Capitolo 2: Una visita inaspettata
Mi volto di scatto quando riconosco la voce di John, che appare all'ingresso del capanno, con lo sguardo fisso prima sui tipi che cercano di farmi del male, poi su di me. Non sono sicuro di cosa stia succedendo, ma è evidente che John è coinvolto in qualche modo.
John alza la voce e chiede cosa stia succedendo, rivolgendosi al capo della banda.
<<Che cazzo sta succedendo qui?>>
Quest'ultimo gli dice di tornare nella sua cella, ma John non sembra intenzionato a farlo.
<<Non ti riguarda, John. Torna al fresco nella tua cella>> tuona il tipo che stava per aggredirmi.
Ma John è sempre più nervoso e insiste. Punta il dito verso di me, mi sento al centro dell'attenzione, e non mi piace affatto.
Il capo della banda, Rick, sembra infastidito dalla presenza di John e gli chiede come facesse a sapere che eravamo lì. Forse sospetta che la guardia corrotta abbia detto qualcosa.
John spiega di aver notato del movimento sospetto <<Mi sono imbattuto nello scimmione che passava da queste parti>>
Nel frattempo, vediamo entrare gli altri membri della banda di John con Geoffrey, che ha un coltello puntato alla gola. Mi sento in colpa per aver coinvolto il mio amico in tutto questo.
Geoffrey si scusa sussurrando con voce tremante, ma John lo zittisce in malo modo
<<Sta zitto, non vedi che gli adulti stanno parlando di cose serie?>>
Rick decide di chiudere la questione e chiede a tutti di andarsene
<<Bene, adesso che abbiamo finito le presentazioni direi che potete anche togliervi dalle palle e lasciarmi finire il lavoro>>
John non sembra dello stesso parere ed estrae un coltello dalla tasca. La situazione si fa davvero pericolosa.
"Qui si mette male..." penso con crescente preoccupazione.
E proprio mentre sta per scatenarsi il finimondo intervengono le guardie, probabilmente allertate dal troppo rumore, o dalle luci, o chissà magari dalla guardia corrotta che ha cercato di redimersi, ma poco ci credo.
<<Fine della festa gente, tornate nelle vostre celle prima che vi ci mandi a calci>> urla una delle guardie con tono autoritario
<<Che cazzo succede qui? Cos'è questa roba?>> domanda un'altra guardia che ha tutta l'aria di essere il capitano
Quindi questo è il Capitano O'Connor, un po' bassetto, ma di molto carattere a quanto dicono, pelato con baffo.
Sembra un dittatore
Prende una bustina di quella sostanza schifosa in mano e incrocia lo sguardo con ognuno di noi in cerca di risposte
<<Droga eh? Maledetti bastardi>> sbotta il capitano facendo una smorfia
<<Maledizione!>> bisbiglia Rick serrando la mascella
Prova a svignarsela, ma viene bloccato dalle guardie
<<Avete fatto un bel casino qui dentro, sarete felici di sapere che finirete tutti in isolamento per una settimana>> urla il capitano riferendosi ai presenti
Ecco la sentenza emessa dal capitano che ci conduce alle nostre rispettive celle d'isolamento dove passeremo la prossima settimana.
Fantastico!
Se non altro il piano è andato a buon fine, in parte, ho scoperto che sono stato drogato all'insaputa di tutti, eccetto della guardia corrotta, la quale si occupava di farmi uscire e rientrare in cella. In compenso ho alimentato altri dubbi, per lo meno so che non ho ammazzato nessuno, ma come faceva a saperlo Rick? E perché voleva incastrarmi in un omicidio che non ho commesso?
Avevo una settimana per riflettere su queste domande alla quale so già che non saprò dar risposta. E se non altro ho evitato che mi facessero nuovamente del male
Una settimana dopo
Una settimana rinchiuso in una stanza senza vedere uno spiraglio di luce, lasciato solo a riflettere sulle tante domande.
