58. Principessa Europa
-Ti ascolto-
Daario si rese conto che il loro rapporto avesse subito un rapido ripristino a cento giorni prima, quando ancora non si conoscevano, entrambi sulla difensiva.
Le frecciatine, i toni duri, gli sguardi truci.
Osservava Agnese e si rese conto che no, non fosse più una ragazza. Era una donna. Le spalle un po' curve per la stanchezza, il volto provato dagli ultimi eventi, i capelli legati in una coda alta che le scopriva il volto giovane, dove spiccava uno sguardo fiero, determinato.
-Vuoi che ci sediamo da qualche parte?-
Agnese si guardò intorno. Le barche facevano ombra a due figure insicure, fragili, e la luna si era nascosta dietro nubi rossastre. Una notte strana, umida.
-No, preferisco stare qui- rispose lei, nervosa, ponendo le mani nelle tasche dei pantaloni e muovendo le gambe, come se volesse sciogliere il fascio di nervi che la scuotevano.
-Come preferisci. Proviamo a parlare senza litigare?-
-Hai paura di litigare?-
-Preferirei passare la mia ultima notte a Stendhal in maniera diversa, se non ti spiace-
-E vorresti passarla in mia compagnia? Ne sei sicuro?-
-Assolutamente- affermò risoluto lui, facendola inevitabilmente arrossire. Daario trattenne un sorriso spontaneo alla vista di quel rossore, capì che la loro luce non si era ancora spenta.
-Devo dirti grazie-
Il pirata aggrottò la fronte, confuso.
-Perché?-
-Ho saputo che sei stato tu a dare un lavoro a Graham. E per questo ti ringrazio-
-Allora è tornato. Gli avevo detto di non dire nulla-
-Lo so-
Daario si mordicchiò l'interno del labbro, annuendo appena. Odiava la tensione che c'era tra loro due, quel muro trasparente innalzato da lei, la freddezza del suo tono.
-Ti ha detto perché è sparito?-
Agnese schioccò la lingua sul palato. Fece qualche passo, osservò la fila di barche al suo lato e aspettò di trovare le parole giuste. Daario attendeva il suono della sua voce con crescente trepidazione, voleva ascoltare qualsiasi cosa, pur di fuggire al rumore di quel silenzio.
-Graham è stato ingannato mentre lavorava. Gli si è avvicinato un uomo, diceva di essere un tuo dipendente e che avevi ordinato di prendere della vernice nuova a Perla Blu per la nave-
-Ma io non ho detto nulla del genere e di certo non acquisto lì la vernice- si difese prontamente il pirata, offeso.
-Lo so, ma Graham non lo sapeva. Si è accorto dell'inganno solo quando ha trovato sua madre lì, condotta con una scusa simile. È evidente che chi ha causato il disastro alla villa conoscesse i componenti e dove questi vivevano-
-Agnese, sono pronto a giurarti che...-
-Che tu non sei coinvolto in questa faccenda, lo so. Sono ferita, delusa, ma non per questo ho smesso di fidarmi di te-
Daario restò colpito da quelle parole. Si avvicinò a lei con un passo, con l'intenzione di ridurre quella distanza insopportabile, ma lei indietreggiò immediatamente, quasi spaventata.
-Non avvicinarti, Daario. Per favore- lo bloccò, ponendo una mano tra loro.
-Perché? Perché ti comporti così? D'accordo, insultami, giudicami. Avanti- allargò le braccia, pronto a subire parole taglienti, ma lo sguardo della ragazza si fece solo più triste, cupo.
-Ti rendi conto di chi stai lasciando qui?-
-Sto lasciando te-
-No, non me. Non solo- fece un profondo respiro, in evidente difficoltà -stai lasciando tua sorella. O hai dimenticato che tua madre ha dato alla luce una bambina?-
-Agnese, io e quella bambina non condividiamo nulla. Mi dispiace per lei e il suo destino, ma questa è la vita che ci accomuna, una vita di abbandono! Non posso farci niente, questo è il mio lavoro, non posso assicurare né stabilità né certezze, come credi che possa occuparmi di una neonata?- stavolta l'uomo alzò il tono di voce, arrabbiato più per la situazione che per l'insinuazione di lei. Si passò una mano tra i capelli lunghi, tentando di calmarsi.
-Cercherò di far star bene quella bambina. Troverò un modo per non lasciarla in un orfanotrofio, non l'abbandonerò-
Lui le rivolse una lunga occhiata, che lei non ricambiò.
-Ti ringrazio-
-Non lo faccio per te- si affrettò a chiarire, infastidita -Adesso mi dici perché stai scappando da me?- chiese sfrontata, come se avesse recuperato le forze sufficienti per tornare ad affrontarlo.
-Non sto scappando-
-Ah no?-
-Sto tentando di finire una situazione prima che questa possa farci più male-
-A me questa situazione fa già male- lo accusò lei, avvertendo gli occhi pizzicare. Strinse le mani in un pugno, rendendo le nocche bianche, e deglutì, impedendosi di lacrimare.
-Sai cosa penso?- continuò Agnese, con voce tremante -che tu non abbia mai vissuto le stesse emozioni che ho provato io con te. Che le esperienze che abbiamo condiviso non siano così importanti, che preferisci andartene all'improvviso piuttosto che affrontarmi e dirmi che non senti assolutamente nulla per me, che è stata tutta una mia fantasia! Dimmelo, Daario. Dimmelo che non provi niente!- si agitò, il cuore le esplodeva nel petto, il respiro era ansante.
-Non ti dirò niente di tutto questo-
-Perché? Perché, dannazione? Non hai il coraggio di dirmi nemmeno questo?!-
-Ma cosa puoi saperne tu di cosa sto provando in questo momento!- urlò stavolta Daario, spaventandola.
Agnese non aveva mai visto i suoi occhi brillare così tanto, le braccia irrigidirsi, il volto contrarsi in una smorfia di dolore.
-Cosa puoi sapere degli incubi che ho fatto la notte, nel vederti andare via? La gelosia che ho provato nel vederti felice con un altro uomo, un uomo che senz'altro ti merita molto di più di quanto ti meriti io! Sono un essere egoista, Agnese, egoista perché vorrei che tu restassi qui per sempre, che non tornassi in Italia, perché vorrei che tu partissi con me!-
Agnese rimase in silenzio, con le labbra schiuse. Notò la disperazione nella voce del pirata, il suo risentimento, e si accorse che non soffriva solo lei in quel momento.
-Questo non è possibile- sussurrò lei, stringendosi le mani.
-Lo so, è per questo che parto. Non voglio assistere al momento della tua partenza-
-Preferisci che assista io alla tua-
L'uomo annuì lentamente, chinando il volto. Lei puntò gli occhi verso il cielo notturno, rossastro, per poi chiudere le palpebre.
-Se non dovessi partire. Se, al tuo ritorno, io fossi ancora qui. Cosa accadrebbe?-
-Non lo so, Agnese. Tante cose possono cambiare in questi mesi-
-Anche ciò che provo, non è vero? Perché tu sei costantemente insicuro, hai paura che tutti possano abbandonarti e deluderti. Compresa me. Ecco perché rinunci ancor prima di iniziare. Perché sai che puoi fare a meno di me-
Daario si liberò in una risata amara.
-Cosa c'è da ridere adesso?- lo rimproverò Agnese, assottigliando lo sguardo.
Lui, con un gesto secco, si avvicinò ai suoi capelli e sfilò velocemente l'elastico, lasciando che i capelli scendessero morbidi sulle spalle.
-Ma che fai?!- esclamò lei, portandosi una mano in testa, mentre Daario indossava l'elastico mettendolo al suo polso, come se fosse un bracciale.
