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25. Attimi di pazzia

Si avvicinò con lentezza verso la fossa distante pochi metri da lei. La mano destra tremava senza controllo, e non seppe frenare quel fascio nervoso. Osservò quella terra, scavata a fondo, per un tempo prolungato, in silenzio, mentre Graham teneva gli occhi incollati su di lei, nonostante dalla sua prospettiva potesse vedere solo il profilo coperto dal cappuccio blu.
Per un attimo provò empatia, vedere quella che doveva essere una tomba metteva i brividi.
La ragazza si inginocchiò, diventando ad un tratto piccola, quasi inesistente.
Le spalle cominciarono a vibrare, e l'uomo capì che stesse piangendo.
Ne ebbe conferma quando sentì qualche singhiozzo, e un rumore simile al lamento.
Rimase immobile, incapace di agire.
Odiava vedere qualcuno piangere, lo faceva sentire impotente, ma era anche vero che non aveva particolari doti sociali, perciò rimase in silenzio. Inoltre quello era un momento intimo, e non voleva invadere la sua sfera personale.
Nonostante la giovane fosse a malapena una conoscente, da quando l'aveva salvata non l'aveva mai vista rilassata: aveva assistito ai suoi urli disperati nel pieno della notte, ai suoi improvvisi risvegli, alle infinite volte in cui era svenuta sul pavimento priva di energie, ai tremori e deliri.
Neanche nel pieno delle sue facoltà mentali, o quasi, aveva un attimo di pace.

-Perché hanno scavato una fossa per una persona viva? Sono così... inutile? È così facile sbarazzarsi di me? O peggio, sono una donna così terribile?- chiese lei, rivolgendo gli occhi rossi e gonfi verso di lui.

-Non devi porti certe domande. Chi ti ha fatto tutto questo non è di certo una persona, ma la peggiore delle bestie. Hai affrontato la morte, l'hai sconfitta, ed io credo che non tutti abbiano la tua fortuna-

Per la prima volta da quando l'aveva conosciuto, il tono di voce di Graham le parve tranquillo, rilassante, dolce.
La ragazza si sentì tranquillizzata da quelle parole, e si asciugò le lacrime con il dorso della mano.

-Laggiù c'è una caverna. Ti andrebbe di accompagnarmi? Credo che c'entri qualcosa con me- affermò, alzandosi.

L'uomo si limitò ad annuire, ed insieme si diressero verso l'entrata di quella grotta. Appena la varcarono, un forte odore pungente ed insopportabile li investì, costringendoli a tornare indietro e tossire.

-Vacci tu lì dentro, ti aspetto qui- quasi vomitò Graham, piegandosi in due e reggendo l'addome.

Lei non si lasciò intimorire, e coprendosi il naso con parte del mantello, si addentrò il quel passaggio buio e maleodorante.
Si osservò attorno, cercando di ricordare qualcosa, qualsiasi cosa potesse tornarle utile; era circondata da pareti strette, un soffitto roccioso non molto alto, e nonostante avesse il viso coperto l'odore nauseante aumentava sempre più.

Inciampò su un oggetto piccolo e duro, e per poco non cadde. L'equilibrio era un ulteriore fattore che era temporaneamente danneggiato. Chinò lo sguardo, e vide una pistola. Il cuore cominciò istintivamente a martellarle nel petto, l'adrenalina investì i nervi, si fece strada tra le sue vene, ed un forte calore invase la testa confusa.
Proseguì il tragitto raccogliendo l'arma e sperando che fosse carica, in caso ci fosse qualcuno lì con lei.
Deviò a destra, e quando i suoi occhi si posarono su quella scena orribile, per poco non svenne.
Si voltò, sputando e rigurgitando bile, appoggiando la mano con la parete pur di non far crollare le gambe.
La puzza la avvolse completamente, si impossessò di lei, e ci mise qualche minuto per ripristinare il proprio stomaco e calmarsi.
Strinse gli occhi, spaventata, ma decise di reagire.

Si coprì e girò la testa, affrontando il macabro spettacolo che le si parava difronte: due cadaveri in putrefazione  giacevano a pochi passi da lei, circondati da insetti e topi che cominciavano a mangiucchiarli.
Si avvicinò coraggiosamente al primo, un ragazzo a quanto pare suo coetaneo, che apparentemente era stato sparato a freddo. Deglutì quando i roditori squittirono e si allontanarono da lei, e mise una mano su metà volto, per rendere leggermente più tollerabile quella visione. Si chiese che ruolo avesse avuto quel giovane in quella faccenda, se mai ne avesse avuta.

Sospirò e si concentrò sul secondo corpo, un uomo sulla cinquantina d'anni che aveva ancora gli occhi sgranati. Sparato alla testa, magari con la stessa pistola che aveva raccolto. Lo superò e si diresse in quello che sembrava un labirinto, notando tante piccole stanze vuote e sporche.
La testa cominciò a girarle vorticosamente, senza controllo, ma non si lasciò sopraffare.
Mentre decideva di tornare indietro, ecco che vide una stanza diversa dalle altre. Si addentrò, cominciando a tremare quando vide ciuffi di capelli sparsi qua e là. Si inchinò, raccogliendoli, e li accostò ai suoi, notando che fossero dello stesso colore e lo stesso riccio. Osservò il sangue ormai seccato, e porse l'attenzione sulle sue ferite.
Era buffo come le vere ferite non si vedessero ad occhio nudo.

Strinse quei ciuffi tra le mani e tornò dai due cadaveri, cominciando a calpestare il corpo dell'uomo, in preda alla rabbia. Lo riempì di calci, ruotandolo da una parte all'altra, senza che questo facesse un rumore.
Proprio come lui aveva fatto con lei.
Ci saltò sopra, sembrava una pazza, fuori controllo, ma la furia aveva preso il sopravvento.
Si fermò solo quando notò i denti dell'uomo staccarsi dalla sua bocca.
Quella scena la disgustò così tanto che scappò fuori, ignorando completamente il cadavere del ragazzo ed uscendo dalla grotta, dove Graham la aspettava paziente.

-Ce ne hai messo di tempo...- sentì dire, ma non lo ascoltava davvero.

Continuava a correre senza controllo, mentre l'aria fresca e pulita le infiammava i polmoni, le provocava il capogiro.
Si fermò davanti ad uno degli alberi secolari, dal tronco robusto, e cominciò a colpirlo con numerosi pugni, ferendosi e sanguinando.

Sentì due braccia forti tentare di fermarla, ma la sua rabbia era incontrollabile, e Graham non ci riuscì, lasciandosela sfuggire.

-Calmati! Non vedi che stai sanguinando?! Fermati!- esclamò, ma quelli non erano che sussurri per le orecchie della giovane, che sentiva solo il rumore dei colpi e del navigare dei suoi pensieri.

L'uomo assisteva alla scena interdetto, era chiaro che la donna fosse fuori controllo, e fece ciò che gli venne spontaneo.

Le circordò la vita con le braccia, avvicinandosi gradualmente a lei, mentre il ritmo dei pugni calava. Agnese finalmente smise, esausta, e lasciò cadere gli arti lungo i fianchi.
Si allontanò da Graham, si svestì del mantello e lasciò che questo cadesse a terra.
L'uomo ebbe a malapena il tempo di metabolizzare ciò che stava facendo che in un lampo se la ritrovò avvinghiata a lui, che lo stringeva a sé come una figlia con la propria madre, in cerca di protezione.
Non lo guardava, aveva il capo abbassato e la fronte appoggiata al suo petto, ma lui capì che cercava di non farsi vedere mentre piangeva.

Sospirò, scuotendo la testa al pensiero  di quella situazione, e ricambiò titubante l'abbraccio che la giovane desiderava.

In fondo, tutti avevano il proprio lato triste e solo.

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