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Capitolo 6: Il Ritorno a Casa

La mia mente è un turbine di confusione mentre giaccio steso a terra. Cosa è successo? La testa mi duole, ma inizia a rischiararsi

Ora ricordo, O'Connor, lo sparo...

La realtà affiora. Fatica ad alzarmi, percependo un formicolio in testa, sicuramente dovuto al colpo che ho incassato

"Per l'amor del cielo", mormoro tra i denti, strappato alla mia incertezza dalla furia di John che urla

<<Maledetto figlio di puttana>>

Che sta succedendo? Con sforzi sovrumani, riesco finalmente a rialzarmi e vedo John che picchia il capitano con determinazione

<<Pagherai per quello che hai fatto>>

Cosa è successo?

Mi volto e mi sento cadere il mondo addosso, sento le mie gambe cedere, le lacrime inondare il viso.

Geoffrey giace a terra, immobile, un buco nel petto che tradisce il suo spaventoso destino. Non c'è vita in lui, solo la tragica quiete della morte.

Resto impalato a fissare il mio amico per qualche istante. In un attimo la tristezza si tramuta in una furia travolgente.

Senza esitare, mi scaglio verso O'Connor, ancora disteso a terra e sanguinante, continuo il lavoro lasciato in sospeso da John. Afferro il capitano per la divisa e lo sbatto contro il muro, inizio a sferrargli una raffica di colpi al volto

<<Su forza, continua a colpirmi, finirai con il perdere ogni speranza di uscire da qui, perderai tutto>> continua facendomi solo innervosire di più

<<Non c'è niente che tu possa togliermi, ho già perso tutto>>

John tenta di fermarmi, trascinandomi via

<<Non farlo, non ne vale la pena, non sei come lui>> dice nel tentativo di farmi desistere

In quel momento, però, desidero solo far giustizia con le mie mani, ma una voce nella mia mente sussurra con cautela che potrei presto pagare il prezzo delle mie azioni e finire dalla parte sbagliata della legge.

<<Abbiamo già le prove che lo condannano Watson>> insiste <<dobbiamo solo consegnarle al direttore, si occuperà di tutto>>

<<Cosa ne facciamo di lui per ora?>> domando con i nervi a fior di pelle

<<Me ne occupo io, tu prendi i soldi e quel biglietto e consegnali al direttore. Digli di recarsi al magazzino. Oggi monteremo uno scandalo>>

Faccio come dice, prendo i soldi e il biglietto. Lancio un ultimo sguardo d'addio al mio amico caduto, poi mi dirigo verso l'uscita del maledetto magazzino

Arrivo al ridosso dell'ufficio del direttore, trovo la segretaria ad attendermi

<<Cosa ti occorre detenuto?>> mi chiede con un sorriso che rattrista ancor di più l'atmosfera già pesante

In questo momento mi rende nervoso ogni cosa

<<Ho bisogno di parlare con il direttore è urgente>> rispondo con freddezza

Spero non opponga resistenza altrimenti sono pronto a buttare giù la porta

<<Avverto il direttore. Hai un'aria sconvolta, è successo qualcosa??>> domanda preoccupata

<<Presto lo scoprirà>> rispondo tra me e me, aspettando con ansia di gettare luce su quanto è accaduto

Dopo qualche minuto

Vedo uscire dalla porta dell'ufficio il direttore, mi invita ad entrare per parlare

<<Come mai è qui signor Watson?>> domanda con una certa sorpresa

<<Guardi qui, lo abbiamo trovato nel magazzino, appartengono al Capitano O'Connor>> rispondo, consegnando il biglietto e i soldi

Il direttore sembra perplesso

<<Sono accuse pesanti, ne è certo?>> domanda, cercando conferma

<<Se non mi crede venga con me al magazzino, ma la avverto ciò che vedrà non sarà affatto piacevole>>

Il direttore accetta e si mette in cammino con un paio di guardie.

Arrivati al maledetto magazzino, entriamo e come previsto, il direttore rimane sconvolto dalla scena che gli si presenta dinanzi agli occhi

<<Capitano O'Connor, esigo spiegazioni, che diavolo è successo qui dentro?>> tuona il direttore, visibilmente infuriato

Il capitano risponde con arroganza

<<Questi bastardi mi hanno aggredito, ho dovuto sparare ad uno di loro>> indica il cadavere di Geoffrey

Non riesco a trattenere la rabbia. Sta mentendo maledetto bastardo.

