Capitolo 31
Trascorriamo parecchie ore in auto prima di raggiungere una casa non vuota.
Sembra più una fattoria da fuori, ma niente animali nei recinti, nessun cane nella cuccia, chissà da quanto tempo è così qui.
Non tutti erano preparati alla catastrofe, solo che tra gli impreparati c’era chi è stato in grado di tirare avanti, gli altri o sono morti o sono zombie.
Le persone qui dentro potrebbero essere morte di fame da settimane, in tanti i primi tempi vendevano animali con la speranza di ricavare abbastanza per muoversi verso un’altra casa o città, per stare insieme a famigliari o ad altri gruppi di sopravvissuti.
La benzina è un lusso che nessuno ha più a disposizione ma esistono persone che ne hanno scorte grandi e ne approfittano. I soldi non sono utili più a nessuno. Cibo, armi, case sicure, sono queste le cose che contano.
Un giorno anche noi smetteremo di trovare benzina nelle auto, e prima che accada dovremo spostarci in un altra parte della città se vogliamo continuare a cavarcela.
Un’altra possibilità è che potrebbero aver rubato tutto il bestiame, forse qualcuno come i due uomini che ho visto il primo giorno che sono uscita.
Ad ogni modo Luke è felice, almeno le poche cose che ci sono rimaste non posso darle via, parole sue.
La porta principale è chiusa a chiave così facciamo un giro intorno alla casa per cercare luci accese, finestre aperte, persone, un qualsiasi segno di vita, ma niente.
Non è tardi, sono le sei del pomeriggio, è piuttosto improbabile che chiunque abiti qui dentro stia dormendo, dovremmo avere via libera.
Tante persone chiudono a chiave le case anche se stanno andando via, per quanto disastroso sia il mondo là fuori, casa dolce casa giusto? Anche se ho trovato i ragazzi, l’idea di tornare a casa mia ogni tanto ancora mi attraversa la mente. E’ plausibile che la casa sia vuota pur essendo chiusa a chiave.
Arriviamo davanti alla porta sul retro, ha una finestra al centro coperta da una tenda celeste. Provo a girare la maniglia ma è chiusa anche questa, così lancio uno sguardo ai ragazzi scuotendo la testa. Ethan mi fa cenno di spostarmi e col manico del coltello rompe il vetro colpendolo all’angolo. La pioggia di vetro echeggia nell’aria e rimaniamo immobili qualche secondo pronti ad affrontarne le conseguenze. Trattengo il respiro.
Un solo zombie arriva da dietro una siepe ma ci pensa Luke.
Infilo la mano nella porta e faccio scattare la serratura dall’interno, quando si apre il silenzio viene interrotto dal suo cigolio.
La stanza non è molto luminosa ma lo è abbastanza da non essere un luogo confortevole per gli zombie, e questo mi tranquillizza.
La porta si affaccia direttamente sulla cucina, ci scambiamo un’occhiata per darci la conferma a vicenda e cominciamo a cercare silenziosamente tra gli scaffali.
Apro una credenza e trovo due barattoli di fagioli ma non ci arrivo quindi lascio aperto lo sportello così Ethan e Luke li vedono.
Apro il frigo ma è vuoto, mentre in uno sportello in basso c’è un pacco di merendine. Loro non hanno trovato nulla e si voltano per andarsene.
“Aspettate” Mi guardano confusi “E se ci fosse qualcuno come nell’altra casa?”
“Non possiamo perlustrare tutta la casa, potrebbe essere piena di zombie, abbiamo già perso troppo tempo oggi” La gentilezza di Ethan scompare.
So di avergli fatto perdere delle provviste, di aver preso una decisione per tutti come se spettasse a me farlo, che gli ho fatto perdere tempo con la donna in quella casa. E so anche che dovrei sentirmi in colpa per questo, ma io credo di aver fatto la scelta giusta.
Le sue parole non dovrebbero infastidirmi, in fondo ha ragione, ma lo fanno lo stesso.
Osservo la sua faccia seria mentre si avvicina prima di voltarmi e uscire dalla cucina senza girarmi.
Attraverso il corridoio aprendo tutte le porte per controllare se c’è qualcuno, quando arrivo nel salotto vado subito a vedere dietro al divano, ma niente.
Salgo le scale di fretta stando attenta a non fare rumore, Ethan e Luke mi stanno seguendo visibilmente irritati ma non me ne curo.
Apro il bagno, uno stanzino, una camera da letto, tutto vuoto.
È rimasta solo una stanza e la porta è socchiusa. Prendo un bel respiro, stringo la presa sull’accetta e do una leggere spinta. È un’altra camera da letto, c’è una sedia a dondolo accanto alla finestra e un uomo anziano è seduto lì con gli occhi chiusi. Ma persino per una persona che dorme è troppo immobile.
