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Capitolo 15

Quando finisco la mia cioccolata lavo entrambe le tazze.
Non so dove è andato Ethan ma non voglio rischiare di tornare di sopra se c’è la possibilità che lui sia nella sua stanza. Non sembrava fargli piacere la mia compagnia in questo momento, i suoi sbalzi d’umore mi confondono.

Sono riuscita a farlo scappare anche dalla cucina, il mio è un super potere, così attendo l’alba seduta in salotto.
Le ore passano veloci e poi Josh entra in cucina senza vedermi e io lo lascio fare in tranquillità.

Non sono ancora riuscita ad inquadrarlo, l’unica parola che ci siamo rivolti è stata “piacere”. È pur vero che il mio concetto di inquadrare al momento si limita a capire se vogliono veramente che io resti; motivo per cui Eric non è esattamente il mio preferito.

“Buongiorno” Josh entra nella stanza con una tazza di quello che dall’odore sembra caffè. Io ci ho quasi rimesso la pelle per un po’ di cibo in scatola e loro hanno il caffè e la cioccolata.
“Dove avete trovato il caffè?” sono sinceramente sorpresa “Ah” si limita a dire.
Si guarda intorno visibilmente in difficoltà, deglutisce e quando fa per dire qualcosa arriva Luke.

“Buongiorno” Poi mi guarda “Come va la gamba?” Chiede “Molto meglio, grazie” Alza gli occhi al cielo e si gira per andare in cucina “Dovresti smetterla di ringraziare di continuo Rambo”.

Inclino la testa confusa “Rambo?” Anche lui torna con una tazza. Alza le spalle “Le hai suonate per bene a quei due” Lo dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Dov’è Ethan?” Chiede poi “Dobbiamo andare” Finisce di bere “Andare dove?” Domando aggrottando le sopracciglia “A cercare altre provviste”.

Arriccio il naso infastidita. Dovrei rimanere qui da sola con Josh ed Eric? Il primo non lo conosco per niente, il secondo probabilmente mi odia.

"Posso venire con voi?”
Mi alzo in piedi e zoppico verso la porta, Luke si infila la giacca, poi raccoglie uno zaino da terra e se lo mette in spalla “Con quella gamba? Non se ne parla, devi farla guarire. A proposito, evita di sforzarla”.
Mi spinge verso il salotto per farmi sedere “Ma io sto già molto meglio” Provo a fermarlo ma lui continua a spingermi “Esatto, rischieresti di fare passi indietro”.

Mi siedo scoraggiata, non ha tutti i torti, sarebbe stupido rischiare di peggiorare la situazione solo perché non voglio restare qui con Josh ed Eric.

Ethan arriva con uno zaino in spalla “Andiamo” Luke annuisce, guardo Ethan ma lui non si gira mai dalla mia parte e dopo aver salutato frettolosamente escono.
Rimango seduta ad ascoltare la macchina che viene accesa, infine si allontana.

“Hai fame?” Mi domanda  Josh “Si ma non ti preoccupare ho delle cose nello zaino”.
Mi alzo e vado a prenderlo al piano di sopra trovando Balto già sveglio che mi segue di sotto. Quando torno in cucina Josh sta mangiando una merendina, e non posso fare a meno di notare l’assenza di Eric.

“Eric non mi sopporta proprio eh” Alza lo sguardo confuso “Oh no, fidati tu non c’entri, beh si, ma....è complicato” Scuote la testa “Non si sa mai cosa è sicuro, tutto qui. Non te la prendere” Annuisco distrattamente.

Non faccio altre domande, si sa che “è complicato” significa che non si ha voglia di parlarne, o non si può. Non voglio essere invadente.

Dopo le sue parole mi sento un po’ in colpa a dire il vero, sono stata così presa da me stessa che non ho mai, nemmeno per un istante, valutato la possibilità che anche loro potessero avere dei dubbi sul mio conto. Non sanno niente di me, perché dovrebbe stargli bene che una perfetta sconosciuta si trasferisca a casa loro?

Ma il fatto è che non so più come si fa.
Cerco di aggrapparmi alle parti di me che non sono cambiate, ma non so più come si fa a preoccuparsi per qualcun altro, a cambiare punto di vista.
Sono sola da un bel po’ e il mondo lì fuori è decisamente più impegnativo di quello che credevo possibile. Non posso abbassare la guardia, non posso distrarmi, non posso fidarmi. Io devo sopravvivere, non riesco a farmene una colpa.

Mi alzo per andare a mettere in ordine la stanza di Ethan ma quando raggiungo le scale mi scontro con Eric “Fai più attenzione!” Dice bruscamente scomparendo dentro una delle stanze al piano di sotto. Tento di dare una sbirciata dentro ma chiude la porta troppo in fretta.

Sospiro rassegnata, dopo quello che ha detto Josh, Eric ha guadagnato qualche punto. Forse, in fondo, io e lui siamo più simili di quanto credessi.

