16. I cinque
Un ragnetto osservava guardingo il suo habitat, accorgendosi di una presenza anomala. Lo disturbava l'idea che a casa sua ci fossero estranei, ospiti non desiderati. Si diresse con le sottili zampettine verso il gigante steso a terra, apparentemente innocuo, ma lui non si fidava, no.
Gli umani erano la peggior razza di bestie, e se n'era accorto quando aveva visto gli altri fratelli morire sotto l'enorme pianta di piedi di qualche insulso uomo che aveva deciso che la loro vita era del tutto inutile. Arrivò verso alla gamba nuda del corpo non riconosciuto, e ci salì sopra. Cominciò ad esplorare quella pelle sporca, superò qualche pelo che fuoriusciva arrogante dalla cute, e decise di risalire verso la coscia.
-Và via, ragnetto schifoso!- sentì esclamare, prima di morire.
Samuel raccolse il corpo di Agnese tra le braccia, e si assicurò che nessun altro insetto fosse su di lei. Essendo ancora incosciente, lei non poteva occuparsi di sé stessa.
E per sopravvivere ai sensi di colpa, doveva aiutarla lui.
-Adesso ti lavo, va bene? Stà tranquilla, farò il bravo, te lo prometto- disse il giovane, sfilando la camicia da notte alla ragazza che rimase solo in intimo.
Samuel arrossì nel vedere quel corpo nudo, le occasioni in cui aveva visto una donna in quelle condizioni erano state veramente poche, e le curve che quella ragazza presentava non lo lasciavano indifferente. Tuttavia, non aveva né tempo né voglia per avanzare ipotesi o pensieri del genere.
Prese una bottiglia d'acqua, imbevve un panno pulito e cominciò a strofinare la pelle di Agnese, eliminando il terriccio. Si occupò delle braccia, delle gambe, dell'addome, della schiena. Sapeva che quando si sarebbe svegliata, gli sarebbe stata riconoscente. Lo sapeva, non poteva odiarlo.
Con un altro panno, si occupò di pulire il viso. Lo fece con delicatezza, seguendo i lineamenti del naso, delle guance, delle palpebre e delle labbra.
Con fatica e un po' di bestemmie, riuscì a metterle una sua maglietta vecchia ed un pantalone che tempo addietro aveva trovato, gettato nei pressi del porto.
-Hai le labbra secche, dannazione- imprecò, prendendo l'acqua e bagnandole.
Desiderò ardentemente che quegli occhi si aprissero, che quella bocca pronunciasse qualche suono, ma non accadde nulla. Il respiro era appena percettibile, e il battito lento.
-Devi vivere, avanti- la incoraggiò, porgendo la bottiglia verso le sue labbra, ma l'acqua ricadde lungo il mento.
-Dannazione!- esclamò esasperato.
Decise di bere qualche sorso, aprì con forza la bocca della ragazza e la unì alla sua, in modo tale che fosse costretta a bere. In effetti, quasi come per miracolo, la gola fece un rapido movimento di deglutizione, e lui sorrise soddisfatto.
Agnese voleva vivere.
Rifece lo stesso processo un paio di volte, ed infine la abbracciò commosso.
In quello stesso momento, cinque persone completamente diverse tra loro e con numerosi conflitti alle spalle, condividevano lo stesso tavolo. L'aria era tesa, la tensione era percepibile, e nessuno osava interrompere il silenzio per primo.
Al centro, vi era una mappa dell'isola.
Margherita tossicchiò e ruppe il silenzio.
- Bene, se dobbiamo collaborare c'è bisogno di comunicazione. Dobbiamo restare calmi e lucidi, nonostante per me sia molto difficile. Agnese è sparita due notti fa, questo significa che il rapitore era vicino alla villa già da un bel po'-
-Se solo qualcuno mi avesse avvisato avrei messo rinforzi!- esclamò ancora adirato Roberto, fulminando con lo sguardo la ragazza, che chinò il capo ferita.
Il signor Valli attribuiva un po' a lei la responsabilità della sparizione di sua nipote, poiché aveva assecondato le sue stupide idee e non aveva avuto premura di avvisarlo del pericolo.
Probabilmente l'avrebbe licenziata, ma non era il momento di pensarci.
-Roberto, Margherita sta già male così, Agnese è la sua migliore amica, non mi sembra il momento di dare colpe che non esistono. Qui l'unico colpevole è il bastardo che ha rapito Agnese!- la difese prontamente Can, che aveva deciso di unirsi per la ricerca di Agnese.
Lo faceva per Daario e Margherita, le persone più importanti della sua vita.
-Can ha ragione. Non credo comunque che il rapitore sia entrato in casa, Agnese deve essere uscita per qualche motivo e lì è stata attaccata. La nostra villa è distante dal paese, nessuno l'avrebbe mai visto. Da qui possiamo andare verso tre direzioni: a nord, quindi addentrarci nel bosco, ad ovest e quindi andare verso il paese o ad est, ma lì gran parte è occupato dal deserto, non credo che possano essersi recati lì- affermò Vincent, cercando di ragionare.
-E a sud?- intervenne Daario, che ebbe immediatamente uno sguardo truce da parte di Roberto.
Entrambi odiavano stare insieme nello stesso posto, Valli non si fidava ancora di lui nonostante la confessione che il pirata gli aveva fatto, ma più gente era disponibile a cercare Agnese e maggiori erano le probabilità di trovarla.
-A sud c'è il mare- rispose Vincent.
-E se l'avesse portata in un altro paese? Fuori dall'isola?- intervenne Margherita, impanicata.
Can le strinse istintivamente la spalla con la mano buona.
-È difficile non incontrare navi di notte, ci sono i pescherecci, e noterebbero subito una barca o una nave anomala. Mi sembra poco probabile- ipotizzò Daario, osservando con attenzione la mappa.
-Credo che l'unica alternativa sia il bosco- affermò Roberto, passandosi una mano tra i capelli, nervoso.
-Credete che sia viva?- sussurrò Vincent.
-Sì che lo è!- esclamarono in coro suo padre, Daario e Margherita, per poi guardarsi diffidenti.
-Allora le nostre ricerche partiranno dal bosco- incrociò le braccia al petto Can, già sapendo che la loro impresa sarebbe stata pressoché impossibile.
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