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L'inferno è donna


Iniziamo dal principio.

Siamo in un bosco buio, dalle finestre si vede la luce della luna piena che brilla nel cielo, non sembrano esserci nuvole. Manca poco tempo ad Halloween e tutti in casa sanno quanto sia il mio periodo preferito. Da amante del gotico ed essendo anche mezzo scozzese festeggio questa festività a metà fra la tradizione celtica e quella statunitense: ho addobbato la casa con finti pipistrelli, zucche, scheletri e mostri di tutti i tipi facendo sembrare quella che già appare come una vecchia casa infestata ancora più creepy.

Nonostante siano le due di notte, non riesco a dormire, sarà a causa dell'ennesima litigata che ho avuto con Dolores... Mi sento così frustato. E' da tre anni che siamo sposati, ci conosciamo da cinque e fin dal primo giorno che l'ho incontrata non ha mai smesso di chiamarmi nei peggiori modi possibili. "Coglione, Cavallo pazzo, Stupida Barbabietola, Idiota-Carota" e più ne ha, più ne metta. Senza aggiungere che di tanto in tanto volano pugni e calci: insomma sono il suo sacco da box di rimpiazzo e sa benissimo quanto mi faccia male a causa della sua superforza.

Sarà a causa del nervosismo o forse del silenzio atroce che si sente per casa ma all'improvviso sento dei forti rumori che provengono dalla cantina e quasi salto sul posto. Sono in cucina, volevo bermi una bottiglia di whisky da solo ma sentendo quei rumori divento leggermente sospettoso: sarà entrato qualche animale? O forse sono i nostri nemici che hanno ricominciato a inseguirci? Di certo non ho paura, non sono più un bambino, da moltissimi anni in realtà.

Eppure, a guardarmi, il mio corpo non è stato intaccato dal tempo. Indosso i miei soliti pantaloni neri e stretti e la mia camicia vittoriana, con le maniche a sbuffo e lo scollo a V che mostra il mio petto. Nonostante abbia ottant'anni il mio corpo è restato esattamente come quando son morto: quando avevo trent'anni. Muscoloso a causa degli allenamenti che facevo con mio fratello e con mio padre, alto un metro e novantacinque perché nella mia famiglia erano tutti ben piazzati, con le spalle piene di lentiggini e la schiena coperta da vecchie cicatrici. Sbarbato, so perfettamente che il mio viso sia delizioso, con labbra rosa, occhi verdi e capelli rossi che arrivano alle spalle - presi da mia madre - il profumo di sigaro e whisky mischiato alla colonia da uomo che solitamente mi spruzzo.

Non porto quasi mai armi con me, non mi servono essendo una creatura parecchio pericolosa di mio: un mietitore di anime. Vado via dalla cucina avvicinandomi verso le scale per scendere in cantina e non ho problemi neppure con il buio visto che ci vedo attraverso. Così, finalmente scendo senza farmi sentire e apro la porta.

C'è lei. Ha i capelli neri sciolti che le cadono lisci sulla schiena, le gambe snelle, la pelle bianco perla insozzata di sudore, occhi affilati come rasoi di un verde che a volte è così scuro da sembrare nero. <<Lola?>> la chiamo, con un tono leggermente sorpreso, infatti ho un sopracciglio sollevato. Dolores sembra ignorarmi e anzi ricomincia a fare quello che a quanto pare stava facendo prima: colpire il sacco da boxe, sembra parecchio infuriata.

Come al solito ha una specie di aura nera intorno a sé, sempre pronta a un nuovo combattimento clandestino o a insultarti a morte, quindi io non posso far altro che accettare la vita illecita che vivo con la donna di fronte a me, che a dirla tutta - ora che lo noto - oggi indossa qualcosa di molto più provocante del solito. Dei pantaloncini striminziti e a vita bassa, da cui si vedono uscire i tatuaggi che ha sulle anche, due ninfee stilizzate. Ha un reggiseno sportivo molto più stretto e vedo anche le bende - con cui di solito si fascia il petto per fingersi un uomo durante i suoi colpi da ladra - buttate per terra: che sia appena tornata da una rapina?

