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7. Rivelazioni ed un ballo

-Guarda un po' chi c'è lì- disse con un sorriso Can, portandosi alle labbra un calice di vino rosso.

Daario si voltò, assottigliando gli occhi quando scorse Roberto Valli e sua nipote addentrarsi nella locanda e dirigersi verso un tavolo.

-Da quando Roberto Valli varca la soglia di casa?- commentò il pirata, palesemente infastidito.

-È evidente che quella ragazza abbia un potenziale, altrimenti non si spiega-

-E se non fosse sua nipote? Se fosse la sua amante?- avanzò l'uomo un ipotesi, accarezzandosi la barba.

L'amico senza una mano fece una risata, scuotendo la testa.

-Sei fuori strada. Credo sia davvero sua nipote. Beh, mi sembra strano che Roberto abbia legami di parentela, non mi sembra che ce ne abbia mai parlato in passato-

-Quell'uomo non ha fatto altro che ingannarci- quasi sputò Daario, bevendo in un unico sorso il vino rimasto nel suo bicchiere.

Il signor Valli, ignaro della presenza dei due gentiluomini, osservava con finta attenzione il menù, riservando invece un occhio di riguardo verso la ragazza.

-Non so da quanto tempo non esco per cena. Mi sembra così...strano. È davvero un bel locale, zio-

-È uno dei più vecchi. È presente da ancor prima che io arrivassi qui-

-Porta bene i suoi anni però- osservò Agnese, guardandosi attorno.

Quella sera il caldo era meno insopportabile, il cielo aveva deciso di donare una leggera brezza.

Ordinarono le porzioni scelte, e la giovane si chiese se non fosse troppo azzardato avanzare con delle domande.

-Zio, mi hai detto che tu e quell'uomo, il pirata, lavoravate assieme un tempo. Com'è possibile?- domandò finalmente, sperando in una risposta esaustiva.

-Santo cielo, sei testarda- roteò gli occhi l'uomo, facendola sorridere.

-Difetto di famiglia-

Lo zio la guardò a lungo con i suoi occhi intensi, profondi.

-Quando sono arrivato qui avevo poco più della tua età. Ero giovane, arrabbiato con il mondo, avevo una gran voglia di ricominciare. Quest'isola è sempre stata retrograda rispetto al mondo da cui proveniamo, ma a me andava bene così. Desideravo vivere libero. A Stendhal regnava l'illegalità, e per guadagnare ero costretto di ricorrere a metodi estremi-

-Pirateria- dedusse la giovane, completamente assorta da quel discorso.

-Quello è venuto dopo, inizialmente erano piccoli furti. Poi ho conosciuto il padre di Daario, l'uomo di cui ho parlato. È stato lui ad introdurmi nel mondo della pirateria. Saccheggiavamo qualsiasi nave ci capitasse a tiro, non avevamo scrupoli. Tutto ciò che rubavano lo vendevamo ai commercianti dell'isola. Avevamo creato un piccolo impero-

L'uomo si interruppe, come se rivivesse quei ricordi. Agnese attese paziente.

- Non restavamo mai nello stesso posto. Viaggiavamo in continuazione, tornavamo sull'isola solo per pochi mesi e di nuovo all'avventura. Nel frattempo Daario cresceva, era ancora un bambino quando iniziò i suoi viaggi con noi, ma aveva lo spirito ed il coraggio di suo padre Unai. Che, nel frattempò, cambiò. Diventò violento, troppo ambizioso, con fantasie di megalomane. E lo uccisi-

Il cuore smise di battere per un momento. Il cameriere servì i pasti, ma Agnese aveva la mente annebbiata. Suo zio era un assassino.
Era a tavola con un assassino.

-Prima di passare a conclusioni affrettate, è necessario che tu sappia...-

-Buonasera. Da quanto tempo, Roberto- Daario si avvicinò all'improvviso al loro tavolo.

Agnese a stento nascose un urlo, il suo pallore era il simbolo dello sconcerto e il suo battito non era ancora regolare.
Tutta quella situazione era assurda.

