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Voglio andare via

La scuola è finalmente finita e oggi sapremo i risultati degli esami.

Spero di essere stata promossa.Voglio andare via da Londra. New York è sempre stata il mio sogno e studiare lì è davvero importante per me.Inizio ad aprire l'armadio per scegliere cosa mettere addosso per vedere i risultati a scuola.
Ci sono solo alcuni vestiti; molti sono negli scatoloni.Mi guardo intorno e non riconosco la mia stanza. È così spoglia.

Tutta la mia roba è negli scatoloni.
Questa stanza mi apparterrà per sempre.
Guardo la finestra e il paesaggio.
Quell'albero è stato la mia salvezza. Nate salì lí la prima volta.Sorrido ai ricordi.

Mi ricordo che spesso Ben veniva nel mio bagno per lavarsi quando mamma lo occupava.
Mi manca tanto la sua compagnia. Da quando non c'è più la casa è diventata sempre pi silenziosa.Indosso un jeans nero e una maglia a mezzemaniche bianca con una scritta.

I love NY.
Me la portò Ben dal suo viaggio per i suoi 18 anni.È un ricordo.

"Tesoro scendi giù per la colazione!!" Mi ordina mia madre.Mi mancheranno perfino le sue urla.

Scendo giù.Incontro mio padre per le scale e lo saluto ma lui non mi degna di uno sguardo.
Che ha?Vado in cucina.

"Mamma che ha papà ?" Chiedo.
"Perchè me lo domandi tesoro?"Prendo un sorso di latte e poi rispondo.

"L'ho salutato ma lui non mi ha degnata di uno sguardo. Ho fatto qualcosa che non va?"Chiedo essendo dubbiosa.

"No tesoro. Non preoccuparti. Tuo padre è troppo impegnato e non ha fatto semplicemente caso a te!" Mi risponde, forse ha ragione.
Dopo aver finito la mia colazione esco di casa e con le mie cuffie sempre con me per ascoltare la musica mi dirigo verso la scuola.

Ben spesso faceva questa strada.
Mi ricordo che in questi giorni lui era sempre in ansia.Aveva paura dei risultati e della reazione di papà quindi mi portava con sè promettendomi un gelato e gli facevo compagnia; se andava bene tornava a casa sano e salvo se andava male trovava una scusa. Mi portava da qualche parte e la sera tardi tornavamo a casa così papà si sarebbe concentratto sulla sua piccola bambina che su quello scansafatiche di suo fratello.

Mi viene da ridere solo al pensiero.Ho portato con me il diario di Ben; e adesso che ci penso ho ancora di diario di Beth,forse dovrei darlo a Nate.

Arrivo davanti scuola e una bellissima macchina ci si ferma.Esce Nate e noto che al volante c'è suo zio Jack.
Nate non da tanta importanza alle parole di Jack ma io riesco a sentire soltanto " È per il tuo bene".

Nate prende un grande respiro. Questa scena mi ricorda la prima volta che l'ho visto insieme a sua sorella Beth e il padre. Adesso che ci penso io avevo sempre desiderato di avere quel tipo di rapporto che Beth aveva con il padre.

Era tutta apparenza. Si deve sempre conoscere affondo una persona prima di giudicare.
Nate mi sta fissando.
Non so che fare. Mi bagno le labbra perchè ho la bocca secca. Il suo sguardo è fisso su di me.

Mi sento così piccola.Lui ce l'ha con me ma dovrei essere io quella che deve odiarlo.
Ha distrutto la mia famiglia.
Ho sempre voluto negare questa affermazione ma è vero.Lui ha rovinato la mia vita.
Mi riprendo dai miei pensieri . Scuoto la testa e prendo un bel respiro.
Alzo la testa e affronto il suo sguardo.

Lo sfido e lui sfida me. Un altra figura lo affianca.
Zack lo smuove dal fissarmi.Hilary mi affianca.
"Che stai facendo?" Mi domanda.

"È lui che mi fissa e io non ho paura di lui. Lui vuole sfidarmi? Bene; io sono pronta ad affrontarlo. Non ho più paura. Io lo odio"

È vero?Non lo so ma sono sicura di poter affrontare. Non voglio che mi intimorisca è lui che deve tremare perchè la prigione è dietro l'angolo.

Lascio Hilary da sola e mi dirigo verso la bacheca.
Devo leggere i risultati e devo andare via da qui.

"PROMOSSA"
Quella parola riesce a farmi tornare il buon umore.Subito corro verso casa per dare la notizia a mia madre. Apro la porta e mi dirigo in cucina.
La scenda davanti a me è terribile. Mia madre sta cercando di curare mio padre che ha un occhio nero e vari lividi sul viso.

"Che ti è successo?"Chiedo.

"Tesoro niente. Tuo padre ha avuto un incidente" afferma mia madre.

"Non credo proprio" ribatto "voglio sapere la verità" continuo " sapete che prima o poi verrò a sapere tutto quindi risparmiate i litigi e dite tutto adesso"

Mio padre prende un respiro profondo e inizia a parlare
"Ieri sera stavo ancora nel mio ufficio. Voi due stavate dormendo, io non riuscivo a prendere sonno così ho deciso di finire di lavorare ancora un po'.Erano le due e qualcuno bussava insistentemente alla porta. Sono andato ad aprire la porta. Era molto arrabbito parlava a vanvera ed era ubriaco fradicio. Ho cercato di calmarlo ma non è servito a niente. Mi ha aggredito e ripeteva continuamente il tuo nome.Ho perso i sensi e quando ho ripreso conoscenza tua madre era al mio fianco. All'inizio non ricordavo molto; ma verso pranzo mi ha telefonato per rinfarciarmi l'accaduto e per ridere. Aveva chiesto di te e della tua reazione. Ti prego non fare niente" dice mio padre.

"Chi è stato?" Chiedo.
Voglio sentire il suo nome uscire dalla bocca di mio padre. Non voglio saltare a conclusioni affrettate. Voglio credere in lui.
Voglio che quel briciolo di autostima e affetto che provo per lui ci sia ancora e rimanga per sempre.

"È stato Nate" sussurra leggermente.

Tutte le mie sicurezze si rompono insieme a tutto quello che di bello avevo di Nate e che avevo conservato dentro di me.

Oh Nate che ti passa per la testa?
Vorrei tanto capirti ma ormai non so più che fare con te!

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