40. Sbagliato
Nonostante ultimamente Stendhal fosse stata protagonista di rapimenti, sparatorie, tentativi di furto e morti, vedere Roberto Valli ed il pirata gentiluomo seduti allo stesso tavolo suscitava ancora un forte stupore e turbamento, e molti si domandavano se non avessero intenzione di tornare a lavorare insieme, girando per le regioni vicine a bordo di una nave.
-Potevo capire tutto. La testardaggine di Agnese, il suo mancato buonsenso, gli assurdi sensi di colpa. Ma tu, Roberto. Come hai potuto assecondare un'idea del genere?! Ospitare due sconosciuti a casa tua! Si può sapere che diamine ti prende? Cos'ha di spaciale quello lì da far perdere la testa a tutti?!- si agitò Daario, innervosito dall'idea che persino Valli si fosse fatto soggiogare in quel modo.
-Daario, quella famiglia merita la vita che non ha mai avuto. Glielo devi anche tu- spiegò con calma l'uomo, picchiettando le dita sul tavolo.
-Ed io cosa c'entro?- alzò un sopracciglio il pirata, furioso e contrariato.
-Dalia, la madre di Graham, quel tale che tanto non sopporti, è la donna che tuo padre ha cercato di violentare anni fa. Era incinta, e gli isolani non hanno avuto scrupoli nell'emarginarla ed etichettarla come una poco di buono solo perché non aveva un uomo accanto a sé! È profondamente ingiusto, Daario, e lo sai perfettamente anche tu- spiegò Roberto, stendendosi allo schienale della sedia ed osservando attentamente il suo interlocutore, che era rimasto sconvolto da quella rivelazione.
I suoi occhi saettarono nervosi da una parte all'altra, mentre la sottile vena che attraversava il collo si faceva più visibile.
-Stai dicendo sul serio?- mormorò appena, percependo le spalle improvvisamente pesanti, come se portasse un macigno.
-Sì. Comincio a credere che tutto sia dannatamente collegato- annuì l'uomo, con la fronte corrugata e gli occhi vispi.
-Cosa vorresti dire?-
-Che c'è uno strano legame fra tutti noi, e Agnese sembrerebbe essere il fulcro di tutto. Il suo rapimento ci ha portato ad avvicinarci dopo anni di lotte e scontri, e lei è stata salvata dal figlio della donna che, in un certo senso, è stata la causa dell'assassinio di tuo padre! Passato e presente non fanno altro che mischiarsi tra loro, e tutto questo non può essere sempre una dannata coincidenza-
-E questo giustificherebbe la decisione di accoglierli in casa? Avresti potuto aiutarli in altri modi- replicò ancora Daario, non riuscendo a tollerare l'idea che tutti vivessero insieme come una famiglia felice.
-Daario, non prendiamoci in giro, questo nervosismo è causato solo ed esclusivamente dal rapporto che hai con mia nipote. Questo non può interferire nella vita delle altre persone- affermò Roberto, mentre il corpo del pirata diventava una rete di nervi spinosi.
-Ah, quindi ora il problema sarei io? Assurdo- scosse la testa, profondamente turbato dalle parole di Valli.
-Se posso darti un consiglio, Daario, non lasciarti troppo andare con Agnese. Non lo dico per chissà quale assurdo senso paterno, ma perché Agnese al momento non è in grado di capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Io credo che tu abbia le idee decisamente più chiare, perciò cerca di fermarti finché sei in tempo-
Quelle parole assillarono Daario per tutto il pomeriggio e la sera, costringendolo a stare in casa da solo ed in preda ad un profondo senso di avvilimento.
Si riscosse dai suoi pensieri solo perché qualcuno bussò alla porta di casa. Non desiderava visite, non in quel momento, ma l'insistenza di quel bussare lo costrinse ad aprire.
-Can! Perché sei qui?- domandò lui, strofinandosi con aria stanca gli occhi.
L'uomo sollevò la mano buona, mostrando un mazzo di carte.
-Credo che tu abbia bisogno di un amico in questo momento. Partita come i vecchi tempi?- propose, sorridendo affabile.
Daario non seppe dire nulla, se non annuire appena e far entrare il suo amico, che si accomodò al tavolo ed estrasse due sigari.
-Prendine uno, forza- lo incitò, aspettando che lo affiancasse ed accendendosi il proprio, per poi fare lo stesso con l'altro.
-Che ci fai qui? Potresti essere da Margherita, ho notato che c'è stato un riavvicinamento tra voi- disse il pirata, aspirando il primo tiro e nascondendo l'immenso senso di gratutudine che provava nel vedere Can lì, con la sua solita faccia da impertinente.