Scontata la pena, vengo riaccompagnato in cella, dove trovo Geoffrey sdraiato a letto, appena si accorge di me fa un balzo dal letto per venirmi incontro ad abbracciarmi
<<Cazzo amico ben tornato nella nostra schifosa ma spaziosa cella>>urla e ride come fosse impazzito.
Resto qualche secondo a fissare quella scena
<<È stata una settimana del cazzo, chiuso in quel buco, dove il miglior passatempo era parlare con le pareti>> racconta con lo sguardo perso nel vuoto
<<Tu come te la sei passata?>>mi domanda tornando serio
Mi guarda con un'espressione preoccupata, sarà per il mio umore non proprio dei migliori
<<Meglio delle ultime settimane>> rispondo tagliando a corto con fin troppa freddezza forse
<<Cosa è successo l'altra sera Dustin? Prima che arrivasse John>> mi chiede incuriosito
Penso si meriti una risposta, dopotutto è per colpa mia se è finito nei casini
<<Storia lunga, la cosa importante è che ho scoperto di non aver ucciso nessuno, mi hanno incastrato>> rispondo parlandogli della questione realmente importante
<<Cazzo amico, è una bella notizia, in effetti mi sembrava strano, non ho mai pensato che saresti stato capace di uccidere>> mi dice tirando un sospiro di sollievo
Geoffrey è sollevato dalla notizia che non ho ucciso nessuno e si offre di aiutarmi a uscire da questa situazione. Tuttavia, mi preoccupo per lui e cerco di dissuaderlo dal coinvolgersi troppo.
<<Ti tirerò fuori di qui vedrai>> continua determinato dandomi una pacca sulla spalla
<<Te ne sono grato fratello, ma questa è la mia guerra non la tua, non voglio che tu finisca nei casini a causa mia>> gli dico sperando di riuscire nell'intento di dissuaderlo
<<Ma che stai dicendo? Ti aiuto volentieri, non fare il coglione>> mi rimprovera mettendo un finto broncio
<<Va bene non voglio insistere, te piuttosto perché sei finito qui dentro?>>
Ora che ci penso non gliel'ho mai chiesto e parlare solo della mia triste vita non è piacevole né giusto, non sono l'unico ad avere problemi qui dentro
<<Per una cazzata, facevo affari loschi per il padre della mia ragazza, lasciava a me il lavoro sporco per non finire nei guai e infatti...>> racconta abbassando lo sguardo con tono serio
<<Mi dispiace>>
Mi dispiaccio per lui e cerco di consolarlo, o meglio, ci provo. Non sono davvero sicuro di come si faccia.
È arrivato il momento di andare a prendere un po' d'aria in cortile e decido di iniziare a dare una svolta alla mia vita qui dentro, se voglio vivere in pace e tenere al sicuro Geoffrey devo parlare con John, mettermi a sua disposizione, per quanto possibile.
Decido che è arrivato il momento di cercare un dialogo con John nonostante la tensione tra di noi. Mi metto a sua disposizione per evitare problemi, ma John reagisce sarcasticamente, chiamandomi "serial killer."
<<Ragazzi, guardate un po' chi c'è, il serial killer>> dice con ironia
Si rivolge al resto del gruppo con un sorrisetto provocante, vorrei spaccargli la faccia ma non sono sicuro che sia la soluzione giusta
<<Sei venuto qui perché? Vuoi parlare?>> chiede con tono di sfida
La mia intenzione è cercare di risolvere la situazione e vivere in pace qui dentro, evitando conflitti inutili.
<<Si, dimmi cosa vuoi sapere>> mi metto a sua completa disposizione.
