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Consegna

Boston, 10 Maggio 2012

MIT

Scesi dell'auto di Set. Un agente in borghese si presentò ad entrambi. Sullivan voleva che Set lo raggiungesse  e quell'agente sarebbe stata la mia ombra per la mattinata. Non diede dettagli, ma solo un codice e Set saltò sull'attenti. Non aspettai che mi salutasse, non avevo voglia di fare conversazione. Avevo ben altri pensieri per la testa. Entrai in segreteria. Credo mi stessero aspettando perchè una delle impiegate uscì dall'ufficio e mi chiese di seguirla. L'uomo non mi lasciò un solo istante. Rimase rispettosamente sulla porta dell'uffico mentre mi sedevo. Mi accorsi che mi tremava la mano a consegnare quel codice.

- Giusto in tempo, signorina Wright- mi disse con un sorriso.  Mi fece firmare alcuni fogli di consenso. Mi diede il calendario delle esposizioni orali dei progetti. Scorsi velocemente che ero il Martedì mattina dellla settimana successiva. Non c'era molto tempo. Dovevo farmelo bastare.

- Ah quasi dimenticavo, la professoressa aveva lasciato una bozza di presentazione in caso lei fosse... ehm.. impossibilitata...- aggiunse. Io rimasi a guardare quella chiavetta. Avevo paura a toccarla. Poi mi prese il panico che la polizia la portasse via. Sarebbe stata molto dura sapere cosa potevo dire e cosa no.  La afferrai con decisione e la nascosi in tasca. Guardai di sottecchi la porta. L'agente non dava nessun segno di interessamento a quello che stavamo facendo.

- Mi dispiace molto per la professoressa. Le faccio le condoglianze e i miei più sinceri auguri per il concorso- disse con una formalità che mi stupì. Io non ero un familiare: perchè fare a me le condaglianze? 

Feci un debole sorriso e risposi :- Riferò senz'altro alla famiglia, la ringrazio- . Mi alzai e lasciai la stanza.

Tremavo all'idea di guardare la presentazione eppure decisi comunque di fare un salto sù ai laboratori per dare la buona notizia a Rice.  Mi diressi decisa verso il piano superiore. Nessuno fece molto caso all'uomo che saliva giusto dietro di me guardandosi intorno con fare sospetto. Quando entrai nell'open space nessuno alzò gli occhi dal monitor a parte Rice che scattò in piedi come se l'avessero punto. Mi scappò da ridere.

- Puo' aspettare qui all 'ingresso? - chiesi all'agente indicando un paio di sedie di fianco alla porta che dava sull'open space. Lui annuì, si mise in posizione strategica di fianco alla porta. Guardava fisso la scala. Forse aveva valutato che da li potessero venire le minacce maggiori. Mi chiesi cosa gli aveva detto Set. Entrai nell'ufficio di Rice. Aveva gli occhi vitrei. Probabilmente non dormiva da diverse notti.

- Consegnato.- dissi soltanto sedendomi di fronte a lui. Speravo facesse altrattanto o sarebbe sembrato sospetto. Per fortuna mi imitò. 

- Funziona?- chiese dopo un lungo silenzio. Annuii soltanto.

- F1?- aggiunse.

- 95.7 %- risposi brevemente. Lui deglutì a fatica.

- Siamo al limite con le promesse che avevamo fatto, ma capisco che eri molto di corsa. Va bene così, in qualche modo me la gioco io. - promise.

- Era nel limite previsto- risposi alzando le spalle.

- La prof mi ha lasciato la traccia di cosa dire alla presentazione- aggiunsi poi. Lui respirò a fondo.

- Questo semplifica molto le cose, per fortuna! Quell'uomo l'ha visto?- chiese Rice indicando da sotto la scrivania la porta. Aveva molta paura che ci vedesse. Io scossi lentamente la testa. -Chiunque te lo chieda sono i tuoi appunti personali, li hai fatti tu. Modifica autore e data nel file, mi raccomando!- si premurò lui. Non voleva che la polizia lo requisisse. Quindi si appoggiò alla scrivania stremato.

- Martedì ho la presentazione- comunicai. Mi stava a malapena ascoltando. Respirava lentamente: mi chiesi se avesse un attacco di panico in corso.

