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Capitolo 19

La porta è chiusa, non la posso aprire perché il campanello in cima farebbe confusione, ma la luce entra in abbondanza dalla vetrina. E' mattina e il sole è alto, andrà bene.

Il negozio non è molto grande, mi alzo in punta di piedi per cercare di capire com'è dentro. Ci sono un paio di scaffali centrali, sembrano tutti abbastanza vuoti ma voglio accertarmene, non riesco a vedere tutta la stanza.

Prendo un bel respiro scavalcando i bordi della vetrina ormai distrutta. Poggio il primo piede all'interno e i frammenti di vetro sparsi sul pavimento scricchiolano sotto la suola della mia scarpa.

Guardo a destra, sinistra, e avanzo lentamente verso il primo scaffale di fronte a me.
Gli do un'occhiata velocemente, le poche confezioni presenti sono vuote ma c'è un pacchetto di patatine integro che metto nello zaino.

Rafforzo la presa sull'accetta e mi muovo verso la cassa a sinistra guardandomi di tanto in tanto le spalle. Controllo sotto il bancone ma trovo solo delle riviste di mesi fa, una bottiglietta d'acqua quasi finita e un pacchetto di gomme iniziato. Quante probabilità ho di morire avvelenata se ne prendo una? Ma non faccio in tempo a trovare una risposta al mio quesito.

Tutto accade molto lentamente, sento qualcosa cadere e la mia testa scatta verso l'alto.

Il rumore viene da destra, in fondo al negozio, una lattina forse.

Tolgo il "forse" mentre la osservo rotolare fuori dal nascondiglio dello zombie e la seguo con lo sguardo finché non va a sbattere contro il bancone.

Avanzo lenta e silenziosa verso l'obbiettivo, mi rigiro l'arma tra le mani un paio di volte sperando di avere una presa salda. I miei palmi hanno iniziato a sudare.

Arrivata dietro lo scaffale mi soffermo per un istante preparandomi allo scontro. Mi dirigo velocemente verso lo zombie che si accorge di me e mi viene incontro col suo passo trascinato e il suo grido strozzato.

La sola cosa di cui riesco a rendermi conto il secondo dopo è che la mia accetta è a terra.

Io sono ferma, incapace di muovermi.
So che dovrei, ma l'unica cosa che mi ricorda che il mio cuore batte ancora è il fatto che sento gli occhi sbarrarsi per lo shock.

Non sono mai stata in grado fino in fondo di capire quanto la trasformazione cambiasse l'aspetto fisico di una persona.
La pelle assume una sfumatura grigiastra, un'aria vecchia, più rugosa e sporca. Gli occhi sono rossi, iniettati di sangue e se ci si sofferma abbastanza si può notare qualche vena verde o viola più accentuata in alcuni punti.

Ma a quanto pare si è praticamente identici a prima, forse solo con un aspetto più trasandato, o magari sono io che riesco a vederla solo come me la ricordo. Prima che fosse uno zombie.

Dovrei muovermi, riprendere l'arma, ma rimango lì ferma e lo zombie continua ad avanzare.

Solo un altro secondo e mi toccherà.
Mi manca. Il suo tocco, il suo calore, il suo profumo. Lei.

Mi mancano le sue carezze e i suoi baci della buonanotte. Mi manca abbracciarla, sapere di averla accanto.

Per questo mi arrabbio quando Ethan mi scansa con una spinta. Perché non ha lasciato che mi toccasse? Volevo che lo facesse.

Sento il battito accelerare sempre di più, fatico a respirare e per un attimo non riesco a vedere nulla. Ho gli occhi offuscati come se stessi piangendo, ma non riesco a fare nemmeno quello.

Serro le palpebre incapace di pensare a qualsiasi cosa. Non mi rendo nemmeno conto che Ethan mi sta parlando finché non sento le sue mani poggiarsi sulle mie spalle.

Apro gli occhi di scatto scontrandomi col verde dei suoi, sbarrati.
"Tutto bene? Ti sei fatta male? Cosa è successo perché non ti stavi difendendo?" Parla velocemente e comprendo solo la metà delle cose che dice.

Non riesco a trattenermi dal girare la testa verso il corpo di mia madre, a terra, inerme.

Il tanfo mi arriva alle narici e arriccio il naso. Questo non è il suo profumo.

Quella non è più lei.

Tento di concentrarmi su tutte le differenze tra lei e la cosa che ho davanti, ma riesco solo a soffermarmi su quanto ancora le assomigli nonostante la trasformazione. Rabbrividisco.

Sento le dita di Ethan poggiarsi sotto il mio mento, mi fa girare il viso per guardarmi in faccia "Lily cos'hai....parlami".

Quella non è più lei.
Chiudo gli occhi di nuovo, strizzandoli, cercando di cancellare dalla mia mente la sua immagine. Quella da mostro, da morta. Ma quando li riapro è tutto ancora esattamente come prima.

Lei è a terra, Ethan davanti a me che aspetta una risposta, Luke è accanto a noi, confuso.

Probabilmente c'era solo lei, altrimenti gli altri sarebbero già stati qui. Ma pensare una cosa del genere è solo un patetico tentativo di distrarmi. In questo momento non potrei essere meno interessata al pericolo e al rischio che comporta essere qui.

"Lei.....lei è" Faccio una smorfia, non riesco a dirlo a voce alta, se lo facessi diventerebbe tutto reale.

Mi costringo a pensare a lei da umana. Ai nostri ultimi ricordi insieme, ai suoi capelli ramati, al suo sorriso dolce.

Mi costringo a ricordare perché sto cercando di sopravvivere, che lo faccio per lei e Noah.

Mi costringo a pensare a come stavo rischiando di mandare tutto all'aria. Lei non lo avrebbe voluto, mi avrebbe detto di difendermi, anche se significava mettere fine alla sua esistenza.

Lei avrebbe voluto che io lo facessi perché non avrebbe mai sopportato il pensiero di andare in giro a far del male ad altri, anche se sotto una forma diversa e inconsapevolmente.

Mi costringo a ricordare quanto Ethan e Luke mi abbiano aiutata e a quanto sono ingiusta con loro, gli sto facendo perdere tempo di nuovo. Gli avevo promesso che non sarei stata d'intralcio e invece sono qui a disperarmi.

Prendo un bel respiro per regolarizzare il battito e fermare il tremolio delle labbra "Lei è mia madre" Riesco a dire. Abbasso la testa, mi libero dalla presa di Ethan e mi appoggio al bancone.

Rimaniamo in silenzio, nessuno sa bene come continuare la conversazione.
Mi strofino una mano sul viso, mi do una spinta dal bancone per rimettermi in piedi e torno a cercare le provviste per cui sono entrata, senza il coraggio necessario per guardare gli altri tre corpi nella stanza.

Mi sono comportata come un'idiota, un solo momento di debolezza e stavo per rovinare tutto.
Forse dopotutto sono la ragazzina fragile di cui parlava Eric. Forse alla fine sono solo un peso per Ethan e Luke, e dopo oggi non mi vorranno più. Sono solo un problema in più a cui pensare, una bambina a cui badare che scoppia a piangere.

Mi odio per essermi mostrata così debole ai loro occhi, per non aver reagito, per aver scelto proprio quel giorno per uscire da casa mia.
E allo stesso tempo, la rabbia, la tristezza e la disperazione che provavo poco fa mi risultano estranee e fatico a comprenderle. Non sento più niente. Di nuovo.

Passo in rassegna uno scaffale dopo l'altro trovando qualche pacchetto di patatine e delle caramelle, avrei dovuto dare retta a Luke, avremmo dovuto proseguire.

"Solo patatine, qui non c'è molto, voi avete trovato qualcosa di utile?" Finalmente mi giro a guardarli, si sono avvicinati, cauti. Mi studiano attentamente, misurando ogni mio spostamento. Probabilmente per paura che io stia per avere un'altra crisi isterica, ma non accadrà.

In molti dicono che sapere cosa sia successo è meglio che restare all'oscuro. Io non sono d'accordo.

"Si in effetti" Luke alza la tanica di benzina che ha in mano per farmela vedere e io annuisco distrattamente, non mi importa molto in questo momento a dire la verità, ma voglio cambiare argomento.

"Lily" Ethan "Va tutto bene? Se vuoi possiamo portarti a casa.." Lo interrompo, perderebbero troppo tempo, non voglio farli pentire di avermi portata con loro "Sto bene, possiamo andare avanti?" Ma la frase esce fuori più come una domanda, un'implorazione.

Mi dirigo verso l'uscita ma Luke mi blocca mettendosi davanti "Sicura? Fino a poco fa eri..." Lascia la frase a metà indicando il bancone.

"Sto bene adesso, sul serio" Annuiscono poco convinti, sappiamo tutti e tre che non ci ho creduto nemmeno io mentre l'ho detto, ma continuiamo comunque, e loro rispettano la mia decisione. Devono aver capito che in questo momento proseguire è l'unica cosa che possiamo fare che non mi faccia sentire peggio.

Ci sediamo in auto negli stessi posti di prima, prendo Balto in braccio e ripartiamo. Lancio un ultima occhiata all'autogrill mentre ci allontaniamo, e ho quasi la sensazione che lei mi stia guardando mentre la lascio indietro. Mi separo da lei un'altra volta e rabbrividisco stringendo Balto più forte.

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amo scrivere cose che mi piacerebbe leggere
spoiler senza contesto
ottima melodia

-emme <3

non io che a volte mi sbaglio e scrivo emma invece di emme

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