Trentuno
Era il giorno dell'udienza.
Per l'occasione era stato invitato a vestirsi come un banchiere, completo classico con cravatta.
Liam si sentiva un idiota vestito in quel modo e sperò che nessun detenuto lo vedesse, altrimenti l'avrebbero preso per il culo a vita.
Venne scortato dalle guardie fino a un auto, gli misero le manette e lo portarono in tribunale.
Per tutto il tragitto in macchina Liam si sentì teso. Era strano vedere il mondo esterno dopo tanto tempo, sfrecciava tra vicoli e palazzi, poi più velocemente sulla superstrada. Guardava le persone nelle loro auto, un anziano che andava sotto il limite consentito, una donna al cellulare, una famiglia con due bambini piccoli.
La verità era che ormai la normalità lo spaventava, perché nascondeva scheletri che non riusciva a vedere.
Scese dalla macchina, ancora immerso nei pensieri. Ad attenderlo, oltre ad altre guardie, c'erano i giornalisti. Liam non aveva mai visto in prima persona una cosa del genere, era sempre stato lo spettatore dei tg, mai il protagonista. Trovarsi dall'altra parte della camera fu strano e spaventoso, si chiese quanta gente l'avrebbe giudicato.
Anche lui lo faceva quando vedeva un telegiornale, osservava gli intervistati e li riteneva innocenti o colpevoli a seconda della sensazione che provava e dalle risposte del malcapitato.
Ora sarebbe stato lui quello sotto indagine mediatica.
Per buona fortuna gli si affiancò il suo avvocato, che disse a tutti di fare largo e il suo cliente non avrebbe risposto a nessuna domanda.
"Signor Greyce, perché ha ammazzato quella famiglia in modo tanto brutale?" Liam ignorò quella domanda, cominciando ad avanzare verso l'ingresso del tribunale così come suggerito dall'avvocato.
"Signor Greyce, è stata colpa della perdita prematura di sua madre?"
"Signor Greyce, sua madre è morta in modo misterioso, ha qualcosa da dire in merito?"
"Signor Greyce, è coinvolto anche nella morte di sua madre?"
"Basta! Andate a farvi fottere!"
Fece il medio mentre era in primo piano, così che tutti avrebbero potuto giudicare quello. Una volta entrati l'avvocato lo rimproverò, sarebbe bastato un no comment.
Liam sapeva di aver perso le staffe, ma quei parassiti stavano insinuando che avesse ammazzato la sua stessa madre e non era riuscito a trattenersi.
Laureen era tutta la sua vita, da quando non c'era si sentiva solo.
Il processo fu lungo e ricco di testimoni.
C'era chi giurava e spergiurava di averlo visto entrare in quella casa, malgrado Liam non li avesse mai visti in vita sua.
C'era chi per paradosso, cercando di incastrarlo, gli forniva un alibi, indicando un ora nel quale Liam era con i suoi amici. E poi c'erano loro, i suoi amici.
Liam guardò Giorgio sul banco degli imputati che lo elogiava e difendeva e si sentì una merda. Aveva dubitato del suo migliore amico, l'aveva anche odiato, ma lui era ancora lì, pronto a combattere con lui, per lui.
Gli venne da piangere e un magone gli chiuse la gola.
L'avvocato gli toccò la mano per farlo riprendere, il ragazzo si asciugò gli occhi e continuò ad ascoltare.
"Liam è la persona migliore che io abbia mai incontrato nella mia vita, siamo cresciuti insieme. All'inizio anche io dubitavo di lui, ma poi ci ho parlato ed era ancora il mio migliore amico, lui è innocente"
"Quindi ha avuto anche lei un sospetto malgrado fosse il suo migliore amico?"
L'avvocato dell'accusa era uno con i controcoglioni, Liam ne convenne.
"Sì è così"
Giorgio lo guardò mortificato ma il ragazzo non era arrabbiato con lui, voleva la verità e per ottenerla non serviva raccontare cazzate al giudice.
