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Capitolo 4: L'esecuzione

Il risveglio e la notizia ricevuta sono davvero sconvolgenti. La mente ancora annebbiata dal sonno cerca di capire cosa sia accaduto e quali saranno le conseguenze. Chi potrebbe essere stato l'artefice di questo omicidio e quale potrebbe essere stato il movente? E ora, inevitabilmente, mi preoccupa il fatto che potrei essere coinvolto in questa situazione a causa degli ultimi rapporti avuti con la vittima.

<<Che cosa? Come è possibile?>> domando con gli occhi e la mente annebbiati dal sonno

<<Non si sa ancora nulla, stanno indagando in questo momento sulla scena del crimine, valutano eventuali sospettati, le ultime persone con cui ha parlato>> risponde Geoffrey riferendosi ovviamente al sottoscritto

Ah, perfetto, così verrò interrogato per un ulteriore crimine del quale non ho preso parte, o forse sì, ma indirettamente

<<Andiamo a vedere cosa si dice in giro>> propongo incamminandomi verso l'uscita della cella

Con un cenno d'assenso Geoffrey mi segue e ci incamminiamo verso l'uscita della cella. Arrivati nell'atrio notiamo i detenuti in rivolta, protestano forse per la poca sicurezza, forse solo per il gusto di far casino. Mentre cerco di raccogliere informazioni, vengo improvvisamente tirato via con forza da John, che sembra sospettare qualcosa.

<<Ehi, ma che cazzo succede?>> domando con sorpresa e preoccupazione

<<Calmati Watson, voglio solo scambiare quattro chiacchiere con la persona che lo ha visto l'ultima volta>> mi sussurra John in modo accusatorio

La sua insinuazione mi lascia perplesso. Non può davvero pensare che io sia coinvolto nell'omicidio di Rick?

<<Ma di che diavolo parli? Io non c'entro nulla con quello che è successo a Rick>> rispondo, cercando di convincerlo della mia innocenza

Per un attimo, lascio vagare la mia mente tra le possibili spiegazioni. Cosa ha potuto portare a un omicidio? Ho bisogno di risposte e di chiarire definitivamente che non sono coinvolto.

<<Mi ha consegnato la lettera e la conversazione è finita lì, tu piuttosto che mi dici John?>> domando

È giusto che anche io cerchi dei possibili assassini, in fin dei conti so di non essere stato io

<<Perché avrei dovuto ucciderlo?>> chiede John con aria seccata

<<Non lo so, forse perché ieri lo stavi torturando, o perché io avevo deciso di fare affari con lui>> inizio a tirar giù tutte le ipotesi che ho per la testa

<<Beh ti sbagli, non ho fatto proprio nulla>> nega energicamente

Siamo tutti e due sospettati, e questa situazione si fa sempre più complessa.

La giornata non poteva iniziare peggio.

Cosa può andare peggio?

<<Watson e Becker, venite con me>> ordina il capitano O'Connor, attirando l'attenzione dei presenti su di noi

Ecco, come non detto...

E così, senza dire una parola, io e John decidiamo di seguire l'ordine, sotto gli sguardi scrutatori dei detenuti presenti, che ci osservano con occhi pieni di curiosità e sospetto. Una volta entrati nella stanza indicata dal capitano, notiamo che non è molto spaziosa, arredata solo con un tavolo e un paio di sedie.

<<Accomodatevi>>

Ci intima il capitano, indicando le sedie di fronte a noi.

Obbediamo, prendendo posto e così ha inizio l'interrogatorio.

<<Bene, vi ho chiamati perché siete le ultime due persone che hanno visto Rick in vita, dove eravate ieri sera intorno alle 23:00?>> domanda il capitano O'Connor, fissandoci con uno sguardo penetrante, come se volesse scrutare nei recessi delle nostre menti.

<<Nelle nostre celle capitano>> risponde John con calma, mantenendo la sua compostezza nonostante la tensione nell'aria.

