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Sei

L'università era un posto magnifico, pieno di cervelloni e insegnanti fighissimi.
Liam adorava vedere la luce del mattino quando apriva gli occhi per poter andare in università. Era un secchione, l'aveva ammesso a se stesso al liceo.
Tuttavia la sessione di esami era molto vicina e in quel periodo il ragazzo era davvero molto stressato.

Il peggior incubo di Liam era il professor Lucas, che di tanto in tanto lo scrutava con un cipiglio severo.

"Calmati, andrà bene" Coolin era nervoso quanto lui, Liam se ne rendeva conto perché quando era agitato faceva sempre le pieghe agli angoli delle pagine di quaderni o libri. Proprio come in quel momento.

"Fai schifo a mentire" Il castano gli sorrise, mentre il professore entrava in aula.

Il professor Lucas era un bravo insegnante, tuttavia Liam certe volte lo trovava inquietante, sempre attento a cosa il ragazzo facesse o dicesse, soprattutto quando parlava con Coolin, tanto da fargli pensare che fossero parenti, ma il suo compagno di banco aveva smentito la cosa, il professore sembrava essere solo stronzo.

"Non odia te, penso che guardi male solo me" Gli confessò un giorno, tanto che Liam cominciò a fare più attenzione del dovuto per non irritarlo.

"Ma ho bisogno solo di carta e penna!"

"Senti ragazzino, pensi che siamo tutti scemi qui dentro? Lo sai che anche una matita può essere usata come arma?"

Liam sospirò, passandosi una mano nei capelli. Era difficile fare buoni propositi con se stesso se la gente attorno a lui era così ottusa.
"Il mio avvocato, lui... Mi ha detto lui di scrivere, come le scrivono le lettere ai parenti quelli qui dentro?"
Inserì le mani tra le grate della cella, unendole in preghiera e facendo perfino il musino dolce alla guardia.
Quello lo guardò come se fosse del tutto rintronato ma poi si intenerì.

"Non le scrivono, chi cazzo vorrebbe una lettera da questi bastardi? Nemmeno le loro madri mi sa"

"Ehy stronzo, guarda che ti ho sentito"
Alcune voci in lontananza, da altre celle, stavano protestando alle parole della guardia.
"Pezzo di merda ti rompo la testa"
"Ah, vieni Greyce, mi hanno rotto il cazzo questi teppisti"

Liam venne scortato nell'ufficio del direttore, dove venne controllato per tutto il tempo. Spiegò a grandi linee la linea difensiva del suo avvocato, omettendo ovviamente il fatto che avesse ricevuto un biglietto, altrimenti avrebbe dovuto parlare anche della guardia corrotta che quella notte gli lanciava sassi nella cella.
Il direttore, anche se un po' titubante accettò, non prima di essersi accertato della veridicità delle sue parole telefonando al suo avvocato.

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio eh?

Liam si sedette a gambe incrociate sul divano del direttore, con un foglio e una matita in mano.
Non aveva la minima idea di dove iniziare, ma fece una specie di mappa concettuale con le persone a lui più care.
Scrisse il suo nome nel centro del foglio, due frecce in alto portavano a suo padre, scomparso nel nulla quando era piccolo e sua madre, morta di malattia recentemente.
Per Liam era ancora una ferita aperta quella di sua madre, a stento riusciva a scriverne il nome.
Ricordava quanto fortemente avesse combattuto contro quei malanni inspiegabili.
La medicina moderna, per quanto all'avanguardia, non era nemmeno riuscita a capire che malattia fosse, era andata via solo due settimane dopo i primi sintomi.

Liam continuò con la sua mappa concettuale, aggiungendo tre nomi sotto il suo: Giorgio, Robert e Marcus.

Aggiunse un punto interrogativo accanto a Giorgio, perché non gli era piaciuta la sua reazione, la riteneva sospetta.
Era un bastardo a dubitare del suo migliore amico? Forse, ma del resto nemmeno lui gli aveva creduto.

Pensò poi a Robert, non riuscendo a trovare nemmeno mezza litigata che avessero potuto fare. Robert era un ragazzo d'oro, sempre con il sorriso sulle labbra. Una di quelle persone che sarebbe capace di vestirsi da clown e scendere per strada a rendersi ridicolo solo per farti sorridere.

