Capitolo 55.
Era sempre più vicino lo scalpiccio di piedi, ed il mio respiro accelerava alla stessa velocità.
Quando, con mia grande sorpresa, il mio vicino Jonathan passò sul pianerottolo diretto al suo appartamento, al piano di sopra, potei tirare un sospiro di sollievo e gli rivolsi un breve cenno di saluto.
Entrai in casa mia e mi sentii stranamente soddisfatta della mia vita.
Le cose erano andate meglio in altri periodi, ma io non ero mai stata più forte di così: avevo affrontato con coraggio il dolore della separazione, ed avevo come la sensazione che il peggio me lo fossi lasciata alle spalle.
Mi tolsi i vestiti ed indossai il top ed i pantaloncini per il mio allenamento serale, per poi stendere sul pavimento del salotto il tappetino.
Iniziai con qualche esercizio di riscaldamento muscolare, per poi passare ad una serie di quindici addominali e quindici flessioni.
Qualche decina di affondi, sia con la gamba sinistra sia con la destra, ed infine un plank.
Quella sera resistetti per ben quattro minuti e venticinque secondi, il mio record personale fino ad allora.
Una volta finito andai a farmi una doccia calda e rilassante, anche perché i miei capelli ne avevano davvero bisogno.
La sensazione di ansia e pericolo imminente, tuttavia, non mi abbandonò nemmeno quando indossai l'accappatoio ed uscii dal bagno, diretta in camera per mettermi il pigiama ed andare a letto.
Indossai una maglietta termica e dei pantaloni caldi, nonché una felpa bianca e rossa di sopra.
Forse era il caso che controllassi di aver davvero chiuso la porta a chiave, prima di mettermi a dormire.
Maledetta ansia immotivata!
Era, in effetti, chiusa, così come il cancello di colore rosso scrostato davanti ad essa.
Mi girai, sbadigliando, pronta ad andare davvero a letto, quando una luce bianca ed abbagliante mi costrinse a chiudere gli occhi e a proteggermeli con le mani.
<<Jennifer>> sentì dire ad una voce profonda, inumana <<Alzati, ti prego>>
Solo in quel momento mi resi conto di essere caduta per terra.
Feci come chiedeva la splendida, dolce voce musicale.
Due mani si appoggiarono sulle mie spalle, appena prima che la voce parlasse di nuovo:<<Apri gli occhi>> mi sussurrò.
Una donna dall'aspetto familiare stava in piedi di fronte a me, mentre una potente aura le fluttuava attorno.
L'ultima volta che l'avevo vista indossava un lungo vestito grigio ed elegante, ma ora ne portava addosso uno bianchissimo, immacolato.
Tuttavia le soffici onde formate dai suoi capelli color mogano ed i tratti del suo volto, non lasciavano spazio a dubbi.
Erano sei mesi che nessuno dei fratelli di Lucifer mi visitava, e mi chiesi perché lei fosse venuta.
<<Saraphiel, giusto?>> le domandai, visto che lei non parlava.
Mi sembrava di ricordare che si fosse schierata con Michael, al tempo, perciò non capivo perché fosse interessata a me.
L'angelo annuì piano, gravemente, senza cambiare espressione:<<Io ho bisogno del tuo aiuto, Jennifer>> disse.
<<Del mio aiuto?!>>
Annuì ancora:<<Lucifer ha bisogno del tuo aiuto>>
<<Lucifer?>> chiesi, improvvisamente in ansia <<Non sta bene? Gli è successo qualcosa?!>>
Il mio cuore, intanto, scandiva il ritmo della mia preoccupazione.
<<Non ancora, ma dobbiamo muoverci subito se vogliamo impedirlo>> gli occhi dell'angelo si guardavano attorno con ritmo concitato, come si aspettasse che da un momento all'altro qualche nemico spuntasse dalle pareti della stanza.
<<Non capisco>> iniziavano a sudarmi le mani, nonostante la bassissima temperatura esterna <<Spiegati>>
<<Mio fratello Michael>> disse l'angelo.
