22. Pioggia di lacrime
Le minute gocce di pioggia scendevano sulla terra come lacrime amare, aggrappandosi ai vetri delle finestre per poi scivolare inevitabilmente verso il basso, schiantandosi contro i davanzali, rompendosi in minuscoli frammenti.
Le pupille di Margherita seguivano con attenzione quei movimenti veloci, e le parve che quella pioggia non fosse che un preludio per una notizia che aveva ben poco di buono.
-È meglio che ora torni a casa- affermò Can, al suo fianco, anch'egli con lo sguardo rivolto oltre la finestra.
Erano da poco rientrati dalle loro ricerche nel bosco. Avevano capito che il loro vagare non li avrebbe portati da nessuna parte, e le risorse alimentari erano esaurite. Vincent appena rientrato nella villa si era diretto verso la sua stanza, esausto, e aveva dato la sua disponibilità affinché anche i suoi due compagni di viaggio restassero in quella dimora.
Tuttavia per il pirata non era un'idea accettabile, sia perché quella casa lo metteva a disagio e sia perché tentava di non restare per troppo tempo solo con Margherita, la vicinanza con quella donna lo turbava e non poco.
-Credi che riusciranno a trovare Agnese?- chiese la giovane, strofinando le mani contro le braccia e sospirando affranta.
-Sono sicuro. Daario e Roberto sono due esseri testardi e forti, farebbero qualsiasi cosa per arrivare al loro obiettivo- rispose lui, credendo totalmente in quelle parole.
- Sono molto affezionata ad Agnese, sai. Nonostante la conosca da poco, mi sembra di essere molto affine a lei. Mi ha consolato nei momenti di sconforto, si è fidata di me quando era una straniera spaventata, ed ora... mi sembra di perdere tutti coloro che amo-
Can rimase immobile davanti a quelle parole. Sentiva che fossero riferite anche a lui, percepiva il dolore nel suo tono sottile. Si voltò lentamente, osservando il suo profilo, e gli occhi non riuscirono a fare a meno di sfiorarla almeno con il pensiero, di stringerla forte ed inspirare il suo profumo, il suo calore.
Non fece nulla di tutto ciò che desiderava, era abituato a reprimere i propri istinti e i propri desideri.
-Mi sento sola, Can. Così sola che mi fa male il petto. Ed ora senza Agnese ho paura di non farcela- due lacrimoni scesero lungo le guance ambrate di Margherita, che non si vergognò di piangere davanti a Can, non in quel momento.
L'uomo la guardò sentendo un laccio che stringeva e sanguinava il suo cuore ferito.
-Marghe...- mormorò appena, ma il suo sussurro fu interrotto dalla ragazza stessa, che si buttò spontaneamente tra le sue braccia, stringendosi a lui come una conchiglia sul proprio scoglio.
Pressò con le dita la schiena dell'uomo per sentirlo più vicino a sé, strofinò il viso contro la sua spalla per percepire l'odore che non sentiva da troppo tempo, e per un attimo sembrò che il suo corpo tornasse a vivere.
Necessitava di quel contatto molto più di quanto immaginasse, voleva percepire la carne sotto i palmi, ed anche se era consapevole che lui poteva respingerla da un momento all'altro, non si pentì nemmeno un secondo di quel gesto.
Tuttavia, Can non era così masochista. Poteva tollerare la vicinanza, ma il contatto era un qualcosa che gli era impossibile allontanare: cinse la vita della domestica con le braccia, poggiando il mento sul suo capo e lasciandole un delicato bacio tra i capelli scuri e mossi, mentre avvertiva i sussulti di lei che lentamente si calmavano.
Rimasero per un tempo indefinito in quell'abbraccio, senza parlare, con lo sguardo di entrambi rivolto verso quella pioggia fitta e sottile, che sembrava colpirli silenziosamente.
Improvvisamente, sentirono la porta aprirsi, ed entrambi si voltarono di scatto, staccandosi dalla stretta. Videro Roberto e Daario entrare con difficoltà, sporchi di terra e sangue.
-Signor Roberto!- esclamò Margherita, correndo verso di lui e sorreggendolo al posto del pirata, accompagnandolo verso il divano rosso vicino all'ingresso.
-E Agnese?- domandò Can, preoccupato nel vedere i due uomini feriti e soprattutto soli.
-È sparita... di nuovo- rispose semplicemente Daario, sedendosi sulla poltrona di fronte al divano esausto, lasciando braccia e gambe a penzoloni.
- Che significa di nuovo? Vi prego, spiegatevi- li supplicò la domestica, mentre provvedeva a versare dell'acqua sia al pirata che al suo padrone.
-Sappiamo che è stata rapita da Roman. Abbiamo trovato i suoi capelli...-
-... e il suo sangue- proseguì Roberto, ancora sconvolto per la vicenda.
-E Roman dov'è?- domandò Can, preannunciando il peggio.
-È morto- rispose Daario, senza specificare né come né chi ne fosse stato l'assassino.
-E ora che si fa? Come facciamo a trovarla?- intervenne Margherita, impanicata e con il fiato corto.
Can la osservò con la coda dell'occhio, temendo che la giovane potesse avere un attacco di panico da un momento all'altro.
-Non lo so, Margherita. Non so più niente- rispose il signore della villa, socchiudendo gli occhi per il dolore.
-Marghe, hai qualcosa per curare una ferita da taglio? Roman ha pugnalato Roberto alla gamba- affermò Daario, e la giovane annuì, correndo verso il bagno per cercare l'occorrente.
-Credete che sia viva?- domandò cauto Can, osservando un certo grado di complicità tra il suo amico e il signore della villa.
-Avevano scavato una fossa per lei. Ma dentro quella fosse non c'era nessun corpo. Roman aveva un complice, e poco prima di essere sparato ha detto che Agnese era sparita. Un morto non può camminare, no?- spiegò il pirata gentiluomo, con la testa confusa.
-Quindi qualcun altro l'ha presa. Mi domando chi possa essere stato, nessuno abiterebbe in un bosco-
A quel punto i tre uomini presenti nella stanza si guardarono.
-E se davvero ci fosse qualcuno che ha una dimora segreta nel bosco? Potrebbe aver visto dei movimenti strani e aver riconosciuto Agnese!- esclamò Daario, alzandosi dalla poltrona immediatamente attivo.
-Se fosse così non credo che sia una buona notizia- si introdusse Roberto, mentre Margherita entrava nella stanza per curare la ferita del suo padrone, che la lasciò fare senza troppe polemiche: era esausto.
-Potrebbe trattarsi di ladri, assassini, prostitute. Qualcuno che ha qualcosa da nascondere- concordò Can, mettendosi una mano tra i capelli.
-Vi sbagliate se credete che Agnese si lascerebbe intimorire per così poco- intervenne Margherita, senza guardarli ma concentrandosi sulla ferita di Roberto, mentre delle nuove lacrime si impossessavano delle sue guance -voi non la conoscete. Lei è forte, è in gamba. Sono sicura che ce la farà, ma noi dobbiamo aiutarla-
Daario ascoltò quelle parole sinceramente colpito, e la guardò con tenerezza.
Forse aveva ragione.
In fondo, Agnese era una tigre.
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