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Capitolo 12: Il Processo

Durante il tragitto verso la centrale, rifletto su quanto sia complicato condurre una vita tranquilla. La mia sfortuna è stata quella di essere coinvolto in un omicidio, un'esperienza che mi ha segnato nel profondo e lasciato cicatrici indelebili. Arrivati in centrale, mi trovo a essere rinchiuso in una cella piuttosto angusta, in attesa del processo imminente. In questo momento, non ho alcun desiderio di conversare, desidero solo attendere, anche se non sono del tutto sicuro di sapere cosa in particolare. Tuttavia, il tempo ha il potere di risolvere ogni cosa.

Dopo qualche ora, riesco a vedere un volto familiare. Mia madre è venuta a trovarmi.

<<Dustin, cosa è successo? Perché ti hanno accusato di questo omicidio?>> domanda mia madre preoccupata

<<Va tutto bene mamma. Ormai ci sono abituato. Sembra che il mio destino sia pagare per gli errori altrui>> rispondo con calma abbassando lo sguardo

Dentro di me sto combattendo una battaglia per evitare di crollare mentalmente

<<Non dire assurdità. Quali prove ci sono contro di te?>> domanda mia madre inarcando un sopracciglio

È la domanda giusta, quali prove ci sono?

<<Beh, lo chiedi a me? Cosa vuoi che ne sappia, sono tutti impazziti in questa città di merda>> rispondo nervosamente alzando la voce

Spero mi abbiano sentito tutti in questa centrale, così che capiscano cosa si provi ad essere ingiustamente accusati.

Mia madre cerca di tranquillizzarmi

<<A quanto pare il processo è previsto per domani. Ho già contattato l'avvocato, e sembra che non abbiano nulla contro di te. Ci sono testimoni>>

Mi limito ad annuire, ma questa nuova accusa ha scosso notevolmente il mio spirito. Mia madre viene allontanata dagli agenti per aver superato il tempo consentito. A questo punto non mi resta che aspettare il processo di domani, nella speranza che si concluda come il precedente, con un nulla di fatto.

Il giorno del processo

Dopo una notte insonne a contorcermi su una brandina sporca, vedo finalmente la luce dell'alba filtrare attraverso la finestra.

È arrivato il giorno tanto atteso, sia per coloro che desiderano vedermi nuovamente dietro le sbarre, sia per chi spera nella mia totale libertà.

<<Già sveglio a quest'ora ragazzo?>> domanda il comandante sorridendo con un certo sarcasmo

Lo vedo seduto lì, dietro la sua scrivania a godersi il suo lavoro di merda. Troppo facile giudicare le persone dai pregiudizi. In questa città non si rendono conto della quantità di errori che stanno commettendo

<<Lei invece comandante?>> ribatto <<È riuscito a chiudere occhi? Dubito possa farlo. Non sente il peso delle decisioni sbagliate sulla coscienza?>>

<<Decisioni sbagliate?>> risponde, alzando la voce <<Oh no, io sono del tutto tranquillo. Ho semplicemente svolto il mio lavoro, mettendo dietro le sbarre un criminale. Non saresti mai dovuto uscire di prigione>>

Pensi a stare buono e tranquillo, finché ne ha la possibilità.

<<Le auguro una lunga vita tranquilla comandante. Se la goda, finché può>> concludo con un sorriso ironico

A quel punto, decido che è meglio tacere. Non ho voglia di discutere con chi sembra ignorare la gravità della situazione. Passano un paio d'ore, il processo è imminente, quando dalla porta vedo entrare Layla. Cosa ci fa qui di prima mattina?

<<Ehi Dustin, come ti senti?>> chiede preoccupata e visibilmente assonnata

<<Sto bene, tutto considerato>> rispondo indicando con un gesto il posto in cui ho appena trascorso la notte.

Non ho voglia di iniziare il solito discorso, o di lamentarmi in continuazione. Il tempo stringe e devo prepararmi per un processo.

<<Vedrai che il giudice ti darà ragione. Non sei un criminale. Promettimi che lotterai fino alla fine per ottenere giustizia, fallo per me, per noi>> implora tra le lacrime

Rispondo, scuotendo la testa

<<Non posso fare molto. Non vogliono cambiare il loro giudizio. Non hanno interesse nel continuare ad indagare, per loro sono colpevole, il resto non conta>>

Eppure, sento come se stessi permettendo loro di avere la meglio su di me. Devo difendere la mia posizione con determinazione, senza lasciar loro il campo libero.

Layla conclude rattristita

<<Io ora devo andare. Purtroppo, non potrò assistere al processo. Ho lezione e non vorrei saltarne troppe fin da subito>>

<<Non devi farlo. Devi pensare a te stessa e alla tua vita. Per il resto, ci sarà tempo>> provo a tranquillizzarla

<<Buona fortuna Dustin Watson, distruggili>> dice sorridendomi

Questa conversazione mi ha dato sicuramente una carica in più per affrontare il processo

<<Watson, dobbiamo andare>> ordina il comandante

Finalmente, il momento tanto atteso è arrivato.

Ci avviamo verso il tribunale dove ad aspettarmi oltre alla mia famiglia, che spera nella mia libertà, ci sono tante altre persone che si augurano tutt'altro. Giunti in tribunale, vengo accolto dagli insulti della folla, striscioni e cartelli che mi raffigurano dietro le sbarre. Chiedono giustizia, il che è condivisibile, ma il colpevole non è lì davanti a loro.

Una volta dentro, ha inizio il processo

Inizia l'accusa, ovviamente si tratta dello stesso avvocato della scorsa volta, assunto dai Kennedy. È chiaro che vorrà rifarsi dopo la figuraccia precedente.

<<Dustin Watson, lei conosceva la vittima>>

<<No, non ho la minima idea di chi fosse>> rispondo, cercando di mantenere la calma

<<Bene, mi saprebbe dire allora perché si trovasse da quelle parti il giorno in cui è avvenuto il decesso?>> continua l'avvocato

<<Avrei dovuto parlare con quella persona. Era il testimone a cui faceva riferimento Rick Thompson nella lettera in mio favore>> rispondo, mostrando ancora una volta la mia calma

Sto per affrontare l'argomento scomodo

<<Come sapevi dove abitasse?>> chiede l'avvocato

<<Mi è stato riferito da una persona che conosceva la vittima>> rispondo

<<Di chi si tratta?>> domanda sorridendo maliziosamente

L'accusa preme affinché riveli il nome della persona

<<Le ricordo che è sotto giuramento>>

<<John Becker. È stato lui a rivelarmi la posizione>> rispondo

Chiudo gli occhi per qualche secondo, sento il mormorio dei presenti in sottofondo mentre l'interrogatori prosegue.

<<Un detenuto mafioso. Sapete cosa penso vostro onore? Penso che l'imputato abbia ucciso la vittima, per evitare che testimoniasse a suo sfavore. Ha creato così una situazione di stallo con conseguente libertà>> afferma l'accusa con un sorriso malizioso

In preda alla frustrazione, mi alzo di scatto e urlo

<<Sta sparando un sacco di cazzate>>

Il mio avvocato cerca di intervenire

<<Vostro onore, non ci sono delle prove che lo dimostrino>>

<<Hanno trovato le sue impronte sul corpo della vittima>> continua l'accusa,

<<Volevo assicurarmi che fosse ancora vivo>> rispondo, sorridendo nervosamente

<<Per completare il lavoro nel caso?>> incalza l'accusa

La mia pazienza ha raggiunto il limite

<<Senta, lei mi ha stancato. Cosa ne vuole sapere? Non era presente in quel momento. Lei è solo un figlio di puttana venduto>>

Ho appena mandato all'aria ogni possibilità di vittoria. A quel punto, il giudice interviene per riportare la calma, poiché ho chiaramente perso il controllo. L'accusa sembra trovare sempre una risposta ai miei tentativi di difesa.

<<Signor Watson, si dia una calmata, le proibisco di rivolgersi in questi termini nell'aula di un tribunale. Avvocato si accomodi, diamo la parola alla difesa>> dice il Giudice

Il mio avvocato prende la parola

<<Sarò breve vostro onore, il mio cliente viene accusato di essere l'assassino del signor McBurnie, ma con quali prove? Delle impronte trovate sul polso della vittima? Vi ricordo che non aveva alcun motivo di uccidere l'unico testimone che avrebbe potuto scagionarlo da qualsiasi accusa. È stato aiutato da un mafioso, è vero, ma questo mafioso di cui parliamo ha passato del tempo con il mio cliente nel periodo di prigionia. Perché non vederlo come un semplice gesto di amicizia? Ci tengo a ricordare, inoltre, che erano presenti ben due testimoni quel giorno, che possono confermare la versione del mio cliente, il quale ha anche ammesso di aver visto scappare un uomo dalla stessa abitazione della vittima. Stiamo incolpando un ragazzo di 20 anni di aver commesso molteplici omicidi, basandoci solo ed esclusivamente sulla sua presenza nel luogo del ritrovamento dei corpi. Potrebbe trattarsi di una coincidenza, come potrebbe non esserlo. Prima bisogna trovare delle prove che reggano, non fare delle semplici ipotesi. Ho terminato vostro onore>> conclude la difesa facendo un unico discorso senza pormi alcuna domanda

Sono rimasto impressionato dalla difesa, ha presentato un discorso coeso e convincente.

<<Direi che non ci resta altro che ascoltare i testimoni a questo punto. L'udienza si aggiorna ad oggi pomeriggio>> conclude il Giudice

Bene, spero con tutto il cuore che la mia sceneggiata di prima non abbia compromesso il verdetto. Ho fatto davvero una gran cazzata. In attesa che il processo riprenda, scambio qualche parola con il mio avvocato.