-Questo ora è mio. È il ricordo che avrò di te. E poi volevo vedere ancora una volta i tuoi meravigliosi ricci-
-Che buffo, non mi hai mai fatto un complimento- affermò lei, sistemandosi i boccoli con le dita.
-I miei occhi parlavano-
-I tuoi occhi ingannano, è diverso-
Daario portò il capo verso un lato, osservandola.
-Ora che ti guardo, so con certezza che ci rivedremo. Che questo non è un addio-
-Come fai a saperlo?-
-Perché ho rubato il tuo elastico e sono costretto a restituirtelo- rispose lui, mostrando il polso.
-Già, come no- fece una smorfia lei, scuotendo la testa.
-Agnese?-
-Hm?-
-Lo sai che quando ti arrabbi diventi tutta rossa e ti esce una piccola ruga proprio lì, appena sopra le sopracciglia-
-Che?!-
-E che quando sorridi in modo sincero, senza minimi sforzi, si formano delle pieghette al lato degli occhi, ed una sola fossetta sulla guancia? Ho sempre trovato strano questo particolare-
-Ma che stai...-
-E che quando ti soffermi ad osservare qualcosa di bello, i tuoi occhi sembrano diventare più grandi. le pupille si dilatano, sembrano due carboni, mentre quando ti intenerisci diventano più piccoli, più chiari-
Agnese allora tacque, cominciando a capire la logica del suo discorso.
-Sai che, dopo la prima volta che ti ho vista, al mio arrivo, per tutta la notte non ho pensato altro che a chi appartenesse lo sguardo più intenso che avessi incrociato? E che, quando ti hanno rapita, ho pianto al pensiero che tu non fossi più viva?-
Il cuore di Agnese sembrò ingrandirsi, dilatarsi nel petto. Aprì la bocca per ribattere qualcosa, ma lui scosse la testa. Aveva intenzione di continuare.
-Che non ho mai portato nessuno da mia sorella, e che per tutto il giorno non ho parlato che di te? Che ho assunto Graham perché volevo vederti felice, che in tutta la mia vita non ho mai ballato con nessuna, mentre con te sì, per ben tre volte. In questi cento giorni, Agnese, ho capito semplicemente che non ho mai vissuto niente che mi piaccia come te-
Se prima avrebbe voluto ribattere, adesso la ragazza si trovava senza parole, con gli occhi che luccicavano per l'emozione.
-Se al mio ritorno tu dovessi esserci ancora, se davvero i nostri sentimenti non saranno cambiati, allora...-
-Allora?- lo incitò lei, curiosa.
-Allora non permetterò di dividerci ancora. Ho bisogno di questo viaggio, molto-
-Lo so- annuì lei, più comprensiva.
Allora Daario si permise di sollevare la mano, con lentezza, e lasciò che si poggiasse sulla guancia liscia e soffice della ragazza, che stavolta non oppose resistenza. Il calore si irradiò nel suo viso, e lei inclinò leggermente il capo, godendosi appieno quella carezza. Non riusciva più a lottare.
Gli occhi di Daario analizzavano con minuzia le ciglia nere di Agnese, arcuate verso l'alto, il naso rotondo e appena lentigginoso, i boccoli che scendevano sulle spalle, indomiti, le labbra sottili, il piccolo neo presente sul collo. Voleva imprimere quei dettagli nella sua memoria, fotografarli con la vista. Ma non gli bastava. Si avvicinò a lei, portò il naso tra la spalla e la nuca, respirando il profumo floreale che emanava. Agnese, inizialmente titubante, fece lo stesso, scostò i capelli neri dal volto dell'uomo e si dedicò all'odore della sua pelle, che le aveva sempre ricordato il mare. Pungente come pepe e delicato come una rosa, si lasciò trascinare da quello stato di assefuazione, nella quale nessuno dei due parlava. L'uomo riportò lo sguardo su di lei, poggiò le mani ai lati del collo e le accarezzò con il pollice il mento, la linea della mascella. Agnese si sentiva gelatina, incapace di reagire, mentre dentro di lei si scatenava la rivoluzione.
