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Cinque

"Eddai scrivimi dei suggerimenti prima del test!"
Coolin sbuffò, Liam era troppo nerd e fifone. Da dieci minuti buoni lo stava supplicando di aiutarlo, ma quello sembrava irremovibile.

"Avresti dovuto studiare, invece di bere e scopare in giro"
Coolin sorrise. Erano compagni di banco da ormai metà semestre, non uscivano insieme o cose del genere ma si vedevano quasi ogni giorno in università.
"Sei geloso?" Liam arrossì, chiedendosi in che modo si fosse tradito.
Non che provasse qualcosa per il suo compagno di banco, ma non voleva che i suoi gusti sessuali venissero portati alla luce.
Tuttavia forse era troppo tardi, in qualche modo aveva tradito il suo stesso segreto.
"Ah, che cazzo dici! Passami quel quadernino"

Decise che passargli gli appunti più importanti era l'unico modo per farlo tacere.
Nel mentre Coolin prese a disegnare qualcosa su un pezzo di carta, che poi porse a Liam.

"Sei tutto scemo tu!" Sul biglietto c'era un emoticon sorridente e un grazie, affiancato da un cuoricino.

"Devi smetterla di fare le orecchie a tutti i fogli, mi dà ai nervi!"
Coolin sorrise, forse c'era speranza anche per lui.

Era il giorno delle visite, finalmente Liam avrebbe rivisto una faccia amica dopo un mese di solitudine.
Era nervoso, non sapeva bene cosa dire al suo interlocutore.
Camminò a passo svelto nel corridoio, scortato da una guardia. Cercò di acconciarsi i capelli in qualche modo ma poi si rese conto che quel gesto era del tutto ridicolo nella sua situazione.
Quando arrivò in sala si rese conto che non avrebbe toccato nessuno, un grosso e spesso vetro divideva i detenuti dai loro parenti.
Si sedette sospirando nel momento in cui entrò la sua visita.
C'era il suo avvocato e Giorgio, gli occhi di Liam si riempirono immediatamente di lacrime.

"Come stai?" Il suo amico era scosso, tremava. Era palese che si stesse trattenendo per sembrare forte. Liam non era nemmeno tanto sicuro che lo credesse davvero innocente.
"Sto bene, ho fatto amicizia"
"Ma che cazzo stai-"
"Signori, abbiamo cose urgenti di cui parlare" l'avvocato intervenne, bloccando qualsiasi tipo di ramanzina da parte di Giorgio.
"Signor Greyce, le prove contro di lei sono consistenti, è bene che io sappia esattamente come sono andate le cose. Potremmo avere uno sconto di pena e con il tempo qualche concessione per buona condotta..."
Liam sorrise, che senso aveva sperare in qualcosa? Nemmeno il suo avvocato gli credeva.

"Non so niente perché non c'ero"
"Cazzo Liam, dacci una motivazione così puoi avere degli sconti di pena!" Giorgio aveva perso il controllo, scattando in piedi e cominciando a urlare. Liam si passò una mano nei capelli.
Era esilarante il fatto che la persona che più lo conosceva dubitava di lui ma dei detenuti che frequentava da trenta giorni lo consideravano innocente.

"Come giustifica il suo DNA sulla scena del crimine allora? Forse ha visitato quella casa prima del delitto?"
Non c'era malizia nella voce dell'avvocato, stava solo cercando scappatoie per il suo cliente.
Era già qualcosa rispetto al comportamento di Giorgio.
"Siediti Gio" la voce seria e composta di Liam riportarono tutta l'attenzione su di lui.
Giorgio prese posto nuovamente.
"Guardami, ma osservami bene. Io non ho fatto un cazzo, non so come il mio DNA sia finito in quel posto"
Liam tirò fuori dalla tasca il biglietto dell'assassino, rigirandolo contro il vetro per far sì che anche i suoi interlocutori potessero leggere.
"Che cazzo è?"
"Me l'hanno lanciato in cella una notte, sono convinto che l'abbia scritto l'assassino"
L'avvocato sembrò illuminarsi.
"È fantastico! Magari sta cercando di farsi riconoscere da lei, sembra che voglia vendicarsi per qualcosa..." L'uomo si passò una mano sotto al mento, ragionandoci un po' su.
"Un biglietto del genere tuttavia non è una prova solida, chiunque avrebbe potuto scriverlo, ma se siamo fortunati l'assassino potrebbe mandarne altri, magari creando un dialogo con lei"

Giorgio restò muto a testa china per tutto il tempo, magari si sentiva in colpa per aver dubitato di lui. Liam era arrabbiato con il suo migliore amico, ma non lo diede a vedere. Avevano passato tutta la vita insieme, aveva sperato che almeno gli credesse, ma prima di quel biglietto per lui era colpevole.

