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Risveglio

Boston, Massachusetts General Hospital

18 Maggio 2012

Che ne sapevo io di chi era quella donna o di cosa aveva passato relamente? Nulla. Nemmeno il suo nome. Mrs No One mi aveva fatto firmare una procura in macchina. Avevo la febbre talmente alta che non ricordavo nemmeno cosa ci fosse scritto su quel documento. Continuavo a svenire a tratti e questo sembrava preoccuparla molto. Quando eravamo giunti all'ospedale finalmente le avevo solo chiesto :- Non ce n'era uno più vicino?-.

Lei mi aveva sorriso, mi aveva aiutato a salire sulla barella, poi mi ha sussurato: - questo era di strada- . Poi era rimasta lì sull'ingresso immobile alzando il braccio in segno di saluto. Infine si era voltata battendo i tacchi fuori dalla porta. Quel gesto mi aveva gettato nel panico. Nonostante tutto lei si era presa cura di me in quei giorni. Non discutevo sul perchè l'avesse fatto : era pressochè ovvio. Però l'aveva fatto. E ora mi lasciava sola, senza nessuno.  Credo di essere svenuta di nuovo perchè poi non ricordo più nulla. La prima cosa che emerse dal nulla fu una voce, lontana, come se provenisse da un'altra vita.

- Lei... - risata. - Diciamocela tutta, ragazzina, lei il premio delle stronze l'ha vinto a mani basse- la voce roca rise di nuovo. -Ma adesso ti dico un'altra cosa, ascoltami bene!- aggiungeva come un sussurro. Era come se vicina al mio orecchio. -Tu puoi essere ... molto... molto più stronza di lei- ripeteva la voce. Poi scoppiava di nuovo a ridere.  

Ebbi uno scatto e aprii gli occhi. Una fitta al fianco mi tolse il respiro. Era tutto come ovattato come se le cose fluttuassero soavi attorno a me. Rimasi inebetita a guardare  la goccia della flebo che scendeva lentamente e poi passava su e giu le curve del tubicino fino al mio braccio. Guando giunse l'infermiera mi sorrise, mi disse il mio nome, mi disse che era arrivata la mia famiglia, che presto li avrei rivisti. Dovevo essere di nuovo drogata perchè le sue parole non mi facevano molto effetto. 

- Dov'è lei? Dov'è andata?- biascicai. Lei credo non capì a chi mi riferivo. Mi accarezzò il viso e mi disse che spingeva la flebo di morfina un altro po' e che mi sarei risvegliata la mattina dopo in un altro reparto e avrei potuto salutare la mia famiglia.

Il giorno dopo fu un turbinio di parenti e amici. Anche Maggie venne a vedere come stavo. Poveretta si era presa un discreto spavento quando le avevano raccontato cosa era avvenuto all'università. Mi madre era pallida come non mai e piuttosto sbattuta. Le gocce che normalmente prendeva per dormire penso fossero state acqua fresca in quei giorni così concitati. L'unico capace di farmi ridere un po' era mio fratello. Sembrava in vacanza: mi raccontava tutti i posti dove papà o Maggie l'avevano portato. Era sempre sù di giri. Mi lasciò in camera un sacco di gadget inutili , quasi fossi anche io una turista in visita. Non era così che mi ero mai sentita in quella città.

Sullivan si presentò nel pomeriggio. Non fui così stupita di vederlo solo. Chiese ai miei parenti di uscire, prese la sedia e si sedette di fronte a me. Vi sembrerà strano, ma io non avevo più paura. Avevo smesso di averne nel momento in cui avevo finito la lacrime. Era avvenuto diversi giorni prima. Avevo una sola possibilità e avrei dovuta usarla al massimo per ottenere il mio scopo. Vendetta. Sul mio comodino c'era un giornale : la pagina lasciata aperta all'immagine di Lily in completo azzurro contrita davanti ai giornalisti di mezza Boston. Il commissario la prese in mano e scosse la testa. -Ti giuro che sono caduto dal pero- ammise.

- Come tutti...- sospirai.

-Senti non sono qui in veste ufficiale. Non sarò io a occuparmi del tuo rapimento...- aggiunse. Non ero stupita. Mr No One mi aveva spiegato in dettaglio come funzionavano certe faccende.

-Toglimi solo una curiosità. Perchè ieri? Perchè non il 20?- chiese stupito. Sapevo che avevano trovato la lettera sul portatile. Quindi dovevo muovermi con attenzione. -Il 18 era l'ultimo giorno per la presentazione dei progetti. Poi bocce ferme , il 20 c'è l'esito- aggiunsi.

