65. Mi sposo!
Ci tenevo in particolar modo a fare questa premessa. Innanzittutto, vi chiedo scusa per l'assenza e il ritardo dell'aggiornamento. Purtroppo questo periodo difficile per tutti ha causato non solo una totale mancanza di idee, ma anche una costante paranoia che mi impedisce di avere qualsiasi tipo di stimolo. Sono consapevole che molti di voi avranno abbandonato (anche giustamente) questa lettura, ma spero che ci sia ancora qualcuno che, nonostante tutto, aspetti.
Spero con tutto il cuore di essere più presente, non solo nella scrittura ma anche nella lettura.
E soprattutto, mi auguro che stiate tutti bene❤
Buona lettura!
-Eccone un'altra che ha perso la testa. È così difficile avere un soggetto normale nella mia famiglia?!-
Fu la prima reazione istintiva di Roberto Valli, accompagnata da un gesto contrariato della mano, fatta volare a mezz'aria. Gli altri presenti al tavolo tacevano imbarazzati, non sapendo come accogliere la notizia certamente inaspettata. Vincent cercava di trattenere una risata canzonatoria, sperava che tutto fosse una farsa, ma l'espressione seria e distaccata di sua cugina faceva presagire tutt'altro. Decise di affidarsi allora allo sguardo di Margherita, l'amica più vicina alla ragazza, ma lei teneva il capo chino, quasi sconfitta. Dalia era impallidita, cercava nel volto di suo figlio una risposta contraddittoria, ma lui si limitava ad ostentare un sorriso.
-Avete capito bene- finalmente Agnese ruppe il silenzio teso, tossicchiando e portandosi qualche ciuffo di capelli dietro le orecchie.
Le sembrava buffo quanto fosse cambiata in pochi mesi, le sembrava di aver vissuto molto di più degli anni precedenti che aveva trascorso in Italia. Era arrivata a Stendhal come una ragazza indifesa, spaventata, che non aveva mai abbandonato casa ed anche annoiata. Era terrorizzata dall'idea che non avesse obiettivi, ambizioni, che non fosse mai stata attratta realmente da un'altra persona, le sembrava che fosse un personaggio secondario della sua stessa esistenza. Ed ora era lì, in quella stanza della villa appena ristrutturata, mentre il resto continuava ad attendere i lavori già in corso e quasi finiti. Era una donna, con un obiettivo. Una donna coraggiosa, agguerrita, ma anche ferita.
L'Agnese ragazza possedeva un luccichio negli occhi, qualcosa nello sguardo che tempo addietro aveva così attratto una persona di cui non riusciva nemmeno più a pronunciare il nome per quanto soffrisse. L'Agnese donna non più.
-Allora?- la richiamò suo zio, muovendo una mano davanti al suo viso come per risvegliarla dallo stato di trance.
-Allora mi sposo-
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10 giorni prima
-Dannazione- esclamò furiosa Agnese e rossa in volto, sbattendo le mani contro la scrivania di legno.
Margherita le strinse il braccio, tentando di calmarla. Guardò nervosamente il dottor Zeno, che osservava la sua amica come se volesse incenerirla da un momento all'altro. Da quando avevano iniziato a dialogare sembrava che i capelli del medico fossero diventati ancora più grigi e vaporosi a causa del fiume di parole della riccia, che non aveva la minima idea di cedere.
-Lei non può farlo!-
-Posso farlo e lo sto facendo. Mi faccia un favore, signorina. Esca dal mio ufficio, prenda una boccata d'aria fresca e si arrenda: quella bambina non sarà mai sua- replicò pacatamente l'uomo, girando tra i polpastrelli la penna nera e sottile e stendendo la schiena sulla poltrona.
-Ah, è così che agite?! Dottore, mi ascolti. La mamma di Venere in punto di morte mi ha supplicato di crescere sua figlia, mi capisce? Supplicata! E io gliel'ho promesso-
-Un sacco di promesse vengono infrante ogni giorno, e crescere una bambina non è un gioco. Forse dovrebbe imparare qualcosa in più-
-Qual è il suo problema? Lei conosce mio zio, sa che economicamente può affrontare qualsiasi spesa! D'accordo, sicuramente non stiamo attraversando un bel momento, ma pian piano stiamo risolvendo tutto!-
-Signorina, la fermo subito: è proprio perché conosco suo zio che la sto ascoltando. Perché, se fosse per me, l'avrei cacciata già mezz'ora fa-
Agnese stava per replicare nuovamente, ma Margherita la bloccò in anticipo, stringendole il polso.
-Dottore, tralasciando il lato economico, ci sono ulteriori problemi? Non può davvero tutto limitarsi ad un matrimonio-
-Non l'ho scritta io la legge, signorina. L'adozione richiede una famiglia, quindi un marito ed una moglie, che siano in grado di occuparsi in tutto e per tutto di un bambino. Voi non avete questi requisiti-
-Ah, quindi ora il concetto di famiglia si limita ad un uomo ed una donna? Complimenti, non sapevo di essere ancora nel Medioevo!-
Fu con quell'affermazione che Agnese e Margherita furono cacciate in malo modo dal dottore e pregate di non tornare, se non per visitare Venere.
Graham attendeva su una panchina lungo il corridoio le due donne, ma nel vedere l'espressione della riccia si fece serio, preoccupato.
-È andata male, vero?- si avvicinò a loro, ponendo però l'attenzione su Agnese, che si mordeva nervosamente il labbro, fino a farlo sanguinare.
-È meglio se ne parliamo fuori- suggerì Margherita, costringendo la sua amica ad uscire dall'ospedale.
Fuori aveva cominciato a piovere, e loro tre non avevano mezzi per coprirsi.
-Come puoi, Marghe? Come fai?- chiese improvvisamente la ragazza, ignorando completamente la pioggia ed il vento e piazzandosi a pochi centimetri dal volto della domestica, che la osservava confusa.
-Di cosa stai parlando?-
-Come fai a tollerare tutto questo? A perdonare ogni volta?! Come?!-
La nipote di Valli sembrava essere fuori di sé. Aveva gli occhi lucidi, pronti per un pianto imminente, e gli arti superiori tremavano in preda ad una crisi nervosa.
-Non sta parlando di Venere...- mormorò Graham, rattristandosi.
-Come puoi sopportare tutto? Io non ti capisco! Io... sono stanca! Stanca di sopportare qualcosa che non arriverà mai! Stanca di lottare, di attendere qualcuno, nella speranza che si ricordi di me! Come ci riesci?!- ripetè ancora Agnese, dando dei piccoli colpi alla spalla di Margherita, che indietreggiava appena.
-Agnese, calmati. Sei nervosa e lo capisco, ma non sei l'unica che sta attraversando un momento difficile, tutti qui lottiamo!-
-No, non è lo stesso! Tu vivi in un'illusione, Marghe, ed è il momento che ti svegli come ho fatto io! Noi aspettiamo due uomini che non hanno avuto scrupoli nel lasciarci come se fossimo merce! E a cosa mi sono ridotta? Ad aggrapparmi alla vita di una neonata perché è l'unico legame che mi tiene ancora stretta a lui! Dannazione!-
Stavolta le lacrime non lasciarono spazio all'orgoglio, e si intrecciarono alla pioggia, dando vita a gocce splendenti.
Osservò prima Margherita e poi Graham, i loro volti preoccupati, la delusione negli occhi della sua migliore amica.
E fece l'unica cosa che aveva imparato dal pirata che l'aveva lasciata:scappare.
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