Capitolo 2
Camminavo ormai da tanto, quando avverti un crampo allo stomaco. "Ehm non credo ci sia un McDonald da queste parti..." pensai. Erano passate parecchie ore, e il paesaggio era sempre uguale, se non per il fatto che continuavo a scendere. Non era molto ripida come discesa, era un lievissimo pendio, ed era così monotono... La fame si moltiplicava velocemente, e in più sentivo odore di cibo. "Da dove viene?" Mi chiesi. Proveniva dal basso. Affrettai il passo, anche se iniziavano a farmi male le gambe. L'odore aumentava, ma continuavo a non vedere niente se non quel bianco accecante. Il mio stomaco gorgogliò un altra volta. Poi, davanti a me, apparve in lontananza un tavolo con una sedia. Corsi in avanti più forte che potevo, e vidi che c'era anche un piatto pieno di lasagne (il mio piatto preferito) e delle posate. Poi vidi anche un bicchiere e della Coca-Cola. "Cavoli meno male, stavo morendo di fame" (che ironia, mi accorsi che ero già morto...). Avevo quasi raggiunto il tavolo, quando sbattei la faccia contro qualcosa e caddi a terra. "Che cazz..?" Pensai. Mi rialzai e camminai verso il tavolo. Andai nuovamente a sbattere contro qualcosa di duro e invisibile. Lo tastai con le mani (anch'esse invisibili). Era duro e freddo. Iniziai a picchiarci sopra con i pugni, ma non sembrava cedere, anzi, a ogni pugno che battevo sembrava irrigidirsi ancor più. "No, no, no!" Pensai. Non persi la speranza, presi un po' di rincorsa e diedi una spallata. Ahi. Era impossibile, pensai. Allora provai ad aggirare la barriera invisibile. Tastandola con le mani, feci tutto il giro, ma rinchiudeva in un cerchio il mio pranzo. Il mio stomaco si era trasformato in un buco nero e continuava a brontolare. "Me ne devo andare da qui" pensai. Così, continuai il mio cammino dando le spalle al tavolo. Ad un certo punto, notai che la pendenza stava aumentando, e la luce si faceva sempre più scura. Ormai mi ero abituato ai grugniti del mio stomaco, che mi facevano quasi compagnia. Il paesaggio piano piano cambiava, presero forma degli edifici, alti e maestosi, e calò la nebbia. Dopo poco, un enorme muro grigio, mi bloccava la strada. Era fatto di mattoni, ed era alto all'incirca 4 o 5 metri, decisamente troppo per pensare di scavalcarlo. "E ora?". Mi avvicinai al muro, e lo toccai. I mattoni tramarono un po', poi apparvero dei graffiti. Cose senza senso, all'inizio, poi si mossero a formare delle parole, e poi apparve uno strano simbolo. Un triangolo con dentro un triangolo rovesciato con dentro un cerchio con dentro un occhio. C'erano delle scritte sopra e sotto il cerchio, ma non riconoscevo in esse nessuna lingua a me conosciuta. Così, feci per aggirare il muro, ma mi si parò davanti qualcosa, o meglio qualcuno.
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