-Te l'ha detto Mrs Stevensons?- chiese lui accigliato.    

-Io nemmeno sapevo come si chiamasse- alzai le spalle.

-Dimmi la verità. Lei personalmente , incidente a parte, ti ha torto un solo capello?- aggiunse speranzoso.

-No, mai- dovetti ammettere. L'ispettore sorrise tra sè e sè.

-Ho visto tanta gentaglia nella mia carriera. So che alcuni svettano. Mrs Collins ci ha preso tutti per i fondelli. Dal primo all'ultimo. E quella terrorista della Stevensons: è un fottuto genio ad aver trasformato un rapimento in un salvataggio, nero su bianco,  non è da tutti devo ammetterlo. - sospirò. -Tu ti sei mai sentita rapita o costretta?- aggiunse poi l'ispettore. Io sapevo di non aver avuto scelta, ma non era di Mrs No One la colpa, era di Mrs Collins.

-Per quanto posso saperne io,  potrebbe essere stata Mrs Collins stessa ad ordinare di farmi fuori. Avevo già consegnato il codice e tutti loro avevano una paura fottuta che quella rete finisse in mano alla Deftcon- aggiunsi convinta. 

-Il senato comunque controllerà queste reti o sbaglio?- fece lui preplesso.

-certo che lo farà, ma quelle reti sono state ofuscate prima della consegna con due ofuscatori diversi, anche se fossero identiche sarebbe indimostrabile che sono state copiate una dall altra, come sarebbe indimostrabile chi le ha scritte- gli rivelai. Sullivan mi guardò preplesso come se avesse bisogno di un attimo.

- Per queste cose ci vorrebbe Set, non ci capisco nulla, ma amettiamo che tu abbia ragione... perchè hai detto "anche se fossero identiche"?- disse furbamente Sullivan.

-Alla deftcon non serviva il codice, aiutava certamente avercelo, ma non gli bastava. Ogni azienda aveva i suoi documenti da cui partire...per fare i calcoli sui propri missili- alzai le spalle. Sullivan mi guardò stupito.

-Quindi gli servivi proprio tu e la rete che hai fatto è diversa perchè usa dei documenti diversi... è questo che stai cercando di dirmi?- Io assentii soltanto. 

- Quindi in senato non li bloccheranno e non potranno mai risalire a chi ha scritto quel codice?- aggiunse stupito. Confermai di nuovo. - E Mrs Collins lo sapeva?- chiese lui.

-Certo, altrimenti come poteva far arrivare codice scritto da me per un concorso universitario in una gara del senato- sorrisi. Sullivan si passò una mano in testa.

-E Mrs Stevenson ugualmente lo sapeva. Se tu hai modificato tutto per fare i calcoli sui loro documenti e il senato riterrà entrambi le reti valide, allora chi vince?- chiese Sullivan curioso.

-Ispettore, non sta a me dirlo. Lo saprà domani come tutti. - alzai le spalle. -Mrs Collins e Rice hanno avuto una settimana intera in due per perfezionare la mia rete. Io l'ho dovuta scrivere per la Deftcon in poche ore e l'ho finita con la febbre. Credo che loro siano abbastanza tranquilli sul fatto di vincere.- aggiunsi soltanto. 

-Già, mi dispiace Rachel che ti abbiano coinvolta in tutto questo- aggiunse Sullivan.

-Lei la perdonerebbe, ispettore? - gli chiesi curiosa. Lui sospirò.

-Non lo so, col tempo forse... Pensi di cambiare master?- aggiunse poi curioso.

-Affatto. Mi sono fatta sparare per quei 5 milioni di dollari, adesso intendo usufruirne in parte anche io, me lo merito. E voglio vedere se Mrs Collins ha qualcosa da dire!- sbottai.

Sullivan rise. -Ora capisco perchè gli piaci: sotto quella scorza da ragazza per bene si cela un piccolo diavoletto!- aggiunse poi. Io arrossii fino al midollo. Ovviamente si riferiva a Set.

- Non credo che lo rivedrò mai più- abbassai le spalle.

- Dagli tempo e se posso darti un consiglio. Rachel... Su questa vicenda con lui o con chiunque, invoca il quinto! Credo che sia ampiamente tuo diritto e che il tuo avvocato sappia bene come sistemare le cose...- sospirò prima di andare. 

Lo guardai mentre usciva e salutava i miei genitori. Poi sorrisi. Era andata bene. Mi rilassai sul letto sprofondando nel cuscino. Ora dovevo solo aspettare il 20.

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