltasti. "Ti amo" dissi senza sperare in una risposta, guardandoti entrare nel palazzo. Il portone sbatté alle tue spalle, e fui pietrificato. Ero in attesa del lieto fine, e come in un film speravo di vederti tornare da me ed abbracciarmi, baciarmi. Non sei mai tornata.

Un uomo affacciato alla finestra canticchiava distratto una canzone, e quella è stata l'ultima volta in cui ti ho vista.