13. verità negate
Rientrare in albergo fu decisamente molto divertente per Lucrezia: Filippo scherzò per tutto il tempo del viaggio sulla scorrettezza che la nuotatrice stava per compiere, facendola ridere con l'ironia delle sue prese in giro ma distraendola solo in parte dai suoi pensieri.
La ragazza era euforica, non solo perché stava infrangendo un'enormità di rigidi regolamenti in un colpo solo, ma soprattutto perché non riusciva a credere all'occasione che le si stava presentando.
Non era sicura di come avrebbe dovuto comportarsi, se lasciarsi andare o cercare di mantenere un certo contegno, sapeva solo che la presenza di Filippo Inzaghi accanto a sé, la faceva fremere di un desiderio che non aveva mai provato in maniera così forte per nessun'altro prima di lui. Sentiva verso di lui un'attrazione irresistibile che minacciava di mandarle in tilt il cervello. E quando si salutarono davanti alle porte delle rispettive stanze, adiacenti l'una all'altra, augurandosi la buona notte, Lucrezia ebbe la certezza di non voler affatto mantenere quel contegno che aveva provato ad imporsi. Poco dopo, infatti, Filippo sentì bussare alla porta della sua stanza e aprì, trovandosi davanti la bionda che, mordicchiandosi il labbro inferiore, gli chiese se avesse avuto voglia di chiacchierare un po' con lei, sebbene le chiacchiere non fossero esattamente ciò a cui lei aspirava.
E ovviamente nemmeno lui, che esultò trionfante tra sé e sé nel trovarsela di fronte: quella sera non ci sarebbero stati ostacoli, avrebbe soddisfatto la sua voglia di portarsi a letto Lucrezia, avrebbe finalmente reso reali i sogni erotici che ormai da qualche tempo tormentavano le sue notti solitarie.
L'accolse con un sorriso sensuale e la fece sedere sul letto per chiacchierare. Poco dopo erano sdraiati l'uno accanto all'altra; parlarono a lungo delle scelte della nuotatrice e delle conseguenze di tali decisioni, scambiandosi opinioni e incoraggiamenti.
Lucrezia si sentiva rilassata e le parole uscivano dalle sue labbra come un fiume in piena; era certa che, come una settimana prima, l'attaccante riuscisse a comprendere le sue decisioni e sapesse darle qualche buon suggerimento su come muoversi ora che aveva perso la squadra e l'allenatore. Filippo, dal canto suo, l'ascoltava con interesse apprezzando la forza e la determinazione che la ragazza mostrava, per nulla spaventata dal futuro incerto che le si prospettava davanti. Ma soprattutto lo colpì la constatazione che Lucrezia non fosse lì per il calciatore Inzaghi, ma per l'uomo Filippo.
Continuarono a parlare fingendo di non accorgersi di avvicinarsi sempre di più uno all'altro, quasi i loro corpi fossero una calamita. Erano a pochi centimetri di distanza, occhi negli occhi, quando Filippo decise di non perdere altro tempo; l'attrazione era troppa e troppo evidente anche da parte della nuotatrice per continuare a tergiversare. A lui piaceva agire e quello era il momento di essere se stesso. Mosse appena la mano e le accarezzò il viso, poi lo avvicinò delicatamente al suo fino ad azzerare le distanze.
Non appena Lucrezia sentì le calde labbra di Filippo sulle sue iniziò a percepire non solo le proverbiali farfalle nello stomaco ma un esercito di elefanti che le marciava dentro. I brividi provocati da quel contatto si espansero rapidamente nel suo corpo facendo aumentare il desiderio che già provava da ore.
Per una frazione di secondo si chiese se lui provasse le stesse sensazioni, ma decise di lasciarsi andare e non pensare a nulla, voleva solo godersi il momento. Come quando era in acqua e tutto aveva senso senza che lei pensasse troppo.
La lingua di Filippo si fece desiderosa, senza indugio si aprì un varco nella bocca di lei e la mano non impegnata tra i biondi capelli si insinuò sotto la felpa della ragazza accarezzando il suo corpo muscoloso e tonico, così diverso da quelli che solitamente avevano le sue conquiste.
Riuscì a portare la giovane sotto di lui per proseguire la sua serie di baci infuocati, e le tolse facilmente la felpa che lo infastidiva. Faticava a trattenere il desiderio sempre crescente di lei, ma voleva godersi ogni istante. Voleva godersi i suoi gemiti, il suo respiro affannoso, il contatto con la sua pelle, scossa dai brividi che lui le provocava.
