Prologo
3019 TE
Un'altra freccia, la terza, si conficcò nel petto martoriato di Boromir. L'uomo portò la mano sulla ferita slabbrata, già sapendo che era inutile.
L'unica cosa che poteva sperare, in quel tumulto di corpi, era che gli hobbit fossero in salvo. E, se non per giustizia almeno per curiosità personale, poteva cercare di capire chi lo aveva ucciso.
Ma la sua vista era sfuocata, nei bordi ormai tinta del rosso e del nero della morte. Le sue ginocchia cedettero, e riuscì con le ultime forze a prendere il suo corno, prima di essere costretto a inginocchiarsi a terra, dato che la vita, non in modo indolore, lo lasciava.
Sperò di nuovo, nel vortice ripetitivo di pensieri che lo stava portando a spegnersi, di vedere in volto il suo assassino, di poter sussurrare un nome, ma ovunque guardasse riusciva a scorgere solo il grugno giallo e puzzolente degli orchi.
Boromir suonò il corno.
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