Forza propellente
Boston, 4 Maggio 2012
In casa
Due sere dopo quando Maggie venne a bussare in camera portando un panino mi sembrò che venisse da un altro universo. Seguii il suo sguardo perdersi tra la parete ormai cosparsa di quasi tutte le lavagne della prof e i miei fogli di appunti accartocciati e dispersi sul pavimento, uno dopo l'altro. Mi portò il panino e venne a sedersi sul letto.
- Ti sembro una pazza, lo so!- ammisi voltandomi a guardare il soffitto.
- Li hai messi quasi tutti in fila...- mi sorrise per incoraggiarmi. Mi squadrava coi suoi occhi furbetti sotto il caschetto sbarazzino.
- Posso dare un'occhiata?- chiese morendo di curiosità. Io allargai le braccia stropicciandomi gli occhi esausta. -Tu mangia intanto- disse.
-Sembra una maledizione- bofonchiai col cibo in bocca. Mandai giu il toast e poi aggiunsi:- più credo di aver capito , più le cose non tornano- sbuffai. Mi misi a sedere e mi attaccai al bicchiere con la spremuta. -Non riesco a capire come siano fatti quei documenti, non riesco a capire perchè serve l'ocr, non riesco a capire perchè se è classificazione del testo, sembra che il testo lo scarti di proposito- riepilogai più che altro per me stessa. Mi alzai di scatto, lasciai il toast sul letto e la raggiunsi vicino al muro.
- Tu che capisci qualcosa di fisica, mi dici che cavolo è quella formula di esempio che ha messo li per studiare la pattern recognition?- le dissi indicano una foto circa a metà della procedura.
- Cosa ti fa pensare che sia una formula fisica?- disse Maggie. -Non potrebbe essere uno di quei calcoli che fate voi per la precisione o gli errori?- ipotizzò. Io scossi la testa.
- Le lettere che usa non hanno alcun senso... g per esempio. Non è la gravità g?- la indicai nel sistema. Maggie si accigliò.
- Posso usare il tuo pc?- chiese poi. Io annuii.
- Sai che forse hai ragione, c'è la velocità, la resistenza, la massa... quello che non mi ricordo è questo simbolo. - lo indicò sulla parete. Lo cercò sul portatile e poi disse tra sè e sè come se cercasse di riepilogare dove l'aveva già sentita. - Distanza Zenitale- sussurrava a bassa voce. - E distanza polare...- aggiunse poco dopo. - Questa formula riguarda la traiettoria di un corpo in uno spazio sferico tridimensionale, come la terra- mi spiegò poi in termini più semplici. -V0 è la velocità inziale, ma quest'ultima equazione, la F non me la spiego- disse riflettendo ad alta voce.
-La F non è la Forza di solito?- alzai le spalle.
-Certo, ovvio, la forza. Posso chiederti cosa producono alla MZ3 ?- disse poi sorridendo. Aveva avuto un'idea.
- Balistica- feci addentando il panino.
- Armi quindi?- fece stupita.
- Si sono tra i fornitori dell'esercito americano, perchè?- chiesi.
- La forza, Rachel, il propellente. Potrei sbagliarmi, ma secondo me sono missili- agginse. Io mi voltai verso di lei allibita.
-Stai scherzando, spero?- ero incredula.
- Ora sai perchè hanno tanto denaro da buttare- rise lei. Io non ci trovavo nulla da ridere. Ammettiamo parlassero di costruzione di missili, ovviamente erano secreatati, ma questo non rispondeva alla mia domanda iniziale, perchè per classificarli Lily voleva usare la formula o le tabelle?
- Non ce la farò mai! Senza vedere i documenti sono ad un punto morto-, conclusi desolata. -Bene , così puoi disfare la valigia- sorrise lei. La guardai incerta. -Oppure mi presti i tuoi vestiti per andare in Canada, scegli tu- mi provocò Maggie. Il Canada! Mi ero dimenticata della sua conferenza. Il suo trolley si era rotto nel suo ultimo viaggio e le avevo promesso che poteva usare il mio finchè il suo era in riparazione.
- Hai ragione, scusa. Finisco il toast e lo faccio- promisi.
Quaranta minuti dopo, esule da una lunga telefonata con mia madre che aveva visto la notizia della sparizione della mia responsabile e mi chiedeva come stavo (distrutta), se mangiavo (toast e aranciata contavano?), se ero depressa (su questo ero stata sincera, non ancora) ed essersi assicurata che non sarei stata da sola in questo brutto periodo (avevo omesso la conferenza di Maggie per il bene della pace nel mondo) e che l'avrei chiamata più spesso (era un buon proposito che ahimè facevo spesso), bussai in camera di Maggie e le allungai il trolley. Lei mi fece segno di entrare.
-Era tua madre, vero?- aggiunse facendomi segno di entrare. Io annuii.
- E' preoccupata per come potrei prenderla- le dissi crollando sulla sua poltrona.
- E devo preoccuparmi anche io?- chiese lei guardandomi di traverso.
-Non lo so, devo ancora metabolizzarlo credo, per ora è stato tutto troppo veloce- le dissi con sincerità. -Ho paura di Lunedì, di vedere il suo ufficio aperto, o peggio ancora chiuso col nastro giallo- sospirai.
-E' normale, ci lavoravi tutti i giorni. Puoi essere sconvolta... hai tutto il diritto di esserlo.- mi ricordò.
- E' che così, senza preavviso, senza nessun segno tangibile. Non faccio che pensare: avrei dovuto capire che qualcosa non andava... cavolo scriveva formule di missili sulla lavagna!- gettai lì per stemperare la tensione. - Insomma, forse se le avessi chiesto qualcosa quella sera , non so...- continuai.
-Ehi, no , Rachel, ascoltami, questo che stai facendo è un brutto gioco, non porta giovamento a nessuno. Stai facendo qualcosa per lei ora, stai aiutando a cercare di capire perchè le hanno fatto questo e chi è stato. Tu stai facendo già tutto il possibile, oltre quello che dovresti. Quindi tacita il tuo senso di colpa e fai un favore a me e a tua madre...- aggiunse accigliandosi. - Metti questo finchè non torno- disse lanciandomi un giubbotto antiproiettile.
-Che ci fai con un giubbotto anti proiettile in casa?- feci meravigliata.
-Non è una pistola, te lo danno anche senza porto d'armi e può sempre servire , non si sa mai. E' geniale, non trovi?- disse entusiasta.
- Non è che l'hai comprato ad una di quelle fiere dei fumetti dove tutti si travestono?- chiesi poi ammirandolo.
- No, cioè il negozio dove l'ho preso era a fianco della fiera del fumetto , ma ti giuro ci siamo andati prima che il cos-play iniziasse: era un comunissimo negozio di armi, lo sai mettere?- chiese poi. La guardai stupita. Mi fece segno di alzarmi. Mi mostrò come chiudere le cinghie.
-Ahi, così fai male!- protestai.
-Più è stretto, più funziona- mi ricordò.
-E' previsto respirare?- chiesi mentre continuava a fare la sua valigia e io mi ammiravo allo specchio.
- Fingerò di non averti sentito- sbuffò.
- Come faccio a girare tutto il giorno con questo?- aggiunsi allentando le cinghie.
- Ok, capisco che tutto il giorno è lunga, ma promettimi che se le cose si mettono male, lo metti- aggiunse fermandosi a guardarmi dritta negli occhi.
- Promesso. Non ti facevo più protettiva di mia madre- le sorrisi. Lei in tutta riposta mi tirò una cuscinata addosso.
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