41. Se non ti avessi conosciuto
La vide seduta al tavolo della sala da pranzo, mentre si mordicchiava il labbro e scarabocchiava su dei fogli bianchi, interrompendosi a volte per riflettere su quale fosse la parola giusta da usare. Il sole filtrava dalla grande vetrata, da cui era possibile osservare il giardino, e illuminava la chioma riccia, facendola sembrare più chiara di quanto non fosse in realtà. Aveva l'espressione contratta, corrucciata, e la parte laterale delle mani sporche di inchiostro.
-'Giorno- disse Vincent, prendendo coraggio e sedendosi al tavolo con lei, rivolgendole un sorriso di circostanza.
-Buongiorno. Sei mattiniero oggi-
-Ecco... non vorrei disturbarti, ma ho bisogno di parlarti, e credo che sia il momento giusto visto che siamo soli-
Agnese sollevò gli occhi scrutatori sul volto di suo cugino, tentando di indovinare cosa volesse dirle. Sospirò, poggiando la penna sul tavolo e rivolgendogli la sua più completa concentrazione.
-Dimmi, ti ascolto-
-Mi piacerebbe essere completamente sincero con te, ci tengo in particolar modo. Ecco... io adoro che tu faccia sempre ciò che ti passa per la testa, dico sul serio. Invidio questo lato del tuo carattere, mi piacerebbe essere come te. Ma non pensi mai a cosa potrebbero pensarne gli altri, e per quanto questo crei fastidio, devi capire che ad ogni azione corrisponde una reazione. Io... mi sono sentito mancare di rispetto, come se non esistessi-
Le palpebre della ragazza sembrarono tremare, le labbra aprirsi, ma decise di non ribattere, lasciandogli continuare il suo discorso.
-Io non sono un uomo senza una volontà o un'opinione. Posso accettare che questo lo pensi mio padre, ma il fatto che l'abbia fatto anche tu mi ha ferito. Non ti sto rimproverando, voglio solo evitare che in futuro determinate decisioni siano prese senza interpellarmi. Detto questo, non sono arrabbiato con te, anzi, mi piacerebbe...-
-Ahh-
Agnese risucchiò l'aria tra i denti, stringendo il labbro violentemente e chiudendo le mani in pugni serrati, sbiancando le nocche.
-Che ti prende?- si preoccupò Vincent, spaventato dal pallore improvviso della ragazza, che continuava ad emettere gemiti di dolore.
-Sto b-bene- balbettò lei, cominciando a sudare freddo -ho solo un grande dolore al ventre- spiegò, cercando di respirare il più possibile ed attendendendo che quella fitta si affievolisse, concedendole la libertà di alzarsi e correre in bagno.
-Chiamo qualcuno- disse prontamente suo cugino, voltandosi, ma lei lo fermò per la maglietta bianca, guardandolo con occhi lucidi e spaventati.
-Non lasciarmi, per favore. Aiutami ad andare in bagno, te ne prego- lo supplicò quasi, e lui annuì prontamente, portandosi il braccio sinistro della giovane dietro al collo e trascinandola, mentre lei con l'altra mano si sosteneva la parte inferiore del suo addome.
La condusse in bagno con leggera fatica, desiderando che Graham fosse lì, ma l'uomo era uscito con sua madre per cercare un lavoro ed un'abitazione stabile, oltre che per abituare gli abitanti alla loro nuova presenza.
-Marghe, chiama Marghe!- implorò la riccia, chiudendo la porta e precipitandosi verso il water.
Si abbassò i pantaloncini e gli slip, e finalmente vide ciò che aveva desiderato per quasi un mese: una macchi rossa, scura e densa.
Provò del sollievo, un'emozione che durò troppo poco a causa di quelle fitte che non la lasciavano respirare e le appannavano persino la vista.
Margherita entrò in bagno come una furia, chiudendo la porta ed intuendo immediatamente la situazione.
Entrambe non provarono imbarazzo, non solo perché non fosse il momento ma semplicemente perché avevano raggiunto un livello tale di affetto e confidenza che quella nudità appariva perfettamente normale.
-Ti porto un antidolorifico, una cambiata e preparo una borsa d'acqua calda. Cerca di calmarti, sciacquati il viso per riprenderti, io torno subito-
Appena Vincent vide la domestica uscire dal bagno, le chiese cosa sua cugina avesse.
-Problemi di donna- spiegò brevemente, correndo in cucina e cercando negli scaffali del ripostiglio una pasticca.
Quando tornò dalla sua amica, il volto di Agnese era pallido come un lenzuolo, ed aveva le braccia che oscillavano a penzoloni lungo le pareti della vasca, dove la ragazza si era immersa per un bagno caldo. Sembrava che il dolore stesse scemando, ma gli occhi scuri vagavano ancora verso un punto indefinito, privi di energie.
