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Capitolo 19.

La fodera rossa del cuscino del letto di Lucifer fu la prima cosa che vidi, una volta che aprii gli occhi.

Ci misi più di qualche secondo a capire cosa diavolo fosse successo, anche perché della sera prima non mi rimanevano che pochi ricordi frammentari, e solo fino ad un certo punto. Da lì in poi il vuoto più totale.

Ricordavo di essermi ubriacata e di aver mandato un messaggio vocale alla dottoressa Linda. Poi avevo deciso di andare al Lux. Ricordavo chiaramente di aver scelto di non prendere la macchina.

E per fortuna.

Di quella camminata ricordavo solo pochi frammenti confusi, tra i quali io che sbattevo contro un palo e poi mi giravo a chiedergli scusa ed io che rischiavo di essere investita da un autobus.

Dopo c'era un periodo di vuoto nel quale dovevo presumibilmente essere arrivata al Lux sana e salva.

Del resto della serata non mi ricordavo nulla, assolutamente nulla.... A parte del momento in cui mi offrivo di fare un pompino a Lucifer.

Cavoletti, pensai. Per fortuna che mi ha fermata prima che potessi fa...

Mi portai una mano alla nuca e scoprii che i miei capelli erano stati legati in una piccola coda bassa.

Oh cazzo!

Feci un respiro profondo e raccolsi il coraggio per alzare di qualche centimetro il lenzuolo rosso che mi copriva e guardare il resto del mio corpo.

Ero nuda, in pratica. Cioè, non proprio nuda : avevo addosso un paio di mutande nere, ma niente altro.

Il resto dei miei vestiti, ovvero i pantaloni, la maglia, la canottiera e il reggiseno, erano buttati alla rinfusa sul comodino accanto a me.

0h no.

Mi alzai a sedere sul letto, gemendo e sfregandomi le tempie con le mani. Non potevo credere di essermi ubriacata fradicia e di aver fatto sesso con Lucifer. Ovviamente, non che non volessi fare l'amore con lui, ma speravo che l'avremmo fatto in modo più romantico.

E poi c'era lui che, pur accorgendosi che non ero in me, non mi aveva fermata.

Mi strofinai gli occhi con le mani e quel che rimaneva del mio mascara mi sporcò le nocche di scuro. Il resto doveva essere rimasto tutto sul cuscino.

Stranamente non avevo mal di testa, quella mattina.

Solo a quel punto - mentre mi sistemavo il lenzuolo rosso fino al collo, in modo che mi coprisse del tutto - mi chiesi dove fosse Lucifer.

Dovevamo aver dormito insieme visto che avevamo fatto... Sì, insomma, sesso. Eppure non era nel letto accanto a me.

Provai ad alzarmi ma mi sentivo ancora instabile, oltre ad avere i brividi su tutto il corpo benché non avessi freddo, perciò decisi di restare lì dov'ero ancora per un po'.

Chissà se ho chiuso la porta a chiave prima di uscire di casa! Dio, spero proprio di sì.

Maledetto assenzio nero e maledetta me che non so darmi un minimo di contegno e che bevo per non pensare...

Non pensare che quel giorno era il ventidue giugno. Rabbrividii, ma questa volta non era un effetto dell'hangover.

Aprii la collanina argentata che portavo ormai da anni alla caviglia e la lanciai contro la parete opposta della stanza, con rabbia.

"Vaffanculo!" gridai con le lacrime agli occhi.

La piccola croce impattò contro il muro e poi cadde per terra con un tintinnio metallico.

"È... Tutto a posto?"

Sobbalzai spaventata, notando che Lucifer era in piedi all'entrata della camera da letto. Non l'avevo sentito arrivare.

Indossava solo dei pantaloni grigi ed era a petto nudo con i capelli neri scompigliati.

Distolsi lo sguardo, arrossendo, e mi tirai istintivamente più su il lenzuolo rosso con cui mi stavo coprendo.

Non risposi alla sua domanda perché sapevo che non sarei stata in grado di mentirgli in modo convincente. Non quel giorno.

"Luci, noi... Stanotte, qualunque cosa sia successa..."

Lui venne a sedersi accanto a me, sul letto :" Niente di niente"

"No?"

Scosse la testa con un'espressione orgogliosa.

"E allora perché sono nuda? E perché ho i capelli legati?"

Lui si strofinò le mani sui pantaloni, tergiversando :"Non abbiamo fatto sesso, Jenny, ma..."

"Lo sapevo!" esclamai "Ti ho fatto un pompino, vero?"

Mi coprii il viso con le mani, diventando ancora più rossa.

Lucifer me le fece abbassare con dolcezza e le strinse fra le sue, accarezzandomi i palmi.

"No" disse "Te li ho legati io i capelli, se vuoi saperlo. Ad un certo punto della notte sembrava che stessi per vomitare, quindi ti ho portata in bagno e ti ho fatto una coda alla bene e meglio. Invece, riguardo ai vestiti... Ammetto di essere stato io a toglierti la maglietta e i pantaloni, ma solo perché me lo hai chiesto tu "

Annuii, sollevata.

"Non mi ricordo nulla" dissi.

"Ah no?" mi porse un bicchiere d'acqua "Neanche di quando - saranno state circa le tre e mezza - ti sei lamentata per venti minuti del fatto che fosse ancora troppo caldo, per poi sfilarti la canottiera e il reggiseno?"

"Questo sì che è imbarazzante" commentai.

"Oh, e non è tutto" disse Lucifer " Ho dovuto obbligarti praticamente a forza per farti tenere le mutande..."

Mi battei una mano sulla fronte. Ormai la mia faccia aveva la stessa tonalità del lenzuolo che stavo usando per coprirmi.

"Mi dispiace, Lucifer... Davvero. Di essere piombata così nel tuo attico, ubriaca marcia e di essermi... Beh, non dev'essere stato un bello spettacolo"

"Al contrario : è stato uno spettacolo troppo troppo bello. Così bello che ho deciso di andare a dormire sul divano, per sicurezza"

Sorrisi mentre un'ondata di calore mi attraversava dalla testa ai piedi.

"Quello che intendevo, Luci, è che non vorrei che tu pensassi di me che non sono una persona seria o affidabile... Cosa molto probabile, visto il mio teatrino di questa notte.
Io non mi ubriaco così, di solito. Mai. Ma ieri sera ne avevo bisogno"

Mi zittii, percependo che stavo per scoppiare a piangere.

Lucifer mi guardo tristemente, come se stesse soffrendo per me, e mi appoggiò le mani sulle guance.

"Ci crederesti se ti dicessi che farei qualunque cosa per far sparire tutto il dolore che ti vedo negli occhi?" sussurrò "Non so che cosa sia successo, ma non ti meriti di soffrire in questo modo"

Abbassai lo sguardo mentre lui mi asciugava le lacrime. "Come fai ad essere così sicuro che non me lo merito?"

Esitò :"Lo sono e basta"

Mi ricordai del racconto di Maze sull'infanzia di Lucifer, e mi si strinse il cuore. Ecco perché era così turbato nel vedermi soffrire.

"Grazie" dissi "Ma, sai, tu non mi conosci chissà quanto. Potrei anche essere un'assassina ninja mutante durante le notti di luna piena" cercai di sdrammatizzare.

Lui non rispose, rimanendo in silenzio, e così feci io.

Nessuno di noi parlò per diversi minuti.

"A volte" dissi io, alla fine "a volte penso proprio che finirò all'inferno"

Lui alzò la testa di scatto, come folgorato :" Tel'ho già detto, cara : non accadrà. E poi, che cosa avrai mai fatto di tanto brutto? Hai commesso un omicidio? Rapinato una banca? Oppure... Non dirmi che hai reclinato il sedile in aereo?!"

Scossi la testa " Sai, in realtà non credo nell'inferno e nel paradiso. Penso siano tutte stronzate. Insomma, quando uno muore, muore e basta. Perché dovresti ottenere una punizione od un premio per come hai vissuto la tua vita? Non ha senso " feci una pausa, Lucifer mi ascoltava con attenzione " Mi sbaglio? "

Lui fece spallucce.

"Voglio dire, chi dovrebbe decidere se sono destinata al paradiso o all'inferno? Dio?!

"No" mi rispose " Mio padre non c'entra nulla con tutto questo : è la vostra coscienza a condannarvi o ad assolvervi. Voi decidete per voi stessi se siete meritevoli di una punizione o di una ricompensa"

Ragionai per un po' su quelle parole "Beh, se così fosse, sarebbe un criterio piuttosto ingiusto, non trovi?
Sono certa che molti mafiosi o pluriomicidi non provino nemmeno un briciolo di senso di colpa per quello che hanno fatto. Quindi, queste persone andrebbero in paradiso pur meritandosi l'inferno? "

Lucifer strinse le labbra "Non ci avevo mai pensato, in realtà" disse.

"Devo parlarti" sputai a quel punto, tutto d'un fiato. L'avevo detto senza starci troppo a ragionare. Se l'avessi fatto, sapevo che il mio cervello avrebbe trovato una scusa per convincermi a rimandare l'inevitabile.

"Sono tutto orecchie"

A quel punto era piuttosto inutile che continuassi con la farsa del 'va tutto bene', visto che la sera prima avevo probabilmente rivelato tutto da ubriaca marcia. O - se per qualche strana coincidenza non l'avevo fatto - Lucifer aveva di sicuro intuito che ci fosse qualche problema.

Tenni gli occhi fissi sul rosso acceso del lenzuolo. Non avevo più intenzione di mantenere il segreto. Non sarebbe stato giusto nei suoi confronti continuare ad essere disonesta con lui, e non sarebbe stato giusto neanche nei confronti di me stessa.

Stavo per riverargli tutto, ma proprio non potevo farlo guardandolo in viso : tenni gli occhi incollati alla seta che mi accarezzava il corpo.

"Penso... Penso di dovertela una spiegazione visto come ho fatto irruzione in casa tua ieri sera..." il mio tentativo di ironia fallì più miseramente del previsto :"Devi sapere che quattro anni fa - quando ne avevo appena diciotto - accadde u-una cosa molto molto brutta.
Io ero da pochi mesi qui in America ed ero abbastanza stupida ed ingenua, ad essere onesta. Voglio dire : ero davvero ancora una bambina, sebbene fossi maggiorenne..." mi schiarii la voce, tremando.

Sapevo che parlarne sarebbe stato difficile, ma non ero neanche lontanamente preparata a questo.

"Non importa" si affrettò Lucifer, vedendomi sul punto di una crisi di nervi :" Me ne parlerai quando sarai pronta, okay?"

Scossi la testa. "No" dissi. Se non mi fossi 'confessata' in quel momento sapevo che non avrei più avuto il coraggio necessario :" Io voglio farlo ora...Una notte sono stata svegliata dal mio cellulare che squillava, mi sono alzata e sono andata a rispondere. Era una chiamata dall'ospedale Sant'Orsola, uno degli ospedali di Bologna, e... Quel giorno mia madre, mio padre e mia sorella stavano andando al cinema quando un camionista che guidava sulla carreggiata opposta a loro ha perso il controllo. Forse si è addormentato o qualcosa del genere : non lo sapremo mai.
Mio padre non fece in tempo a sterzare e così finirono dritti contr-contro il camion che aveva sbandato"

Feci una breve pausa. Stavo tremando fortissimo.

"I miei genitori erano seduti nei sedili davanti e quindi non... Mia sorella invece stava dietro, perciò quando l'ambulanza è arrivata lei era ancora viva e... La portarono all'ospedale.
È stato da lì che mi hanno chiamata per dirmi dei miei genitori e che dovevo sbrigarmi a tornare a casa, se volevo rivedere mia sorella"

Feci una pausa per schiarirmi la gola e notai che Lucifer mi guardava intensamente, forse aspettandosi che avessi un crollo psicologico in pochi secondi. Cosa che rischiava di accadere.

