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12. Paranoie e provocazioni

-Si può sapere perché guardi sempre dalla finestra?- domandò Margherita, notando lo strano atteggiamento della sua padroncina.

Lei si voltò con un mezzo sorriso nervoso, ma non rispose. Corse verso l'altra finestra del grande soggiorno, aguzzando la vista.

-Vuoi dirmi cosa succede o devo vederti correre per la casa tutto il giorno? E per favore non andare da una parte all'altra scalza, ho lavato tutto solo qualche ora fa!- si lamentò la domestica, per poi vedere che Agnese indossava delle infradito dopo il suo rimprovero.

-Qualcuno mi cerca, Marghe- disse velocemente lei, legandosi i capelli ricci e voluminosi in una coda che non avrebbe retto più di due minuti.

- Che? Chi? Aspetta, spiegami-

-Ho parlato con Daario, qualche giorno fa. Mi avevi anche visto, no? Mi ha detto di stare attenta, crede che qualcuno voglia farmi del male per vendicarsi di mio zio-

-E chi diamine sarebbe questo pazzo? Santo cielo, dobbiamo avvisare il signor Roberto-

- No, non diremo proprio niente! Lo conosco, non mi farebbe uscire di casa e mi terrebbe costantemente sott'occhio, al costo di pagare qualcuno per farlo! No Marghe, questa cosa rimarrà tra noi due-

-E Vincent? È un uomo, potrebbe aiutarti!-

-Non voglio coinvolgerlo in questa faccenda, solo se mi accadrà qualcosa-

-Non arriviamo a conclusioni affrettate, aspetta. Respiriamo, calma. Sei sicura che Daario non ti abbia detto questo per spaventarti? Potrei informarmi da Can, non credo mi mentirebbe-

-Non credo, mi sembrava piuttosto sincero e seriamente preoccupato. Abbiamo avuto delle divergenze, ma ha capito che io nelle sue faccende non c'entro davvero nulla. Non so, non penso farebbe mai una cosa simile-

-Probabilmente hai ragione. Qual è il tuo piano?-

-Vivere di paranoie, ecco il mio piano-

-Ci hai messo molto per progettarlo?-

-Andiamo, sono seria. Mi sento già il cappio intorno al collo. Zack-

Margherita scosse la testa. Non capiva come Agnese potesse ironizzare su quella situazione, ed era convinta che sotto quelle parole nascondesse profondi tormenti.

Quella notte la ragazza riccia non chiuse occhio. Si girava e voltava più volte nel letto, ansiosa e sudata.

Pensò di sognare quando percepì dei rumori provenienti  finestra. Quando vide che questi si facevano più insistenti, si avvicinò con timore, aprendola.
Si affacciò, e vide con grande stupore il pirata gentiluomo.

- Che ci fai qui?- bisbigliò cercando di essere comprensibile, mentre lui le indicava di raggiungerlo in giardino.

Lei uscì di casa senza pensare minimamente che avesse addosso solo una camicia da notte color panna e delle infradito.

-Santo cielo, sei pazzo! Se mio zio si sveglia ti ammazza!- esclamò lei, avvicinandosi all'uomo.

Lui la guardò per un attimo inerme, stupito nel vedere la ragazza in quelle vesti, inconsapevolmente sensuale e con i capelli sciolti che le cadevano selvaggi lungo la schiena.
Deglutì e scosse la testa.

-Hai ragione, ma pensavo di darti una cosa per difenderti-

-Aspetta- lo fermò lei, prendendolo per il polso.

Entrambi guardarono le loro mani toccarsi, e istintivamente si tirarono indietro. Agnese lo condusse verso il posto segreto che gli aveva fatto conoscere Vincent, sicura che suo zio non li avrebbe mai trovati né sentiti.

La luna bianca brillava sul mare nero, mentre le foglie delle palme danzavano lentamente accarezzate dal vento secco.

-Bel posticino, hai intenzione di saltarmi addosso?- la provocò Daario, parzialmente illuminato dal barlume della luna.

- Che ci fai qui?- lo attaccò la ragazza spazientita, incrociando le braccia al petto per coprirsi.

Lui la trovò affascinante nel vedere il suo volto corrucciato, la fronte aggrottata e i capelli ribelli.

-Ho pensato di darti questo- affermò lui serio, estraendo dalla fascia che portava in vita un pugnale.

-Non lo voglio quello-

Daario si avvicinò alla ragazza, le prese con forza la mano e pose l'arma sul palmo, facendo in modo che le sue dita stringessero l'impugnatura.

-Tienilo sempre con te. In una borsa, in una cinta, sotto il cuscino, ovunque. Non sbarazzartene- le comandò.

-È il tuo regalo per provarci con me?- sorrise lei, stemperando la tensione.

- Non sono un tipo romantico- ammiccò lui, per poi sedersi sulla battigia, mentre il vento gli smuoveva i capelli lunghi.

Agnese ebbe la tentazione di tornare alla villa, ma decise di restare. In fondo, in quel momento, si sentiva più al sicuro al suo fianco.
Si adagiò ad un metro di distanza, come per sottolineare che non aveva alcuna intenzione di stargli troppo vicino.

-Tuo zio non mi ha mai detto il motivo per cui ha ucciso mio padre. Mai- affermò lui, guardando il mare.

- Non posso darti queste risposte, mi dispiace-

-Lo so. Ma comincio a pensare che forse aveva ragioni per farlo. Non so, non ho mai voluto sapere le sue giustificazioni, e quando ci ho provato lui non ha mai rivelato nulla. Mi domando se abbia sbagliato per tutto questo tempo- si confessò lui, e Agnese fu colpita da quelle parole.

-Perché mi hai portato il pugnale, Daario? Non eri costretto a farlo-

Lui sospirò e pose gli occhi neri su di lei, che si sentì nuda sotto il suo sguardo.

- Non voglio sbagliare anche con te, principessa- sorrise, e ad Agnese sembrò mancare il fiato.

Tossicchiò, cercando di darsi un contegno.

- Non credo che sarei mai capace di usarlo-

-In caso di necessità sì. L'istinto di sopravvivenza prevale su tutto, anche sul buon senso, ricordalo-

-Lo ricorderò quando lo userò per minacciarti- affermò ironica lei, suscitando la risata del pirata.

-Ah sì? E avresti il coraggio di farlo, principessa?-

Lei afferrò il pugnale e glielo puntò contro, con un sorriso sornione sulle labbra.

- Vuoi mettermi alla prova?-

In un gesto rapido l'uomo le afferrò il polso e le si buttò addosso, bloccandola a terra per le braccia e lasciando cadere il pugnale sulla battigia, mentre la donna emise uno strillo.

-Chi vince allora?- le sussurrò a pochi centimetri dal viso, così vicino che la ragazza percepì il suo fiato sul collo.

Sentì immediatamente una scossa di brividi lungo il corpo, ma non voleva che l'uomo se ne accorgesse.
Stese il braccio, recuperando l'arma e gliela mise al collo, spingendolo e  finendo stavolta sopra di lui.

-Chi è che vince ora?- lo minacciò, mentre l'uomo rideva di gusto.

-In questa posizione sicuramente io!- affermò non smettendo di burlarsi di lei, che si separò immediatamente da lui imbarazzata ed offesa.

-Pervertito!- esclamò, dandogli le spalle e tornando verso la villa, mentre lui la salutava con la mano.

-È stato un piacere, principessa!-

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