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8. Scuse

-Bravo, davvero bravo, idiota! Sei contento adesso? Cos'è, avevi voglia di umiliare Roberto, umiliare sua nipote? Davvero bravo, hai dormito meglio stanotte? Daario, io ti voglio bene, ma a volte sei un tale idiota...- sbraitò Can, sopraggiunto come una furia nella casa del suo amico.

La sera precedente, quando aveva visto che aveva invitato a ballare la nipote del signor Valli, aveva abbandonato il ristorante. Non voleva assistere a quella scena insulsa, che sembrava voler dire: se voglio, posso prendermi tua nipote sotto i tuoi occhi.

-Stà calmo Can, ho solo invitato a ballare una ragazza-

- No, non una ragazza, ma la ragazza. Non una delle tante, non prendermi per scemo! Santo cielo, talvolta fai certe cazzate...-

-Can, amico, penso che tu sia l'ultima persona al mondo che possa dirmi come comportarmi con una donna. Devo ricordare la tua fallimentare relazione con Margherita? Che, guarda un po', è amica di Agnese?-

Can chiuse la mano buona in pugno, trattenendo la voglia di dare un pugno in pieno viso al pirata.

-La storia tra me e Margherita non c'entra assolutamente nulla con i tuoi atteggiamenti da egoista! Ricorda, Daario, hai coinvolto in questa situazione una ragazza innocente, giunta da un mese qui! Credi davvero che Roberto possa usare una ventenne come sua spia? Hai il cervello annebbiato!-

Daario aprì la porta di casa , e i due amici uscirono per andare verso il paese.

-D'accordo, ammetto che forse hai ragione- disse l'uomo dopo un po'.

-Forse?! Forse?! Io ho ragione! E se quell'uomo si fosse arrabbiato con lei per quel stupido ballo? Daario, da quello che sappiamo quella ragazza qui non ha nessuno, non ha contatti con l'Italia, l'unica persona che al momento è più vicina ad una figura familiare è Roberto! Diamine, ma devo farti da mammina per ogni stupidaggine che commetti?-

-Va bene, va bene, se dovessi incontrarla le parlerò-

-Ah bene, roviniamo ulteriormente la situazione! Ogni parola che pronunci sembra essere veleno!-

-Adesso esageri, Can! Ascoltami, mi dispiace per aver nominato Margherita, non dovevo. So che è una ferita ancora aperta. Mi dispiace- poggiò una mano sulla mano dell'amico, dandogli una pacca.

Lui non rispose.

Una volta giunti in paese, capirono come le attività andassero avanti, anche con i loro problemi. Notarono che le loro merci piacevano, riconoscevano gli abiti importati sui corpi delle donne, i gioielli che non apparteneva a quell' isola. Avevano fatto un buon lavoro, anche senza usare vie illegali.

Tuttavia, di Agnese non c'era traccia. Daario la cercò per le vie, per il mercato, ma nessuna chioma riccia aveva catturato la sua attenzione.
Ripetè la sua ricerca per giorni, arrivando persino a preoccuparsi della sua scomparsa. Il paese era piccolo, e scorgere una pelle particolarmente bianca non era difficile, perciò temeva che la ragazza non uscisse da giorni dalla villa.
Che fosse colpa di suo zio? O meglio, che fosse per colpa sua?

Cercò risposte nel mare.
Guardare il suo primo amore lo faceva sentire sereno, in pace. Quella distesa gli faceva provare emozioni che nessuna donna aveva raggiunto.

Scostò lo sguardo e finalmente la notò. Scorse i capelli ricci, sciolti e accarezzati dal vento, le gambe abbracciate, lo sguardo rivolto verso il mare.
Si avvicinò a lei silenziosamente, sedendosi al suo fianco.

-Ciao- disse semplicemente.

Si sentiva uno stupido ragazzino, a disagio ed in difetto. Non un uomo di trent'anni, con mille esperienze alle spalle, ma un ragazzino.

-Ascoltami, mi dispiace per come mi sono comportato con te. Hai sempre avuto ragione, non dovevo coinvolgerti nella faida con tuo zio. Ci tenevo a porgerti le mie scuse-

Agnese non rispose, respirò profondamente e alzò gli occhi al cielo. Daario non poté non notare il profumo delicato che la ragazza trasmetteva. Con il profumo del mare poi...

-Bene, tolgo il disturbo- disse l'uomo, notando il silenzio assordante.

La mano della giovane lo bloccò, invitandolo a sedersi accanto a lei.
Lui lo fece, leggermente sorpreso.

Restarono in silenzio per minuti interi, vicini ma senza sfiorarsi, ognuno con la mente altrove.

-Balli in modo pessimo- disse improvvisamente lei, con un sorriso furbo.

-Tu hai i piedi scoordinati- rispose Daario, ricambiando il sorriso.
Un sorriso sincero.

-Forse hai ragione. Dovrei lasciare quest'isola-

- Non ho detto esattamente questo-

-Ma me l'hai fatto capire. Sai, mi sento  davvero sola. Davvero tanto-

-Siamo tutti un po' soli-

-Tu hai il mare, la tua gente. Io non lo so-

-Tuo zio... ti ha trattato male dopo aver ballato con me?-

Lei lo guardò negli occhi. Dopo riportò lo sguardo verso il mare.

-Mio zio non è un mostro, Daario. Non con me. Ma ho paura di metterlo nei guai con la mia presenza. Non voglio che gli succeda nulla di male, e non voglio che succeda qualcosa a me. Lo capisci questo?-

Stavolta fu lui a non ribattere.

-Sei una brava ragazza, Agnese- disse lui, alzandosi e pulendosi il pantalone nero.

- Sono una ragazza comune- lo corresse lei.

-Credimi, in questo non c'è davvero nulla di male- se ne andò lui, stavolta senza attendere una risposta della ragazza.

No, non le avrebbe fatto del male, di questo poteva esserne sicuro.
Sarebbe stato un peccato.

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