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Venti

"Liam, puoi raggiungermi un attimo?"
Il ragazzo raccolse i libri sparsi sul banco prima di raggiungere il professor Lucas. Rimasero soli dopo pochi secondi, Coolin l'aveva guardato preoccupato prima di lasciare l'aula ma Liam l'aveva rassicurato con un cenno.

"Volevo parlarti del tuo rendimento. Di recente la tua... amicizia, con Moore ha abbassato la tua media, spesso sei distratto durante la lezione, devo preoccuparmi?"
Liam si crucciò. Non aveva mai avuto un brutto voto, la sua media si aggirava attorno al ventotto e quindi non capì a cosa si riferisse il professore, che in risposta gli toccò un braccio.
"Liam, sai che puoi parlare con me, vero?"
Il ragazzo si indispettì, trovando fuori luogo quel contatto visto che il professore aumentava gradualmente la stretta sul suo braccio.

"Certo prof, Coolin è un tipo a posto e io sono il nerd di sempre, non deve preoccuparsi"
Si costrinse a tirare un sorriso falso sulle labbra, prima di salutare il professore e scappare via.

Una volta uscito dall'istituto vide che Coolin lo stava aspettando all'ingresso.
"Ma che voleva quel coglione?" Liam decise di non alimentare del fuoco inutile, visto che il suo amico non vedeva di buon occhio il prof.
"Ma niente, mi diceva che mi si è abbassata la media, gli ho assicurato che-"
Si interruppe, notando un volto familiare fuori dal cancello dell'università.
"Allison? Coolin, ci vediamo domani va bene? Devo andare"

Il ragazzo non si accorse dell'occhiata del suo compagno di banco, ormai troppo lontano da lui.

"Che ci fai qui?"
Allison cercò di sorridergli, ma le venne difficile, tanto che il suo tentativo si trasformò in una smorfia.
"H-hai visto Giorgio di recente?"
Sembrava impaurita, onestamente Liam era anche un pò stufo di fare da cupido tra quei due.
"L'ho sentito ieri ma non lo vedo da un pò, sono incasinato con lo studio"
La ragazza annuì, mesta.
"Devi dirgli di starmi lontano, va bene? Ti prego Liam, tu devi credermi quando ti dico che ho paura di lui"
Liam sbuffò.

"Senti, il mio amico ti ama da sempre, capisco che il tuo sentimento sia finito, ma avere addirittura paura mi pare troppo. Giorgio non è un mostro!"
La ragazza si sentì male, completamente persa. Aveva parlato con gli amici di Giorgio ma nessuno le aveva creduto, parlando con la sua famiglia le avevano detto che era una cosa tra ragazzi, non sapeva più cosa fare, aveva il terrore di vederlo arrivare in qualsiasi momento.
Non dormiva più, mangiava a stento, con la paura di sentire lo squillo del cellulare.

"Scusami se ti ho disturbato"
Nessuno l'avrebbe mai salvata da lui.



Liam stava soffocando.
Si strinse il collo con le mani e il dolore in qualche modo lo riportò alla realtà. Aveva ancora il tatuaggio fresco, bastava toccarlo per sentire male.
Per fortuna quell'espediente lo aiutava a ritornare in sé, l'aveva scoperto da un paio di giorni, o forse erano tre?

Il ragazzo non si rendeva nemmeno più conto del tempo che passava in quel buco, nel buio più totale e con nessuna finestra.
Spesso si era chiesto a che cazzo servissero le finestre se poi avevano le sbarre: ora lo sapeva.
Stare in quelle quattro mura toglieva il respiro.
Inoltre, non faceva altro che sognare la notte del suo abuso. Riviveva ancora e ancora e ancora quelle immagini, si marchiavano a fuoco nella sua memoria, diventando ogni giorno più nitide.
Sentiva quasi la presenza dei rossi nella stanza, le loro mani, il loro sudore sudicio.

Si era anche reso conto che non piangesse da troppo tempo, aveva chiuso il suo dolore ignorandolo.
E ora usciva prepotente come un uragano, vedeva tutti i suoi mostri più oscuri.
Se guardava in fondo alla stanza percepiva anche la presenza di qualcuno, era una situazione inquietante e deleteria per la mente umana.
Si era reso anche conto, con le ore che passavano troppo lente, che qualcuno l'aveva provocato di proposito. Dominic, probabilmente.
Avrebbe chiesto spiegazioni una volta uscito di lì, in ogni caso gli restavano ancora un paio di giorni da scontare, se aveva contato bene.

Qualche volta rivedeva sua madre, aveva uno sguardo talmente deluso. Forse non era un male che fosse morta, se l'avesse visto in quel momento l'avrebbe odiato.
Laureen era una donna gentile, ma non avrebbe mai accettato un delinquente come figlio. Il suo senso morale era oltre l'immaginabile, aveva perfino aiutato Coolin quando aveva scoperto che fosse orfano.
Spesso cenavano insieme, Liam lo portava a casa per studiare e sua madre trovava sempre la scusa perfetta per farlo rimanere a cena e garantirgli un pasto che non fosse composto da scatolette di tonno, cibo tipico degli universitari esauriti.

Come avrebbe reagito vedendo suo figlio dietro le sbarre? Gli avrebbe creduto? Liam non seppe dirlo. In quei mesi di detenzione aveva scoperto tutto e il contrario di tutto.
Il suo migliore amico era uno stalker, la sua ragazza probabilmente un assassina, l'altro suo amico era uno spacciatore.
Nessuno era chi diceva di essere, ognuno di loro aveva una maschera e solo ora Liam riusciva a vederli per com'erano davvero, solo stando a contatto con i detenuti, che non hanno niente più da spartire con nessuno, riusciva a riconoscere un volto bugiardo.