-Daario- disse semplicemente lo zio, poggiando la schiena alla sedia.

- Mi perdoni se non l'ho salutata, Principessa Europa- fece un inchino l'uomo, prendendola palesemente in giro.

- Cosa vuoi, Daario? Torna al tuo tavolo, ognuno al proprio angolo- affermò duro il signor Valli, mantenendo il sangue freddo, ciò che Agnese non riusciva proprio a fare.

Nel mentre, quattro musicisti si erano uniti tra loro, suonando una melodia malinconica.

-Oh, ecco la musica. Giusto in tempo. Vorrei ballare con la signorina al tuo tavolo, se mi è permesso-

Per un attimo Agnese rimase sbigottita ma tranquilla. Sapeva che suo zio non l'avrebbe permesso, o almeno lo sperava, e sapeva altrettanto perfettamente che quell'invito era solo un modo per stuzzicare la rabbia di suo zio.
Lei, in quel momento, non era altro che uno stupido oggetto di contesa.

Roberto guardò sua nipote, a lungo, ed infine sollevò le spalle.

-Decide lei cosa fare- affermò, ma nel mentre diede un calcio alla gamba della ragazza, come se volesse darle un messaggio.

- Non mi sembra il caso, non mi piace ballare e mi vergogno- disse velocemente la giovane, non nascondendo un delicato rossore sul volto.

-Potrebbe essere la prima e ultima volta che un uomo ti inviti a ballare, qui non ci fidiamo molto delle straniere. Cogli l'opportunità, ti sto solo aiutando- quasi sibilò Daario, e Agnese non potè non notare che fosse alticcio.

Guardò suo zio, che sembrò annuire con gli occhi, ed infine accettò suo malgrado.

Non voleva avere a che fare con quella storia, con quell'uomo, non voleva essere un oggetto di contesa e non voleva trovarsi lì.

Quasi sussultò quando Daario le mise una mano dietro la schiena e la avvicinò a sé, tenendola stretta.
Agnese deglutì e chinò il capo. Non voleva guardarlo negli occhi, provava timore ed imbarazzo, e non voleva nemmeno scorgere l'espressione di suo zio.

-Sei silenziosa. Strano- mormorò il pirata al suo orecchio, causandole una serie di fastidiosi e involontari brividi lungo le braccia.

Lei non rispose.
La melodia della canzone sembrava un lamento, un inno al passato e alle speranze infrante, un tacito cullarsi nella tristezza.
Si muovevano lentamente, vicini.

- Non avresti dovuto farlo. Sei scorretto. Ti senti soddisfatto ora?- finalmente si decise a parlare la giovane, alzando gli occhi ed inchiodandoli a quelli dell'uomo.

A quella distanza ravvicinata, le iridi sembravano due perle nere, scure ed intense. Non erano semplicemente gli occhi o la forma particolare, tendenti ad assumere l'aspetto di una mandorla, ma era il modo di guardare che rendeva lo sguardo tanto penetrante quanto affascinante.

-Oh, questa è la principessa che ho conosciuto. Sono scorretto, sì. Tutti noi giochiamo in modo scorretto qui-

-Non io-

-Adesso stai giocando in modo scorretto nei confronti di tuo zio, ballando con me. Ad ogni azione corrisponde una reazione-

-Io non ho paura di te, Daario. E non mi fido neanche. E puoi fare il gioco sporco quanto ti pare, cercare di prendermi in giro quanto vuoi, ma non mi piegherai mai, questo te lo prometto. Sei solo un uomo, pirata. Ed io non sono un giocattolo tanto malleabile-

Daario sorrise, e Agnese trattenne un attimo il respiro. Cominciò a risentire il calore invaderle le guance, il collo.

La musica terminò, e loro due si fermarono.

-A presto, principessa- la salutò con un baciamano il pirata, lasciandola confusa e stordita.

Guardò suo zio.
Quell'uomo doveva darle ancora molte risposte.

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