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37. In questo preciso istante, con te

-Allora, principessa- intervenne Daario, sbattendo l'ennesimo bicchiere sul bancone sporco di alcol e osservando Agnese, ancora assorta dallo spettacolo che Margherita aveva appena dato -ti va di ballare o fingiamo di essere due anziani che rimpiangono la gioventù passata?-

-Parla per te, sei molto più vecchio di me- lo provocò lei, con un sorrisetto dipinto sul volto arrossato per il calore e l'alcol.

-Ah sì?- sollevò un sopracciglio lui, guardandola con diffidenza -allora, che facciamo?-

Il volto della giovane tornò serio, titubante. Intrecciò le mani, grattandole nervosamente.

-Forse è meglio di no. Molti tuoi amici sapranno che non hai avuto buoni rapporti con mio zio, e se dovessero vederti ballare con me, insomma... non vorrei metterti in situazioni scomode-

Daario scostò lo sguardo da lei, osservando la folla presente nel locale e i volti alticci contornati da risate gioiose e festose.

-E poi sono sicura che nessuna donna rifiuterebbe mai un invito dal pirata gentiluomo, ne sono certa- sorrise lei, riattirando l'attenzione dell'uomo, che si voltò nuovamente verso la sua direzione.

Lui aggrottò la fronte, chinando leggermente il capo e avvicinandosi di più a lei, che stavolta non ebbe paura di affrontare quella vicinanza improvvisa, nonostante le sue palpebre si ingrandivano sempre più.

-C'è un motivo se ho invitato te, non credi?- le mormorò, come una leggera brezza, lasciandola senza parole.

Lei boccheggiò, incapace di formulare una frase di senso compiuto, e non capì come mai la sua mente ultimamente andasse in tilt ogni qual volta che il pirata era nei dintorni. Non erano di certo le prime volte che gli parlava, si erano persino scambiati un bacio tutt'altro che casto, eppure più il tempo passava e più le sue sicurezze vacillavano instabili. Chinò il capo, imbarazzata dal suo stesso comportamento da adolescente.

-Io non ci vedo nulla di male in un ballo tra amici-

-Tra amici?- sollevò un sopracciglio lei, inchiodando i suoi occhi in quelli del pirata, che scosse le spalle indifferente.

-Tra amici- confermò lui, ma le sue parole sembrarono quasi dissolversi quando si aprì in un sorriso indecifrabile, che tuttavia convinse Agnese.

Come resistere, in fondo? E perché farlo, se per quella notte poteva essere ciò che voleva?

La prese per mano, stringendogliela con insolita delicatezza, e il fuoco divampò nello stomaco della ragazza, che socchiuse gli occhi nel vano tentativo di controllarsi.
Daario la portò al centro del locale, e quando la piccola band partì con una nuova musica allegra e scatenata, le mise un braccio dietro la schiena, tenendo però intrecciata la mano libera a quella della giovane. Cominciò a farla oscillare, e notando la sua rigidità, la fece voltare intorno a sé stessa, provocandole una risata instantanea.

-Oddio, fà piano o vomiterò il gin sulla bella camicia che ti ritrovi- lo ammonì lei, cominciando a sciogliersi e seguendo i suoi passi, allontanandosi con le mani sempre intrecciate e poi riavvicinandosi, urtando talvolta contro il petto dell'uomo per la velocità e lasciandosi stringere dalle sue braccia quando ballavano schiena contro petto.

Odiava ammetterlo persino a sé stessa, ma le piaceva percepire il solletico dei capelli dell'uomo vicino al suo collo, il suo profumo virile che non derivava da qualche sostanza, ma dalla sua stessa pelle che per Agnese aveva un odore più che gradevole, inebriante. Il culmine si raggiungeva però quando si guardavano, ed in fondo il mondo non appariva così male specchiato nelle iridi del pirata.
Daario non pensava di riuscire a provare euforia solo nel ballare con la ragazza, nel sentirsi semplicemente spensierato accolto dalla risata fresca e genuina. La musica non era che un sottofondo inutile, i loro corpi esprimevano note non udibili per gli altri presenti, e forse complice l'alcol e la bella serata, si sentivano leggeri.

-Sembri felice- mormorò lei, piegando le braccia dapprima stese e rigide per poi riavvicinarsi a lui, che la tenne in quel momento stretta per i polsi, immobile.

-Lo sono- affermò allora lui, forse non più stupito dalla leggerezza con cui esprimeva i suoi sentimenti, non davanti a lei almeno.

Sulla guancia della ragazza si delineò una fossetta, che probabilmente Daario non aveva mai notato prima, e si convinse che quel segno sul viso fosse dovuto al sorriso sincero ed irriverente che era nato dopo la sua affermazione.

-E tu?- ricambiò la domanda, dopo averla fatta voltare.

-In questo momento- cominciò lei, aggirandosi attorno all'uomo come un avvoltoio, battendo le mani a tempo come tutti gli altri presenti -in questo preciso istante- si rimise difronte a lui, che sembrava completamente preso dal suo breve discorso -e con te- continuò, ponendo una mano dietro la nuca dell'uomo ed avvicinandosi al suo orecchio, con un'audacia a lui ancora sconosciuta -sì-

Nel frattempo, appoggiata alla fontana in roccia presente al centro della piazza, Margherita ripercorreva con la mente ciò che aveva fatto, diventando paonazza in volto e vergognandosi come una ladra, dicendosi ripetutamente che aveva esagerato, e che forse, più che l'attenzione di Can, aveva attirato l'attenzione degli altri uomini, che per un po' l'avevano inseguita per il locale come cani con la bava al muso.
Sospirò, raccogliendo i capelli in uno chignon improvvisato e mirando la luna, quella notte sottile rossa.