Raccolgo le bende portandole al naso per sentire il suo odore e all'improvviso si gira verso di me a guardarmi, con la faccia rossa come un peperone.《Ma che cazzo stai facendo, coglione?》 mi toglie le bende dalle mani e poi le strappa pezzo per pezzo.

<<Ti ho chiamata, prima. Sei stata via di nuovo tutto il giorno...>> Mi metto una mano fra i capelli, sbuffando: lei se ne va sempre in giro con la sua "bambina" - una Harley Davidson rossa - e la sua banda di ladri per combinare caos nella città ma la casa mi sembra così vuota senza di lei.

《Non fare il fottuto stalker.》Ma a lei non sembra interessare, anzi non sembra nemmeno accorgersi di quello che provo, così mi avvicino a lei cercando di prenderle il viso ma come sempre cerca di sottrarsi schiacciandomi il piede e scostandomi. Non mi muovo di un millimetro, nonostante il dolore.

<<Sono il tuo fottuto marito.>> le ricordo, cercando di darle un bacio. Lei mi morde le labbra per ripicca, lanciandomi letteralmente sguardi di fuoco. E' sempre stata una tipa davvero difficile.

《Tsk, sei solo un coglione.》All'improvviso mi mette le mani sul petto e con la sua solita forza sovrumana mi strappa la camicia, con la faccia rossa. Certamente non posso perdonarla dopo questo affronto. Sa benissimo quanto io ci tenga ai miei vestiti perciò assottiglio gli occhi e poi la inchiodo al muro, metto una mano sotto quel top stringendo il seno nudo di lei, spingendo le mie dita sul capezzolo. La sento gemere, mentre pianta le unghie sulle mie spalle.

<<È sempre una lotta con te.>> Perché lei si fa paonazza, borbottando quando le sollevo completamente i top, infatti si copre il seno con le mani.

《Fermo, coglione!》Anche se sappiamo benissimo entrambi che non è realmente ciò che vuole, visto come mi guarda. Agita un pugno nell'aria ma divento impalpabile per un attimo, come un fantasma, prima di tornare palpabile e avvicinarmi al suo petto iniziando a baciarlo.《Ah, Dios-!》eccola che inizia a gemere in spagnolo, da brava mezza ispanica. Non le ho mai detto quanto mi renda eccitato sentirla gemere in quella lingua. Desideroso, inizio a sentire che gli strati di vestiti che ci dividono son troppi.

Inizio a togliermi i pantaloni e i boxer, lei respira affannosamente, sudata, coprendosi i seni ancora umidi, i capelli leggermente scompigliati: vederla così selvaggia mi fa eccitare, infatti la mia erezione inizia a reagire alla sua presenza, ma io per adesso non gli do importanza. Prendo a levarle del tutto quel top e poi abbasso una mano verso i pantaloni, infilando le dita nel pantaloncino per sentire che... Non ha le mutandine. La guardo interrogativo ma lei non risponde, mi stringe invece il polso mentre le sfioro l'intimità.《Aah!》

Come sempre lei è ipersensibile, basta sfiorarla con un dito e geme, anche se sono solo io a darle questo effetto. <<Mi piace molto più così.>> Per qualche secondo le tocco l'apertura poi inserisco un dito dentro di lei.

《Sei un perv- ahh!》E' incredibile come già riesca a sentirla così umida, perciò inizio a muovere lentamente l'indice, anche se più vado avanti più sento la mia mano che si bagna del suo desiderio, sempre di più. Così inserisco un altro dito aumentando la velocità. Sembra piacerle parecchio, ma non ho intenzione di continuare in questo modo, infatti una volta che sarà cotta a puntino finalmente posso prenderla per i fianchi e poggiarla su quel suo sacco da boxe tanto amato e penetrarla in un sol colpo.

