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Il pezzo di un puzzle

Boston, 9 Maggio 2012

In casa

 Il mattino dopo verso le 9:30 mi ridestai. Non ricordavo nemmeno di essere andata a letto. Infatti ero sul tappeto della camera con una coperta appoggiata su di me. Sgranchii le ossa rotte. Dalla finestra ancora chiusa proveniva una luce fioca.  Sentivo delle voci provenire dal salotto. Mi stirai e scesi le scale. Riconobbi Sullivan in salotto seduto davanti a Set.

- Signorina Wright, come si sente?- chiese Sullivan non appena mi vide.

- Come una che ha dormito per terra- risposi con poco trasporto. Avevo assoluto bisogno di un caffe.  Set mi guardò preccupato, poi si alzò e mi accompagnò in cucina.  Mi versò il caffè. Sullivan ci raggiunse. 

-Ho controllato il parco. Penso siano li almeno da 3 giorni, c'era una tenda nascosta nella boscaglia, molti mozziconi e molta attrezzatura per la sorveglianza. Niente armi-  descrisse.

- Tre giorni?- guardai Sullivan con la tazza a mezz'aria . Un brivido mi passò lungo la schiena.  Questo voleva dire che la sera che Set era venuto da me, loro erano già li. E noi avevamo dormito con la finestra aperta! Guardai Set preoccupata.

- Per fortuna te ne sei accorta! Stiamo controllando le telecamere della banca che c'è in fondo alla strada per vedere se ci sono jeep che sono passate di frequente. Riesci a darci qualche dettaglio?- chiese Set.

-Era una jeep con mimetica militare- aggiunsi.

- Quando l'hai vista l'ultima volta?- chiese Sullivan.

- Ieri notte l'ho sentita più che altro- aggiunsi cercando di ricordare. - L'avevo già vista davanti all'università- dovetti ammettere.

-Forse era nel parco ieri sera e non sulla strada...- propose Set pensando ad alta voce.

-Potrebbe anche essere. Ci sono sentieri percorribili in jeep nel parco. Io torno a torchiare Rice, devo farlo sbottonare, probabilmente tace per paura - disse Sullivan altrettanto pensieroso. -Intanto stai qui tu, Set. Piazzare una volante qui davanti mi sembra controproducente, farò passare ogni tanto qualcuno in borghese- promise Sullivan.

- Grazie- gli risposi colpita.

- Nessuno le faranno nulla, signorina Wright, glielo assicuro. E' in ottime mani- disse poi battendo la mano sulla spalla di Set. Lui annuì.

Dopo colazione salutai Sullivan e rientrai in camera mia. La rete neurale era progredita leggermente dalla sera prima, ma ero troppo lenta. Di quel passo non avrei mai consegnato in tempo. Agii d'istinto. Presi il telefono e chiamai Rice. - Rachel, che sta succedendo?- chiese lui.

-Volevo essere io a dirtelo, stanotte ho chiamato la polizia- aggiunsi. Ero sicura che Set era giu, dato che sentivo i passi, ma parlai comunque a bassa voce.

- Che cosa hai fatto?- Rice era sconvolto.

- Non ho detto nulla o quasi di quello che mi hai detto tu- mi difesi.

-Rachel, tu non hai idea di quanto questo complichi le cose!- fece arrabbiato.

- Vorrei vedere te vivere con qualcuno che ti sorveglia accampato a pochi metri dal tuo giardino. La polizia ha detto che sono lì da tre giorni a controllarmi!- mi trattenni a stento per non urlare. 

- Senti, nemmeno a me piace l'idea, non li giustifico, ma se fossero violenti ti avrebbero già fatto del male- aggiunse per farmi desistere.

- Stanno solo aspettando che finisco e poi entreranno in azione- gli dissi agitata.

- Non è detto, dimmi almeno che non hai mai fatto il nome dell'MZ3- mi supplicò.

-Non l'ho fatto, sta tranquillo,  ma devo avvertirti: Sullivan sta venendo li da te. Sa che ho visto una jeep militare davanti all'università. Non gli ho detto che ho visto te salirci, ovviamente- sospirai nel precisarlo.

- Rachel, sei pazza!? Una jeep militare!E adesso cosa mi invento?- fece agitato.

- Di che l'hai vista anche tu un paio di volte- suggerii.

- Si, ma non gliene ho mai parlato! Oddio... Questa storia mi manderà al manicomio.- Rice era fuori controllo. Non credo avesse molte possibilità con Sullivan. Mi fece arrabbiare. Lui era solo un bersaglio collaterale, non c'era il suo nome in quel concorso, non doveva finire lui di sviluppare quella rete.

- Basta che gli dici che hai visto la jeep, ma non le hai dato peso. Se scopre che hai fatto fuori delle prove, sai bene come finirai! Tu rischi di finire in carcere, è vero, te lo concedo, ma ti ricordo che io rischio di finire ammazzata come Lily e lo sai che non sto esagerando. Dimmi solo una cosa. Perchè a me? Cosa vi ho fatto io di male!?- dissi arrabbiata con le lacrime agli occhi.

-E' perchè sono debole? O perchè sono la matricola del gruppo?- aggiunsi col fiato corto.

- No, Rachel, ma cosa stai dicendo! Non devi assolutamente pensarla in questo modo.- disse lui stupito del mio sfogo.

- E cosa dovrei pensare?- feci io alterata.

- Sai benissimo che in questo gruppo facciamo tutti cose diverse. E' solo un caso. - disse.

- Un caso?- feci allibita. Non ero tanto convinta che quella fosse la verità.

- Non guardare a quella rete nel suo complesso, guardala divisa in pezzi. Come un puzzle. Tu sei quella del nostro gruppo che poteva farla più velocemente perchè avevi già fatto i vari pezzi del puzzle e quindi puoi prendere pezzi di codice da altri progetti riadattarli e incastrarli per creare quella rete. Penso sia arrivato Sullivan. Se non gli hai detto dell'MZ3 abbiamo ancora una piccola possibilità. Scomponi la rete in pezzi e finiscila!- ordinò prima di chiudere la telefonata senza nemmeno salutarmi.        

Gettai il telefono a terra arrabbiata. Il pezzo di un puzzle? Veramente? Pensai alle parte che avevo già realizzato. Pattern recognition, OCR, lettura dei target. In effetti in quel caso avevo fatto dei gran copia e incolla da altri progetti, come aveva detto Rice. Andai alla scrivania e presi tutti gli evidenziatori colorati che avevo. Potevo guardare quella rete da un'altra prospettiva: se individuavo il progetto da cui dovevo prendere spunto ce la potevo ancora fare. Sparsi sul letto gli schemi delle reti che avevo già realizzato e mi lasciai guidare dall'istinto. Piano piano vedevo quei pezzi entrare nel puzzle e mano mano copiavo il pezzo di codice nella rete alla posizione evidenziata. Pezzo dopo pezzo. 

Quando due ore dopo ebbi finito di colorare quella rete e mi allontanai rimasi così stupita da quello che vedevo. Non c'era una sola parte scoperta. Non era un caso. Rice si sbagliava su questo. Lily mi aveva addestrato come una delle sue macchine o dei suoi amati robot, per due anni interi, senza dirmi nulla, per arrivare lì, a farmi realizzare la sua rete. Non era da una settimana che ci stavamo lavorando o da due . Erano anni. Era incredibile in realtà. Era davvero possibile?

La prof aveva estrapolato in contesti diversi ogni parte, ma alla fine mi aveva fatto impratichire con tutti quei meccanismi di base e con i vari strumenti con cui quella rete era composta: perceptron, propagazione degli errori e quant'altro. Uno per uno. Con pazienza. Aspettando che fossi pronta.  Non sapevo se essere più arrabbiata o orgogliosa. Io pensavo di essere più di un robot che scrive codice, ma forse ero questo per lei. D'altronde non me l'aveva mai nascosto.

Sentivo la sua voce nella mia testa che diceva: - Rachel, tu non hai idea di cosa può fare la tua testolina e nemmeno quella donna, ma io si. Ti ho scelto perchè mi servi. - Non c'era altro da aggiungere. Mi aveva scelto per quello. Il danno collaterale era che per quella rete saremmo morte entrambe. Piangevo mentre finivo di sistemare quel codice. Le lacrime si mischiavano alle istruzioni python. Le righe schizzavano da una parte all'altra del foglio elettronico: l'indentazione saltava e riempiva di linee rosse la pagina.

Ogni pezzo del puzzle che sistemavo o aggiungevo fino a farlo incastrare equivaleva ad ammettere che io non ero infine che un robot nelle sue mani, nella mani di Lily. Non avevo il controllo,  come non avevo mai avuto una scelta.  Rice ormai era un burattino nelle mani della MZ3. In un modo o nell'altro volevano quella rete e l'avrebbero presa: avevano pagato 5 milioni di dollari. Io di quei soldi non avrei mai visto nulla, ma non ero questo ad importarmi o a farmi più male. Nonostante tutto era un altro il pensiero che mi tormentava di più.

Perché Lily non aveva già dato loro quel codice? Perché  aspettare una settimana il mio ritorno? Ci poteva essere un solo motivo: lei non lo sapeva fare. Aveva insegnato a me ed era brava ad insegnare, sapeva metterci le mani, ma sapeva poco il python: il c++ era il suo linguaggio. Le librerie che usavo aveva iniziato a studiarsele Rice, su quelle era sempre stato lui ad aiutarmi.

E allora se non aveva saputo dargli quel codice era morta davvero ed era a causa della mia trasferta. Quanto avevano insistito? Erano arrivati a farle del male? E poi io ero tornata. Avevo confermato l'iscrizione al concorso. Lily non serviva più. Fine dei giochi. Non l'avrebbero trovata nel fiume. O forse sì. Importava? A me non più.   

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