<<Bene, perché mi è arrivata una soffiata, a quanto pare, il nostro amico qui presente, Watson, pare sia stato visto di sera con Rick Thompson prima che lo ammazzassero>> dice O'Connor

Torna a fissarmi come se avesse già tratto le conclusioni

Ma cosa? Sono più che sicuro che non ci fosse nessuno in quel momento oltre me e Rick

<<Mi sapresti dire perché ti trovavi li Watson?>> mi domanda nel tentativo di innervosirmi

<<Rick doveva darmi una cosa, la conversazione è durata poco più di qualche secondo>> rispondo con fermezza cercando di evitare di entrare troppo nei dettagli della conversazione con Rick

<<Sapresti dirmi di cosa si tratta?>> incuriosito chiede ulteriori dettagli

Come non detto

<<È solo un foglio di carta, non ha importanza>> cerco di minimizzare l'importanza del tutto

<<Quindi non ti dispiace se perquisisco la tua cella vero?>>

<<Non ho nulla da nascondere>> rispondo con aria tranquilla, sono più che sicuro che perdesse tempo nel farlo

Il capitano decide allora di perquisire la mia cella. In pochi minuti, lui e le guardie entrano nella cella e iniziano la perquisizione. La situazione sta diventando sempre più complicata.

<<Che cazzo sta succedendo Dustin?>> domanda Geoffrey visibilmente preoccupato

<<Uscite tutti di qui forza>> ordina il Capitano O'Connor

Dopo qualche minuto, la perquisizione è terminata e il capitano O'Connor si avvicina, sventolando la lettera che Rick mi ha consegnato la sera prima.

<<Cosa mi dici di questa Watson?>>

<<È soltanto una lettera e immagino, come può aver letto, ci siano delle confessioni forti all'interno>> dico a quel punto scoprendo tutte le carte in tavola

<<Si, hai ragione si tratta di una confessione>> ammette

Bene almeno se ne è reso conto, tuttavia continua con una teoria inquietante

<<Ma sai cosa penso? Penso che tu abbia costretto Rick a scrivere queste parole, prima di ucciderlo, per evitare che potesse raccontare a qualcuno delle tue minacce, abbiamo trovato questo sotto il tuo materasso>>

Il capitano mostra a tutti i presenti, incluso me, un cacciavite insanguinato.

La situazione si sta facendo sempre più complicata, e ora sono accusato di omicidio.

Cosa significa?

<<Sai cos'è questo Watson? Te lo dico io, credo proprio che sia l'arma del delitto>>

Come se ne sapessi qualcosa

<<Penso non ci sia nient'altro da aggiungere, ora verrai con me>> conclude

Non ci posso credere, non può essere vero, mi hanno incastrato in un omicidio dopo essere stato incastrato in un altro omicidio

Sembra una barzelletta non può essere vero

La situazione sta precipitando rapidamente. Il capitano O'Connor è convinto che il cacciavite insanguinato sia l'arma dell'omicidio di Rick Thompson e mi accusa di essere coinvolto. Anche se cerco di protestare, il capitano sembra irremovibile.

<<Fermi che cazzo significa?>> Geoffrey cerca disperatamente di capire cosa stia accadendo e urla alla ricerca di una spiegazione, ma viene ignorato.

Noto lo sguardo dei presenti mentre vengo portato via dalle guardie chissà dove, quella del mio amico Geoffrey sconvolta, il resto dei detenuti disgustata, scommetto che alcuni vorrebbero uccidermi

<<Capitano deve credermi io non ho fatto nulla>> imploro sperando che mi dia ascolto

<<Non farmi ridere Watson, la puzza dei serial killer riesco a sentirla a chilometri di distanza e tu puzzi di serial killer>> ammette che non gli frega nulla della mia versione

<<Sbattetelo in isolamento, passerai qui il resto dei tuoi giorni fino alla tua condanna a morte>> conclude sorridendo con espressione soddisfatta

Vengo rinchiuso in una stanza buia, lasciato tra mille domande irrisolte e un senso di ingiustizia crescente.

Perché? Perché la vita si sta accanendo su di me?

Tre giorni dopo

Si apre la porta di questa maledetta stanza, finalmente entra un po' di luce, non mi è permesso uscire, né parlare con altre persone

Vedo entrare il capitano con accanto quello che sembra essere un prete e conferma le mie peggiori paure.