La giornata procede ad un ritmo lento e costante, accetto la proposta di Josh di giocare a Monopoly solo perché mi sembra scortese rifiutare. A me non piace particolarmente, ma era il gioco preferito di Noah, e Josh me lo ricorda.
È sempre calmo, fa sembrare qualsiasi cosa meno complicata, il tempo con lui mi aiuta a svuotare un po’ la mente e senza  nemmeno rendermene conto continuiamo a giocare finché non è ora di pranzo.

Di Eric nemmeno l’ombra, Ethan e Luke non sono tornati, ma Josh non sembra preoccupato.

Mangiamo in silenzio, ma non uno di quelli in cui ci si sente a disagio, tutto di lui infonde tranquillità e non so come, ma riesce a farmi sentire a mio agio anche se non ci conosciamo per niente.

La somiglianza tra lui e Noah è così evidente che per un momento mi lascio andare ai ricordi. Stare insieme a lui è così semplice e così difficile allo stesso tempo. Devo impegnarmi per non pensare a mio fratello troppo a lungo, rischierei di crollare, e non voglio che accada.

Quando va nella sua stanza decido che è il momento giusto per esplorare la casa, è quasi come se fossi sola.
Saltando la stanza in cui è entrato Eric, ci sono almeno quattro bagni tra il piano inferiore e quello superiore. Uno stanzino e quelle che credo siano la camera di Luke ed Eric si trovano al piano di sopra, ma non voglio entrare lì.

La mia attenzione cade nuovamente sulla porta di fronte alla camera di Ethan.
Il legno scuro si contraddistingue da quello verniciato delle altre stanze e la maniglia antiquata è in contrasto con la superficie lucida della porta.
Rabbrividisco quando le mie dita entrano in contatto con la maniglia gelida, spingo verso il basso, poi in avanti, ma niente.
Provo ancora un paio di volte, inutilmente.

Cosa potrà mai esserci dentro per essere stata chiusa a chiave?

Forse semplicemente non vogliono che io vada in giro a ficcanasare, magari anche gli altri hanno qualche dubbio su di me.
Penso troppo a come fare a fidarmi di loro e probabilmente troppo poco a come fargli capire che possono fidarsi di me. Forse dovrei provare ad essere meno... fredda?

Quando tornano Luke ed Ethan è ormai ora di cena e ci mettiamo tutti in cucina a mangiare, persino Eric, anche se non mi ha mai rivolto la parola.

Luke racconta di come hanno fatto fuori venti musi-grigi, tutti insieme, ma probabilmente sta ingigantendo la cosa, questo riesce a strapparmi un sorriso.

Mi perdo ad osservarli parlare, sembrano fatti per stare insieme. Per un attimo l’intesa che c’è tra loro, l’atmosfera intima di una grande amicizia, mi fanno sentire di troppo, a disagio. Fuori posto.
Ma allo stesso tempo, mi fanno venir voglia di far parte di qualcosa di così bello.
Una famiglia, è quello che vedo guardandoli.

La sera il sonno continua a sfuggirmi, ieri è stato un caso eccezionale ma sono tornata alla normalità. Fisso il soffitto per interminabili minuti che poi diventano ore e quando si fanno le cinque del mattino mi arrendo.
Raggiungo in punta di piedi la porta per non svegliare Balto e abbasso la maniglia cauta.

Dalla fessura aperta vedo Ethan, così mi blocco.
È davanti alla stanza che ho visto ieri, tira fuori una chiave dalla tasca e la fa girare nella serratura.

Prima di aprire del tutto la porta ed entrare si guarda intorno un’ultima volta soffermandosi con lo sguardo nella  mia direzione.

Sobbalzo leggermente obbligandomi a restare calma. E’ impossibile che mi abbia vista, la porta è quasi completamente chiusa ed è buio. Ma passa qualche secondo e lui sembra ancora fissarmi, tanto che per un istante ho come l’impressione che il suo sguardo incontri il mio.
Mi protraggo in avanti, calamitata, ma poi lui si gira di nuovo e mi sento come se il filo che mi attirasse verso di lui fosse stato tagliato e io fossi stata catapultata all’indietro.

Apre la porta svelto infilandosi dentro e poi se la chiude alle spalle, ma accade tutto troppo velocemente perché io possa vedere cosa ci sia dentro.

La curiosità mi uccide, entra di notte per non farsi vedere? Perché non vuole farsi vedere?

Esco dalla stanza e mi avvicino alla porta poggiando titubante una mano sulla maniglia, ma decido che è una cattiva idea.

Appoggio un orecchio sul legno e rimango in ascolto per qualche secondo. Niente, nemmeno un rumore.

Mi dimentico di essermi alzata per andare a bere un bicchiere d’acqua e torno nella stanza chiudendo piano la porta a chiave. Resto seduta sul letto a guardare fuori la finestra il modo in cui il mondo inizia a prendere colore.

Probabilmente sto dando molta più importanza di quanto dovrei a quella dannata porta.

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secondo voi perché quando mangiamo la carne di...letteralmente qualsiasi animale, diciamo 'mangio la carne', ma se mangiamo la carne di pesce diciamo 'mangio il pesce'?

-emme <3

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