<<Sarò breve Watson. La tua sceneggiata può aver condizionato il processo. Ti avevo chiesto esplicitamente di mantenere la calma>> rimprovera l'avvocato

<<Lo so, ma quel pezzo di merda mi ha offuscato la mente. Non sono riuscito più a pensare con lucidità>> cerco di giustificarmi

<<Ora devo lasciarti. Dovrò incontrare tua sorella e la tua amica, le preparerò personalmente all'udienza di oggi>>

Terminato il discorso, si alza e va via, forse con una leggera delusione dovuta alla mia sceneggiata di prima.

La ripresa del processo di pomeriggio

<<Chiamo a testimoniare la signorina Layla Davis>>

<<Inizi l'accusa>> ordina il giudice

L'accusa inizia ad interrogare Layla

<<Signorina Davis, come mai si trovava in compagnia dell'imputato?>>

<<Volevo fargli compagnia, doveva incontrare uno sconosciuto>> risponde Layla

<<E doveva portare con sé anche la signorina Watson, da sola non poteva?>> continua riferendosi a mia sorella

<<Ero insieme alla sorella quando abbiamo incontrato Dustin. Non capisco quale sia il problema>> replica Layla

<<Dove lo avete incontrato?>> proseguì l'avvocato

Layla tentenna un attimo prima di rispondere

<<Al magazzino abbandonato>>

L'accusa abbassa lo sguardo e annuisce compiaciuto

<<Cosa ci facevate da quelle parti?>> domanda, tornando a fissare Layla

Le mette pressione e preme per una risposta rapida

<<Ci tengo a ricordarle che è sotto giuramento>>

<<Dustin ci aveva detto che doveva svolgere un lavoro>> si morde il labbro, è nervosa

<<Saprebbe dirci di cosa si trattasse?>> domanda l'accusa

<<Non lo so>> risponde Layla sorridendo nervosamente

L'accusa cambia argomento e dal nulla chiede

<<Lei ha una relazione con l'imputato?>>

<<Siamo solo buoni amici>> risponde Layla

L'accusa insiste

<<Strano, mi è giunta voce che qualcuno vi abbia visto in situazioni un po' più intime. Capirà che è strano>>

Cosa? Chi è che ci ha visti?

<<Abbiamo appena iniziato a frequentarci, cosa vuole che le dica?>> domanda Layla alzando la voce

<<Lei sta coprendo un omicidio, solo per proteggere il suo ragazzo, ecco cosa mi aspetto che dica>> replica l'accusa

Layla scatta in piedi e ribatte

<<Ma non è assolutamente vero. Dustin non ha fatto nulla>>

L'accusa chiede a Layla se può dimostrare quando affermato.

<<No>> risponde, coprendosi per un'istante il volto con le mani

<<Bene ho terminato vostro onore>> conclude l'accusa

Il giudice chiede alla difesa se ha qualcosa da aggiungere, ma il mio avvocato sembra confuso e scoraggiato.

<<La difesa vuole aggiungere qualcosa?>>

<<No vostro onore, mi sembra che la signorina Davis sia stata abbastanza chiara>> risponde come se non sapesse cos'altro dire.

<<Bene. La giuria si riunisce per esprimere il verdetto>> annuncia il giudice

Dopo un processo infinito, arriva l'ora di conoscere il verdetto. Passano alcuni minuti prima che il giudice e la giuria facciano rientro in aula.

Il giudice annuncia il verdetto

<<La giuria ha espresso il verdetto. Pur non essendoci una prova schiacciante che confermi l'omicidio del signor McBurnie, con la sola presenza di un'impronta trovata sul corpo della vittima appartenente all'imputato, nonché quindi la sua presenza sul luogo del delitto, si dichiara l'imputato colpevole. Mancano le prove che possano giustificare la sua presenza nell'abitazione, non pesa la testimonianza della signorina Davis, poiché ritenuta di parte, vista il recente inizio della relazione con l'imputato. Pertanto, condanno l'imputato Dustin Watson a 20 anni di carcere, pena che sconterà all'interno del penitenziario di San Quintino, l'udienza è tolta>>

Il verdetto è stato emesso e questa volta si tratta di una condanna. Provo sgomento e rabbia.

Le guardie mi portano via impedendomi di salutare le persone a cui tengo. Devo partire immediatamente per il penitenziario, ma questa volta non per una visita, bensì, come ospite.


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L'arresto e il processo mi hanno sconvolto la vita e ora deve affrontare una condanna a 20 anni di carcere. Sono costretto a separarmi da coloro che amo, ancora una volta, e a iniziare la mia pena in prigione.

Il futuro di Dustin sembra molto incerto e difficile. Adesso dovrà lottare nuovamente per dimostrare la sua innocenza e cercare di ottenere giustizia.

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