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60. Destino?

Forse, per un frammento di secondo, quell'idea gli balenò per la testa.
Una concezione infima, insignificante, che sparì quasi subito.
Eppure comparve.
Gettarsi nel vuoto, sparire nel buio, la testa schiacchiata contro la strada rocciosa, gli arti immobili, la bocca contratta.
Sprigionarsi dalle catene di quella sfortuna che lo assaliva, che giocava con il suo cervello, rendendolo un essere piccolo, fragile.
Il suo corpo si sporse oltre il muretto, su quel ponte circondato dal manto della notte ancora giovane, ancora fresca. Non lo avrebbe fatto, non era in grado nemmeno di decidere di abbracciare volontariamente la morte.

Ma cadde.
Non capì come, e nemmeno quale forza l'avesse spinto.
Sentì solo il peso del proprio corpo urtare il pavimento del ponte, gli arti superiori quasi infrangersi per il colpo netto, il respiro fermarsi.
Strinse le palpebre, terrorizzato che la sua vita fosse giunta al termine.
Eppure... le sue gambe si muovevano. A fatica, ma si muovevano.
La testa non faceva così male, e l'odore di umidità era ancora percepibile.
Udì una contrazione di muscoli al suo fianco, e voltò il capo. Accanto a lui, era steso un uomo, che si accarezzava la faccia come per riprendersi. Quest'ultimo puntò lo sguardo su di lui, apparentemente sconvolto.

-Cosa ti è passato in mente?! Davvero volevi buttarti?!- lo rimproverò, schiarendosi la voce ed alzandosi, pulendosi i pantaloni neri.

-Cosa?! No... non volevo buttarmi... che assurdità- replicò Vincent, mettendosi dritto, ma la sua gamba era ancora troppo atrofizzata per rispondere ai comandi.

Lo sconosciuto sembrò accorgese, e gli porse la mano. Il ragazzo tentennò, ancora scosso, ma decise di accettare l'aiuto. Si rialzò a fatica, barcollando, per poi tirare un sospiro.

-Grazie-

-Si può sapere che intenzioni avevi? Guarda che il suicidio non è mai una soluzione, soprattutto per un ragazzo giovane come te- affermò l'uomo, continuando ad osservare Vincent con sguardo indagatore, scrutatore.

-Ti ho detto che... ah, lascia stare- mosse la mano il ragazzo, già stufo di quell'assurda situazione.

-Stai bene? Ti ho fatto male? Pensavo che avessi strane idee e ti ho spinto a terra- spiegò il misterioso salvatore, quasi come se volesse giustificare la sua presenza lì.

Vincent si limitò a scrollare le spalle, ancora indolenzito.

-Ascolta, è stato un momento strano, ti va di andare a prendere qualcosa da bere?-

-Non ho soldi, e non ti conosco-

L'uomo si liberò in una risata nella penombra, e il giovane Valli si sentì uno stupido. Non poteva osservare i suoi lineamenti, la luce dei lampioni era fioca, e la testa ancora gli girava.

-Ti ho letteralmente salvato la vita, davvero credi che sia pericoloso?-

Vincent dovette ammettere a sé stesso che avesse ragione, e lo seguì verso il paese, zoppicando.

-È a causa mia? La gamba, intendo- interruppe il silenzio l'uomo, che lo precedeva di qualche centimetro.

-No, zoppicavo già-

-Come mai?-

-Fai sempre così tante domande?-

-Di solito sono più insidiose- ghignò lo sconosciuto, deviando ed incamminandosi verso una locanda, dove entrò con sicurezza e spavalderia.

Vincent socchiuse gli occhi, accecato da quell'improvvisa luce, e seguì l'uomo ad un tavolo appartato, cigolante. Si sedette come se fosse stanco di tutto e pesasse un quintale, e portò distrattamente lo sguardo sul suo accompagnatore.
Annaspò leggermente quando si accorse di quanto giovane egli fosse, e soprattutto, che...

-Ci siamo già visti per caso?- domandò, sfacciato, sporgendosi di più verso l'uomo che si aprì in un sorriso sghembo, furbo.

Lui arrossì appena capendo di essere osservato con minuzia, attenzione. Aveva improvvisamente caldo.

-Non credo, mi ricorderei di te-

Con quella risposta, Vincent si sentì colpito ed affondato. Non seppe perché, ma percepì dei brividi accarezzargli la pelle, e si nascose, poggiando le braccia sotto al tavolo.

-Intendevo dire che sono molto fisionomista, non dimentico mai un volto- sorrise ancora di più l'interlocutore, e le guance di Valli si accesero come luci nella notte.

-Certo, certo. Comunque sono Vincent-

-Hassan-

-Vivi qui?-

-No, ma potrei pensare di restare. Se ne vale la pena-

-Certo, se ne vale la pena- annuì il ragazzo, non capendo fino in fondo.

Ordinarono due birre ghiacciate, che arrivarono subito.

-Io proporrei di brindare- avanzò Hassan, sollevando il bicchiere e mostrando un braccio atletico, forte, ma dal polso sottile.

Valli non comprendeva il motivo per cui si concentrasse su quei dettagli stupidi, come poteva essere l'anatomia di un polso, con annesse vene che sembrano gonfiarsi alla presa.

-Io non ho nulla da festeggiare- disse laconico, scrollando le spalle.

-C'è sempre un motivo per brindare, amico mio. Il destino mi ha mandato per salvarti, non credi?-

Fu a quelle parole che il ragazzo cominciò a pensare, a macinare riflessioni.

-Io ti ho visto in ospedale- affermò, confuso, mentre Hassan poggiava la schiena alla sedia, con un sorriso che sembrava nascondere tanto, troppo.

-Perché eri in ospedale?-

-Perché non rispondi alle mie domande?-

-Perché rispondo solo quando voglio- rispose l'uomo quasi con ovvietà, mentre Vincent si sentiva coinvolto in un vortice sempre più veloce, sempre più soffocante.

-Allora è inutile che intraprendi una conversazione. Amico- sottolineò volontariamente l'ultima parola, aprendosi in un ghigno soddisfatto.

Hassan, dal canto suo, sfoggiò un sorriso divertito, provocatorio.
Rimasero a guardarsi in silenzio, fiutandosi come due cani da caccia, nell'attesa che l'altro compisse un passo falso.

-Non ero io l'uomo dell'ospedale, mi dispiace-

-Capisco- annuì Vincent, non convinto da quella risposta ma non insistendo oltre.

Non avrebbe più visto quell'uomo, non era necessario costruirsi castelli per aria. Bevve la sua birra con lentezza, perché non sapeva cos'altro fare.

-Davvero non volevi gettarti da quel ponte?- interruppe il silenzio Hassan, serio, con delicatezza.

-Forse non lo so neanche io- sospirò Vincent, colpito dalle sue stesse parole.

-Sono contento di averti fermato. E sono contento di essere qui-

-Perché?-

Hassan sorrise, ma stavolta c'era una sfumatura di tristezza.

-Questa è una domanda alla quale non risponderò-

Eccoci qui!
Hassan sembra essere entrato completamente nella famiglia Valli, prima con Agnese e poi con Vincent. Ammetto che l'incontro con quest'ultimo è l'essenza dell'esistenza di Hassan.
Che ne pensate di lui? Personaggio buono/cattivo/falso?
Spero che il capitolo vi sia un minimo piaciuto!
Un bacio❤

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