"E per quale motivo?"
"Beh, c'era il suo DNA, pensavo che fosse una prova attendibile ma poi ho parlato con lui e ho capito che era innocente"
"Lei mette in primo piano il fatto di aver parlato con il signor Greyce. Qual' è stata la prova scatenante che le ha fatto pensare che fosse innocente?"
Giorgio si mosse a disagio sulla sedia, aveva parlato con l'avvocato di Liam e aveva il via libera a raccontare tutto ciò che voleva, tuttavia il fatto che dovesse essere lui a tirare fuori quelle prove lo rendeva inquieto.
"Liam riceve dei messaggi dal vero assassino, in carcere. Me ne ha lasciato leggere uno e lì mi sono reso conto di aver commesso un errore, che tutti noi stiamo commettendo un errore"
L'avvocato della difesa prese la parola, mostrando al giudice tutti i biglietti ricevuti fino a quel momento.
"Tutti sono innocenti fino a prova contraria, ciò che ci occorre sapere è dov'era il signor Greyce all'ora dell'omicidio" Incalzò l'avvocato dell'accusa.
Giorgio si strinse le mani in grembo, sapeva che non poteva mentire.
"Non lo so"
Un chiacchiericcio si levò in sala, Liam scosse la testa.
Allora dell'omicidio Liam era a giocare ai videogiochi. Anche avesse potuto dimostrare che fosse online a quell'ora non sarebbe comunque valsa come prova visto che chiunque avrebbe potuto accendere la sua consolle e giocarci.
Un nome utente non era una persona.
A fine giornata Liam si sentì sconfortato, malgrado l'avvocato gli ripeteva che fosse andato abbastanza bene.
Si sentiva stanco e privo di vitalità, osservato e giudicato come se avesse un mirino puntato in fronte.
Il secondo giorno di processo fu difficile da digerire. Venne chiamato Robert a testimoniare, ma non si presentò. Liam si sentiva tradito nel profondo ma non poteva comunque rinfacciarglielo visto quanto dolore gli aveva arrecato.
Il giudice rimandò l'udienza al giorno successivo visto la mancanza di un teste importante. Tuttavia quando Liam tornò in carcere ricevette una telefonata proprio da Robert.
"So cosa pensi di me ora e mi dispiace, ma non potevo venire a testimoniare perché sto lasciando il paese"
Liam era esterrefatto, strinse la cornetta più forte che poté, sentendola scricchiolare sotto le dita.
"Perché? Perché mi hai fatto questo?"
Temeva di sentire la sua risposta, ma ne aveva bisogno.
Perché ti odio, perché hai fatto stuprare mia sorella, perché mi hai rovinato la vita.
Queste erano le possibili risposte che frullavano nella testa di Liam, tuttavia la realtà era anche più crudele della sua fantasia.
"Ho eliminato il professore"
Liam si girò a destra e sinistra, rendendosi conto che Robert aveva usato appositamente il termine eliminato per avere una scusa in futuro se mai avessero avuto i telefoni sotto sorveglianza.
"Robert... Che cazzo hai fatto amico mio?"
Lo sentì piangere dall'altra parte della cornetta, era distrutto.
"Ho dovuto farlo, ha violentato mia sorella, che altra scelta avevo? Ho liberato entrambi, lo capisci Liam?"
Purtroppo sì, riusciva a capirlo.
"E cosa farai adesso?"
"Non lo so, per ora esco dal paese, poi si vedrà"
Liam si passò una mano nei capelli, era davvero sconvolto. Robert era sempre stato contro alla violenza, aveva perfino rotto il loro gruppo dopo che aveva saputo di Giorgio e Marcus.
"Ora devo andare Liam, prenditi cura di te"
Staccò la chiamata senza nemmeno aspettare la risposta del ragazzo, che restò diversi minuti con il telefono ancora in mano.
Ora era libero, poteva combattere seriamente per la sua libertà, poteva ricostruire un futuro.
Già, ma a che prezzo?
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro