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Eco

Boston, 13 Maggio 2012

In salotto

Quel pomeriggio ero stesa sul divano con le gambe incrociate e la testa appoggiata sulle gambe di Set. Sulle mie gambe i fogli abbandonati della presentazione. Quel weekend era stato l'apice della mia deriva. Come una drogata mi ero attaccata all'unica cosa positiva della mia vita in quel momento: Set. Avevamo continuato a vivere insieme e fare l'amore ovunque come se nulla fosse. Ero quasi sicura che Sullivan ci avesse ormai scoperto. Quel giorno quando suonò il campanello Set era ancora in boxer e petto nudo. Ed erano le 6 del pomeriggio. Mi mandò ad aprire, cosa che credo stupì non poco Sullivan. Forse non era esattamente il protocollo. Set rientrò nella stanza pochi minuti dopo, con un paio di jeans, ancora intento ad infilarsi una maglietta, dicendo di aver appena fatto la doccia. Faticai a trattenere una risata. Set mi lanciò un'occhiata della serie "dopo facciamo i conti" e fece accomodare Sullivan. Ci salvò solo una telefonata a cui il capo ispettore rispose. Dopo qualche istante mi chiese di andare in camera mia e mise il vivavoce perchè anche Set potesse sentire. Invece di fare come richiesto io rimasi sulle scale , seduta in un angolo buio sul pavimento trattenendo anche il fiato per non farmi sentire. Ero troppo lontana dal telefono, ma le loro risposte invece le sentii chiaramente. 

-L'auto della Clarckson è fin troppo immacolata. Qualcuno l'ha ripulita di sicuro!- diceva perplesso Sullivan. Set chiedeva se intendevano procedere ad un altro interrogatorio.  -No, non basta per il giudice. Cazzo sono sparite anche le impronte della Clarckson da quell'auto. Chiunque l'ha pulita era un professionista e un fottutto perfezionista- Sullivan era particolarmente sguaiato in quei giorni. Era teso e lo capivo. Perchè non era stupido. Aveva capito benissimo che qualcosa non andava, ma unendo i puntini a loro disposizione (molto pochi grazie a me e Rice) non avrebbero mai ottenuto la figura completa. Figura che nemmeno io avevo comunque.   - Possiamo provare a farla cadere in contraddizione, ma non prima che Rachel abbia finito col concorso, non possiamo rischiare- aveva aggiunto Sullivan.  -E' arrivato il filmato?- chiese Sullivan alle persone al di là del telefono. - Se la macchina era sul ponte è spacciata- disse Set soddisfatto. - Al giudice non basta. - ricordò Sullivan. -Si, ma ammetterai che è sospetto!- protestò Set. -Ovviamente, ma se non si vede chi era al volante non conta molto. Devo ricordarti che la Clarckson ha denuciato la scomparsa dell'auto?- gli chiese Sullivan sospirando. -Solo il giorno prima. - ribattè Set. - Non avevate detto che avevamo un'altra ripresa della stessa auto quella sera? - chiese Sullivan alle persone che lo ascoltavano al telefono.

- Ha sentito, ispettore? Hanno ripreso la macchina uscire dal parcheggio dall'università e seguire quella della Collins. Ispettore, cosa vuole che troviamo di più?- protestò Set dopo un lungo silenzio. Io rimasi allibita. - Quel locale, il locale caldaie... la Clarckson vi aveva accesso?- chiese Sullivan al telefono. La risposta lo lasciò perplesso. - Ha denunciato la scomparsa della sua auto, ha rubato il badge dell'inserviente, l'ha nascosta e poi la sera è tornata a prenderla. Ci sta, sappiamo che non è stupida, avrà architettato tutto- sbottò Set. Sapevo che non gli andava molto a genio la Clarckson. Forse era per quello che gli avevo detto di lei? Dovevo ammettere che la Clarckson era la cattiva perfetta di una storia come quella in cui mi trovavo mio malgrado. Sullivan tuttavia frenava. -E perchè ha aspettato proprio quella sera?La Collins è stata lì con lei all'università ogni giorno nel mese precedente... -  obbiettò stupendo anche me. - Forse non ha digerito che si fosse davvero iscritta al concorso- ricordò Set. Mi scappò uno starnuto. Lo attutii, ma sentii che Set si avvicinava alla scala per controllare, così mi nascosi nel bagno. Mi lavai la faccia e tirai l'acqua per salvare le apparenze.  Guardai il mio naso rosso allo specchio. Avevo preso un bel raffreddore a sporgermi dalla finestra sotto la pioggia, non era stata una grande idea, specie con la presentazione in arrivo. Ricordai quella donna con l'ombrello rosso. Perchè quell'inchino? Era davvero rivolto a me? Scacciai il pensiero. "La incastreranno probabilmente, ma su questo non possiamo farci molto. " la voce di Lily emerse dalla mia testa. Per quanto fingevo di non aver mai letto quella lettera, in realtà era sempre lì nella mia testa come un tarlo. Stava scavando piano piano, lentamente, sempre più in profondita. 