Nel sentire quel nome ebbi un fremito di rabbia: era a causa sua che Lucifer era dovuto andare via, che aveva dovuto lasciarmi.
<<Tu e Luc credevate che, se lui fosse tornato all'Inferno, l'ira di Michael si sarebbe placata, ma così non è. E si prepara a sferrare il suo colpo finale>>
Lucifer sen'era andato per nulla?
<<Quale colpo finale?>> anche se immaginavo la risposta.
<<Quanto pensi che si sentirebbe in colpa Lucifer se dovesse succederti qualcosa mentre lui è all'Inferno, luogo in cui è andato pensando di proteggerti?>>
Deglutii:<<So badare a me stessa>>
Saraphiel fece un mezzo sorriso:<<L'abbiamo visto>> commentò <<Ma qui stiamo parlando di un arcangelo, il più vicino a Nostro Padre, su nella Città d'Argento... Nessuno di noi potrebbe pensare di fronteggiarlo, al momento...>>
Incrociai le braccia, sedendomi sul mio divano:<<Perfetto, quindi che si fa?!>> esclamai <<E poi tu non avevi detto di volerti schierare dalla parte di Michael? Come posso fidarmi di te?!>>
<<Voglio bene a Lucifer, e, che tu ci creda o meno, sono convinta che abbia già sofferto abbastanza. Non merita questo. So di aver detto di non essere disposta a pagare il prezzo di un'altra impresa che potrebbe non finire bene...Tuttavia, mi sono resa conto che Lucifer...Che, negli scorsi millenni, lui ha dovuto scontare una pena molto peggiore della mia. Ripeto: non merita questo>>
La guardai negli occhi, mentre parlava, e pensai che fosse sincera, ma volevo esserne certa.
<<Com'è possibile che Lucifer non abbia saputo del piano di Michael? Gabriel, per esempio, non glielo ha detto?>>
Pronunciare il nome di colui che avevo perso non era facile.
<<Gabriel è passata dalla nostra parte...O, dovrei dire, dalla parte di Michael>>
Strinsi i pugni, sospirando. In effetti, persino mentre dichiarava il suo appoggio a Lucifer, aveva tentato di difendere il suo gemello.
<<Quindi cosa devo fare?>> chiesi.
<<Prendere tempo>>
<<Ma come?>>
L'angelo tentennò:<<Qui viene la parte difficile, in effetti>>
La guardai, incuriosita e spaventata al tempo stesso.
<<Dobbiamo ucciderti, Jennifer>> disse.
Alzai le sopracciglia, incredula, chiedendomi per un attimo se non fosse tutto uno scherzo molto ben congeniato.
Quando capii che no, non era una battuta quella, sospirai profondamente, tentando di controllare il tremolio alle mani.
<<La domanda è: ami abbastanza il Diavolo da fare questo per lui?>> mi chiese Saraphiel <<Se non dovessi sentirtela - il che sarebbe più che comprensibile - troveremo un altro modo...Anche se questo sarebbe il più efficiente. Michael dovrebbe cambiare i propri piani credendoti morta, il che ci farebbe guadagnare il tempo necessario per prepararci alla guerra che sta per scatenare>>
Mi strofinai gli occhi con le mani, gemendo sottovoce per lo stress improvviso:<<Va bene>> dissi, tutto d'un fiato <<Va bene, lo faccio>>
Ero disposta a morire per la persona che amavo?
Non c'era scelta, non se volevo aiutarlo, non se volevo aiutare me stessa e tutta l'umanità.
<<Grazie, Jennifer>> Saraphiel mi abbracciò a sorpresa <<Gli umani sono davvero creature sorprendenti>>
<<Okay, il piano è questo>> continuò <<Adesso io ti sparo, così tutti qui - a partire da mio fratello Amenadiel - crederanno che qualcuno ti abbia uccisa, in modo che Gabriel non possa venire a sapere la verità in alcun modo...Ed anche Lucifer dovrà credere a questa menzogna>>
<<No>> scossi la testa <<Conosci tuo fratello: rischiamo che faccia qualche pazzia. Il senso di colpa lo farà a pezzi>>
Non avrei fatto quello a Luci, nemmeno per idea. Se io avessi creduto che lui fosse morto mentre io ero lontana sarei impazzita di dolore, nella migliore delle ipotesi.
Lui, nella migliore delle ipotesi, avrebbe affrontato suo fratello Michael, pensando che c'entrasse qualcosa con ciò che avrebbe creduto essermi successo.
<<Lo so, ma non abbiamo scelta. L'unica cosa da sperare è che, quando Amenadiel andrà a dargli la notizia della tua morte, sappia trattenerlo dal compiere gesti avventati>>
Sospirai, sistemandomi i capelli ancora bagnati dopo la doccia:<<Credi che ce la farà?>>
L'angelo sospirò:<<Hai forse un'idea migliore? Perché se è così la ascolto volentieri!>>
Io scossi la testa, mordendomi il labbro:<<Appena scoprirà che sono morta, Lucifer verrà a cercarmi in qualche cella dell'Inferno...Dovrò mentirgli su quello che mi è successo?>>
L'idea di andare all'Inferno così presto mi terrorizzava, ma l'avrei fatto per lui.
<<No, non sarà necessario: il tuo cadavere verrà scoperto solo domani, o dopodomani magari, e passerà qualche altro giorno prima che Amenadiel lo vada a dire a Lucifer. Intanto io e i miei fratelli e sorelle - quelli dalla nostra parte - avremo elaborato una strategia per combattere>>
Mi sfregai le mani tra loro:<<Perciò qual è la versione ufficiale?>>
<<A grandi linee: eri appena tornata a casa, avevi fatto la doccia, e quando sei uscita un individuo alto e con un passamontagna sul volto era in piedi nel salotto di casa tua. Ti ha sparato un colpo in pieno stomaco con una pistola che aveva con sé. Non sai chi fosse, né perché l'abbia fatto>>
Annuii, tentando di ricordarmi tutto.
<<Ok, capito>>
<<Questo sarà anche quello che tutti sapranno fin da ora, perché dopo che avrò schioccato le dita questo incontro tra noi due sarà come se non fosse mai accaduto, sostituito dal killer sconosciuto che ti spara. Così Gabriel non verrà a sapere del nostro piano, ma soprattutto farà credere Michael nella nostra messinscena>>
<<Okay>> mi tremava il cuore.
<<Quindi sei sicura sicura di volerlo fare? Non voglio mentirti: farà male, molto male>>
Io mi limitai ad annuire, sicura di non essere in grado di spiccicare parola.
<<Hai con te la Moneta che ti ha donato Lucifer? Senza quella non potrai tornare in vita>>
Annuii.
Certo che l'avevo: la tenevo sempre in tasca, vicina a me il più possibile.
<<Allora ci vediamo>> mi salutò.
Pochi secondi dopo avvertii un forte impatto all'altezza dell'addome, tanto violento che mi fece sbilanciare all'indietro e cadere sul pavimento.
Non mi ero nemmeno accorta che avesse tirato fuori un'arma.
Boccheggiai, sentendomi mancare l'aria, mentre un sordo dolore mi si espandeva in tutto il corpo ed un licquido caldo mi bagnava le mani.
Gemetti più volte, senza la forza di mettermi a gridare.
Il mio cuore batteva pateticamente forte, ed io me lo sentivo rimbalzare in ogni angolo del corpo.
Mi concentrai con tutte le forze sul motivo per cui lo stavo facendo, mentre mi si annebbiava la vista.
Negli ultimi secondi, quando ormai persino il dolore era sparito ed io vedevo solo nero, percepii una presenza al mio fianco.
E, mentre cadevo verso il basso, Azrael, l'Angelo della Morte, mi sussurrava che era molto dispiaciuta per ciò che mi era successo.
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