"Allora signor Greyce, questo biglietto ci dice che l'assassino sta cercando vendetta, quello che le chiedo è rifletterci su, magari stilandomi una lista di possibili persone a cui può aver fatto un torto. Purtroppo il nostro tempo è finito ma farò tutto il possibile per aiutarla, d'accordo?" Liam annuì, alzandosi. Fece un cenno di saluto a Giorgio, che solo in quel momento rialzò la testa.
"Aspetta Liam, io..."
"Siamo tutti innocenti fino a prova contraria"
A Liam non sfuggì la strana reazione di Giorgio, irrigidito e tremante.

Che lui sapesse più di quanto dava a vedere?

Quella sera si rigirò diverse volte nella sua brandina, beccandosi vari insulti da Gere, che per colpa sua si svegliava ogni due per tre.
Il ragazzo era ansioso, impaziente, assolutamente con il cervello svuotato.
Aveva pensato per tutto il pomeriggio se avesse involontariamente fatto del male a qualcuno ma niente gli veniva in mente.
Passava la maggior parte del tempo da solo o con i suoi amici, più che altro con Giorgio.

Giorgio, il suo migliore amico.
Il suo migliore amico che non gli credeva... Perché?
Non aveva mai dato modo di pensare male di lui e poi quell'occhiata a fine colloquio... Qualcosa non quadrava, ma poteva davvero mettere in dubbio sedici anni di amicizia?

Decise di alzarsi dalla brandina, rubando una sigaretta a Geremias. Non ne aveva mai fumata una ma aveva sentito che la nicotina aiutasse a pensare, magari era una cazzata ma ormai era nella merda fino al collo, l'avvocato l'aveva avvertito che riaprire il processo lampo che l'aveva coinvolto poneva il rischio di passare dalla massima sicurezza al braccio della morte.

Era un rischio grosso, ma forse morire subito era meglio che soffrire per tutta la vita.
Tossì per il fumo che gli entrava per la prima volta nei polmoni, svegliando per l'ennesima volta Geremias che si alzò come una furia.
"Hai proprio rotto il cazzo stase... Mi hai rubato una sigaretta?" Liam cercò di nascondere il misfatto ma l'omone gli rise in faccia.
"Non solo fai schifo a mentire ma sei anche un pessimo ladro. Sei uno di quelli che lascerebbe impronte e capelli ovunque su una scena del crimine"

"C'è poco da scherzarci, oggi ho avuto il mio primo colloquio"
Geremias prese una boccata di fumo e ripassò la sigaretta a Liam, che la rigirò tra le dita prima di metterla tra le labbra.

"Gli hai fatto vedere il biglietto?"
"Sì, cazzo, ma non è una prova vera è solo uno sputo su un foglio, non serve a niente"
Geremias aveva preso a cuore la storia di quel bambino, ma aveva le mani legate. Gli mise una mano sulla testa, scompigliandogli i capelli.

"Bimbo, la vita è una puttana. Devi imparare a mangiare se non vuoi essere mangiato"
"Io non so farle queste cose, lo sai"
"Se il carcere davvero insegna qualcosa è proprio a come stare al mondo. Qui c'è ogni sorta di figlio di puttana, è una grande scuola"

Per quanto assurdo, Liam sapeva che l'omone aveva ragione. Non poteva fingere che il suo carattere mite e restio gli stesse rendendo le cose facili, magari se fosse stato più combattivo e sveglio non sarebbe finito incastrato con quattro omicidi sulla testa.

"E ora basta rompere i coglioni, vedi di dormire sennò ti lego al letto come un cazzo di salame, ci siamo capiti?"
"D'accordo capo" Liam sorrise, tornando alla sua brandina e promettendo a se stesso che si sarebbe concesso il lusso della speranza, da quel giorno in poi.

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