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Rice

Boston, 5 Maggio 2012

MIT

-Hello?- la voce dell'ispettore Jamson emerse parzialemente coperta dai clackson.

- Parlo con l'ispettore Jamson? Sono Rachel. - dissi alzando la voce per farmi sentire.

- Oh, Rachel, aspetta, rientro in auto. Ti avevo data per persa, ormai. Ho pensato di aver frainteso il tuo messaggio. - aggiunse.

- Cosa c'era da fraintendere?- chiesi perplessa.

-Niente , tranquilla. Allora come va con le lavagne?- chiese poi.

- Con l'algoritmo? Non c'è male , ho qualche dubbio ancora su alcune cose, ma quello che fa mi è abbastanza chiaro- riportai studiando la siepe sempre verde davanti a me. 

- Ottimo. Quindi siamo in corsa, giusto?-insistette.

-Se entro venerdì riesco a finire il programma sì- risposi.

- Perfetto- rispose lui. Probabilmente non aveva la più pallida idea di quanto ci voleva normalente a fare un programma del genere. Non c'era propio nulla di perfetto in quella situazione. La sua visione semplicistica mi fece sorridere. Credo se ne accorse perchè aggiunse: -Non è perfetto?-. 

- Per fare un programma simile nella tesi ho impiegato quasi un anno.- dissi soltanto.

-Ora sei più pratica!- aggiunse speranzoso. 

-Insomma, il master lo sto ancora facendo e sono solo al 2° anno- gli ricordai.

- Posso farti una domanda?- aggiunsi dopo un attimo di silenzio.

- Certo- annuì lui.

- Avete già sentito Rice?- chiesi facendomi coraggio.

- Informalmente insieme agli altri, ma dovrebbe venire in centrale questo pomeriggio. Perchè?- chiese stupito dalla mia domanda. Ero incerta se dirgli quello che avevo scoperto, ma Sylvia e Jim erano fonti di terza mano. Meglio che sentissero la fonte originale.

-Niente, pura curiosità, oggi l'ho visto molto sovrappensiero. Penso sia dura per lui gestire tutto quello che aveva in mano la professoressa- inventai come scusa.

-Forse è per questo che ha rimandato l'appuntamento già tre volte- si fece sfuggire poi l'ispettore. 

- Adesso devo scappare, devo tornare al mio codice- dissi imbarazzata dopo un attimo di silenzio.

-Tranquilla , vai pure, tienimi aggiornato!- mi salutò. Rimasi un attimo incantata a guardare il marcepiede. Riconobbi in distanza Rice scendere dalle scale: era al telefono e stava guardando la strada come se stesse aspettando un passaggio. Il nostro colloquio doveva attendere. Il codice invece no. Presi le scale e mi inoltrai nuovamente nella struttura.  Mentre salivo vidi una jeep militare fermarsi davanti a lui.

- Chi comprerebbe un auto del genere? - pensai sorridendo, poi mi affrettai su per le scale.

Sylvia era già alla sua scrivania. - Tra poco andiamo a fare un giro al parco, tu vieni?- chiese sorridente.

-Ma Rice?- chiesi incerta.

- Lui ha detto "ci vediamo domani". E' inutile stare qui a non fare niente. Guarda che bella giornata primaverile che c'è oggi!- mi tentò Sylvia. Con Mrs Collins non sarebbe mai successa una cosa del genere, ma quando il gatto non c'è, i topi ballano. Si dice così no?

- Io purtroppo ho una consegna- le ricordai.

-Rachel, Rachel... Sono sicura che lei capirebbe se tu mollassi il concorso! Insomma sei da sola!- mi ricordò Sylvia.

- E' complicato- dissi lanciando un'occhiata alla cartellina blu aperta sulla scrivania. Sylvia seguì il mio sguardo.

- E questo cos'è?- afferrò la fotocopia a colori del bigliettino giallo.

- E' solo, la password per il concorso- le dissi per farla desistere.

- E perchè hai fotocopiato il post-it?- fece perplessa.

- L'ha fatto la prof per darmene una copia- dissi sperando che mi credesse.

- Ok, capito, va bene, ti lascio al tuo concorso, buona fortuna!- disse infine visto che gli altri ragazzi la stavano chiamando per andare.  Li salutai trattenendo il fiato. Recuperai il foglio con l'immagine del post-it e lo guardai.  In effetti era molto simile al post-it della segreteria. La stessa carta dello stesso colore e anche la stessa penna probabilmente. La scrittura decisamente non era della segretaria. Forse l'aveva scritto la professoressa in segreteria? Perchè? Non assomigliava affatto alla password del concorso. Probabilmente non era nemmeno una password.  Sospirai. Trovare il significato di quel codice era compito dell'ispettore, non mio. Io dovevo scrivere il codice.   Avevo tentennato anche troppo a lungo. Mi immersi nuovamente nell'algoritmo.            