Lo squillo insistente del telefono però interruppe quel momento di passione. "Merda, chi è a quest'ora?" sbuffò lui cercando di silenziare l'apparecchio senza successo.
"Rispondi, potrebbe essere importante" incalzò invece la nuotatrice come se questa interruzione le servisse per realizzare cosa stava succedendo in quella stanza e le offrisse una via di uscita da un possibile errore.
"Non lo è. È solo Alessia!" rispose Filippo senza troppo pensare alle conseguenze di quella verità, riprendendo a baciarla con foga e tentando di sfilarle i pantaloni.
Sentire quel nome però ebbe su Lucrezia l'effetto di una doccia gelida. Le paure che aveva cacciato poco prima di bussare alla porta del calciatore erano tornate, così come la voce di Giacomo che, poco prima di salutarla, le aveva sussurrato quel nome indicandolo come colei che godeva unicamente delle grazie del calciatore in quel periodo.
"Lo è eccome!" gridò spingendo via con tutta la sua forza l'attaccante.
"Scusa?" si innervosì lui che era già indispettito dall'interruzione e non avrebbe accettato di vedere il suo obiettivo svanire, come quando un goal gli veniva annullato per fuorigioco. Non per una stupida chiamata della Ventura, per di più.
La nuotatrice si divincolò facilmente dalle braccia del calciatore, e si rivestì rapidamente. Le lacrime minacciavano di uscire ma sapeva bene come bloccarle. "Alessia Ventura è chiaramente importante per te, li leggo i giornali, e se ti chiama a mezzanotte del sabato qualcosa vorrà dire. E io non sono il passatempo di nessuno!" rispose voltando le spalle al calciatore rimasto sul letto e avviandosi svelta alla porta.
"Non fare la bambina ingenua, non ti si addice come ruolo. Sei venuta qui tu, sapevi di Alessia anche prima della telefonata e se avessi silenziato il telefono non saremmo in questa situazione! Quindi stai solo scappando" l'aggredì lui, furioso per aver perso l'occasione che aspettava da tempo.
"Sono venuta perché... beh perché avevo pensato che... insomma di essere... lascia stare!" ormai il nodo alla gola le impediva di parlare senza far trasparire le emozioni e uscì dalla stanza senza ascoltare altro.
Filippo imprecò non appena la porta della camera si chiuse e giurò a sé stesso di dare un taglio a quella storia prima ancora di cominciarla. Poteva avere tutte le ragazze del mondo, non aveva senso incaponirsi così su Lucrezia Bernasconi.
Dall'altra parte del muro regnava un silenzio innaturale, la bionda nuotatrice fissava il soffitto cercando di dare un senso e un ordine ai suoi pensieri. Si sentiva esausta, era stato il sabato peggiore della sua vita, sembrava aver collezionato solo un fallimento dietro l'altro.
Lenta ma inesorabile la notte passò, senza che il sonno giungesse a darle ristoro. La mattina seguente Lucrezia senti bussare delicatamente alla porta. "Chi è?" chiese con un filo di voce.
"Sono Filippo, volevo salutarti e parlare un attimo, mi apri?" Il tono della sua voce era dolce, senza più alcuna traccia della rabbia della sera precedente. Non aveva chiuso occhio neppure lui, per qualche strano motivo non riusciva rinunciare a lei e, smaltita la delusione, si era trovato a pensare a cosa dirle il mattino seguente.
Lucrezia non esitò e lo fece entrare; si accomodò sul bordo del letto e aspettò che lui la seguisse. La sera precedente aveva deciso di andare da lui seguendo l'istinto, senza ragionare, e in quel momento sperava solo di poter dimenticare la pessima figura, anche se era certa che lui non avrebbe più voluto avere nulla a che fare con lei. D'altra parte, non poteva biasimarlo per la sua reazione: lei gli aveva lanciato un chiaro messaggio presentandosi alla porta della sua stanza, e poi si era tirata indietro con la scusa di Alessia. In effetti Lucrezia sapeva di lei anche prima della chiamata, solo aveva dato per scontato che lui non la sentisse. Aveva dato per scontato di essere più importante.
Era consapevole di non essere minimamente paragonabile alla showgirl, non era bella come lei e neppure tanto esperta. Durante la notte aveva capito il suo errore; era più che ovvio a tutti, tranne forse a lei, che Filippo la stesse vivendo solo come un'avventura. D'istinto si era tuffata ma, realizzando poi che non avrebbe potuto vincere, aveva deciso di tirarsi indietro e di rinunciare al calciatore.
"Quegli occhi mi dicono che non hai dormito. Mi dispiace è stata colpa mia o, meglio, di un malinteso causato da me" Lucrezia aveva brividi lungo la schiena solo ad averlo lì accanto. Non aveva più dubbi, si era innamorata di quell'uomo, e questo non le permetteva di ragionare lucidamente.
Filippo si accorse dell'effetto che aveva sulla bionda e decise di approfittarne, le pose una mano sulla guancia e agganciò il suo sguardo. "Vorrei che tu sapessi una cosa, Alessia non è la mia fidanzata, è..." si interruppe un istante e sospirò, non riusciva a mentire a Lucrezia, a quegli occhi così chiari e cristallini. "Lei è il mio rifugio dai problemi, ma la nostra non è affatto una relazione seria. Vado da lei quando mi sento solo e lei fa lo stesso, ci usiamo a vicenda senza pensare alle conseguenze. Ti prego di credermi, tu sei diversa e speciale, ci tengo davvero a te o non sarei venuto fino a qui e non sarei qui ora. Amo il mondo femminile, non lo nego ho avuto parecchie donne nella mia vita, ma non sono uno stronzo, non prendo in giro nessuno. Non frequento due ragazze nello stesso momento e sono sempre chiaro sulla natura del rapporto che ho con ognuna" disse con voce calma, infondendo sicurezza a Lucrezia solo con la sua presenza.
"Tra un mese ci sarà la cena di Natale della fondazione Milan, ti vorrei al mio fianco" continuò senza interrompere il contatto con lei. "Come amica, come accompagnatrice, niente di ufficiale o incasinato, solo vorrei del tempo con te. Mi piace stare con te e non nego una certa attrazione e chimica tra di noi, ma forse mi sono spinto troppo oltre senza che tu fossi pronta" concluse con un sorriso.
Lucrezia annui appena, non desiderava altro che parlare ancora con lui, baciarlo e passare del tempo in sua compagnia. Non aveva chiuso occhio ripensando a quanto le era piaciuto sentire le mani di lui che l'accarezzavano ed essere l'oggetto del suo desiderio. Le sembrava sincero e non aveva motivo di dubitare delle sue parole che come sempre erano riuscite a toccare il suo cuore. Forse in definitiva aveva sbagliato a trarre conclusioni affrettate ed andarsene via la sera precedente, si era mostrata una ragazzina immatura agli occhi di Filippo, ma la cena di cui lui le aveva appena parlato avrebbe potuto essere l'occasione per mostrargli la donna forte che voleva essere. Aveva paura di sbagliare ancora, ma la vita da sportiva le aveva insegnato che si perde solo se non si prova; quindi non avrebbe sprecato quella occasione che Filippo le stava dando.
"Va bene; quello che arriva sarà un periodo difficile per me, ma verrò senz'altro con te se ti fa piacere. Solo ti prego, non mettermi in triangoli scomodi, non sono capace di essere la seconda" confessò abbassando lo sguardo. Si vergognava di se stessa, di non saper gestire queste situazioni, ma Filippo le prese il viso tra le mani e lo sollevò delicatamente affinché lei potesse incontrare i suoi occhi.
"Puoi stare tranquilla, non vedrò Alessia in questo periodo. Puoi chiedere a Giacomo di controllare" sussurrò a pochi centimetri dalla bocca di lei, prima di posare sulle sue labbra un bacio casto ma carico di sentimento.
Filippo ancora non riusciva a capire cosa provasse per Lucrezia; quando era con lei si sentiva pervaso da un senso di calma e pace, come se tutti i pezzi del puzzle incasinato della sua vita combaciassero alla perfezione. Per quella ragazza avrebbe potuto anche rinunciare senza troppe remore alle piacevoli notti di passione con la Ventura o con chiunque altra.
Il rientro alla vita di tutti i giorni a Varese si rivelò piuttosto difficile per la nuotatrice. Tutti, a parte Chiara, sembravano essersi risentiti della scelta di Lucrezia di tornare a casa con il calciatore. Giacomo in particolare si era arrabbiato e le aveva fatto la paternale, innervosendola al punto che con la scusa degli esami universitari da recuperare non si erano più visti.
