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Nove

Quella notte Liam non riuscì a chiudere occhio.
Quei pochi minuti che aveva impiegato per dormire gli davano solo un immagine: lui e Dominic che facevano sesso.
Era un idiota, aveva la mente malata, altrimenti non si spiegava quello che stava desiderando.
Chi avrebbe voluto scoparsi un aguzzino? Quale scemo poteva trovarlo eccitante? Lui, senza dubbio.

Aveva avuto una specie di relazione con un ragazzo, sapeva di essere gay, tuttavia trovare eccitante un serial killer... Cazzo, stava perdendo la ragione.

Si alzò dalla brandina, infilando la testa tra le grate della finestra, cercando di inalare più ossigeno possibile. Forse era quello il problema, non ne arrivava abbastanza al cervello da quando era rinchiuso e così cominciava a delirare.
Osservò la grande luna che quella sera era rossa, come il sangue che scorreva a fiumi tra le mani di Dominic.

Nuovamente ripensò al suo killer, quello che l'aveva incastrato.

Probabilmente Dominic avrebbe saputo riconoscerlo, visto che erano simili.
Si ricordò di quella sua avventura al campo estivo del liceo. Un ragazzo biondo e con gli occhi verdi aveva completamente perso la testa per lui. Non ricordava nemmeno più il suo nome, tuttavia quell'estate aveva scoperto di essere gay.
Non era stata una scoperta così scioccante, dentro di lui forse l'aveva sempre saputo.
Ricordò le sensazioni di quell'estate, il caldo afoso, le gite in collina, al lago, quel ragazzo dolcissimo che gli teneva la mano di nascosto sul bus, intrecciando le dita e accarezzandolo come se fosse il più bello del mondo.

Liam si staccò dalla grata, tornando alla sua brandina.
Probabilmente tutto quello che gli rimaneva nella vita erano i ricordi.



"Mamma sono a casa, ho portato anche il tuo preferito"
Coolin si mise a ridere, mentre Laureen lo abbracciava di slancio.
"Eddai non fare il geloso, Coolin è così gentile!"

In realtà Liam sapeva che era solo l'istinto di protezione di sua madre a parlare, voleva solo assicurare al suo amico un pasto caldo prima di tornare nella sua realtà. 

Di solito dopo cena guardavano un episodio di qualche serie TV, dopo aver aiutato Laureen con le faccende, tuttavia da qualche sera a quella parte la mamma di Liam era spossata e più stanca del solito.
Il ragazzo si chiese se non fosse eccessiva la presenza di Coolin in quei momenti, ma Laureen lo rassicurata ogni volta e Liam semplicemente si fidava di lei.
Così,  sera dopo sera, quella serie TV che tanto piaceva a sua madre, la conclusero i due ragazzi, seduti sul divano con una grossa ciotola di popcorn in mano.

Quella sera in particolare, Coolin allungò il braccio verso Liam, infilando le dita tra i suoi capelli, senza distogliere lo sguardo dallo schermo della TV.
"Cazzo, se facessi un omicidio saresti beccato subito con tutti i capelli che perdi!" Infatti Coolin se ne ritrovò diversi in mano, con Liam in completo imbarazzo.

"Coolin, penso che non dovresti più venire a cena da noi, la mamma non è molto in forma in questo periodo"
Il ragazzo smise di sorridere.







La settimana di isolamento del rosso passò prima del previsto, quei sette giorni di pace sembravano un miraggio e quel bastardo fece il suo ingresso trionfante in mensa.
Liam aveva ancora qualche cicatrice addosso dopo tutte le percosse ricevute, tuttavia non abbassò la testa come il suo corpo gli chiedeva di fare.
Prese il suo vassoio con il pranzo e percorse il corridoio per raggiungere il tavolo di Gere. Passò davanti a quello di Dominic, che dopo quell'incontro nel buco non l'aveva più cercato, anche se continuava a fissarlo in modo inquietante.
Tuttavia quando passò davanti al tavolo del rosso, proprio prima di quello di Geremias, qualcosa andò storto.

Uno dei bastardi gli fece lo sgambetto, facendolo cadere a faccia in giù per terra. Liam era ricoperto da tutto il cibo che era nel vassoio e aveva tra le mani poco prima, risate di scherno si alzarono immediatamente alla vista di quello spettacolo.

"Cazzo questi pavimenti sono sempre lerci" Era il rosso a parlare, mentre masticava una banana. Prese la buccia, gettandola addosso a Liam, che stava cercando di rialzarsi senza scivolare nel cibo.
Il ragazzo stava per perdere nuovamente il controllo ma Gere lo precedette, alzandosi dalla panca per raggiungerlo.
Lo aiutò a darsi una rapida ripulita mentre dall'altra parte del corridoio stava arrivando una guardia.
Si avvicinò di soppiatto al rosso, approfittando della distanza dalla guardia.