Il direttore, senza farsi intimorire, gli mostra i soldi e il biglietto.

<<Cosa mi dice di questi invece?>> domanda

Il capitano O'Connor continua a mentire, sostenendo la sua versione dei fatti, nonostante sia ormai evidente che sta per essere smascherato

<<Non ne ho idea, hanno cercato di incastrarmi>>

Il direttore si rivolge poi a me

<<Signor Becker, lei cosa mi dice?>>

<<Cosa vuole che le dica? Il nostro caro capitano qui continua a raccontare una barca di cazzate, ha ucciso quel ragazzo che si è beccato una pallottola per salvare la vita a Watson, a quanto pare, abbiamo scoperto che è stato proprio il capitano a uccidere Rick Thompson quella notte, la stanza che conduce sul retro del capannone parte proprio dal suo ufficio e ha nascosto poi durante la perquisizione l'arma del delitto nella cella di Watson>> spiego

Il capitano abbassa lo sguardo, ormai consapevole di essere senza via di fuga

Il direttore, dopo un lungo silenzio chiede al capitano se ha qualcosa da dire in sua difesa.

<<Vuole dire qualcosa in sua difesa capitano?>> domanda il direttore

Cala il silenzio

La sua condanna è ormai inevitabile e l'umiliazione è tangibile

<<Lei rappresenta la vergogna di questo penitenziario capitano, sappia che da parte mia non avrà alcun occhio di riguardo. Portatelo via>> ordina il direttore con fermezza

Le guardie ammanettano il capitano e lo conducono via. Ora dovrà rispondere davanti alla legge.

Il direttore si rivolge poi a me e John

<<In quanto a voi, vi conviene tornare nelle vostre celle, non voglio vedervi più andare in giro oltre l'orario concesso>>

Senza proferire parola, ci dirigiamo verso le nostre celle, in attesa di ulteriori sviluppi.

Una volta nella mia cella, i ricordi di me e Geoffrey affiorano per un istante, e non riesco a trattenere le lacrime. Poco dopo, vedo arrivare le guardie con degli enormi sacchi neri.

<<Detenuto, fatti da parte, dobbiamo portare via gli effetti personali del defunto>> mi informa la guardia

Lascio che le guardie facciano il loro lavoro. Una volta terminato, mi abbandono sul letto, esausto e devastato. Non so se riuscirò a chiudere occhio stanotte. La vita sembra mettermi continuamente alla prova.

Il mattino seguente

<<Watson, alzati hai una visita>> ordina la guardia, interrompendo i miei pensieri

Perfetto, iniziamo subito la giornata facendo qualcosa che non sia starmene a letto a piangermi addosso

Mi dirigo verso la sala delle visite e, con grande gioia, trovo mia madre in compagnia di un signore distinto in uno smoking, tiene in mano una cartella

<<Salve, è bello rivederti mamma>> la saluto con affetto

<<Ciao Dustin, vieni qui fatti abbracciare. Sono felice di vederti ancora tutto intero, stavano per portarti via da me per sempre>> dice commossa

<<Mamma non fare così, sono tutto intero come puoi vedere, ma dimmi come mai sei qui oggi?>> chiedo incuriosito dalla presenza di quell'uomo in smoking

<<Vedi questo signore qui? Bene lui è un avvocato, e in quella cartella c'è una richiesta per iscritto da parte del giudice, è giunta voce all'esterno di ciò che è accaduto al capitano, andremo in tribunale per discutere la tua condanna Dustin>> spiega emozionata

Il direttore si avvicina, avvisato dalle guardie. L'avvocato consegna la cartella al direttore affinché possa leggerla

<<Bene, mi sembra tutto scritto chiaramente, Watson preparati andrai in tribunale>> ordina il direttore

Questa notizia ha subito dato una svolta positiva alla mia giornata, è la prima volta che sembra iniziare nel verso giusto

<<Tesoro mio, noi iniziamo ad andare in tribunale, ti aspettiamo li>> bisbiglia con affetto mia madre congedandosi con un sorriso

Dopo qualche minuto, vengo raggiunto dalle guardie, mi scorteranno fino al tribunale. Mentre ci avviamo all'uscita incrocio lo sguardo di John, anche lui impegnato con una visita

