11. Pericolo
Roman Suez era stato compagno di avventure, consigliere e braccio destro di Unai, padre del pirata gentiluomo, per tanti anni. Condivise con lui bottini, lotte, morti, risse e sangue. Conoscevano l'arte della pistola, dei coltelli, della pirateria. Erano selvaggi.
Con la nascita di Daario, Unai cominciò a cambiare i primi tempi, ad essere meno violento. Successivamente, però, l'odore del pericolo tornò ad elettrizzarlo.
Quando nella banda entrò Roberto Valli, la situazione mutò nuovamente. Era scaltro, intelligente nonostante la giovane età, ed Unai cominciò a fidarsi di lui. Erano un duo, e Roman cominciò a sentirsi messo da parte.
Una notte, però, il padre di Daario aveva alzato il gomito più del solito. Entrò in un locale, prese con forza una donna e tentò di violentarla.
Non riuscì nel suo intento, perché Roberto lo uccise, colpendolo violentemente alla testa.
Daario non seppe mai la verità e Unai promise di vendicarsi, ma non direttamente sull'uomo.
Da quando la bella nipotina era giunta sull'isola, egli capì che la sua vendetta era giunta. Cercò di coinvolgere nel piano il pirata gentiluomo, ma era troppo stupido e privo di midollo osseo per attuarlo, e non si dimostrò favorevole. Forse la ragazzina gli piaceva, ma Unai non si lasciava ingannare da un giovane visino.
In lei, vedeva la morte del suo miglior amico e la fine di Roberto, perciò non esitò nel proseguire nel suo intento.
Monitorò le uscite della ragazza, ma quasi sempre era in compagnia della sua domestica, mai sola. Usciva principalmente di mattina, perciò doveva ponderare per bene quando e come attaccare.
Quella mattina Daario lo beccò, dedusse le sue intenzioni. Gli intimò di lasciar perdere, che la principessa Europa era all'oscuro di tutto ed innocente. Grande idiota, pensava Roman, nascondendo un sorriso folle.
Osservò tutto, anche quando la giovane si avvicinò al pirata, allontanandosi un momento dalla sua amichetta.
Lui aveva finto di allontanarsi, ma restò nei paraggi.
-Ho visto che mi guardavi da lontano, pirata. Non ti starai mica innamorando di me?- lo provocò Agnese, aggiungendo una risata.
Non aveva resistito alla tentazione di andare da Daario, non riuscì ad ignorarlo.
Lui rimase però serio, preoccupato.
-Ascoltami, Agnese- disse il pirata, poggiando le mani sulle spalle della ragazza e stupendola -stà attenta. Temo che qualcuno voglia farti del male. Cerca di non stare mai sola, d'accordo?-
-Mi spaventi così, stai scherzando?-
Lui scosse la testa, serio.
-Purtroppo no. Cercherò di controllare la situazione, informarmi, ma gran parte del lavoro dovrai farlo tu-
Agnese si passò una mano sulla fronte, camminando avanti ed indietro nervosamente. Si trovavano in una stradina del paese, lontano da orecchie e occhi indiscreti, o almeno era questo ciò che credevano.
- Non sarei mai dovuta venire qui- mormorò lei, con voce tremante.
Daario studiò la sua espressione preoccupata ed ansiosa, il luccichio negli occhi, la mano tremante. Era come se la guardasse per la prima volta, e le sembrava piccola, indifesa.
Non capiva perché volesse difendere la nipote del suo acerrimo nemico, proteggerla, ma sapeva anche che non bisognava toccare un essere innocente, nonostante la sua parentela.
- Non c'è pace per me in questo mondo- sussurrò la ragazza, appoggiandosi al muro e guardando un punto vago, distante.
-Vuoi sapere perché sono qui?-
Daario annuì, incrociando le braccia al petto e riservando il suo intendo sguardo sulla figura della ragazza, che aveva l'espressione tormentata.
- Sono qui perché sono ricercata. Ho assistito all'assassinio di un uomo da parte di una banda criminale, ed ora sono qui per chiedere rifugio. La polizia mi ha consigliato di stare lontana dal mio paese finché non riusciranno a trovare tutti i colpevoli. Chissà, magari non tornerò più in Italia e non rivedrò più i miei genitori. Questo mi fa stare male... sapere questo, poi... non lo so, Daario, non lo so. Perché sono condannata a tutto questo?-
Gli occhi castani della ragazza si posarono sull'uomo, che aveva ascoltato con attenzione il suo discorso e ne era rimasto colpito. Non si sarebbe mai immaginato che fosse quello il motivo per cui fosse lì, e lui che pensava che...
-Nessuno ti farà del male. Te lo prometto- disse, e le sue parole sembravano sincere.
Si era fidata di lui, e l'aveva fatto con una tale semplicità da spiazzarlo.
Daario si sentì perplesso, le sue sicurezze vacillarono.
- Non puoi proteggermi, Daario. Nessuno può farlo, lo so. Ma ti ringrazio- sorrise lei, per poi voltare lo sguardo verso la piazza per cercare la sua amica.
-Almeno dimmi che starai attenta- la fermò lui, seriamente preoccupato.
Se non fosse stato direttamente Roman a farle del male, probabilmente qualcun altro l'avrebbe fatto al posto suo.
Ma lei non era suo zio.
Agnese lo osservò e lo raggiunse velocemente, abbracciandolo. Aveva bisogno di calore in quel momento. Non afa di quelle temperature insopportabili, ma calore umano.
Daario capì che la ragazza non stesse bene, perché sapeva che in condizioni di lucidità non l'avrebbe mai fatto.
Lei, invece, era perfettamente consapevole di ciò che faceva.
-Grazie ancora- mormorò accarezzandogli la guancia, per poi perdersi nella folla della piazza, sotto il sole cocente di Stendhal.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro