Trentaquattro
Il giorno del processo arrivò un mese dopo, con Liam estremamente cambiato.
L'avvocato stavolta aveva organizzato una difesa impeccabile, o almeno così andava dicendo.
Il ragazzo era rimasto in una struttura protetta per tre giorni prima del processo, dopo gli accadimenti nel carcere avevano preferito non rischiare che l'assassino potesse cercare di fargli del male.
Quei tre giorni servirono a Liam per sperimentare il passaggio alla sua vecchia vita, aveva una stanza che sembrava quella di un hotel, con perfino la TV e una finestra senza sbarre.
Per la prima volta sentiva il barlume della speranza, riusciva quasi a scorgere la sua libertà fuori da quella porta sorvegliata da guardie.
Aveva salutato Geremias con non poco imbarazzo, scusandosi con lui per tutti i mal di testa che gli aveva procurato. Quell'omone di quasi due metri sembrò perfino commosso, ma forse Liam si era impressionato.
Al processo arrivò con un abito da impiegato d'ufficio, con camicia, cravatta e tutto il resto.
Si sedette accanto al suo avvocato e poi il giudice cominciò l'udienza.
Il processo era aperto al pubblico, l'attenzione mediatica sul suo caso era ancora alta. Il mostro di Colton Hills era sempre stato un argomento caldo per i media.
Liam rivide Giorgio, che confermò la sua versione, Lucille, che ormai aveva diciassette anni e Allison.
L'avvocato aveva proprio chiamato tutti.
Rivedere Lucille, per Liam, fu devastante. Era cresciuta, ma i suoi occhi erano cupi. La ragazza spiegò che aveva indagato insieme al fratello per aiutare Liam, che mai una volta aveva dubitato del loro amico.
Arrivò anche alla parte dello stupro, dove descrisse un uomo incappucciato e con un anello al dito indice.
Ci fu una svolta nel caso quando la ragazza confessò di avere il DNA del suo stupratore, perché aveva conservato i vestiti di quel giorno e di recente li aveva portati a controllare.
Liam si chiese perché non l'avesse fatto prima, il suo pensiero seguito dalla domanda dell'avvocato.
Lei spiegò che era terrorizzata, ma dopo vari accadimenti -e qui Liam capì immediatamente che si riferisse a suo fratello e all'omicidio del professore- si era decisa a controllare.
Aveva anche un referto medico di quel giorno, alla fine era andata in pronto soccorso e aveva accertato lo stupro.
Tutto nero su bianco.
Fu difficile per una ragazza di diciassette anni parlare di tutto quello schifo, ma il suo senso morale era molto simile a quello di suo fratello, Liam lo sapeva.
Lucille consegnò la busta con i vestiti al giudice, poi le fu consentito di andare via.
Il giorno dopo il processo continuò, venne chiamato a testimoniare Geremias.
Liam rimase di stucco nel vederlo, non si aspettava che fosse un testimone per il suo processo, ma l'avvocato gli spiegò che essendo suo compagno di cella e avendo vissuto a stretto contatto con lui poteva fornire informazioni importanti in merito ai biglietti.
"Sì, riceveva biglietti assurdi da un tizio, le guardie li lasciavano sotto le porte o li lanciavano dalla finestra. Eravamo al primo piano quindi non era difficile.
Altre volte li trovava nel cuscino, era fottutamente inquietante"
Liam chinò il capo, si sentiva in difetto con ogni singola persona che conosceva.
Prima di andare via non aveva nemmeno salutato il biondo, troppo incazzato con lui.
L'aveva guardato da lontano per un pò, poi aveva varcato il cancello lasciandoselo alle spalle.
Quello che Liam non sapeva era che Dominic si trovava ancora lì, alle sue spalle.
Fu Geremias a farglielo notare, facendogli un cenno mentre una guardia lo portava via dopo la sua deposizione.
Liam si voltò e lo vide in fondo alla sala, vestito come un civile qualsiasi.
Era bello da togliere il fiato, ma Liam non riuscì a capire come potesse trovarsi lì in quel momento.
Gere aveva sempre avuto ragione su di lui? Era una spia?
Il biondo gli sorrise e il cuore di Liam si scaldò, nonostante tutto gli mancava da morire.
Con gli occhi pieni di lacrime tornò dritto al suo posto, mentre il secondo giorno di interrogatori si concludeva.
Il terzo giorno Liam arrivò insieme al suo avvocato, varcando la soglia del tribunale alle nove in punto.
Fuori all'aula c'era Dominic, a braccia incrociate sul petto.
"Buongiorno" Gli disse soltanto, ma Liam aveva una marea di cose da dirgli.
Pregò l'avvocato di lasciargli un minuto con lui, ma quello sembrava irremovibile, così Dominic tirò fuori dal taschino qualcosa di simile a un tesserino.
I due si guardarono, poi l'avvocato annuì.
"Hai due minuti Liam, non di più"
Il ragazzo si rese conto che dentro o fuori dal carcere Dominic aveva il medesimo potere.
