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Capitolo 32

Prendo un bel respiro e poi scendo anch’io dalla macchina.
Quando entro in casa vado verso la cucina “...Avevo detto” Sento dire ad Eric, ma quando entro nella stanza si ammutolisce come sempre.

Luke e Josh fanno finta di niente, io bevo un bicchiere d’acqua e poi vado di sopra.

Arrivo davanti alla mia stanza, ma non è la mia stanza, non dovrei chiamarla così. Mi blocco sentendo il rumore di qualcosa che cade provenire da dentro, Ethan è lì. Si è ripreso la sua stanza. Ok.

Probabilmente vuole stare solo, ma le mie poche cose sono tutte lì. Se voleva riprendersi la stanza poteva almeno sfrattarmi.

Torno di sotto per cercare Balto e lo trovo sdraiato sul divano così mi siedo accanto a lui sospirando e lo accarezzo.

Si è affezionato ad Eric, ormai lo segue ovunque. Eric cerca di nascondere il sorriso ma so che è contento della cosa, odia me e ama il mio cane. Mi sembra giusto.

“Ehi Rambo” Mi giro verso la porta. Luke si siede accanto a me “Non farci troppo caso, vuole solo che rimaniamo al sicuro” Alzo gli occhi al cielo “Non si può rimanere al sicuro. Non più. Ma si può scegliere come vivere” Rimane a guardarmi “Può darsi Lily, ma per il momento a noi basta sopravvivere” Poi si alza e va via.

Rimango a guardare il punto in cui era seduto. È la prima volta che mi chiama con il mio nome.

Quando vado a dormire il mio sogno cambia ancora. Corro, e urlo i loro nomi, mio padre e Noah. vengo inseguita da uno zombie, ma Luke ed Ethan non arrivano a salvarmi come nella realtà, e alla fine smetto di sentire la mia voce anche se apro la bocca per urlare. L’erba è bagnata, e quando mi sveglio mi sembra di sentire ancora il suo odore.

Mi metto a sedere col fiato corto, mi passo una mano tra i capelli e mi guardo intorno, non vedo niente.
È notte, mi sono addormentata sul divano. Abbasso lo sguardo, prendo la coperta tra le mani scansandola, sono abbastanza sicura che prima non c’era.

Mi alzo stando attenta a non svegliare Balto, sdraiato ai miei piedi, e quando raggiungo il corridoio mi blocco. La porta della cucina è accostata, uno spicchio di luce mi illumina mentre mi avvicino alla fessura. Ethan è seduto al tavolo, come sempre, ha una tazza in mano, come sempre, e ce n’è un’altra di fronte a lui... Come sempre.

Sospiro, pensando che sia una cattiva idea, ma poi poggio lo stesso la mano sulla porta e dopo qualche secondo di esitazione la spingo aprendola.

“Incubi?” Rimaniamo a guardarci, e per un momento mi dimentico che forse dovrei rispondere, mi siedo di fronte a lui “Incubi” Annuisco guardandolo circospetta. Sembra calmo.

“E tu?” La voce mi esce in un sussurro “Incubi” Si limita a dire.

Lo osservo bere, non mi guarda “Ethan...” Prende un altro sorso “Mi dispiace” Alza lo sguardo sorpreso, io mi appoggio sul tavolo con i gomiti, la testa fra le mani “Hai ragione, non ho fatto altro che combinare disastri, e mi dispiace”. Continua a fissarmi, fa per dire qualcosa ma non glielo permetto “Sono stata egoista, e vi ho messi in pericolo” Abbasso lo sguardo, non sapendo cos’altro dire.

Ci ho pensato parecchio prima di addormentarmi, ho sbagliato, mi sono comportata da stupida. Li ho messi in pericolo, specialmente quando sono andata a prendere Balto. Lo rifarei? Si. Ma questo non vuol dire che non mi rendo conto di aver sbagliato.

“Non mi piace il modo in cui viviamo” Comincia lui rispondendo a quello che gli ho detto oggi pomeriggio “Però funziona, e al momento è il meglio che possiamo fare.”

Cosa mi aspettavo? Delle rassicurazioni? Delle scuse?

Guardo fissa la mia tazza e alla fine bevo un sorso, poi mi alzo “Penso che tornerò a dormire” Dico “Puoi tornare sopra se vuoi, il letto non l’ho toccato” Dice prima che io possa andarmene. Ricambio il suo sguardo aspettando che aggiunga qualcos’altro ma lui resta in silenzio “Ok” Dico “Ok” Ripete.

Mi volto e vado verso la porta, ignorando quella sensazione al centro del petto, che in questo momento si sta fondendo con la delusione, rovinandosi.

“Anche a me” La sua voce mi fa bloccare. Lo sento fare un respiro profondo prima di continuare “Dispiace anche a me” mi volto. Sorride appena, ma se non lo stessi osservando così attentamente nemmeno lo noterei. Sento le mie labbra incurvarsi per ricambiare il sorriso, senza poterle controllare.
Mi giro di nuovo, stavolta di umore migliore, ma quando metto un piede fuori dalla stanza mi fermo ancora una volta.

Entro di nuovo nella stanza, rimanendo in piedi “Sei stato tu a mettermi la coperta prima?” Chiedo. E’ la prima volta che non mi chiudo a chiave in camera per dormire, ma la cosa non mi ha sfiorata nemmeno per un attimo, ormai mi fido di loro, realizzo. Non posso fare a meno di domandarmi se l’abbia notato.

“Si, quando sono sceso ti ho vista dormire, stavi tremando...” Annuisco senza guardarlo, imbarazzata all’idea che mi abbia vista dormire.

E rimaniamo lì così. Io in piedi sulla soglia, lui seduto con la sua tazza, a guardarci. Capendoci a vicenda, senza aver bisogno di spiegare. Crollando l’uno sull’altra senza mai lasciarci toccare terra. Spiriti affini in un mondo che non capiamo. In una realtà che ci obbliga ad adattarci, a cambiare, ma ostinandoci a conservare quelle piccole parti di noi che ci rendono così diversi, eppure così simili, riuscendo a trasformare un momento in qualcosa di estremamente più complicato ed etereo. E all’improvviso sono a casa.
Mi domando ancora una volta se si rende conto di come mi fa sentire quando mi guarda.

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fatemi sapere cosa ne pensate

-emme <3

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