-Sono qui perché hai bisogno di me- rispose con noncuranza lui, distribuendo tre carte a testa e mettendone quattro al centro.
-Non sono di buona compagnia oggi-
-Perché, gli altri giorni sì?- lo canzonò Can, accompagnando le parole ad una risata ironica, che coinvolse leggermente le labbra dell'uomo al suo fianco.
-Mi hai dato delle pessime carte- si grattò il mento Daario, gettando un tre di spade.
-Io credo che tu abbia perso un po' di abilità invece. Ti ho visto parlare con Roberto oggi. Cos'è successo? Parlavate di Agnese?- domandò Can, espirando il fumo e raccogliendo due carte.
-L'uomo che l'ha salvata è il figlio della donna che mio padre tentò di violentare-
-Azz- commentò spontaneamente il pirata, chinando la testa da un lato e ridistribuendo.
-Già. Sono figlio di un mostro che continua a torturarmi dalla tomba. O forse sono esattamente come lui-
-Gli errori di tuo padre non sono errori tuoi, Daario. Mettitelo bene in testa. Tu hai qualcosa che Unai, mi dispiace dirlo, non aveva, ovvero un cuore. E per quanto tu cerchi di mascherare le tue emozioni, tuo padre non sarebbe mai stato una sola briciola di ciò che sei tu adesso- lo rimproverò Can, estremamente serio e convinto delle sue affermazioni.
-Il sangue è quello-
-Il sangue non c'entra un bel nulla, Daario! E muoviti a giocare, non ti stai concentrando- borbottò l'uomo, facendo un altro tiro.
-Può darsi che tu abbia ragione. Ma credo che l'impronta di mio padre inciderà per sempre su di me-
-Non mentirmi Daario, tu stai in questo stato anche a causa di Agnese, vero?-
Il pirata gentiluomo tentennò, tentando di reprimere qualcosa che però sbraitava per uscire fuori. Non si vergognava di ciò che sentiva, non davanti a Can, con la quale aveva condiviso momenti forti ed indimenticabili, ma il suo cervello sembrava che non riuscisse ancora bene ad elaborare l'impeto di emozioni che lo assalivano.
-Agnese, Agnese. Gira sempre tutto attorno a lei- sollevò gli occhi neri verso il soffitto, come se cercasse le parole -comincio a considerare la sua presenza insopportabile. E non parlo di quando sono effettivamente con lei, ma quando non stiamo assieme. Diventa padrona dei miei pensieri, forse talvolta tento di mostrarmi migliore di quanto io non sia in realtà, ma... parliamoci chiaro. Cos'ho fatto io per lei? Nulla. L'ho coinvolta in una faida che andava avanti da anni e di cui lei era all'oscuro. Non ho saputo proteggerla quando era in pericolo, non sono stato capace neanche di salvarla, o almeno riportarla qui! Lei vede in quel ragazzo ciò che non potrà mai vedere in me: protezione. E forse non sarò mai in grado di dargliela perché io in prima persona non ne ho mai avuta- si confessò Daario, e gli occhi del suo amico divennero due laghi tristi, empatici, carichi di compassione.
-Non puoi farti una colpa di tutto. Certe cose succedono, e non puoi farci niente-
-Stavolta ti sbagli, Can. Erano eventi che potevo evitare, e non ne sono stato in grado. Ho passato tutta la vita a cercare avventure, a gettarmi nel pericolo, ed ora non riesco a gestire una semplice persona. Il suo carattere indomabile è quello che mi ha attratto di lei, ed è lo stesso che mi riduce ad essere un dannato inetto. Tutto ciò che faccio alla fine è sbagliato. E per quanto io mi sforzi, ogni situazione prende una piega inaspettata, contraria alle mie attese-
Can rimase interdetto davanti alla sincerità di quelle parole, alla loro schiettezza e durezza al contempo, e sentì in maniera palpabile la sofferenza che Daario stava provando. Stava rimettendo in discussione ogni parte di sé stesso per una donna, e questo lo destabilizzava.
-Non la sopporto- disse il pirata gentiluomo, poggiando i gomiti sul tavolo e passandosi entrambe le mani tra i capelli lunghi, tirandoseli appena, come se volesse che qualcosa sparisse dalla sua mente -non riesco più a sopportarla-
L'amico portò la mano sulla sua spalla, dandogli delle leggere pacche di consolazione.
-Lo so, amico. Purtroppo o per fortuna, ti capisco-
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