30. Il viaggio
Se l'idea di partire in pieno pomeriggio le aveva evitato l'incontro con le tenebre, il sole selvaggio non le lasciò scampo. I raggi solari bruciavano sulle parti di pelle nuda, ovvero braccia e metà gamba. Aveva tagliato la maniche della camicia e parte del tessuto dei pantaloni per essere più comoda, ma il mantello certamente non facilitava le cose, e sebbene fosse riluttante, adesso avanzava con il manto tenuto tra le mani.
Nonostante Spirit avesse riconosciuto il solito fischio che Agnese aveva appreso da Graham, il cavallo si rifiutò categoricamente di partire, come se sapesse che in qualche modo lei aveva tradito il suo amico umano.
Tentò in tutti i modi di convincerlo a partire, ma l'animale era fermo immobile con le zampe rigide, sfuggendo ad ogni comando.
Si lasciò convincere solo quando la ragazza offrì qualcosa delle sue scorte, gettandola al contempo nel panico più totale.
Spirit sembrò rinvigorirsi e avanzò con un trotto violento, che fece sobbalzare la giovane.
Sperò che il cavallo capisse le sue parole, che la conducesse nello stesso posto dove negli ultimi giorni l'aveva portata, ma ad un tratto l'animale fermò la sua avanzata, come se si fosse stancato della sua presenza.
-È per questo che non sopporto gli animali- borbottò lei, tentando di scendere e cadendo proprio sulla caviglia, urlando dal dolore.
-Il mondo mi odia, cazzo!- esclamò esasperata e sull'orlo dell'esaurimento, tentando di rialzarsi, mentre Spirit la osservava.
-Non guardarmi così tu!- esclamò, puntandogli persino il dito contro.
Scosse la testa, dandosi dell'idiota e assumendosi tutte le responsabilità: fuggire era stato un azzardo, soprattutto perché era in un posto che non conosceva e le persone che l'avevano accolta non erano pericolose. E poi c'era l'ennesimo problema, la sua ipotetica quanto traumatizzante gravidanza.
Sollevando lo sguardo notò un manto azzurro. Tirò un sospiro di sollievo, dirigendosi lentamente verso quell'orizzonte, e notò che Spirit la seguiva.
-Ah, che fai ora? Mi segui? Và dagli altri!- lo incitò, muovendo nervosamente il braccio, ma l'animale continuò restandole dietro.
-Se solo parlassi sarebbe meglio...- affermò Agnese, procedendo a fatica a causa delle fitte di dolore che avevano colpito la caviglia ormai gonfia.
Camminare sulla battigia risultò ancora più difficile, i piedi affondavano nella sabbia, ma seguire la direzione delle piccole navi la incitava a non demordere, a credere che non fosse poi così lontana dalla meta.
Dopo qualche ora crollò, esausta, desiderosa di acqua che però aveva già terminato.
-Sono una stupida, una maledetta stupida testarda- si lamentò, mentre i granelli aderivano alla pelle sudata.
-Dio, prendimi ora, per favore- affermò, aprendo le braccia, ma Spirit si avvicinò a lei come se avesse inteso quelle parole.
Piegò le zampe e si accostò alla ragazza, osservando il mare.
-Sai Spirit, non sei così male come compagnia- si voltò verso il cavallo, che non reagì in alcun modo.
-Mi dispiace per ciò che ho fatto a Graham, credimi. Mi si stringe il cuore al solo pensiero. Non l'ho fatto per dispetto, ma per il desiderio di verità e libertà. Loro non possono capirmi Spirit, non possono. Voglio delle risposte, e nonostante la mia scelta sia stupida e avventata, non penso di pentirmene. Che ne pensi?-
Il cavallo sbruffò, anche lui sembrava soffrire il caldo.
-Già- sorrise lei, mettendosi dritta per rialzarsi, ma Spirit le offrì la groppa, voltandosi.
-Sei appena diventato il mio essere preferito, sappilo- affermò gioiosa lei, accettando quel tacito aiuto e riprendendo la sua avanzata, notando che da quel momento ad un massimo di un paio d'ore il sole sarebbe stato sostituito da una bella luna.
Dopo un tempo indefinito, Agnese riuscì a scorgere il disegno di un porto e case in lontananza. Il cuore cominciò a battere all'impazzata, e il fiato a mancarle.
Fu in quel momento che Spirit fermò l'avanzata, come se fosse arrivato il momento di dirsi addio.
Si inchinò leggermente per dare modo alla ragazza di scendere con maggiore facilità, e poi si rimise dritto e fiero.
-Grazie Spirit. Spero di rivederti presto. Sei stato il mio angelo... spero solo che tu non sia un'illusione- lo accarezzò con delicatezza, quasi commossa.
Gli voltò le spalle con una strana sensazione di tristezza e si diresse verso il porto, tentando di velocizzare il passo nonostante il dolore alla caviglia.
Ma una volta giunta in paese, cosa avrebbe fatto? Da chi sarebbe andata?
Con paura e timore crescenti, giunse al porto, avvolta dal suo mantello nero che sembrava volesse proteggerla. In quello stato, zoppicante e sporca, doveva sembrare una mendicante, poiché notava che qualcuno la scansava o guardava disgustato. Non le importava, ce l'aveva fatta, ma non riusciva a gioirne.
Aveva sete, le vene le pulsavano e la gola fremeva. Salì qualche scalino presente sul fianco di una piccola collina, giungendo verso una piazza.
Quasi esultò quando vide una fontana in roccia al centro dello spiazzale, e si diresse verso questa con palpitazione crescente, inciampando sui suoi stessi passi.
Si aggrappò con tutte le forze al piccolo muretto, sporse la mano e raccolse l'acqua fresca, bagnandosi le labbra, il viso ed infine assaporandola, dando finalmente sollievo alla gola secca. Chiuse gli occhi in estasi, prima di crollare al suolo, con le spalle rivolte verso il muretto e il capo chino.
-Tutto bene?- si sentì dire, come un miraggio.
Sembrava la voce di un uomo, se la ragione non l'aveva abbandonata, ed era profonda ma al contempo confortante.
-Sto bene...- mormorò appena, sollevando lo sguardo e arrestando le sue parole.
Credeva che i suoi neuroni le stessero facendo un pessimo scherzo, uno di quelli in cui ci caschi in pieno.
Gli occhi neri che vedeva davanti a sé potevano appartenere ad una sola persona, come lo sguardo fiero e determinato da mozzarle il fiato. L'espressione dell'uomo cambiò, la pelle si distese, le labbra si aprirono incerte.
Agnese era immobile, incapace di fare qualsiasi cosa, se non di osservare quella figura che lentamente si avvicinava a lei, come se potesse morderlo da un momento all'altro.
-Agnese- sentì pronunciare dalle sue labbra, e quasi non si accorse che due lacrime scendevano lungo le guance.
-Ciao, pirata- riuscì a dire appena, con un sorriso incerto -ti sono mancata?-
Eeeee finalmente, dopo tanti affanni, sparizioni, sangue, morti abbiamo l'incontro tra il nostro pirata ed Agnese... come pensate che possa andare?
Mi pare che ne vedremo delle belle, la nostra ragazza è imprevedibile...
Grazie a tutti per l'attenzione♡
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