-Allora sei qui-

La voce di un uomo la riscosse improvvisamente dalle sue paranoie, facendola mettere dritta e guardare nel buio, dove comparve il pirata senza mano che si avvicinava a lei con una camminata spavalda e al contempo quasi da predatore.

-È stato così difficile trovarmi?- aprì le braccia lei, per poi farle cadere lungo i fianchi.

-No, non esattamente- la raggiunse Can, ponendosi difronte a lei e mettendo la mano nella tasca del pantalone.

-Buon compleanno-

-Quel ballo era un regalo per me?-

-Forse un regalo per me stessa. Per ricordarmi quanto valgo. Forse tu l'hai dimenticato-

-Dimenticato? Come puoi dire una cosa del genere?- domandò confuso lui, oscillando il capo.

-Non mi hai nemmeno invitata alla tua festa. A volte mi sembra che io per te sia solo una sconosciuta-

-Marghe, sai bene che non è così- sospirò lui, passandosi la mano buona tra i capelli folti e castani.

-Credo proprio di sì invece-

-Ti sbagli. Io non voglio che tu mi veda in quel modo. Tra alcol, prostitute, schiamazzi volgari. Non voglio che tu abbia quell'immagine di me- spiegò l'uomo, poggiandosi stavolta alla parete rocciosa della fontana.

-Io so che tu sei così-

-Sono anche così. Perché con te sono diverso- le confessò, guardandola negli occhi, e quello sguardo non fece che sbriciolare la corazza di Margherita, che non resisteva a quelle iridi uniche nel loro genere, una verde e l'altra castano chiaro.

-Credi che possa giudicarti?-

-Probabilmente l'hai già fatto- scrollò le spalle lui, mirando alla luna.

La ragazza non rispose, le sembrava che fosse una battaglia persa sin dal principio, e forse era inutile tentare di ricostruire qualcosa che era rotto da tempo.

-Comunque- interruppe il silenzio lui, con finta noncuranza -tu sei la reincarnazione di una dea-

Generalmente Margherita avrebbe accolto quelle parole con una risata imbarazzata, ma il tono di Can era talmente serio che non riuscì proprio ad avvertire ironia nelle sue parole. Barcollò sulle sue stesse gambe, affiancandosi di più a lui, che però non la guardava, aveva la mente assorta in chissà quale vortice di pensieri.

-A volte mi sembra che tu sia una meravigliosa sirena, che col suo canto ammaliatore attira il povero marinaio. Che sarei io, s'intende-

La ragazza sorrise e si aprì in una piccola risata, che coinvolse finalmente anche l'uomo, che dopo pochi secondi però tornò di nuovo serio.

-Cos'ho da offrirti, Marghe?- le chiese, finalmente le sue iridi rivolte alla musa che sembrava in realtà andare oltre quelle parole che nascondevano tracce di insicurezza, impotenza.

-Te- rispose allora lei, racchiudendo tra le sue mani, ruvide a causa del lavoro, il volto stanco del pirata, che adagiò le guance tra i suoi palmi, respirando l'odore della pelle della donna -io voglio te-

Dopo aver sussurrato quelle tre parole, Margherita decise di combattere le sue paure e di unire le sue labbra a quelle di Can, che la accolse impacciato ed indeciso, come se pensasse che quel gesto fosse sbagliato. Lei si allontanò per pochi istanti, incatenò gli occhi ai suoi che la osservavano ammaliato ma spaventato al contempo, e decise di baciarlo di nuovo, stavolta con minore insicurezza. Can a quel punto non poteva più resistere alle sue voglie, ai suoi istinti, e circondò la vita della ragazza, che si adagiò sulle sue gambe senza interrompere quel contatto che a lungo e silenziosamente avevano bramato.
E finalmente si sentirono bene, mentre sorridevano l'uno sulle labbra dell'altro, tra piccoli morsi e carezze dolci.

-A ladro! A ladro!-

Si staccarono immediatamente a quelle urla, spaventati, mentre vedevano un uomo muovere le braccia impaurito, per poi indicare una figura che correva verso una stradina.

-A ladro! Ha tentato di rubare cibo e medicinali! Fermatelo!- continuava ad urlare il negoziante, pallido in volto.

Daario scappò fuori dal locale, incuriosito da quelle urla, e senza pensarci un attimo rincorse l'uomo, deciso a prenderlo.
Agnese lo seguì senza indugi, impaurita che potesse succedergli qualcosa, ma quando vide il pirata raggiungere la figura nera e gettarla al suolo come un sacco privo di volontà, si pietrificò.
Il ladro cominciò a dimenarsi dalla stretta di Daario tentando invano di liberarsi, ma l'uomo era decisamente più in forma ed in salute di lui.

-Daario! Daario basta, fermati!- urlò allora Agnese, terrorizzata, raggiungendoli.

Il pirata ascoltò quella supplica, e dal tono di voce che la ragazza aveva usato, capì che il tono preoccupato non fosse rivolto a lui, bensì all'uomo che aveva sotto di sé.
Si bloccò, mentre la vide arrivare e spingerlo via, per poi sollevare il capo del ladro tra le sue braccia.

-Graham! Graham, stai bene?- domandò lei tra le lacrime, mentre il ragazzo che adesso aveva il viso illuminato da qualche lampione vicino, mostrava una cicatrice alla guancia.

Daario osservò il volto di Agnese, la sua preoccupazione, e qualcosa in lui sembrò spezzarsi e fare un gran rumore.

I loro occhi si incrociarono, come in una pellicola a rallentatore, ed entrambi in quell'istante capirono che il loro rapporto non sarebbe stato più lo stesso.

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