Tuttavia nella sua situazione Liam non se la sentì di escluderlo del tutto.

Per quanto riguardava Marcus aveva notato degli strani atteggiamenti, come il saltare gli appuntamenti con gli amici, a detta sua per 'lavorare', tuttavia senza specificare che tipo di lavoro.

Sospetto? Sospetto.

Un altro punto interrogativo venne aggiunto accanto al suo nome.

Inserì anche il nome di Allison sotto quello di Giorgio, per puro scrupolo visto che prima che i due si lasciassero lei faceva parte del gruppo.
Sotto Robert invece inserì Lucille, sua sorella. Era del tutto improbabile che una ragazzina di sedici anni potesse incastrarlo per un delitto, ma Liam non voleva lasciare niente al caso, tanto che inserì anche il nome del suo professore.
Spesso si fermava in aula a parlare con lui di arte, sua grande passione. Avevano molte cose in comune, lui e il professor Lucas.
L'uomo era sempre disponibile a fare una chiacchiera con lui ma... Forse era troppo disponibile?
Un altro punto interrogativo accanto a un nome.

"Ehy ragazzo, sei lì da venti minuti in silenzio, per caso ti serve aiuto?"
Liam si chiese se poteva fidarsi delle stesse persone che non avevano creduto in lui.
Giustizia, un termine che gli sembrò esilarante. Fare giustizia era anche accertarsi di prendere la persona giusta o quantomeno indagare a fondo, invece di gettarlo nella fossa dei leoni, in un processo lampo dove Liam era passato dal giocare alla play al fottuto carcere di massima sicurezza.

Per cui "No, posso gestirla" disse al direttore, per poi alzarsi e sgattaiolare via dal suo ufficio, avendo cura di lasciare la matita sulla sua scrivania, sia mai avesse deciso di cavarsi gli occhi.

Quel giorno in mensa Gere saltò il pasto per una visita medica. A quanto sembrava mentre lui era intento a scovare indizi, Geremias si era ritrovato nel bel mezzo di una scazzottata, beccandosi un fendente con un coccio di vetro uscito da Dio solo sa dove.

Per cui quel giorno si sedette in disparte, tornando al suo posto solitario o come lo chiamava lui l'osservatorio.

Tuttavia essere da solo improvvisamente ti mette un mirino dritto in fronte, non fece in tempo a rialzarsi dopo il pasto che uno dei rossi gli tirò del cibo addosso.

"Ops" gli ghignò in faccia, morsicando una mela gialla. Gli altri detenuti se la risero di gusto, del resto ogni show era ben apprezzato lì.
Liam era stufo di quel posto, di quella gente, del fottuto controllo che stava perdendo su ogni singola cosa.
Era enormemente frustrato anche da se stesso, incapace anche solo di trovare la cazzo di persona che gli aveva fatto tutto quello.

Così, in un impeto di pura ira, strinse tra le mani il vassoio di plastica vuoto, schiaffandolo dritto in faccia al rosso.
Fu una bella sensazione, a dirla tutta. Liam si sentì in qualche modo potente, forte, capace di tutto. Era una sensazione che creava dipendenza, ne voleva già di più.
Tuttavia quando il rosso rialzò la testa e si toccò la faccia, si rese conto di essersi ficcato nell'inferno, perché quel piccolo rivolo di sangue dal suo naso venne moltiplicato per cento sulla sua faccia.

Nessuno dei detenuti intervenne e quando le guardie si resero conto di ciò che stava succedendo Liam era già diventato un livido umano.

"Che cristo, non posso nemmeno uscire a fumare. Maledetti pezzi di merda!" La guardia di turno tirò da terra un Liam boccheggiante, dietro di lui il rosso rideva in modo sguaiato.
In lontananza, due panche più in là, Liam notò subito lo sguardo del biondo puntato su di sé, che mimò con le labbra la parola ridicolo.

Il ragazzo era così spossato che nemmeno si chiese che cazzo volesse dire quello stronzo.

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