-Andrà tutto bene, Rachel, stai traquilla- mimai con una voce roca per farlo sorridere. Funzionò. -Sì, forse hai ragione, adesso andrà tutto bene, forse ce la facciamo. Il più è fatto. Posso chiamarli e possono prendere il codice. - sospirò infine.

- Non dovrebbero aspettare la fine del concorso?- chiesi stupita.

-Chi mai può battere un 95,7 con un classifatore di testo?- mi guardò come una bambina che gli chiede perchè la terra è rotonda.  - Tu hai fatto il tuo lavoro, Rachel, ti ringrazio molto.- aggiunse. Io mi alzai stupita, ma non aggiunsi altro.

Mi fermai alla mia scrivania nell'open space.  Aprii il portatile per controllare le mail. Gli altri lavoravano tranquilli. Non c'erano occhi lunghi in arrivo. Anche Sylvia dopo qualche battuta tornò alla sua tesi. Aprii la chiavetta. C'era un solo file. Una presentazione.

Lily anche da morta non si contraddiceva. Precisa, puntuale e sempre in anticipo. Prevedeva sempre ogni possibile complicazione. Era la persona che faceva backup di ogni cosa. C'era una nota a margine. "Inserire F1-Measure, dispositiva 10". Andai avanti: aveva messo accanto ad ogni diapositiva i punti da trattare. Dove ampliare, dove soffermarsi, dove accennare.  Poteva farcela quasi anche Set a fare quella presentazione. L'idea mi fece sorridere e mi calmò. Forse era davvero finita come aveva detto Rice. Modificai i dati del file come mi aveva chiesto lui. Poi scorsi ad una ad una le pagine. Arrivata alla quindicesima diapositiva, il mio cuore saltò un battito. 

Non c'era più lo sfondo. Non c'era più nulla , c'erano solo una serie di caratteri in base 64. Come se fosse un allegato di qualche mail. Non mi stupiva. Non era la prima volta che Lily lo faceva per allegati riservati. Avevamo una procedura interna nel nostro gruppo. Un piccolo programma python che ti chiedeva le tue credenziali e decriptava il file. Incollai i caratteri in un file di testo e lo feci girare. Mi produsse un pdf, la scansione di una lettera, scritta a mano... da Lily. Per me. La sua ultima lettera.      

Ciao Rachel, se stai leggendo quasta lettera vuol dire che qualcosa è andato storto ed io non ce l'ho fatta. Se hai questa lettera in mano però L.I.L.Y. ora esiste, quindi posso essere orgogliosa di aver lasciato qualcosa del genere al mondo prima di andarmene. Sapevo che era rischioso, ma ti giuro che non immaginavo quanto o non ti avrei mai coinvolta.

Mi accorsi di non riuscire a trattenere le lacrime. Non potevo leggerla lì davanti a tutti.  Mi asciugai gli occhi con un fazzoletto di carta. Per calmarmi scorsi la posta e risposi ad un paio di mail. Poi mi alzai riponendo alcuni documenti a caso nella mia borsa per non dare nell'occhio. Salutai tutti dicendo che ci saremmo visti a fine concorso, il lunedì successivo. Mi fecero tutti un grande in bocca al lupo. Rice mi fece solo un cenno dal suo ufficio che ci saremmo sentiti per telefono. Io annuii e comunicai all'agente che ero pronta ad andare. Lui non reagì minimamente. Mi accompagnò all'auto di servizio e  mi fece salire. Tenevo le mani le une nelle altre per non far vedere che tremavano. - Tutto a posto?- chiese l'agente vedendomi agitata.

- E' per un dubbio che mi è venuto sul codice, preferisco ricontrollare a casa, non vorrei aver mandato a monte il concorso per una sciocchezza- dissi. Lui annuì e non mi chiese più nulla.

Arrivata a casa , entrammo. -L'ispettore Jamson ha scritto che sarà qui per pranzo, di aspetterlo- riferì con poco trasporto. Lo ringraziai e gli chiesi il permesso di ritirarmi in camera mia. Quando mi venne dietro rischiai di prendere male un gradino per la tensione nervosa. Lui mi aiutò a salire, poi mi fece segno di attendere.

Controllò il resto della camera, poi soddisfatto aggiunse: -Faccio un giro di ricognizione, giusto 10 minuti, dopo se ha bisogno mi trova in salotto.- Io annuii.   Aspettai di sentirlo scendere le scale prima di riaprire il portatile e mettermi  sdraiata sul letto.

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