-Prendi questa, dovrebbe aiutarti- disse Margherita passandole l'antidolorifico e cercando dell'intimo.
-Almeno ho la certezza di non essere incinta- sospirò Agnese con voce roca.
-Perché non vai da un dottore? Credo che ti ci voglia una visita-
-Adesso ho solo voglia di sprofondare- affermò la ragazza, uscendo dalla vasca ed asciugandosi, mentre la domestica le porgeva il cambio e gli assorbenti.
-Vincent è fuori che aspetta tue notizie. Poverino, si è spaventato- ridacchiò Margherita.
-Non faccio che turbare la sanità mentale di quel ragazzo- sospirò Agnese, sentendo le gambe cederle.
Passò il pomeriggio a letto, scossa da dolori improvvisi che non le davano pace e quasi la soffocavano. Stringeva il lenzuolo tra le mani, per poi dare dei pugni al cuscino.
Quasi non si accorse che Graham era entrato furtivamente nella sua stanza, e la osservava con occhi sgranati.
-Agnese, tutto bene?- chiese, avvicinandosi al letto, mentre lei si copriva il volto con la coperta azzurra.
-Và via, non voglio che tu mi veda in questo stato-
Il ragazzo sorrise, scuotendo la testa, e si accomodò all'estremità laterale del letto, senza staccare lo sguardo.
-Hai intenzione di scoprirti o devo farlo io?- le chiese, per poi portare una mano su quella della ragazza e scostare quella soffice barriera che impediva di mettere a fuoco la sua figura.
-Non voglio che tu mi veda così. Mi sento distrutta- borbottò lei, incrociando le braccia al petto ed imbronciandosi.
-Vincent mi ha detto che non sei stata bene. Come va adesso?-
-Un po' meglio, ma ho ancora fitte irregolari. È in questi casi che avrei voluto essere un uomo- sorrise finalmente lei, ricambiata.
-Almeno adesso non hai più dubbi-
La ragazza trattenne il respiro, tacendo.
-Quindi tua madre te ne ha parlato-
-Non posso negare che per tanti giorni sia stata tu la protagonista delle nostre discussioni. Perciò sì, me l'ha detto. E mi dispiace che tu abbia trattenuto questo fardello così a lungo... ti ho giudicata senza capire cosa provassi-
-Ho commesso tanti errori, Graham. Troppi-
-Non pensiamoci ora-
Il ragazzo si tolse le scarpe e si adagiò sul letto, stendendosi accanto a lei.
-Ti da fastidio?- domandò lui, incrociando gli occhi con i suoi, e la ragazza tentennò, in imbarazzo davanti a quella situazione.
-Mi vergogno un po'- ammise, arrossendo leggermente, mentre lui si stendeva su un fianco per osservarla meglio.
Anche lei voltò il busto, mentre i reni sembravano scalciarle dentro, ma tentò di ignorare il fastidioso malessere concentrandosi sulla figura accanto a lei.
-Hai tutti i difetti del mondo, ma se non ti avessi conosciuto, io non sarei qui, speranzoso di trovare un posto nel mondo. E non avrei mai avuto la possibilità di capire cosa si provi nel sentirsi quasi leggeri, nel vedere un po' di luce in un tunnel troppo lungo- mormorò, le parole accompagnate da uno sguardo quasi assorto in quello di Agnese, e il viso rilassato.
Lei rimase pietrificata dalla delicatezza di quelle parole che non sentiva di meritare, e ne fu segretamente grata. Riuscì solo a sorridergli, incapace di proferire una singola sillaba, e lui le accarezzò il viso, scostandole una ciocca di capelli.
Provò dei brividi a quel contatto, che si diramarono verso la schiena, ma non riusciva mai ad essere completamente serena, neanche sola.
-Chissà se di questi occhi ci si può fidare- disse Graham, osservando ogni tratto, ogni piccola imperfezione di quel volto poco distante dal suo.
I sporadici foruncoli sottopelle, piccole macchioline marroncine sul naso, le ciglia non troppo lunghe, le sopracciglia color biondo scuro. Ed infine, le labbra.
Ed è lì che si rifugiò, dando sfogo ad un istinto che non riusciva più a trattere, non con quella vicinanza. Non fu un bacio passionale o viscerale, niente di più lontano. Fu più un dolce sfiorarsi, scoprirsi, senza però varcare quella linea immaginaria che vedevano solo loro.
Quando si staccarono per osservarsi, Agnese vide in lui beatitudine. Ma Graham, vide solo tormento.
Sono sicura che tutti apprezzerete tantissimo questo bacio tra Agnese e Graham, no?
A proposito, spero vi piaccia la nuova copertina, anche se sono un disastro nel farle!
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