<<Tutto, Dustin Watson, da dove vieni? Cosa facevi prima di entrare qui dentro? Chi hai ammazzato?>> domanda molto incuriosito dalla mia vita vedo
<<I-io, io non lo so, non ho ammazzato nessuno>> rispondo con tutta la sincerità di questo mondo, anche se dal modo in cui l'ho detto può sembrare l'esatto opposto
<<*Ride* che cazzo significa che non lo sai? Dicono tutti di essere innocenti, non mi prendi per il culo capito?>> inizia a diventare nervoso
Stizzito, si alza in piedi e si avvicina a muso duro
<<Significa che non lo so, non ricordo nulla della mia vita, non so neppure se avessi una vita al di fuori di qui, da dove provengo, zero, come se mi si fosse formattato il cervello, sono pronto a scommettere che sia a causa di quella specie di droga di Rick, è stato lui a dirmi che non sono un assassino, mi hanno incastrato>> racconto tutto quello che so o, meglio, che non so, non bado ai dettagli, sperando di non dovermi pentire
<<Cazzo Dustin, bella storia davvero, potresti scriverci un libro con la marea di cazzate che racconti, perché mai dovrebbero cancellarti la memoria?>> ribatte con meno convinzione rispetto a prima
La sua sicurezza inizia a vacillare, devo portarlo dalla mia parte
<<Non credermi se non vuoi, cosa avrei da guadagnare venendo qui a raccontare cazzate?>> domando mostrandomi offeso
<<Hai tutto da perdere credimi, ti darò una chance, scoprirò se mi hai detto una cazzata o meno, sarà meglio per te che non mi abbia mentito>> conclude la conversazione licenziandomi con un gesto della mano
Capisco che l'incontro con John non ha risolto tutti i miei problemi, ma almeno sembra disposto a darmi una possibilità. Con questo in mente, torno in cella con Geoffrey e ci prepariamo per un'altra settimana in prigione. La notte arriva, e finalmente riesco a chiudere gli occhi in un tentativo vano di riposare un po'.
Dopo qualche minuto in silenzio Geoffrey mi domanda
<<Come è andata con John? Di cosa avete parlato?>>
<<È andata bene tutto sommato, mi ha detto che deve occuparsi di alcune faccende, non abbiamo parlato molto, avevo poco da dire come ben sai, non ricordo nulla>> rispondo intento a cercare una posizione comoda per dormire
Quindi spero non faccia più domande, preferirei riposare un po', ultimamente non credo di aver avuto momenti di pace.
Stavo dormendo, dopo non so quante notti passate senza riuscirci, e se capitava, era per poco e male, quando ad un tratto...
<<Ehi tu, alza il culo da lì e vieni con me>> ordina una guardia con una brutta faccia, sembra quasi non abbia voglia di lavorare
Ecco che ci risiamo, mai un attimo di pace
<<Che succede?>> bisbiglio io, con la bocca ancora impastata dal sonno
<<Hai una visita, muoviti>> continua la guardia sempre più infastidita
Questa sì che è bella, io una visita? Chi sarà mai?
Mi alzo e mi incammino verso un nuovo mistero, sto per incontrare la prima persona esterna a questo posto, sarò in grado di riconoscerla?
O meglio, la conosco?
Tra un po' lo scoprirò
Arrivo nella stanza delle visite e noto una persona seduta al tavolo, una signora che avrà una cinquantina d'anni più o meno, bionda, occhi castani con sfumature verdi, porta con sé una borsa con delle iniziali KJ, che possano essere le iniziali del suo nome? Mi faccio forza e decido di avanzare verso di lei
<<Salve, mi hanno detto che vuole vedermi>> mi presento, nell'attesa di una sua risposta sembra passare un'infinità di tempo.
Resto a fissarla e noto nel suo sguardo un misto tra tristezza, dispiacere e malinconia. Sembra quasi stia per scoppiare a piangere
<<Ciao Dustin, non mi riconosci tesoro mio? Sono Kelly Johnson, tua mamma>>
Pronuncia queste parole tra i singhiozzi e le lacrime che ben presto iniziarono a scendere ininterrottamente sul suo viso.
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La sua rivelazione mi scuote profondamente, poiché non ho ricordi di lei o di qualsiasi altra persona del mio passato. La sua tristezza e le lacrime nei suoi occhi confermano che c'è un legame tra noi, ma non riesco a sentirlo o comprenderlo.
Il mondodi Dustin si sta complicando sempre di più, mentre cerca di capire chi è e cosaè successo prima di finire in prigione. Tutto sembra un enigma, e sua madre èla prima tessera di un puzzle che deve risolvere per scoprire la verità sulla suavita.
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