Ventisei
Liam aveva un colloquio con il suo avvocato, si sentiva inquieto, nervoso, frustrato. Gli aveva chiesto la gentilezza di portare Robert con sé, perché aveva bisogno di parlargli e... Scusarsi.
Erano giorni che il senso di colpa lo divorava, passava dal letto alla mensa e poi di nuovo al letto. Non era nemmeno uscito per l'ora d'aria.
Geremias cominciava a preoccuparsi, quel bambino si era sempre ritrovato in situazioni del cazzo, ma mai l'aveva visto tanto abbattuto. Ne parlò perfino con il biondo ma quello stava ricominciando a evitarlo.
Forse ci aveva ripensato al loro accordo.
Il corridoio che portava alla sala colloqui quel giorno sembrava più lungo del solito, Liam aveva le vertigini e la nausea.
Le sue mani tremavano incontrollate.
"Ciao Liam"
La voce di Robert lo riportò immediatamente alla realtà.
Dall'ultima volta che l'aveva visto era cambiato tanto. Le guance scavate, le occhiaie, i capelli spettinati e la voce piena di dolore.
Liam gli aveva distrutto la vita.
Si sedette senza dire niente, l'avvocato aprì il suo fascicolo e chiese come stesse.
"Non lo so, ho l'ansia"
Robert sorrise alle sue parole. Aveva discusso con Giorgio perché aveva confessato a Liam la verità su Lucille, non aveva alcun diritto di dirglielo.
Non aveva intenzione di nasconderglielo, semplicemente sapeva che Liam avrebbe incolpato se stesso facendo la stessa faccia che stava vedendo in quel momento; Pareva un cane bastonato.
"Non è stata colpa tua, Liam"
Il ragazzo, sentite quelle parole, scoppiò subito a piangere. Era palese quanto fosse sull'orlo del pianto sin dall'inizio.
"Io non ce la faccio più, non reggo più questo dolore"
"Troveremo quel bastardo, te lo giuro amico mio"
Liam scosse la testa, forse era arrivato il momento di rassegnarsi. Continuare con le ricerche sarebbe stato troppo pericoloso per tutti.
"Ho bisogno che mi ascoltiate, per favore. Ho fatto la ricerca che mi ha chiesto e ho scoperto il nome per proprietario. Tuttavia vorrei esortarla, signor Robert, a non fare alcunché da solo. La minaccia è seria e tangibile e ne ha già pagato le spese sua sorella"
"Come fa a-"
L'avvocato scosse la testa con un sorriso sghembo. Aveva accumulato troppa esperienza nella sua carriera per non riuscire a vedere che quei ragazzi si stavano distruggendo.
"So fare il mio lavoro. Quando il signor Greeyce mi ha chiesto di sua sorella ho voluto approfondire la questione. Detto questo, l'udienza è fissata per la settimana prossima. Lascerò alle guardie un resoconto del fascicolo, vorrei che lo studiassi...Liam"
Il tono confidenziale fece rendere conto al ragazzo che l'avvocato stesse prendendo a cuore la sua questione. Probabilmente scagionarlo dopo un accusa di quattro omicidi gli avrebbe fatto fare un bel salto di carriera.
"Non mi ha ancora detto il nome del proprietario del capannone"
L'uomo si passò una mano nei capelli. Aveva ogni dettaglio di quella storia, tuttavia sospettava che il suo cliente non fosse del tutto pronto a sentirlo.
"Lucas Donovan"
Entrambi i ragazzi strabuzzarono gli occhi.
"Donovan? Il professor Lucas?"
Robert scattò in piedi, dicendo che doveva andare. Probabilmente la sua intenzione era andare dal professore e ammazzarlo come un cane.
Per quanto la sua morale fosse solida, vedere sua sorella ricoperta di sangue e fluidi non era di certo qualcosa su cui passare sopra.
"Aspetta! Fermati, vieni qui"
Liam lo costrinse a ragionarci un attimo. Robert era l'unico che aveva creduto in lui e ne aveva pagato le spese a caro prezzo.
"Sospettavo fosse il professore, Coolin è venuto a trovarmi un po' di tempo fa"
"Coolin?" Robert arricciò le sopracciglia.
"Sì. Dopo quello che mi hai detto l'ho chiamato, chiedendogli di venirmi a trovare"
Non c'era modo di indorare la pillola, doveva solo fornire quelle informazioni e poi tacere.
"Quel giorno, quando l'hai visto al capannone, stava indagando anche lui. È entrato perché aveva un sospetto sul professore. Me l'aveva detto che era suo ma non mi sono fidato e ho chiesto all'avvocato di fare una ricerca"
"Non abbiamo prove, solo congetture, voglio ricordarvelo"
Robert sbatté la mano sul tavolo, spazientito. In tutta onestà Liam poteva capirlo, la frustrazione dell'impotenza era qualcosa che conosceva bene.
"Mia sorella è stata stuprata in quel capannone, quel bastardo deve essere arrestato"
"E io concordo con lei, tuttavia nessuno lo arresterà senza prove"
Liam poggiò una mano sul vetro, richiamando l'attenzione del suo amico.
"Ascoltami, l'avvocato ha ragione. Devi giurarmi che non farai niente di stupido. Promettimelo Robert"
Il ragazzo un po' titubante annuì, ma Liam non gli credette nemmeno per un secondo. I suoi occhi erano pieni di odio e rancore, non si sarebbe fermato solo perché aveva promesso.
Stava tornando in cella quando una guardia si scambiò con quella che lo stava riaccompagnando, Liam lo notò un fatto strano ma aveva la testa troppo piena di pensieri per soffermarsi sulla questione.
Passò davanti alla cella del biondo e lo vide appoggiato alle sbarre, con una canotta bianca che lasciava poco all'immaginazione. Si sentì imbarazzato da quella vista, forse veramente era un bambino in quei contesti. La guardia dietro di lui lo esortò a camminare, il biondo lo guardò storto.
"Devi fare la doccia, puzzi"
Liam si annusò, l'aveva fatta la sera prima e di certo a quell'ora non l'avrebbero mai esortato a farla. Si crucciò, così come il biondo visto che erano fermi davanti alla sua cella.
"Ohi, cazzo mi senti? Ti ho detto che devi andare in doccia"
Lo strattonò per un braccio, il biondo strabuzzò gli occhi intuendo immediatamente cosa stesse per succedere.
Purtroppo Liam non aveva capito niente, del resto non era certo abituato a ciò che stava per accadere.
Lo seguì nelle docce, con in sottofondo le urla del biondo che chiamava il sorvegliante.
La guardia lo spinse a terra una volta entrati in bagno, Liam a quel punto si rese conto di essersi ficcato nell'ennesimo guaio.
L'uomo si slacciò la cinta dei pantaloni e lo bloccò a pancia in giù sul pavimento, Liam gli urlò di non toccarlo.
Sentì il suono del suo cranio per terra poco dopo l'impatto, la guardia l'aveva colpito.
"Ma che cazzo stai facendo, coglione?"
"È un avvertimento, tieni la bocca chiusa e smetti di indagare, lui può arrivare ovunque"
Liam era scioccato. Era un altro messaggio del suo assassino, tuttavia stavolta era arrivato molto più lontano di un biglietto.
La guardia cominciò a frustarlo sulla schiena con la cintura, tenendolo fermo con le gambe. Lo stava letteralmente schiacciando sotto i suoi piedi.
Era un gioco di potere, stava cercando di dimostrare la sua forza e quella del messaggero.
Urlò dal dolore già dopo la seconda frustata, il viso gli divenne paonazzo e le lacrime affiorarono agli occhi.
Aveva la schiena in fiamme, quel bastardo non aveva la minima intenzione di fermarsi.
Continuava a colpirlo con la cintura di cuoio ancora e ancora e ancora, alcune ferite si aprirono spaccando la pelle e sporcandolo di sangue.
"Basta, basta, ho capito!"
In quel momento arrivò Dominic, che aveva minacciato di uccidere tutti i sorveglianti se non fosse uscito dalla cella immediatamente.
Ormai passava la vita a pagare quei bastardi pur di riuscire a proteggere il moccioso.
Quando entrò nei bagni si freddò sul posto. Liam era a terra, con la guardia che lo calpestava come se fosse spazzatura e lo frustava senza pietà.
Il biondo era sempre stato un tipo assertivo, preferiva studiare le sue vittime e poi scegliere la strada giusta, tuttavia da quando aveva conosciuto Liam non riusciva a tenere a freno la sua violenza.
Prese il primo oggetto che trovò sulla panca, il laccio di un accappatoio, e lo strinse intorno al collo della guardia con una forza tale che le nocche gli diventarono bianche.
Liam era mezzo svenuto ma si accorse immediatamente che le frustate non stavano continuando così cercò di voltarsi. Mai gesto fu più avventato, quell'immagine l'avrebbe tormentato per giorni.
Gli occhi del biondo iniettati di sangue, l'espressione crudele sul volto, le sue mani che stringevano convulsamente un laccio di spugna attorno al collo della guardia.
"Dominic, basta, lo stai uccidendo!"
Cercò di rialzarsi ma la schiena gli bruciava come l'inferno.
"Non merita di vivere questo parassita"
Il ragazzo andò in panico, non sapeva come fare per fermarlo e gli disse la prima cosa che gli venne in mente.
"Se lo uccidi ti odierò"
Per qualche ragione quella frase bastò a farlo smettere.
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