"Se lo tocchi, muori"
Era una minaccia sussurrata, ma Liam la sentì perfettamente.
Il rosso scoppiò a ridere, sembrava davvero divertito.
"Oddio, è la tua puttana? Al bambino piacciono i cobra eh?" Liam tremava dalla rabbia, si voltò per vedere dove fosse la guardia, ma incontrò gli occhi del biondo, ancora fissi su di lui.
Probabilmente non li aveva nemmeno staccati per tutto quel tempo.
Si passò una mano nei capelli corvini, aveva bisogno di lavarsi. Era coperto di cibo ma aveva una fame da lupo, così tornò al bancone per parlare con la guardia e l'addetta alla mensa. Spiegò che era scivolato involontariamente e ripreso il vassoio rifece la strada a ritroso per tornare da Gere.

"È vero?" Liam si voltò verso il biondo, che gli rivolse la domanda nel momento in cui gli passò accanto.
Si crucciò, non riuscendo a capire di cosa stava parlando, per poi intuire che si riferisse alle parole del rosso.
Lo guardò intensamente e per qualche ragione essere considerato una puttana da lui lo feriva.
Scosse la testa, con una tristezza tale che gli tremò il labbro. Dominic ne seguì il movimento ma non disse niente.

Quel pomeriggio, durante l'ora d'aria, sembravano tutti tesi. Geremias studiava il rosso come se volesse leggergli nel pensiero e scoprire la sua prossima mossa.
Liam si sentiva come una corda di violino perché gli occhi del biondo lo fissavano di continuo, perfino i fornitori e i drogati sembravano percepire la calma prima della tempesta.

"Gere, vedi di smetterla, sei inquietante"
"Oh amico, il bambino ha ragione, non sbatti nemmeno le palpebre mi stai facendo cagare sotto"

L'uomo si voltò per guardarli. Aveva gli occhi arrossati e secchi, si passò una mano sulla faccia sbuffando.
"Questi ci fanno secchi appena abbassiamo la guardia" spiegò, come se fossero tutti scemi.
"Ma non potremmo solo dargli il moccioso?" Il compagno di stanza di Ugo si pentì immediatamente delle sue parole quando Geremias gli saltò letteralmente addosso.
Lo strinse alla gola, l'ispanico divenne rosso in volto.
"Io non lascio indietro nessuno" si allontanò da lui, tornando al suo posto per finire la sigaretta.
Liam si accostò al suo compagno di stanza, non voleva essere responsabile per una guerra in carcere.

"Ehy Gere...mias, ecco, gli è uscita male ma non ha torto. Non voglio che tu ti metta in pericolo per me, non potrei sopportare l'idea di vederti morto a causa mia" si grattò la nuca, sentendosi in imbarazzo.
Dominic si avvicinò di qualche passo, per  poi tornare a dove era prima, sembrava... Incazzato?
Liam sbuffò e riportò l'attenzione sul compagno di stanza.
"Non mi sottovalutare, ragazzino. Ho ucciso uomini più grossi di me a mani nude durante la guerra, quel figlio di puttana è un moscerino in confronto"

Moscerino... Come lo chiamava Dominic ogni volta che ci parlava.
Liam odiava il fatto che ogni cosa sentisse o vedesse il suo cervello immediatamente lo collegasse al biondo. Era frustrante.

Di sottecchi vide una chioma rossa avvicinarsi, porgendogli una sigaretta. Liam rifiutò.
"Senti rosso, mi dispiace per quello che è successo tra noi, possiamo metterci una pietra sopra? Una guerra non fa bene a nessuno" Geremias sembrava un leone pronto ad attaccare, gli fissava le mani, di continuo.
"Mi chiamo Jonathan, non rosso"
Liam si sorprese, forse davvero poteva trattare con uno come lui? Del resto si era sbagliato con Gere, forse poteva stabilire una pace anche con il ross... Con Jonathan.

Gli porse la mano in segno di pace, in carcere sapeva che le strette di mano valevano come patti, tuttavia gli ci vollero pochi secondi per capire che avesse sbagliato tutto.
Intuì il suo errore quando gli occhi onnipresenti di Dominic si spalancarono di sorpresa, le mani che aveva incrociato al petto ricaddero lungo i fianchi.
Definitivamente fu un occhiata a Gere, che cercava di arrivare in tempo, a fargli intuire che era troppo tardi.
La mano del rosso sì, si era allungata verso di lui, ma nel palmo aveva nascosto un vetro appuntito, che gli conficcò dritto in gola.

Liam riportò lo sguardo un ultima volta sul biondo, fermo immobile come uno stoccafisso. In qualche modo quell'immagine lo fece sorridere, anche se la sua vista era appannata dalle lacrime. Sentì la testa svuotata e la trovò una sensazione piacevolissima. La calma di quel momento, tuttavia, era solo dentro di lui, perché al di fuori si scatenò il caos.

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