Sperimentò il battito di ali al livello della pancia, che la turbava e solleticava al contempo, e si domandò cosa provasse il pirata in quel momento, se quei sintomi fossero creati da un corpo stanco e stressato.
Daario non riusciva a staccare i polpastrelli dalla palle della ragazza, desiderava toccarla per essere costantemente sicuro che fosse tangibile, e che non scappasse tra le sue braccia. Attratto dalle guance piene, annebbiato dal profumo, si slanciò verso il mento, passandoci le labbra, che seguirono il confine del volto, fino ad arrivare verso l'orecchio, tra i ciuffi di capelli. Agnese rise appena per il solletico, si mosse leggermente, ma lui ebbe la prontezza di bloccarla, impedendo che si allontanasse. Strofinò la guancia barbuta contro quella di lei, le cinse la vita con le braccia, mentre Agnese passava delicatamente le dita sui suoi lineamenti.
-Come si può rinunciare a questo?- mormorò lei, con le palpebre socchiuse, sfiorando le guance dell'uomo con le labbra.
-Non si può- rispose lui, preso in ostaggio da scosse di adrenalina ad ogni tocco della giovane.
-Non si può- ripetè lei, il petto che oscillava in maniera incontrollata.
-Agnese...-
-Daario...-
-Io non farò nulla che tu non voglia- le disse, guardandole prima le labbra e poi negli occhi.
-Credi che non voglia?-
-Questo devi dirmelo tu-
-Non ti dirò proprio nulla- rise lei, mentre lui aggrottava la fronte.
-No?-
-No-
Daario si corrucciò, mentre lei nascondeva un sorriso.
-Verrai domani alla partenza?-
-No, Daario. Preferisco di no. Non ce la faccio-
-Per favore, vieni. Non farti vedere da me se non vuoi, ma da qualche punto voglio che tu guardi la nave che parte. Per favore-
-Perché?-
-Domani capirai- le disse, estremamente serio.
-D'accordo. Assisterò alla partenza. Ma mi costerà un enorme sacrificio e...-
-Mi mancherai, Agnese-
Lei tacque improvvisamente.
Era giunto il momento di separarsi.
-Mi mancherai anche tu, pirata-
Daario fece un sorriso triste, per poi allargare le braccia e permettere che la ragazza ci si immergesse, tuffandosi forse per l'ultima volta nel calore del suo corpo.
Mantenne la sua promessa. Non pianse, nemmeno quando si allontanò da lui.
E ne mantenne un'altra.
Il mattino seguente, con gli occhi gonfi e un laccio sanguinante attorno al cuore, si diresse verso il ponte del paese, dove più volte lei e Daario avevano discusso, per poi chiarirsi.
Riusciva a vedere la nave in lontananza, pronta per la partenza, e la ciurma salire.
Una lacrima scese rapida dalla sua guancia, ma non la asciugò.
Indossava la fascia che le aveva regalato l'uomo, e si promise che non se ne sarebbe più separata.
Poi avvertì il rumore della folla, ed infine il lento muoversi dell'imbarcazione. Si aggrappò al muretto, temendo che le sue gambe potessero cedere da un momento all'altro, e riportò lo sguardo ormai appannato verso la nave.
Fu lì che capì. Improvvisamente, come uno schiaffo in pieno viso.
La vernice nuova, i lavori.
C'era una scritta sulla fiancata della nave, che sembrava denominarla.
E quella scritta era Principessa Europa.
Salve!
Non so quante volte abbia cestinato le mille idee che avevo per scrivere questo capitolo, e nonostante non sia all'altezza delle mie aspettative, spero che un minimo vi sia piaciuto.
Ebbene sì, il nostro pirata è partito.
E ora che succederà?
Grazie per chi dedica ancora la sua attenzione a questo libro, con tutto il cuore ❤
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