La ragazza decise di prendere un taxi per andare in aeroporto dove sarebbe partita per Roma; non voleva disturbare l'amica che aveva già pesantemente litigato con il fidanzato per colpa sua. Ad aspettarla nella capitale ci sarebbe stato Domenico Fioravanti ed era certa che in lui avrebbe trovato un alleato.
Non immaginava di sbagliarsi tanto.
Quella sera, davanti al camino della casa del ex nuotatore, gli raccontò di Filippo approfittando di una chiamata ricevuta dal calciatore.
"Per favore Lu, non essere così ingenua, ha 35 anni è circondato da donne sexy, è un..., passami il termine, un famoso puttaniere. È chiaro il motivo per cui sia stato gentile con te. Cosa pensi possa volere da una ragazzina di 20 anni?" esordì non appena Lucrezia ebbe terminato il suo resoconto, carica di aspettative. La durezza nella voce di Domenico fece rimanere di sasso la ragazza che era convinta che lui avrebbe capito la situazione e invece aveva reagito esattamente come Giacomo e Massimiliano.
Senza che potesse fare nulla i suoi occhi si riempirono di lacrime che riuscì a trattenere fingendo una reazione al cloro e al naso chiuso che aveva ormai da qualche giorno.
"Non fare così, lo dico per te, voglio evitarti una sofferenza. Tendi ad innamorati di uomini più grandi alla ricerca dell'approvazione che è mancata da tuo padre. Pensi che ragionino come te, che credano nell'amore e nelle favole, ma non è così, non uomini come Filippo Inzaghi. Non voglio vederti ancora come dopo Max" le disse Domenico in tono molto più dolce e subito dopo la attirò a sé in un abbraccio protettivo.
"Avevo sedici anni, per quanto tempo mi rinfaccerete il mio errore con Max" sbuffò Lucrezia indispettita.
"Fino a quando farai le cose senza pensare alle conseguenze, come quella di buttare all'aria tutto solo perché Antonio non ha il carattere di Sergio" ribatte lui scompigliandole i capelli con la mano con un sorriso divertito in volto.
"Vi dimostrerò che ho ragione io!" rispose Lucrezia più che mai decisa a provare a tutti che non era più l'adolescente immatura che si era nascosta al mondo solo per aver fatto sesso con la persona sbagliata dopo una serata di follia.
"Ora andiamo a dormire che domani dobbiamo parlare con il responsabile della Fin per far autorizzare il tuo amico americano a farti da allenatore. Non sarà facile ma ti prometto che ti aiuterò, almeno nel nuoto" la esortò l'amico con un sorriso rassicurante.
In cuor suo Lucrezia sentiva che si stavano tutti sbagliando, Filippo non si era dimostrato interessato solo al sesso, lei lo aveva visto, aveva parlato con lui e passato dei momenti unici. Era certa che fosse stato lo stesso per lui. Così come sapeva senza ombra di dubbio che con Sergio e Jon avrebbe raggiunto i traguardi che desiderava. Non era alla ricerca di consensi, non ne aveva bisogno, aveva smesso di cercarli anni prima, sapeva cosa voleva e lo avrebbe ottenuto.
"Una cosa per volta, Dome. Come mi avevi detto a Barcellona, una gara alla volta". Lo guardò facendogli capire quanto si fidasse di lui, quanto ancora si ricordasse i suoi insegnamenti e quanto fossero preziosi i suoi consigli. "Ora sistemiamo la nuotatrice, poi penseremo alla ragazza" concluse con serietà e determinazione.
"Sai cosa credo? Che tu andrai lo stesso a quella cena a cui ti ha invitato Inzaghi, così come hai scaricato Antonio contro il parere di tutti. Andrai a letto con Filippo, farai di testa tua come sempre" ridacchiò Domenico facendole un buffetto sulla fronte. "Ma dopotutto tu sei così, non ti si può cambiare, ascolti solo la tua testolina. Certo non nego che tifo per il ricciolino biondo, Ludovico mi sembra si chiami, ma..."
"Per me! Devi tifare per me, Dome per me!" lo interruppe Lucrezia con piglio arrabbiato, scoppiando poi in una fragorosa risata cristallina prima di congedarsi per andare a dormire.
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