Non avevo mai raccontato quella parte della mia vita a nessuno (tranne che alla mia psicologa) , e parlarne mi distruggeva. Mi sentivo come se, ad ogni sillaba che pronunciavo, qualcuno mi infilasse una spada infuocata giù per la gola.

"Il volo per tornare a casa l'ho fatto di notte. Il ciel fuori dal finestrino dell'aereo era buio pesto, e le hostess avevano smesso di provare a chiedermi perché stessi piangendo da tipo mezz'ora. Mancavano ancora diverse ore all'atterraggio e mi sentivo morire al pensiero che sarei potuta non arrivare in tempo...E così ho fatto qualcosa che non facevo da almeno otto anni : mi sono messa a pregare.

E... Non che non sapessi che quello che stavo facendo non sarebbe servito, ma non avevo altre opzioni. Non c'era nient'altro che potessi dire o fare per salvare la persona che mi conosceva meglio di tutte, che significava tutto per me. Avrei venduto l'anima al diavolo se questo avesse in qualche modo salvato...Ovviamente non funzionò. Q-Quando sono arrivata era già troppo tardi "

Lucifer rimaneva in silenzio. Cosa avrebbe potuto dire, dopotutto?

Lo vedevo sfocato attraverso il velo di lacrime che mi copriva gli occhi. Me li sfregai con le mani.

"Oggi Diana avrebbe compiuto diciannove anni, sai? Voleva diventare un medico. Avrebbe aiutato l-le persone. E invece...Lei, lei è..." un forte singhiozzo mi squarciò il petto. "E' c-così che si chiamava"

"E' tutta colpa mia" sussurrai, tornando a coprirmi il volto con le mani.

Ripensarci mi uccideva, ma era impossibile non farlo.

"Non è colpa tua. Come puoi pensarlo?" Era la prima volta che Lucifer parlava dopo la mia rivelazione.

Io mi ridistesi sul letto a pancia in giù, coprendomi la testa con un cuscino ed iniziando a fare respiri profondi. Una tecnica di rilassamento che mi aveva insegnato Linda.

Respira, Jennifer, respira. Va tutto bene.

Va tutto bene.

Va tutto bene.

Va tutto bene.

Continuai a ripetere quelle tre parole mentalmente per un'altro minuto dicendomi che avrei superato anche quel momento, proprio come avevo superato tutto ciò che la vita mi aveva messo davanti fino ad allora.

"Jennifer?" Luci mi toccò piano la schiena.

Io sobbalzai.

Lo sentii mentre si distendeva accanto a me, passandomi un braccio intorno alla vita e avvicinandomi a lui. Percepivo il calore del suo corpo contro il mio attraverso il sottile lenzuolo che ci separava.

"Ieri mattina" sussurrai, schiarendomi la voce " Mi hai chiesto se facessi spesso degli incubi. Beh, la risposta è sì. Li faccio quasi ogni notte " mi girai su un fianco, togliendomi il cuscino dalla testa, e girandomi verso Lucifer :"O forse sarebbe meglio dire che 'lo' faccio ogni notte, perché è sempre lo stesso. Da quattro anni"

Lo guardai dritto negli occhi e avvicinai il mio volto al suo.

"Vuoi sapere cos'è che desidero davvero, più di ogni altra cosa al mondo?"

"No, non è necessario, dico dav..."

Lo interruppi :"Desidero poterli riportare indietro" dissi, con voce rotta "Oppure di sbattere la testa e perdere la memoria...Così almeno la smetterei di torturarmi"

"Ho paura che nessuno possa aiutarti, o quantomeno nessuno qui sulla terra" mi disse.

Mi venne da ridere in una specie di risata nervosa, come quando si ride non per felicità o divertimento, ma perché si sta cercando con tutte le proprie forze di non scoppiare a piangere.

"Hai ragione"

Lui annuì e si alzò dal letto dicendo :"Forse ho qualcosa che potrebbe rallegrarti un minimo. Vado a prendertelo, tu aspetta qui" e scomparì in sala.

Io non persi tempo e mi infilai i vestiti più in fretta che potevo.

Quando Lucifer tornò aveva in mano un grande libro rosso relegato in pelle. Pareva piuttosto vecchio, e sicuramente era molto pesante.

"Cos'è?" gli domandai, mentre mi sedevo a gambe incrociate accanto a lui.

Lucifer mi porse quel grande volume e potei finalmente leggerne la copertina, sulla quale spiccava una grande scritta a lettere d'oro su sfondo nero.

"Una copia della Divina Commedia?!"

Inaspettato.

Luci annuì, alzando le sopracciglia :"E non hai ancora letto la dedica..."

Aggrottai le sopracciglia, confusa, ma accolsi il suggerimento. Aprii quel grande volume e la copertina scricchiolò come se stesse per staccarsi.

La prima pagina era completamente bianca. O meglio, doveva esserlo stata un tempo, ma ora era rovinata da macchie giallognole di muffa.

La girai con attenzione, e sulla seconda - vuota anch'essa - spiccavano due parole scritte con una calligrafia minuta e svolazzante da un inchiostro nero.

Mi avvicinai per leggere meglio.

"C'è scritto 'Dante Alighieri'?" chiesi, tornando a concentrarmi su Lucifer.

Lui annuì :" Immagino che non sia da tutti avere una Commedia autografata da Dante stesso... Anche se non fa molto ridere, a dire il vero. Ed è piena di bugie. Voglio dire, davvero pensava che l'inferno avesse la forma di un cono gelato?! "

Ma certo, Lucifer, certo.

Scossi la testa, sorridendo :" Non saprei. Si sarà calato qualcosa di buono, quella sera, quando gli è venuta l'ispirazione per la sua opera "

"L'oppio fa miracoli, cara. Dovresti provarlo..."

In effetti stava funzionando : mi sentivo veramente meglio rispetto a dieci minuti prima.

Forse era proprio quello che mi piaceva di Lucifer, il fatto che con lui potevo per un attimo dimenticarmi di tutti i miei problemi, il che mi dava l'illusione di tornare bambina, quando non dovevo preoccuparmi di null'altro se non di fare il bagnetto al mio peluche preferito.

"Grazie, Luci" misi il pesante libro da parte e lo abbracciai forte.

"Se non la smetti subito di ringraziarmi, inizierò a sentirmi in colpa" mi disse, mentre mi accarezzava la schiena con una mano.

Io mi lasciai cullare dal calore di quell'abbraccio. A volte, anche io avevo bisogno di un'ancora di salvezza a cui aggrapparmi per impedire che le onde mi trascinassero al largo.

" Lucifer..." sussurrai, mentre mi sentivo affondare nel tiepido colore scuro dei suoi occhi "Non avevo mai detto queste cose a nessuno, sai? "

Lui mi guardava con una luce calda nello sguardo. Come si trovasse davanti ad un tesoro molto prezioso, o qualcosa del genere.

"Jennifer?" sussurrava ad un centimetro dalle mie labbra e mi fece scendere un lungo brivido giù per la colonna vertebrale.

"Sì?"

"Devi sapere che... Io..."

Il rumore dell'ascensore che si apriva lo interruppe, svegliando entrambi dalla specie di trance in cui eravamo caduti, e poi ne sentimmo un altro di qualcuno che camminava a piedi nudi.

Ci irrigidimmo, guardandoci allarmati.

" Lucifer! Lucifer, sei qui?!" gridò l'intruso, il quale, a giudicare dalla sua dolce e squillante voce da soprano, doveva essere una donna.

Una donna che conosce Lucifer. E scommetto che è anche bella da togliere il fiato.

Lui si alzò dal letto, un'espressione sorpresa dipinta sul viso, ed andò incontro alla ragazza.

Come avevo immaginato lei era dannatamente perfetta. Con la sua corporatura minuta e snella, il visetto a forma di cuore ed i capelli corvini che le scendevano in morbide onde fino a sotto il seno, avrebbe potuto essere una delle donne più belle che avessi mai visto.

" Eve " esclamò Lucifer abbracciandola " Non pensavo che saresti tornata così presto!"

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