Erano le 17:30 quando arrivai ad una bozza accettabile per riempire il database con i dati. Ero sfinita. Mi era davvero sembrata una corsa contro il tempo. Lanciai il programma e lo lasciaia andare sui vari documenti, poi mi alzai a sgranchirmi le gambe. La sera stava calando e le luci dell'edificio si accesero all'improvviso. Sylvia e gli altri erano tornati brevemente verso le 17:00 per poi sparire nel giro di poco. Non mi sentivo molto a mio agio lì. Sylvia aveva gli occhi troppo lunghi e quella cartellina in teoria e in pratica doveva restare segreta. Forse mi conveniva lavorare da casa, tanto non c'era nessuno lì che volesse o potesse aiutarmi.

-Rachel, ancora qui?- una voce mi distrasse dal fondo della stanza. Mi girai e feci quasi un salto su me stessa. Rice mi guardava sorridendo nonstante la stanchezza. Studiai per un attimo il suo sguardo furbetto sotto gli occhi: mi ricordava un po' quello del detective. 

-Sì, stavo lavorando per il concorso- annuii.

-Apprezzo molto quello che stai facendo. - rispose avvicinandosi.

- Così è questa la cartellina?- agginse indicandola. Io annuii.

- Te l'ha datto Sullivan?- chiesi istintivamente.

-Chi? Oh, la polizia intendi... ehm... si- ci pensò un attimo di troppo ma non ci feci troppo caso sul momento.

- E' andato bene il colloquio?- chiesi restando sul vago.

-Io non sapevo molto della professoressa o del concorso. Mi aveva solo detto che gli servivi tu per tradurlo in codice - ricordò.  Si perse a guardare la strada che sprofondava nella sera. -Secondo lei eri la persona giusta - sospirò.

- Per via della Clarckson?- chiesi sospettosa.

-No per la pattern recognition. Diceva sempre che avevi una dote naturale a trovare le soglie - sorrise ricordando Lily. -

In questo caso non sono complicate : è tutto nero su bianco- alzai le spalle facendo la finta modesta. Mi faceva piacere sentirlo comunque. Quella frase era proprio da Lily. La riportava un po' tra di noi.

- E' vero che ha litigato con la Clarckson?-  mi feci coraggio e chiesi infine. Lui mi guardò senza capire.

-Il giorno prima che scomparisse, me l'ha detto Sylvia- confessai.

-Oh, si tu eri appena partita, ma non era così fuori dal normale e tu dovresti saperlo. Quelle due litigano per qualsiasi cosa...- aggiunse sorridendo. -O litigavano...-si corresse poi tristemente.

- Dici che la polizia sospetta di Mrs Clarckson?-  gli chiesi curiosa.

- Non saprei, io non ce la vedo proprio. Insomma non è propriamente una donna di azione, non trovi - aggiunse. Mi fece ridere. Ridemmo talmente tanto da farci lacrimare gli occhi. Forse eravamo entrambi al limite.

- Scusa, prendo un paio di cose  e vado verso casa o mia moglie si chiederà se sono morto anche io- sospirò. Io annuii.

-Pensavo di lavorare da casa, domani- gli gridai dall'open space.

- Come mai?-si affacciò.

-Ci sono molti occhi curiosi in questa stanza- spiegai. Mi guardai attorno con un mezzo sorriso.

- Si, forse hai ragione e immagino che quei documenti che hai siano riservati- aggiunse. Io annuii. - Fa pure come ti viene più comodo- disse mentre si apprestava ad andare.

- Non ci lascerai soli con la Clarckson vero?- gli chiesi quando era ormai sulla porta.

Lui sorrise e poi mi rispose: -Lily non me l'avrebbe mai permesso, tranquilla. Lascerò ai ragazzi un'altra settimana per riprendersi e poi li riporterò all'ordine. Hanno bisogno di tempo per digerire la cosa . Tutti ne abbiamo bisogno. Nel frattempo spero di levarmi di torno la polizia  - sbuffò.  Io lo guardai stranita: - ti stanno stressando così tanto?-

-Sono discorsi complicati, tu hai già le tue belle gatte da pelare. Se hai bisogno chiamami pure al cellulare- si offrì. Lo ringraziai per quelle parole, lo salutai e riportai l'attenzione sul portatile. Crash! C'era una bella eccezione che campeggiava sul monitor. Uffa, tutto da rifare!  Decisi che potevo guardarci a casa con più calma, magari in pigiama stesa sul mio letto, in piena comodità.

Mentre scendevo mi fermai davanti alla porta dello studio di Lily. Il nastro della polizia impediva l'accesso. Studiai per un attimo la targhetta: Elizabeth Collins. Rice mi aveva promesso che si sarebbero occupato di noi. L'aveva promesso anche a lei? Era stata lei a chiederglielo? Sospirai e presi le scale. Rice aveva ragione: nessuno di noi poteva fingere che qualcosa non fosse cambiato per sempre. Uscii all'aria aperta e rabbrividii nel giacchino. Ci voleva decisamente del sushi per alleggerire la serata. Basta panini. Mi diressi verso il ristorante lasciandomi il Tech Lab alle spalle.     

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