I miei gemiti non hanno paura di uscire: siamo soli, nessuno può sentirci in cantina. Inizio a muovermi velocemente, facendo sentire i suoni dei nostri corpi che si scontrano. Lei mi ha circondato i fianchi con le gambe e si tiene forte, le unghie sono conficcate sulle mie scapole, sopra le cicatrici, e il corpo di lei continua a sudare e a bagnarsi mentre il mio spinge dentro di lei in un'unione stranamente deliziosa.

<<Oh Oberon, sei stretta!>> Ogni volta che sono dentro di lei mi sento stringere piacevolmente, mentre continua a graffiarmi. Urla il mio secondo nome, quello ha maggior valore per me:《Hamar!》Ed io la bacio abbassando il collo verso il suo viso, colmando i vari centimetri di distanza.

<<Mmh, ti ricordi solo ora di chiamarmi così?>> Le do una pacca sul sedere così forte che l'impronta della mano sarà stampata sulla natica, mentre inizio ad andar più veloce, rude, impazzendo dentro di lei, il mio Inferno personale. Continuo a baciarla, perdendomi in questo momento di estasi, con i nostri corpi che si uniscono nella cantina di una casa che pare diroccata in mezzo al bosco.

Vorrei che il tempo si fermasse proprio adesso. I suoi seni così morbidi colpiscono il mio petto, i capelli attaccati alla pelle a causa del sudore, il suo profumo di magnolia. Nonostante sembri un'eternità quando i nostri corpi sono così uniti, so perfettamente qual è il suo punto limite e so anche il mio, perciò ne approfitto per prenderle un seno con la mano, stringendo e toccando per aumentare il suo piacere.《Ferm-... Owen!》Sento chiaramente l'interno di lei che mi stringe ancora per prepararsi a quel momento, che dopo qualche altra forte spinta finalmente arriva per entrambi: arriviamo al climax nello stesso istante.

<<Ohh, Dolores!>> Venire dentro di lei è sempre una sensazione paradisiaca: riesco a liberami da tutti i sentimenti cattivi.《Aaah!》In quell'istante lei perde tutte le forze, tremando per l'orgasmo che sta finendo, ma la reggo ben volentieri io, stringendola a me.

<<Ti amo così tanto. Mi sento perso senza di te.>> Non ho il fiatone come lei semplicemente perché sono un mietitore e sono già morto, il mio corpo non è come quello umano e non risente la fatica. Mi fa uno sguardo imbronciato. <<Va bene... Facciamoci un bagno.>> Non ho bisogno di parole per capirla, la conosco benissimo, infatti le metto le mani sotto al sedere per tenerla sollevata e mi allontano dalla cantina.

Riempio la vasca e finalmente mi posso rilassare con lei dentro l'acqua calda: mi fa ricordare la nostra "finta" luna di miele, quei giorni in cui lei era vergine e io... Ero appena cambiato. Ho smesso di essere un gigolò da cinque anni, è davvero mia moglie ora, abbiamo perfino una famiglia... E dire che tutto è partito quando ho deciso di trasferirmi dall'America per ampliare la mia "carriera". Il destino è decisamente strano.

Con questo pensiero in testa mi risveglio, sollevando la schiena verso l'alto in uno scatto: sono in pigiama - ovvero solo con dei pantaloni da tuta grigi - sono eccitato e, voltandomi dall'altra parte del letto... Mi vedo un pugno arrivare dritto dritto sul petto.《Ma sei un porco!》E capisco che quello era solo un sogno. Si copre con strati su strati di lenzuola nemmeno fosse una cipolla. <<Ma smettila... Sono un uomo è normale che funzioni così. Mi succede ogni mattina.>> Perché vorrei ricordare che noi siamo sposati e lei nonostante tutto è e sarà sempre la criminale pudica, manesca e complicata.

Però mi piace così.

Fine.

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