<<Figliolo, ti comunico che in questi giorni sei stato messo a giudizio per i crimini commessi a distanza di poco tempo, due omicidi, la giuria si è espressa e sei stato condannato a morte, con esecuzione immediata>>

Cosa? Questo deve essere un incubo non c'è dubbio

<<Sarai giustiziato domattina presto, sono venuto fin qui nel caso avessi qualche ultima richiesta o volessi confessarti>>

Dannazione, non riuscirò mai a provare la mia innocenza, mi sa che questa volta è davvero la fine, una triste fine per chi ha iniziato a vivere da pochi giorni, i pochi di cui ho memoria

<<Vorrei parlare con il mio compagno di cella>>

Spero che venga accolta la mia richiesta, è la mia unica ancora di salvezza in questo momento e mi ci devo aggrappare con tutte le mie forze

<<Va bene, lo porterò qui, ma avrete solo cinque minuti per parlare non di più>> interviene il capitano mostrandosi generoso

Bene, grazie tante siete davvero gentili a donarmi solo cinque minuti

Dopo un po' vedo tornare il Capitano in compagnai di Geoffrey Chiudono la porta così che possiamo parlare da soli

<<Ehi fratello, cazzo che situazione di merda, so che non sei stato tu, quindi, risparmia il fiato sulle giustificazioni>> dice Geoffrey tutto d'un fiato

Queste parole mi fanno bene, non è che stia dando proprio dimostrazione di meritarmele

<<Non ti ho fatto venire per questo fratello, ho bisogno del tuo aiuto, non mi resta molto tempo e tu sei la mia ultima speranza>> dico sperando possa aiutarmi con il piano

<<Non dire altro, di cosa hai bisogno? Farò tutto il possibile per aiutarti>> domanda mettendosi a mia completa disposizione

Non potevo desiderare compagno di cella migliore

<<Ho bisogno che recuperi quella maledetta lettera e la consegni a mia madre, tra un po' ci sarà l'orario delle visite e avrei dovuto incontrarla, è all'oscuro di tutto o, meglio, sono pronto a scommettere che lì fuori si parli solo di quanto è accaduto>> bisbiglio per evitare che le guardie possano sentire

<<Dove trovo questa lettera?>> domanda bisbigliando a sua volta

<<Sarà sicuramente nella stanza del Capitano>> rispondo avanzando una possibilità

<<Come faccio a consegnarla a tua madre? Non ho nessuno che venga a farmi visita>> domanda confuso

Cazzo, avevo dimenticato questo particolare, o forse...

<<Potresti darla a John e gli dirai cosa fare>>

<<Cosa? Ne sei proprio sicuro?>> domanda incredulo

<<Non abbiamo altra scelta>> rispondo, rassegnato all'idea che sia tutto nelle mani di John

<<Va bene, farò come mi hai detto>> mi rassicura

Passati i cinque minuti, vedo la porta aprirsi e il mio amico andare via. Ora non mi resta che attendere, dovrò solo sperare che Geoffrey riesca in questa impresa

Il giorno dell'esecuzione

Ed eccoci qui, è arrivato l'ultimo giorno di Dustin Watson, spero si ricorderanno di me meglio di quanto non abbia saputo fare io in questi giorni

La porta si apre

<<Watson, alzati è il momento, vieni con me>> ordina il capitano

Mi alzo per seguire il capitano, ogni passo verso la stanza dell'esecuzione, è un passo verso il mio ultimo respiro

Il momento decisivo si avvicina, sto per essere giustiziato sulla sedia elettrica.

Arrivati nella stanza della famosa sedia elettrica, mi fanno segno di accomodarmi, la sedia ha tutt'altro che un aspetto comodo

Mi inzuppano la testa con dell'acqua, mi legano mani e piedi, poi applicano degli elettrodi alla testa e ai polpacci.

Tutto pronto, insomma, devono solo attivare la leva

<<Azionate la leva>> ordina il Capitano O'Connor

L'atmosfera è pesante e l'ultima speranza sembra svanire, ma poi un suono inaspettato interrompe il procedimento

*DRIN*


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Chi sta chiamando e perché? La telefonata in arrivo potrebbe avere un impatto significativo sull'evolversi degli eventi e sulla sorte di Dustin.

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