“Scusi?” Tento in ogni caso, aspettiamo ma l’uomo non si muove “Mi scusi signore?” Faccio un passo avanti ma Ethan mi prende il braccio per fermarmi. Si mette di fronte all’uomo e gli poggia due dita sul collo per sentire i battiti. Lascia cadere la mano sul fianco prima di girarsi verso di me “E’ morto” Sentenzia con voce piatta.
Alterno lo sguardo da Ethan all’uomo non sapendo bene cosa dire “Perfetto visto Rambo? Tutto ok possiamo andarcene” Sdrammatizza Luke.
Ethan esce dalla stanza senza nemmeno guardarmi. Non riesco proprio ad accettare la sua rabbia nei miei confronti, non mi pento di aver controllato ogni singola stanza.
“Dai Rambo andiamo” Guardo Luke che con un cenno della testa mi indica il corridoio dietro di lui, si da una spinta staccandosi dal muro a cui era appoggiato e segue Ethan al piano di sotto. Io gli sono dietro.
Chissà se è stato solo fin dall’inizio, se aveva una famiglia o una moglie. Non ho fatto caso se avesse una fede o meno. Era abbastanza anziano, eppure ce l’ha fatta fino ad ora, sarebbe comprensibile se vedendo finire le provviste decidesse semplicemente di lasciarsi andare.
Passiamo di nuovo dalla porta sul retro e raggiungiamo il furgone in silenzio, mi sistemo sul sedile posteriore come sempre e Luke mette in moto.
“È meglio tornare a casa, si sta facendo tardi, gli altri si staranno chiedendo dove siamo e ormai è inutile andare avanti” La voce ancora piatta, guarda fuori dal finestrino.
Non posso crederci, l’Ethan che ho conosciuto che fine ha fatto? Possibile che sia veramente così tanto arrabbiato? Credevo fosse finita la fase degli sbalzi d’umore.
“Si può sapere che ti prende?” Dico senza pensare, lui mi guarda dallo specchietto retrovisore, aggrottando le sopracciglia “Ti rendi conto che non puoi salvare tutti gli esseri viventi che incontri vero?”
Vorrei che non fosse così, perché dentro di me sento la profonda convinzione di non aver sbagliato tutto, ma le sue parole sono come schiaffi e mi riprendo solo dopo qualche secondo “Non potevamo semplicemente rubare il cibo a quella donna” Dico aggrottando le sopracciglia “Ogni secondo che passiamo qui fuori potrebbe essere fatale Lily, non possiamo rischiare così”.
“E se ci fosse stato qualcuno in quella casa?” Mi sporgo in avanti avvicinandomi al suo sedile “Non sarebbe stato un nostro problema. O noi o loro, è così che funziona, prima te ne farai una ragione meglio sarà”
“È davvero così che vuoi vivere?” Gli domando lentamente, studiando la sua reazione.
Sospira prima di rispondere “Se vogliamo sopravvivere, non abbiamo molte alternative” Si irrigidisce ma abbassa la voce “Ethan io....” Sono tentata di chiedergli scusa, so che in parte ha ragione, e li ho fatti rischiare, però non riesco a smettere di immaginarmi in quella casa al posto della donna.
“Lo so che è uno schifo là fuori, ma non dobbiamo dimenticarci chi siamo. Possiamo prendere il cibo ma chiedo solo di assicurarci che non stiamo saccheggiando la casa di qualcuno troppo spaventato per fermarci”
“Lily noi siamo una squadra, io, Luke, Eric e Josh, siamo la famiglia l’uno dell’altro” Deglutisco.
Io, Luke, Eric e Josh.
Io non c’entro niente.
“Dobbiamo andare avanti, proteggerci, non possiamo rischiare. Forse non ti rendi conto di cosa parli, sei stata chiusa due mesi dentro quella casa, non sai cosa vuol dire andare in giro per chilometri senza trovare nessuno!”
Il mio stomaco si attorciglia “Nessuno?”
Resta in silenzio per qualche secondo “Intendevo dire niente... Niente cibo”.
Scuoto la testa “Forse hai ragione, ma so cosa vuol dire essere soli, vedere le tue provviste finire, avere paura di uscire, di fare la mossa sbagliata perché nessuno è lì a guardarti le spalle. Posso solo immaginare cosa sarebbe successo se qualcuno mi avesse perfino rubato le provviste entrando a forza in casa mia” Cerco di mantenere il controllo.
“Continui a ripetere di come è stato difficile stare da sola, come se fossi stata l’unica a non avere più nessuno! Tu non capisci, forse prima potevi permetterti di andare in giro col tuo cane a regalare cibo ai più bisognosi. Finché starai con noi devi pensare al gruppo, da quando sei arrivata non hai fatto altro che metterci in pericolo” Detto questo, esce dall’auto.
Non mi ero nemmeno resa conto che fossimo arrivati, non so da quanto eravamo fermi, Luke se n’era già andato.
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io come luke quando le persone urlano
sparisco
-emme <3
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