17. Avvicinamento
-Santo cielo, ci mancava anche la pioggia, gli insetti mi stanno divorando!- esclamò infastidita Margherita, grattandosi violentemente le braccia che immediatamente diventarono rosse e gonfie.
-La pioggia elimina anche eventuali orme, se mai non avessero pensato a cancellarle. Dannazione!- intervenne Roberto, mentre i suoi stivali si sporcavano sempre più di fango, rischiando più volte di scivolare.
I rami bassi graffiavano ad ogni passaggio la cute di Can e Daario, che con i loro pugnali spezzavano gli arbusti per lasciare libero il passaggio agli altri tre.
Camminavano da ore, ma ogni loro sforzo sembrava inutile: davanti, dietro, ai loro lati c'erano solo alberi altissimi, non vi era traccia di macchine o rifugi e tantomeno tracce della ragazza.
- Cosa dice la mappa? C'è qualche vicolo qui? Qualche passaggio?- domandò Daario a Vincent, che rigirava più volte la mappa cercando in tutti i modi di non bagnarla.
-Tra qualche chilometro dovrebbe esserci un bivio, ma non è indicato dove questi portano- rispose il ragazzo, asciugandosi con un fazzoletto il volto.
-E se ci fosse un tunnel sotterraneo? Un passaggio segreto?- ipotizzò Can, e il gruppo si bloccò.
-Potrebbe essere possibile?- chiese Margherita, ponendo le mani sulle gambe per riposarsi un po'.
-Sì, potrebbe. Un tempo usavamo i sotterranei per...-
-Per nascondere il denaro e le armi- Daario continuò la frase di Roberto, e questi si guardarono.
Valli ricordò che fu proprio in uno di quei sotterranei che uccise il padre del pirata.
-Già-
-E come facciamo a trovarlo? Ricordate una zona particolare?- chiese la ragazza, affranta.
- No, avevamo le coordinate. Qui non abbiamo un bel niente-
-D'accordo, pensiamo. Questi sotterrani sono coperti o hanno come entrata una grotta, qualcosa del genere? È importante saperlo- intervenne Vincent, cercando sulla mappa l'eventuale disegno di qualche caverna.
-Solitamente c'erano delle grotte, sì- ricordò Roberto, mettendo il più possibile a fuoco quei momenti.
-Questo vuol dire che dobbiamo dirigerci verso la parte rocciosa dell'isola! Dobbiamo girare ad est!- esclamò suo figlio.
-Allora dobbiamo dividerci, dobbiamo proseguire a nord nel caso la nostra ipotesi sia sbagliata: come facciamo?- domandò Daario, e i cinque si osservarono a lungo.
-Io vengo con te, non ho intenzione di toglierti gli occhi di dosso- affermò Roberto guardandolo.
-D'accordo, ma cercate di non uccidervi almeno: ricordate che la vita di Agnese è in pericolo!- li ammonì Can, per poi andare a nord con Margherita e Vincent.
I due uomini, invece, voltarono ad est.
Erano silenziosi, si guardavano con diffidenza e mal sopportavano l'uno la presenza dell'altro.
-Tutto questo non sarebbe mai successo. La colpa è solo tua- lo accusò improvvisamente Daario, stringendo le mani a pugno.
-L'unica mia colpa è stata quella di aver difeso una donna. Mi porterò questo peso per tutta la vita- rispose l'uomo, vago.
- Che significa?-
-Significa che non mi hai mai chiesto perché abbia ucciso tuo padre. Non hai mai voluto sentire spiegazioni-
-Per rubare il suo denaro!-
-Non me ne importava nulla del denaro, cominciavo a guadagnare abbastanza. No, il motivo è un altro-
-Quale allora? Credo che abbia il diritto di saperlo-
-Sei troppo accecato dalla superbia e stupidità per crederci. E tu non crederesti mai alla mia parola. Perché per tutti sono il mostro assassino. Tranne per Agnese: lei mi ha sempre visto per chi sono: un semplice uomo-
Quelle parole colpirono profondamente il pirata, che preferì tacere. Stava per ribattere, quando entrambi inciamparono su un ramo coperto dal fango e caddero, scivolando pericolosamente.
Imprecarono, ma Daario fu il primo a sollevarsi, nonostante avesse la schiena dolente.
Roberto invece rimase a terra, con un'espressione di sofferenza sul volto. Il pirata si voltò verso di lui.
-Tutto bene?- gli chiese.
-Credo di avere una slegatura al piede. Diamine, non può andare peggio di così!- sbraitò Roberto, tentando di sollevarsi ma piegandosi immediatamente in due.
Daario lo osservò a lungo, consapevole che ogni minuto che passava Agnese poteva essere sempre più in pericolo.
-Andiamo, ti aiuterò io- disse controvoglia.
- Non avrai questa soddisfazione! Preferisco morire qui piuttosto che farmi aiutare da te!- rispose orgoglioso l'uomo.
-Ah sì? Bene, allora ti lascio qui, ho molto di meglio da fare che ascoltare una primadonna come te!-
Il pirata cominciò la sua avanzata, ma un grugnito di rabbia di Roberto lo fermò.
-D'accordo. Se lo racconti a qualcuno ti uccido- lo minacciò, e Daario si avvicinò per aiutare l'uomo a sollevarsi.
-Preferirei sotterrarmi vivo piuttosto che trattarti da principessina ferita- ribadì lui, e lentamente cominciarono ad avanzare, con il pirata che sorreggeva per un braccio lo zio di Agnese.
La ragazza, nel frattempo, era stata trasferita in un'altra stanza del labirinto. Roman la guardava, diffidente che fosse davvero priva di conoscenza, e la picchiò più volte per cercare una sua reazione che però non ci fu.
Prese un paio di forbici, le afferrò i capelli come se fosse una bambola di pezza e le tagliò i ricci, ridendo nel vederli scivolare tra le sue mani.
-Non reagisci, eh? Allora vuol dire che hai finito di vivere!- urlò l'uomo, compiendo l'ultimo atto della sua vendetta: le avrebbe dato il colpo di grazia.
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