A prima vista ero la stessa ragazza di sempre. E anche più felice, perchè c'era Set. Era una bugia. Una maschera. Io lo sapevo fin troppo bene mentre mi guardavo alla specchio. C'era come un'eco dentro di me. Qualcosa che potevo fingere di non ascoltare, ma era sempre lì. E con mio sommo stupore il dolore per la scomparsa di Lily non era l'eco più grande. C'era una rabbia in me che stava prendendo possesso di ogni singolo atomo della mia anima. Non volevo più essere il robot di nessuno. Nè di Lily , nè di nessun altro. Non dovevo permettere a nessuno di usarmi come lei aveva fatto con me per due anni interi.  Un'altra me sarebbe stata onorata di essere la persona di cui si era fidata, quella che aveva scelto per aiutarla in quel difficile compito. L'onore non paga. E non erano i soldi a cui mi riferivo, parlavo della mia vita: il bene più prezioso che avessi! Che diritto aveva lei di gettarmi dentro una storia del genere con una telefonata di 30 secondi? Io non avevo chiesto spiegazioni, mi ero fidata, come sempre, ad occhi chiusi, come un cavallo lanciato in corsa contro un burrone. Avevo sbagliato a non chiedere nulla, ma non mi illudevo: conoscevo bene Lily ormai. Avrebbe sorriso, mi avrebbe augurato buon viaggio e avrebbe aggiunto : - al ritorno ti racconto tutto, promesso- . A dispetto della sua umanità e della sua disponibilità, Lily non era e non sarebbe mai stata una mia amica, nè io una sua confidente. Questo darsi del tu era solo una misura di convenienza, di comodo: rendeva la comunicazione più agevole e semplice possibile. Era solo un modo per ottimizzare il traffico di una rete. Noi eravamo la sua rete informativa.  Preciso. Ottimizzato. Prevedibile.  

Da quello che avevo visto l'MZ3 non erano affatto l' ultima arrivata. Se volevano qualcosa , la facevano accadere. Lily aveva ragione, non potevo essere io a salvare la Clarckson: era già tanto che riuscissi a salvare me stessa. In quanto alla mia relazione con Set era ovviamente un volo a senso unico dritto nel lago dei fallimenti: come altro poteva finire una relazione basata su una bugia dietro l'altra? Forse era per quello che il sesso era così fantastico. Sorrisi allo specchio. Mi stavo affezionando a lui e questo mi spaventava. Non volevo fargli del male. Gli avevo detto che dopo il concorso sarei partita per andare a trovare i miei. Avevamo preso il biglietto insieme. Mi aveva chiesto se volevo che venisse con me, per sicurezza. Gli avevo chiesto se era necessario. Lui si era riservato di valutare la situazione con Sullivan sul momento. Mi sembrava deluso. Ovviamente non potevo dirgli che era ciò che Lily mi aveva chiesto di fare. Venerdì la Clarckson avrebbe ultimato la presentazione e io sarei dovuta scappare. Avrei lasciato Set indietro, senza alcuna spiegazione. Mi avrebbe cercato dai miei. Questo era esattamente il piano. Quel falso volo speravo traesse in inganno l'MZ3 e la polizia e mi desse il tempo per fuggire.

Avevo paura di quanto tenacemente lui mi cercasse. In realtà avevo altrettanta paura che non lo facesse. Amaro il destino. Come ci sembra bello qualcosa che sappiamo di aver rubato e di non poter tenere a lungo.  Lanciai un'occhiata ai trucchi di Maggie sulla toiletta. Si era dimenticata un rossetto rosso scuro. L'avevamo provato alcune volte per ridere tra di noi. Non mi sarei mai azzardata ad uscire con quello. Chissà perchè me l'aveva lasciato. Forse nella fretta se l'era dimenticato o forse non pensava di avere molta vita sociale non "ufficiale" al convegno. Alzai le spalle e sorrisi allo specchio. Mi dipinsi le labbra. Venni distratta da alcuni rumori. Notai l'auto di Sullivan allontanarsi lungo la strada. Il volto che vedevo riflesso nello specchio con quel rossetto non era quello di un robot. Era quello di una donna libera, non sottomessa. Non era il volto di una perdente. "Capo ispettore" mimai un inchino alla finestra, come quello della donna dall'ombrello rosso. Piegai appena le ginocchia come una ballerina nel riscaldamento. Poi uscii dal bagno. Mi tolsi la maglia e il reggiseno sulle scale, arrivai in salotto e mi fermai davanti a Set. Sciolsi i capelli. Lui si voltò verso di me. - e' già andato l'ispettore?- gli chiesi. Il telefono gli cadde dalle mani. Mi mangiava con gli occhi. Sussultò quando feci scivolare le mutandine lungo le gambe. Annuì lentamente. Mi avventurai di corsa su per le scale , mi prese dopo la prima rampa. Mi fece girare verso di lui e mi appoggiò sulla scala e poi senza preavviso infilò un dito nella mia intimità. L'ultima cosa che pensai prima di abbandonarmi all'oblio dei sensi fu: "Prova a simulare questo con una delle tue reti, Lily!"      



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