Si allontanarono di poco, quel giusto per avere un minimo di privacy.
"Mi devi una cazzo di spiegazione"
"Non posso dirti molto, ma non potevo mancare al tuo processo"
Liam lo abbracciò, preso completamente dall'istinto. Ficcò la faccia nel suo petto, il biondo lo circondò con le sue enormi braccia muscolose. Liam era così piccolo che quasi scompariva dentro di lui.
"Aveva ragione Gere? Sei una spia?"
Dominic sospirò, per poi annuire leggermente.
"Qualcosa del genere, grazie per avermi fatto saltare la copertura, lavoravo da quattro anni a quel caso"
Liam rialzò la testa, il biondo lo trovò tremendamente carino.
"Sei stato quattro anni in galera senza avere colpe?"
"Ho molte più colpe di qualsiasi altro stronzo li dentro, non sono un santo"
Del resto, aveva comunque assassinato i due rossi, torturato una guardia e picchiato innumerevoli detenuti.
"Liam, dobbiamo entrare"
"Arrivo!"
Cercò di racimolare qualche altro secondo con il biondo, camminando lentamente all'indietro.
"Ho altre cose da chiederti"
Dominic gli sorrise.
"Finisci quello che hai cominciato, io sono in fondo alla sala.
"Però mi devi aspettare"
Continuò a camminare lentamente all'indietro anche dopo lo sbuffo spazientito dell'avvocato.
"Devo farmi perdonare per un sacco di cose" Confessò Dominic. Aveva studiato il suo caso, le probabilità che Liam sarebbe uscito erano davvero molto alte.
"Cazzo se è vero!"
L'avvocato intervenne, trascinando via Liam, la terza giornata di processo stava cominciando.
Quel giorno si sentì davvero messo alla prova, giurò di dire la verità e così fece, raccontando per filo e per segno ogni giorno degli ultimi mesi. Raccontò di come erano andate le cose, di come si era svolto l'arresto e cosa stesse facendo quel giorno. Fu grato di avere un processo equo e finalmente la possibilità di spiegarsi, cosa che nel primo processo non era avvenuta.
Il giudice ascoltò con grande cura le sue parole, interrogandolo anche sulla sua vita nel carcere e dei problemi che aveva procurato durante la sua prigionia.
Liam parlò di come si era sentito il primo giorno, osservando da lontano Dominic che in fondo alla sala non si perdeva una sola parola.
"È stata dura, ho sbagliato in tante cose. Non mi fidavo di nessuno e avevo il terrore anche solo di guardare gli altri detenuti. Poi Geremias, il mio compagno di cella, mi ha offerto la sua amicizia e mi sono sentito protetto"
L'avvocato dell'accusa gli chiese degli omicidi, ma Liam raccontò che tutto quello che aveva saputo l'aveva appreso dai media alla TV comune che avevano in carcere e dalla polizia.
Giurò e spergiurò di non essere mai entrato in quella casa in vita sua.
Ritornò al suo posto, psicologicamente distrutto.
Era un processo difficile e intricato, ma in qualche modo stava cercando di resistere.
Lucille tornò a testimoniare dopo di lui, era stata richiamata perché le indagini svolte sui suoi vestiti avevano avuto riscontro.
Anche il capannone era stato ispezionato e si scoprì che era stato venduto al professor Lucas di recente e che il vecchio proprietario non era altro che Coolin Moore, lo stesso a cui corrispondeva il DNA trovato sui vestiti di Lucille.
Sia la ragazza che Liam scoppiarono a piangere, pensando al povero Robert che ora si stava nascondendo chissà dove.
Liam sperò con tutto se stesso che il suo amico non avrebbe mai scoperto quella verità, perché ne sarebbe uscito distrutto.
Dal fondo della sala si alzò del chiacchiericcio, tutti erano attoniti.
L'ultimo teste chiamato fu proprio Coolin Moore, con il suo avvocato alle calcagna.
Il giudice lo torchiò per circa due ore prima di ottenere una confessione.
Liam, non appena lo vide, si alzò dalla sua sedia per raggiungerlo ma l'avvocato lo bloccò.
"Perché, perché mi hai fatto questo!" Gli urlò in faccia dopo la confessione.
Quello lo guardò fissamente, mentre Dominic dal fondo della sala fremeva di rabbia.
Quel bastardo aveva distrutto la vita di Liam, tutto per la sua ossessione di merda.
"Perché? Volevo vedere quell'espressione" Gli sorrise in modo sinistro, Liam ne fu spaventato.
"Mia madre... sei stato tu, non è così?"
L'avvocato di Coolin gli intimò di starsene zitto ma quello di Liam prese la palla al balzo tirando fuori i documenti che gli aveva fornito Robert sulle medicine trovate nel capannone.
Coolin scoppiò a ridere improvvisamente, perfino il giudice lo guardò crucciato.
"Liam, avremmo potuto avere tutto. È colpa tua, solo colpa tua" Gli disse ridendo.
Così si concluse il terzo e ultimo giorno di processo.
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