Quando l'isolamento finì, Liam si sentì più calmo di quando ci era entrato, più centrato e un po' più Liam, il ragazzo di ventidue anni con ancora i sogni intatti nel cassetto.
"Allora, ti sei schiarito le idee?"
Geremias era a braccia incrociate contro il muro.
"Sei stato tu?" Ecco, Liam aveva ancora tanto da imparare sulle persone. Aveva creduto che l'avesse fregato il biondo, un serial killer con una certa fama e invece no, sono sempre i più impensabili a fotterti.

"Hai un sigaretta? Le avevo ordinate a Prince ma poi mi hai mandato all'inferno" Lo punzecchiò.
Gere si mise a ridere e gli lanciò quello che aveva chiesto.
"Eri troppo su di giri, non sembravi nemmeno più tu, l'isolamento ti aiuta a capire cosa vuoi veramente"

"Io ho visto solo morte e schifo" Confessò.
"Certo, ti fa vedere anche quello; soprattutto quello" Lo sguardo dell'ispanico si fece cupo, guardava l'orizzonte fuori dalla finestra come se ci fosse un uragano in arrivo.
Liam sapeva che quell'uomo l'aveva protetto, per tutto il tempo.
Era consapevole anche di tutti i demoni che lo tormentavano notte e giorno, Geremias semplicemente mostrava il suo affetto in modo non convenzionale, uccidendo i tuoi aggressori, facendosi un mese di isolamento oppure incastrandoti per farti rinsavire.

Bene, lezione appresa. Prendi e porta a casa, Liam.
"Mi avevi chiesto di aiutarti a capire come sopravvivere in carcere, sto cercando di fare del mio meglio. Vorrei che superassi questo incubo restando moralmente intatto, ma non credo sarà più possibile"

In fondo il ragazzo sapeva che Geremias avesse ragione, è che tutti ripetevano di continuo che fosse cambiato e questo lo faceva incazzare. Chi non sarebbe cambiato dopo essere stato incastrato da un assassino e aver ricevuto uno stupro e un tentato omicidio?
"Mi dispiace, avevi ragione. Vorrei tutto e subito, non sapere chi cazzo mi ha incastrato mi tormenta"
"Lo capisco, bambino. Ma non lasciare che il dolore ti cambi"
Liam sospirò, promettendogli che ci avrebbe provato.

Quella notte Dominic si intrufolò nuovamente di soppiatto nella sua cella, Liam era sveglio mentre Gere dormiva.
"Se si sveglia ti spezza il collo, facciamo piano"
Il biondo si eccitò, forse per la situazione o per la voce sussurrata di Liam.
Avevano fatto un patto ma l'unico che lo stava rispettando era lui. Non voleva forzarlo dopo la violenza che aveva subito però cazzo, era arrapato da morire.
Si stese sul suo letto e lo tirò con lui, stringendolo al petto.
"Com'è andato l'isolamento?" Le loro voci erano a malapena udibili, tuttavia Geremias aveva il sonno leggero. Mentre parlavano non si resero conto che piano piano l'ispanico si stesse svegliando.

"È stato uno schifo. Certe volte ho pensato di morire, però ho capito che Gere l'ha fatto per il mio bene"

"In effetti sembri più tranquillo" Gli accarezzò i capelli scuri, scoprendoli incredibilmente morbidi.
"È difficile essere qui, dopo lo stupro è come se vedessi tutti come potenziali pericoli" Dominic tentò di ribattere, ma Liam sapeva già cosa voleva dirgli.
"Lo so che avrei dovuto saperlo che siete tutti pericolosi, ma prima vedevo la vita diversamente. Ora non riesco più a fidarmi nemmeno di me stesso"

"Per via dell'assassino?"
Liam annuì.
"Come fai a fidarti della gente quando le persone a te care ti mentono?"

"Impari a capire chi vuole fotterti e chi no" La voce di Geremias arrochita dal sonno rimbombò nella stanza. Con uno sbuffo si sedette sul letto e si passò una mano sulla faccia.
"Perché dovete rompermi i coglioni sempre di notte?"
I due risero e sorprendentemente Dominic si scusò con lui. Gere non disse niente, andò a fumarsi una sigaretta alla finestra, lanciandone una a Liam come se fosse un gesto naturale. Gli aveva fottuto talmente tanti pacchetti che ormai si era rassegnato.
"Comunque stavo pensando ad Allison, la ex di Giorgio. Sono giorni che mi torna in mente, non sono riuscito a capire quanto stesse soffrendo, se fosse lei l'assassina?"
Geremias non era convinto, poteva sempre esserci una possibilità, tuttavia quel tipo di delitti li conosceva abbastanza bene.

"Uccidere quattro persone a sangue freddo, tra cui un uomo alto un metro e ottanta. Per me è improbabile"
"Lo credo anch'io" Si intromise Dominic, alzandosi per rubare un tiro a Gere.
Liam si stese di schiena, poi si mise a scalciare sul letto.
"Che cazzo! Mi sono rotto i coglioni di questa storia"
"Pensa noi" Lo prese in giro l'ispanico.
Il biondo rimuginava a braccia incrociate, aveva sempre avuto un ottimo istinto ma in quel momento non capiva perché non si palesasse l'assassino nella sua mente. Era come se potessero essere tutti e nessuno di loro.

Mancava qualche tassello al puzzle di Liam.

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