<<Cosi ti portano via Watson>> commenta con un tono che potrebbe quasi sembrare dispiaciuto

<<A quanto pare. Grazie per tutto John, non sarei qui senza il tuo aiuto>> rispondo esprimendo la mia sincera gratitudine

<<Non devi ringraziarmi, mi aspetto tutt'altro>> dice sorridendo

<<Si lo so, mi sdebiterò in qualche modo. Te lo prometto>> dico senza poter nascondere un sorriso

<<Buona fortuna l fuori Watson>>

Chi l'avrebbe mai detto? Se qualcuno mi avesse detto che un giorno sarei andato d'accordo con John Becker, avrei riso fino a scoppiare

Dieci più tardi

Siamo giunti in tribunale, le guardie mi accompagnano all'interno in attesa che abbia inizio il processo.

Sta per entrare il giudice. "in piedi!"

Ecco, mi tremano le gambe

<<Seduti>>

Con tono solenne dice

<<In seguito alle prove ricevute, si fa riferimento quindi all'omicidio del detenuto Rick Thompson, analizzato il materiale, trattasi quindi di denaro e una lettera, la quale colpevolizza il capitano O'Connor, comunico la caduta di tutte le accuse rivolte al detenuto Dustin Watson, che è quindi innocente>>

Si sente un mormorio tra la folla che il giudice zittisce nell'immediato

<<Silenzio in aula>>

Il giudice prosegue

<<Segue poi l'omicidio della signorina Dempsey: in seguito a delle prove; quindi, l'analisi della lettera nella quale il detenuto Rick Thompson scagiona da tutte le accuse il qui presente Dustin Watson, non potendo però avere una testimonianza di Rick Thompson in merito alla identicità della prova, dichiaro l'imputato innocente, ma dovrà indossare un sistema di localizzazione, che lo terrà sempre sotto sorveglianza, l'udienza si aggiorna a data da destinarsi>>

Il giudice ha emesso la sentenza definitiva, per ora, che mi scagiona da qualsiasi accusa. Non ci posso credere, sono libero! Nemmeno il tempo di rendermi conto di quanto sia successo, che vengo sommerso dagli abbracci e dai baci di mia madre

<<Sapevo che ce l'avremmo fatta Dustin, non sai quanto sono felice>> dice commossa

<<Grazie mamma, lo sono anche io, finalmente potrò conoscere gli altri>> rispondo

Ora, al di fuori della prigione, mi aspetta un mondo tutto nuovo, dovrò riacquistare la memoria, ma ora poco importa. Avrò modo di rifarmi, e forse alcune cose è meglio dimenticarle

<<Vieni tesoro, andiamo a casa, così ti presenterò tuo padre e tua sorella. Saranno felici di vederti>>

Ci incamminiamo verso l'uscita del tribunale, ma improvvisamente ci troviamo di fronte la famiglia Kennedy. Non c'è bisogno che qualcuno me lo dica; lo capisco dalla loro espressione poco felice.

<<Bentornato tra noi Watson. Preparati perché quello che hai vissuto lì dentro è soltanto un assaggio dell'inferno che vivrai qui fuori

Pagherai per tutto quello che hai fatto, sei e resterai un assassino>> dice un ragazzo che presumo essere il figlio dei Kennedy

"Fanculo", sibilo tra i denti.

<<Vi ringrazio di essere venuti per congratularvi per la mia libertà, non dovevate>> dico con sarcasmo

<<Andiamo via Jim, non parliamo con degli straccioni>> dice la madre con espressione disgustata

<<Ti pentirai di essere uscito da quel posto sulle tue gambe>> avverte Jim

Jim, se non si fosse capito, è il figlio dei Kennedy, il solito figlio di papà, a cui tutto è concesso.

Alto più o meno quanto me, capelli biondi, occhi azzurri, veste firmato.

<<Su forza, andiamo Dustin, ci aspettano a casa>> bisbiglia mia madre

<<Alla prossima>> bisbiglio a Jim per provocarlo

Ci dirigiamo verso l'uscita del tribunale, saliamo in macchina e ci avviamo verso casa

Una volta arrivati, scendiamo dall'auto, attraversiamo un viale con ai lati un giardino. Saliamo delle scale che ci conducono ad un porticato e giungiamo infine alla porta d'ingresso.

La porta si apre e succede una cosa che non avrei mai pensato potesse accadere.

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